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13.12.2024

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La ragionevolezza della Trinità
31 Gennaio 2014

La ragionevolezza della Trinità

 



«Un solo Dio in tre Persone uguali e distinte». Un dogma oltre ma non contro la ragione. Anzi, se ne può guadagnare una certa comprensione. Ecco due argomenti, uno di Agostino, l’altro di Riccardo di San Vittore

I misteri fondamentali del cristianesimo sono la Trinità e l’Incarnazione.
In quanto misteri, le verità che essi esprimono non sono dimostrabili razionalmente con la filosofia, non hanno la proprietà della razionalità, qui intesa come dimostrabilità (proprietà che invece appartiene all’esistenza di Dio, che è dimostrabile con la filosofia: cfr., per esempio, G. Samek Lodovici, L’esistenza di Dio, Quaderni del Timone, 2004).
Tuttavia queste verità non sono irrazionali, cioè non sono contro ragione e assurde, non sono ripugnanti alla ragione: infatti, se ne può guadagnare una qualche comprensione, se ne può percepire la ragionevolezza. In questo articolo ci occupiamo della Trinità.

Dio è uno. Come può essere anche Trino?

Ora, si può dimostrare con la filosofia che Dio sia uno solo (monoteismo) mutuando un’argomentazione che già faceva il presocratico Melisso (che la applicava all’essere): visto che Dio è (per varie ragioni) infinito, Dio può essere uno solo, perché due infiniti non possono coesistere, in quanto costituirebbero ciascuno un limite per l’altro e, dunque, non sarebbero realmente infiniti.
Ma, proprio perché Dio è uno, come può altresì essere Trino? Come è possibile conciliare il monoteismo con la Trinità?
Ebbene, è vero che il dogma della Trinità non può essere dimostrato: «matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via che tiene una Sustanza in tre Persone » (Dante, Purgatorio, III, 34-36); tuttavia è possibile mostrarne la ragionevolezza.
Vediamo, con qualche inevitabile semplificazione, una delle argomentazioni che svolge Agostino (354-430) nel vertiginoso De Trinitate (uno dei suoi capolavori) per mostrare che la Trinità è un dogma ragionevole (pur con tutta la buona volontà, non è possibile semplificare in senso divulgativo più di tanto questo discorso: chi lo trovasse ostico può trovare un argomento molto più semplice nell’ultimo paragrafo di questo articolo).

Il contenuto del dogma trinitario
Tanto per incominciare, vediamo a grandi linee quale sia il contenuto di questo dogma quale si ricava dalla Rivelazione, esplicitando quanto in essa viene affermato in diversi luoghi (per una disamina cfr., per esempio, il testo di G. Lobo Méndez citato in bibliografia).
Dio è uno e trino, è una sostanza in tre Persone (il Padre, il Figlio e lo Spirito), che non sono tre dèi, ma un solo Dio.
Ora, in generale, Dio è tutto ciò che ha (Dio non ha intelligenza, ma è intelligenza, non ha l’essere, ma è l’essere, non ha bellezza, ma è bellezza, ecc.) e Dio è tutte le perfezioni in sommo grado (Dio è Iper-Intelligenza, ecc., come ha spiegato magistralmente Dionigi l’Areopagita, V secolo).
Inoltre, il Padre è Padre per la relazione che intrattiene col Figlio; il Figlio è Figlio per la relazione che intrattiene col Padre; lo Spirito è Spirito in relazione al Padre e al Figlio perché procede dal Padre e dal Figlio.
Però, il Padre, pur avendo il Figlio, tuttavia non è il Figlio; il Figlio ha sì il Padre ma non è il Padre; il Padre ha sì lo Spirito ma non è lo Spirito; lo Spirito ha sì un rapporto con il Padre ma non è il Padre; il Figlio ha sì lo Spirito, ma non è lo Spirito; lo Spirito ha sì un rapporto con il Figlio, ma non è il Figlio. Infatti, ogni Persona trinitaria è, e lo è in modo esclusivo, la Relazione che intrattiene con le altre Persone: solo il Padre è Padre, solo il Figlio è Figlio, solo lo Spirito è Spirito.
Quindi ogni Persona è tutto ciò che ha, tutto eccetto il Cor-relato della relazione che intrattiene con le altre due Persone.
Inoltre, sempre dal punto di vista del dogma, il Padre genera il Figlio che è l’Intelligenza (Logos) del Padre; dal canto suo, lo Spirito è l’Amore del Padre e del Figlio.
Ma sia il Figlio sia lo Spirito esistono da sempre come il Padre e hanno la sua stessa dignità (non bisogna intendere il concetto di generazione – del Figlio da parte del Padre – secondo il senso che questo concetto possiede quando viene riferito all’uomo, bensì solo secondo un significato analogico (cfr. Plotino e Dionigi): applicato a Dio questo concetto dice solo che il rapporto tra Dio Padre e Cristo è rapporto di paternità-filiazione.
Ancora (e il credente lo afferma ogni volta che recita il “Credo”), il Figlio è Dio da Dio, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre (come ogni generato-figlio, che proviene dalla sostanza del padre e della madre; mentre un X che viene creato – purché si intenda il termine creazione in senso proprio – non proviene da qualcosa di pre-esistente: prima di X non c’era nulla); lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio.

