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13.12.2024

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La Sacra Sindone
31 Gennaio 2014

La Sacra Sindone

 

 

 

 

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria giovedì 3 giugno 1999, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall’autore.

1. Questa sera affronteremo un argomento molto interessante per chi si occupa di apologetica, per chi studia la credibilità della Fede cattolica e le prove che la storia ci ha tramandato in merito alla verità del Vangelo.
2. Parleremo della Sindone, della Sacra Sindone, cioè, come sapete, del lenzuolo che ha avvolto il Corpo di Gesù appena deposto dalla croce.
3. L’Apostolo san Giovanni, autore del quarto vangelo, unico degli apostoli presenti ai piedi della Croce, racconta che Giuseppe di Arimatea e Nicodemo “presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici” (Gv 19, 40).
4. San Luca dice che Giuseppe di Arimatea “si presentò a Pilato, chiese il corpo di Gesù. Lo calò dalla croce e lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia” (Le 23, 51-52).
5. Dunque, dai Vangeli risulta chiaramente che Gesù, deposto dalla Croce dopo la morte, fu avvolto in bende, e la Sindone è proprio, in un certo senso, una grossa benda, è un lenzuolo lungo oltre 4 metri e largo oltre 1 metro.
6. Naturalmente, non voglio percorrere la storia della Sindone, perché presumo che tutti, o quasi tutti, gli amici ascoltatori di Radio Maria la conoscano.
7. Milioni di pellegrini, tra di loro anche molti non credenti, hanno visitato il Sacro Lenzuolo a Torino, quando è stato esposto alla venerazione dei fedeli. E, in queste occasioni, in Italia e nel mondo sono uscite innumerevoli pubblicazioni che descrivono con abbondantissimi particolari tutta la storia, tutte le rocambolesche vicende che hanno portato la Sacra Sindone a Torino.
8. Io mi limiterò a fornire soltanto qual che dato per aiutare ciascuno di noi a rispondere alla sola domanda che, in fin dei conti, ci interessa. Domanda che può essere formulata in questo modo: la Sindone è una reliquia autentica? Ha realmente avvolto il Corpo di Gesù? O, al contrario, è un falso, una immagine prodotta da un falsario abilissimo, che si è preso gioco di tutti noi, fino ai nostri giorni?
9. Chi nega autenticità alla Sindone, afferma che il falsario sarebbe vissuto nel Medioevo, in quel Medioevo cristiano, quando la fede del popolo, della gente semplice, aveva bisogno di oggetti visibili per essere nutrita e conservata: reliquie, croci, immagini, statue, etc. Per costoro, la Sindone non sarebbe altro che uno di questi oggetti, molto bello, ben fatto, ma pur sempre un manufatto, prodotto da un uomo, dunque un falso.
10. Allora, il dibattito sulla Sindone può essere riassunto proprio in queste due posizioni: per alcuni – e noi siamo tra questi, ovviamente – la Sindone è una autentica reliquia, è veramente il Lenzuolo che ha avvolto il Corpo di Gesù e che è giunto fino a noi. Per altri, la Sindone costituisce il più clamoroso falso di tutti i tempi. Resta aperta la domanda: chi ha ragione?
11. Tutti sappiamo che il Corpo del l’uomo raffigurato nella Sacra Sindone presenta impressionanti analogie con quello che i Vangeli ci dicono essere accaduto a Gesù, nella sua agonia, nella sua flagellazione, nella coronazione di spine, nel portare la croce sul Calvario, nella sua crocifissione, nella sua morte e, perché no, forse anche nella sua Risurrezione da morte.
