La passione di Giovanna D’Arco

Regia di Carl Theodor Dreyer.

1928 – 85 minuti – b/n

Capolavoro

Con la consegna degli ultimi premi Oscar si è parlato molto, vista la peculiarità di un film premiato, delle origini del cinema e del periodo che ha preceduto l’avvento del sonoro. Può sembrare anacronistico che all’inizio del ventunesimo secolo, dove ormai la tecnologia sia visiva che sonora imperversa in ogni pellicola, si possa prendere in considerazione qualcosa che sia legata al cinema muto. Ma se si riesce a superare qualche comprensibile diffidenza, si potrebbe rimanere stupiti nella visione di uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi in campo cinematografico: “La passione di Giovanna d’Arco” di Carl Theodor Dreyer.
Il film ripercorre le fasi del processo e la condanna della santa, ma il modo con cui il tutto viene presentato rimane ancora oggi affascinante. È tutto giocato con inquadrature e sferzate di luce che stupiscono per la modernità e allo stesso tempo fanno passare in secondo piano l’assenza della parola. Il grande regista danese basa tutta la costruzione narrativa con primi e primissimi piani, facendo crescere l’emozione inquadratura dopo inquadratura. I tagli di luce che sottolineano i vari passaggi danno un valore particolare ad ogni scena che sembra così essere concepita come scena primaria facente parte di un “corpo” unico. Tutti i personaggi riescono con la sola espressione del volto a far comprendere a pieno lo svolgimento filmico in un crescente pathos narrativo. Purtroppo i negativi del film ebbero vita travagliata. Si credette perso per sempre l’originale, fino a quando non ne fu trovata dopo molti anni una copia. Questo comporta che girano molte edizioni “raffazzonate” che non corrispondono alla concezione primordiale. Comunque lo si riesca a vedere, ci si renderà conto dell’immenso capolavoro che si ha di fronte.