La ragionevolezza della Trinità
Ora, sia dal punto di vista della Rivelazione (Gn 1,26-27), sia dal punto di vista della filosofia (cfr. Tommaso D’Aquino, Somma teologica, I-II, prologo; ma ci sono anticipazioni già in Aristotele) l’uomo è immagine e somiglianza di Dio, perciò, come dice Agostino, nell’uomo si deve riscontrare una qualche somiglianza del Dio Uno-Trino.
Al riguardo, consideriamo nell’uomo la memoria, l’intelligenza-conoscenza (cioè l’intelligenza come facoltà che esercita l’atto di conoscenza) e la volontà-amore (cioè la volontà come facoltà che esercita l’atto dell’amore).
Ebbene, quando noi conosciamo attualmente le cose, in quel momento abbiamo anche una conoscenza non attuale di noi stessi, abbiamo un’immagine di noi stessi che abbiamo in precedenza immagazzinato nella memoria (come abbiamo conservate nella memoria altre conoscenze); in certe occasioni questa memoria diventa attuale, cioè noi pensiamo attualmente a noi stessi alla luce della conoscenza di noi stessi che abbiamo in precedenza depositato nella memoria: quindi la memoria di noi stessi genera un’attuale conoscenza di noi stessi, cioè la memoria di sé genera la conoscenza di sé.
Inoltre, almeno alcune volte, quando pensiamo a noi stessi ci amiamo, cioè dalla memoria di sé e dalla conoscenza di sé procede l’amore di sé.
Così, ecco l’analogia tra la Trinità e l’uomo:
– come nell’uomo ci sono tre facoltà (memoria, intelligenza, volontà) distinte tra di loro ma unite nell’essere, perché radicate in una sostanza che è appunto l’uomo,
– così in Dio ci sono tre Persone (Padre, Figlio e Spirito) distinte tra di loro ma unite in una sostanza che è appunto Dio;
– e come la memoria di sé genera la conoscenza di sé e dalla memoria di sé e dalla conoscenza di sé procede l’amore di sé,
– così il Padre genera il Figlio e dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito. Insomma, la memoria umana è simile al Padre, l’intelligenza umana è simile al Figlio (che è l’Intelligenza-Logos del Padre) e l’amore umano è simile allo Spirito (che è l’Amore del Padre e del Figlio).

L’argomento di Riccardo di san Vittore
Il De Trinitate di Agostino non è l’unico testo filosofico che sia stato dedicato alla ragionevolezza della Trinità. Nel Medioevo ci sono diversi autori che hanno sviluppato argomenti con questa finalità.
Vediamo, ad esempio, il ragionamento di Riccardo di S. Vittore (1110-1173), schematizzandolo in tre punti:
1. Dio è (per varie ragioni che qui non si possono esporre) la felicità totale;
2. ma non si può essere felici da soli e una persona realmente e continuativamente (non soltanto provvisoriamente) sola, cioè senza rapporti con altre persone, è tremendamente infelice;
3. dunque è ragionevole pensare che Dio sia una comunione di Persone (quante esse siano è un altro discorso).
Questa non è una dimostrazione, perché in linea di principio è possibile che Dio sia diverso dall’uomo e possa essere felice anche da solo; ma è improbabile, visto che l’uomo è imago Dei.  


Ricorda

«Ed ecco una certa immagine della Trinità: lo spirito, la sua conoscenza che è la sua prole, il verbo generato da esso, e, in terzo luogo, l’amore; e queste tre realtà fanno una sola cosa ed una sola sostanza».
(Agostino, De Trinitate, 9, 12, 18).


Per saperne di più…

Agostino, La Trinità, varie edizioni, reperibile anche su www.agustinus.it .
Gonzalo Lobo Méndez, Dio Uno e Trino. Manuale di base, Ares, 2005.

 


IL TIMONE  N. 118 – ANNO XIV – Dicembre 2012 – pag. 30 – 31

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