12. Questo dato è incontestabile e gioca a favore di quelli che sostengono l’autenticità della Sindone.
13. Ma, dobbiamo aggiungere qualche cosa. Se la Sacra Sindone fosse opera di un falsario del Medioevo – come sostiene qualcuno – dobbiamo dire che questo falsario non solo conosceva certamente molto bene i Vangeli, ma era anche un uomo di straordinaria intelligenza, in possesso di una sapienza mai vista prima, a noi ancora sconosciuta, certamente superiore a quella di autentici geni dell’umanità, come un Leonardo da Vinci, ed era in possesso di una tecnica sopraffina, tecnica che non sappiamo né imitare né comprendere.
14. Traggo qualche esempio dal bel libro di Mario Moroni e Francesco Barbesino, intitolato “Apologià di un falsario”, edito da Maurizio Minchella.
15. Pensate, per fare solo un primo esempio, all’immagine stessa della Sacra Sindone. Sapete bene che ancora oggi, nonostante i progressi straordinari della tecnica, nessuno capisce, nessuno sa spiegare come si sia formata l’immagine di quell’Uomo crocifisso.
16. È sicuro, è provato che la Sindone non è un dipinto. Alcuni “studiosi” italiani e inglesi, qualche tempo fa, si sono spinti a dire che la Sindone sarebbe stata dipinta da Leonardo da Vinci. Sono stati subito smentiti dal fatto che Leonardo è nato nell’anno 1452, mentre esistono documenti assolutamente autentici e numerosi che attestano l’esistenza della Sindone – della stessa Sindone che ora è a Torino – addirittura 100 anni prima della nascita di Leonardo. Quindi, non può essere stato Leonardo da Vinci a dipingere la Sindone che ora si trova a Torino.
17. Ma il fatto sorprendente, e inspiegabile, è che l’immagine della Sindone è un negativo. Tutti abbiamo visto qualche volta un negativo. Quando scattiamo fotografie, il negativo è una specie di caricatura dell’originale, cioè di quello che abbiamo fotografato. Il negativo serve al fotografo per stampare la fotografia, che noi vediamo in positivo.
18. Ora, la Sindone – e qui è un fatto veramente misterioso – non è un positivo, è essa stessa un negativo. Succede, allora, che quando la Sacra Sindone viene fotografata, sul negativo della fotografia l’immagine del Corpo di Cristo si vede benissimo (cioè, praticamente si vede una immagine positiva), si vede molto meglio che non l’originale: specialmente il Volto dell’Uomo della Sindone.
19. Qui si pone una domanda che ancora oggi resta senza risposta. Come poteva il presunto falsario medievale conoscere – 700/800 anni fa – la distinzione tra negativo e positivo? Come poteva conoscerla se il negativo fotografico è stato inventato verso l’anno 1870, cioè poco più di cento anni fa, ed è stato inventato per avere più copie di una sola fotografia.
20. Se la Sacra Sindone fosse opera di un falsario del Medioevo, questo falsario deve aver applicato un procedimento che ci è completamente sconosciuto. Non sappiamo come abbia potuto imprimere l’immagine dell’Uomo crocifisso sul telo sindonico e fare della Sindone un negativo. Evidentemente, possedeva delle conoscenze che non ci sono note.
21. Un altro mistero è dato dalla presenza dei pollini. Dobbiamo questa scoperta ad uno svizzero, di nome Max Frei, che nel 1973 ha potuto prelevare dalla Sacra Sindone un po’ di polvere, applicando del nastro adesivo e togliendolo subito dopo.
22. Dopo una lunga e meticolosa ricerca, Frei ha identificato ben 56 pollini di piante, piante ancor oggi esistenti, che si trovano proprio nei luoghi dove la storia ci dice sia stata conservata la Sindone.
23. Pollini di zone sabbiose e ricche di sale come in Palestina; pollini di terreni rocciosi tipici del Medio Oriente; pollini che fioriscono in piante che si trovano ai piedi delle mura di Gerusalemme; pollini delle regioni orientali della Turchia e anche di Costantinopoli. Tutti luoghi dove nei secoli passati è stata documentata la presenza della Sindone.
24. Dove sta il mistero? Il mistero sta tutto in questa domanda: come ha potuto un falsario del Medioevo procurarsi i pollini, il più grande dei quali misura solo due decimi di millimetro? Provate a pensare quanto è consistente un polline che misura “due decimi di millimetro”. E, ricordiamo bene: questa è la misura dei pollini più grandi trovati nella Sindone. E i più piccoli? Come ha fatto a procurarseli, sette/otto secoli fa? Mistero.
25. Ora, potremmo fare molte altre considerazioni di questo genere che sono così ben spiegate nel libro di Moroni e Barbesino, Apologià di un falsario, che fa da guida alla mia conversazione. E alla lettura di questo libro, che potete procurare in libreria, io rimando gli amici ascoltatori.
26. A noi, questa sera, interessa soprattutto dare una risposta a quella affermazione che dice che la Sindone è un falso del Medioevo.
27. Sapete che nel 1988, alcuni scienziati hanno prelevato dei campioni della Sindone, hanno prelevato alcuni frammenti, e li hanno esaminati con lo scopo di datare la Sindone. Vale a dire: hanno cercato di capire a quale epoca storica risaliva questo Lenzuolo, e quindi l’immagine che vi era impressa.
28. Va detto che gli scienziati passavano allora per essere piuttosto autorevoli: appartenevano a tre laboratori di fama mondiale, i laboratori di Tucson, negli Stati Uniti, di Oxford, in Inghilterra e di Zurigo, in Svizzera. Per datare i campioni della Sindone hanno utilizzato il cosiddetto metodo C14, difficile da spiegare a chi, come il sottoscritto, non è esperto di questa materia, ma che, così
ci assicurano, riesce a datare i reperti archeologici.
29. È un procedimento complesso, difficile da spiegare, come dicevo, ma a noi non interessa conoscere tutti i particolari.
30. Sta di fatto che gli studiosi di questi laboratori giunsero ad un risultato semplicemente clamoroso: stando alle loro sofisticatissime analisi, la Sindone conservata a Torino non era autentica.
31. Era opera di un falsario, di un uomo vissuto certamente tra l’anno 1260 e l’anno 1390.
32. Quindi, la Sindone sarebbe molto più giovane di quello che crediamo: non circa 2.000 anni, come dovrebbe essere se fosse il Lenzuolo che aveva avvolto il Corpo di Gesù, ma solo sei-sette secoli, 6-700 anni.
33. Capite bene che, stando così le cose, la Sacra Sindone non può essere considerata il lenzuolo che aveva avvolto il Corpo di Gesù appena deposto dalla Croce. La scienza avrebbe dimostrato una volta per tutte che la Sindone era un falso.
34. Potete immaginare – e forse qualcuno degli amici ascoltatori si ricorderà di quel tempo non lontano – lo sconcerto provocato da questo risultato. Lo stesso arcivescovo di Torino, il cardinale Ballestrero, a quell’epoca custode della Sindone, sembrava avvalorare con il suo atteggiamento, piuttosto discutibile, la esattezza di questo risultato.
35. Non solo. Vittorio Messori denunciava, proprio a quell’epoca (e lo scrive anche nella prefazione a un bellissimo libro sulla Sindone, che io consiglio vivamente di leggere: si intitola La Sindone, è scritto da Orazio Petrosillo e da Emanuela Mannelli, edito da Rizzoli), Messori – dicevo – scriveva che nessuna delle numerose Università cattoliche sparse nel mondo, nessuno degli istituti e dei centri culturali cattolici distribuiti sulla faccia della terra intervenne per chiedere ulteriori indagini, per verifi-care l’esattezza delle indagini, per controllare se le ricerche dei laboratori di Tucson, di Oxford e di Zurigo fossero state condotte con rigore scientifico.
36. È davvero incredibile questa latitanza del mondo scientifico che fa capo ad istituzioni cattoliche. Soltanto gli specialisti, quelli veri, quelli che avevano studiato la Sindone per anni con procedimenti e discipline altrettanto scientifiche, rimasero molto perplessi di fronte ai risultati ottenuti dai tre laboratori.
37. Dunque, la scienza sembrava aver dimostrato che la Sindone era un falso. E questa sentenza, non solo era stata presa per oro colato, ma, naturalmente, aveva fatto il giro del mondo. Tutti i massmedia ne hanno parlato e i risultati si sono visti.
38. Questa sentenza è entrata nella testa di molti, anche di molti che avevano sinceramente creduto all’autenticità di questa reliquia. E che la scienza abbia definitivamente dimostrato che la Sindone è un falso è una idea che sentiamo spesso ripetere anche oggi, che leggiamo sui giornali quando si parla del Sacro Lenzuolo.
39. Provvidenzialmente, c’è sempre qualcuno che prima di accettare acriticamente questi verdetti, prima di “bere” come si beve un bicchiere d’acqua ogni affermazione purché sia contraria alla Fede o alla pietà popolare, va a ficcare il naso, si impegna per approfondire la questione, chiede ulteriori verifiche. E quando questo accade, i risultati.
40. Stasera voglio presentare due prove che dimostrano come i risultati ottenuti dai laboratori di Tucson, Oxfor e Zurigo, che datano la Sindone di Torino tra il 1260 e il 1390, sono sicuramente sbagliati.
41. Uno che si è impegnato a verificare se quello che gli scienziati di Tucson, di Oxford e di Zurigo dicevano era vero, è stato un altro scienziato, di fama mondiale, recentemente scomparso.
42. Sto parlando di Jerome Lejeune. Il nome di Lejeune è noto tra gli specialisti di tutto il mondo non per i suoi studi sulla Sindone, ma per essere stato lo scopritore della tristemente famosa “trisomia 21”, cioè della causa del mongolismo. Una scoperta da Premio Nobel, ma Lejeune, secondo la cultura dominante, quella che distribuisce i Nobel, aveva un “difetto”: era un acerrimo nemico dell’aborto.
43. Ed era un nemico dell’aborto invincibile, essendo con lui impossibile vincere una discussione, perché da scienziato, da genetista tra i migliori al mondo, da studioso di embrioni e feti, Lejeune sapeva molto bene che l’aborto è l’omicidio di una vita umana innocente. E, a differenza di molti studiosi e specialisti cattolici, non si limitava a saperlo: si impegnava a combattere per la difesa della vita.
44. Un tipo simile, capite bene, è destinato a non ottenere alcun Premio Nobel: meglio premiare gente come Dario Fo, il quale – potrei anche sbagliarmi – non lascerà certo una traccia indelebile nella storia dell’umanità per le sue scoperte, per le sue invenzioni, per le sue opere benefiche a favore del genere umano.
45. Ma torniamo alla Sindone e a Lejeune. Lo scienziato francese ha portato una prova assolutamente invincibile che dimostra come i tre laboratori di Tucson, di Oxford e di Zurigo si siano sbagliati nel datare la Sindone di Torino tra gli anni 1260 e 1390.
46.
Dovete ricordare bene queste date: secondo i laboratori suddetti, la Sindone sarebbe un falso datato tra 1260 e 1390.
47. Ora, stiamo attenti a un fatto. Dovete sapere che sulla Sindone di Torino esistono 4 fori a forma di “L”. Questi fori sono dovuti ad un incendio, non al famoso incendio di Chambery del 1532, ma ad un altro incendio precedente.
48. Dunque, nel corso di un incendio, precedente quello di Chambery, sulla Sindone si formano quattro fori a forma di “L”, tre più grandi ed uno più piccolo.
49. Ora, attenti bene: Lejeune ha scoperto che a Budapest, capitale ungherese, esattamente nella Biblioteca Nazionale, esiste un documento, chiamato “manoscritto Pray”. È il manoscritto più importante di tutti quelli esistenti in Ungheria, perché è il primo documento scritto in lingua ungherese.
50. Ebbene, in questo documento scritto, c’è anche un disegno della Sindone. In questo disegno della Sindone si vedono benissimo i 4 fori disegnati a forma di “L”, copia degli stessi che possiamo vedere ancora oggi nella Sindone di Torino. Dunque, in quel documento è stata disegnata proprio la Sindone che oggi si trova a Torino.
51. Questo significa che chi ha disegnato la Sindone su quel manoscritto ungherese aveva certamente davanti a se o la Sindone in originale, o almeno aveva visto la Sindone. Infatti, è impossibile che un pittore possa disegnare, senza averla mai vista, un’immagine con dei buchi della stessa grandezza e nello stesso posto di quelli che si trovano ancora oggi nella Sindone di Torino. È impossibile che un pittore si inventi a caso questo particolare. Quindi chi ha disegnato la Sindone sul manoscritto ungherese, che ora si trova a Budapest, sapeva come era fatta la Sindone.
52. Ma qual è il fatto veramente straordinario. Il fatto è questo: quel mano scritto ungherese è perfettamente datato, cioè sappiamo senza ombra di dubbio quando è stato redatto. E quel documento – ci dicono gli studiosi – è stato redatto prima dell’anno 1192. Meglio: è stato scritto prima e rilegato proprio nel 1192.
53. Che cosa significa tutto questo? Significa che già nell’anno 1192, cioè oltre 70 anni prima di quanto affermato dai laboratori di Tucson, di Oxford e di Zurigo, esisteva la Sindone che ora è a Torino, esistevano copie della Sindone, con i fori a forma di “L” e almeno 70 anni prima di quello che dicono i laboratori suddetti, qualcuno ha visto la Sindone e l’ha disegnata. Insomma, la Sindone di Torino esisteva prima dell’anno 1192.
54. A Budapest è ancora oggi conservato quel disegno. E questa è la prova assolutamente inconfutabile che i laboratori che hanno datato la Sindone di Torino tra il 1260 e il 1390 si sono sbagliati.
55. Quindi, attenti bene amici ascoltatori a non prendere come oro colato quelle affermazioni che ci dicono che, dopo la datazione fatta da certi laboratori, è provato che la Sindone è un falso del Medioevo, scoperto dalla scienza. Non è vero!
56. Ma veniamo ad una seconda considerazione. Meglio: una seconda prova che dimostra come il risultato della datazione della Sindone ottenuto dai tre laboratori di Tucson, di Oxford e di Zurigo non è da considerarsi l’ultima parola.
57. Questa seconda prova proviene da una fonte insospettabile, da uno scienziato non credente, da un russo, insignito del Premio Lenin, cioè del premio più importante dell’ex Unione Sovietica, ricevuto proprio per le sue ricerche con il radiocarbonio.
58. Ora, per quei pochi tra gli amici ascoltatori che eventualmente si fossero dimenticati (può succedere) che cosa era l’Unione Sovietica fino a qualche anno fa, è bene sapere che mai e poi mai il Premio Lenin sarebbe stato attribuito ad uno scienziato credente in Dio, perché in quel Paese comunista anche la scienza rispondeva all’ideologia, non agli esperimenti e ai dati scientifici.
59. Questo scienziato si chiama Dimitri Kouznetsov, è ancora vivo e, naturalmente, educato in un Paese ateo e marxista non sapeva niente della Sindone.
60. Qualche anno fa, Kouznetsov viene invitato a prendere in esame la Sindone. Gli propongono il tema della Sindone proprio per la sua competenza negli studi che riguardano la datazione degli oggetti con il metodo del radiocarbonio, cioè con lo stesso metodo utilizzato dai laboratori che sopra ricordavamo.
61. Kouznetsov viene a sapere, studiando la Sindone, che il Sacro Lino aveva subito un evento traumatico, il famoso incendio di Chambery, nel l’anno 1532. E per lui questo è un indizio estremamente importante.
62. Kouznetsov ha fatto questo esperimento: ha preso un pezzo di lino sicura mente datato, con il metodo del radiocarbonio, agli anni 750-840 dopo Cristo. Ha sottoposto questo lino alle stesse condizioni cui è stata sottoposta la Sindone e ha provato a ridatarlo: e i risultati erano totalmente falsati, proprio perché le condizioni di calore e umidità che si sviluppano durante l’incendio modificano la quantità di carboniol4.
63. Non solo. Quando il lino viene lavorato e trasformato in tessuto, modifica la quantità di C14 presente. Ora, la Sindone è proprio un lenzuolo di lino lavorato in tessuto. Ma gli scienziati dei laboratori, stando a Kouznetsov, si sono dimenticati di calcolare questa variazione e ora si capisce bene perché il loro verdetto datava la Sindone ad un periodo compreso tra il 1260 e il 1390.
64. Ecco dunque svelato il clamoroso errore.
65. Non solo. Il professor Kouznetsov ha fatto un altro esperimento: ha studiato i risultati della datazione della Sindone pubblicati dai laboratori, ha calcolato le modifiche di carbonio che sono intervenute sul Sacro Lino a causa dell’incendio e ha ricavato che la Sindone non può avere meno di 19 secoli, quindi deve risalire all’epoca di Gesù Cristo.
66. Ora i tempi sono cambiati e tra gli studiosi seri, oggi, nessuno crede più alla infallibilità del metodo utilizzato da quei laboratori che hanno sentenziato che la Sindone era un Lenzuolo datato al medioevo. Però tra la gente è rimasta quella idea e noi abbiamo il dovere di denunciarla come falsa.
67. Ci sarebbero molte altre cose da dire, per completare il discorso sulla Sindone e per rispondere alla domanda con la quale abbiamo aperto la conversazione di questa sera: la Sindone di Torino è un falso o è un autentica reliquia?
68. Gli indizi innumerevoli, tutti concordi tra loro, studiati da specialisti di varie discipline portano a dire che la Sindone è autentica. Bisognerebbe elencarli, vederli, studiarli nei particolari.
69. Voglio concludere con una considerazione curiosa ed interessante. Il matematico Bruno Barberis ha calcolato quante probabilità esistano che l’Uomo della Sindone non sia Gesù di Nazareth, basandoli su quei sette elementi particolari, comuni fra la descrizione che troviamo nel vangelo e quello che osserviamo oggi sulla Sindone.
70. Questi sette elementi comuni ai Vangeli e alla Sindone sono: 1)l’Uomo della Sindone dopo la morte è stato avvolto in un lenzuolo; 2)presenta ferite di un casco di spine; 3) trasportò sulle spalle un oggetto pesante; 4) fu fissato alla croce con chiodi; 5) riportò una ferita al costato destro a morte già avvenuta, ma non gli furono spezzate le gambe; 6) fu avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce, senza che venisse effettuata alcuna operazione di lavaggio e unzione del cadavere; 7) è rimasto nel lenzuolo per poco tempo.
71. Valutando la probabilità che questi sette eventi (alcuni estremamente rari) si siano verificati tutti insieme, contemporaneamente su uno stesso uomo che abbia subito il supplizio della croce, si arriva ad una sola probabilità su 200 miliardi che l’Uomo della Sindone non sia Gesù di Nazareth. È come dire che, se il lenzuolo di Torino non fosse quello che ha proprio fisicamente avvolto il corpo di Cristo, allora si tratterebbe di un portento ancora più strepitoso.
72. Quante altre cose si potrebbero ancora dire. A noi basta sapere che la Sacra Sindone non solo è per certi aspetti ancora un oggetto misterioso, ma che nessuno ha potuto ancora provare che la Sindone è un falso, che sia opera di un uomo, di un pittore o di chissà chi.
73. Credo che per questa sera possa bastare. Ci risentiremo, a Dio piacendo, fra quindici giorni.

IL TIMONE – N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 – pag. 64-67

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