Poiché la Chiesa ritiene con massima fermezza la storicità dei Vangeli e la veridicità di quanto affermano riguardo la vita di Gesù (Catechismo della Chiesa Cattolica, 126), non possiamo tralasciare il luogo dove il mistero dell’Incarnazione ebbe inizio: la Santa Casa di Nazareth.
Sappiamo, grazie anche a scavi archeologici condotti a metà del ’900, che era costituita di due parti: una Grotta scavata nella roccia, luogo di deposito, situata sotto l’attuale Basilica dell’Annunciazione, a Nazareth, e una Casa in muratura, posta davanti alla stessa e in posizione soprastante, dove si svolgeva la vita quotidiana, che dal 1294 è meta di pellegrinaggi a Loreto.
Sì, a Loreto. Come è stato possibile? «La venerata Casa di Nazareth, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per divino volere, trasportata per lungo tratto di terra e di mare, prima in Dalmazia e poi in Italia» […] «Proprio in quella Casa la Santissima Vergine (…) fu salutata dall’angelo piena di grazia»: così il beato papa Pio IX si esprime nella Lettera apostolica Inter omnia del 1852.
Tra le prime fonti scritte sulla Casa lauretana risulta esservi quella di Pietro di Giorgio Tolomei, del 1470. Ma è per lo più mediante gli scavi che abbiamo la ragionevole certezza che le tre pareti della Casa siano quelle di Nazareth.
Preziose al riguardo sono alcune note dell’archeologo e ingegnere Nanni Monelli, per il quale rispetto alle costruzioni della zona marchigiana ove si trova Loreto risulta che la parte inferiore dei muri della Santa Casa – alta meno di 3 metri – è costruita in pietre, anziché in mattoni, lavorate secondo la cultura nabatea, un’antica cultura del popolo arabo dei Nabatei che aveva come capitale Petra. La Santa Casa è priva di fondamenta, in quanto a Nazareth era stata costruita direttamente sulla roccia. Oltre a ciò, la presenza di un muro protettivo successivo è ingiustificata per una semplice casa. Inoltre, la disposizione verso ovest della finestra o verso nord della porta e le misure della Casa non sono conformi all’uso locale. Incongruenze, queste, che svaniscono se poniamo la Casa lauretana davanti alla Grotta di Nazareth. Anche i resoconti dei pellegrini in Terra Santa a partire dal 1291 – anno in cui ci fu la perdita definitiva del porto di S. Giovanni d’Acri a opera dei musulmani – parlano solo della Grotta, a riprova dell’avvenuta traslazione della Casa a Loreto.
Rimangono le divergenze circa le modalità. Da un lato chi, come padre Giuseppe Santarelli, direttore della Congregazione universale della Santa Casa di Loreto, crede che le pietre siano state portate via nel maggio del 1291 dalla famiglia Angeli, discendente dagli imperatori di Costantinopoli, quale dote di Margherita Angeli in occasione delle sue nozze con Filippo, principe di Taranto e figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli. Così, viene attestato nel foglio 181 del Chartolarium Culisanense, redatto da un notaio.
Dall’altro, la tradizione lauretana (“per ministero angelico”), le rivelazioni della beata Caterina Emmerich («Vidi la Santa Casa trasportata da sette Angeli ») e studiosi come Giorgio Nicolini, autore del libro La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto (www.lavocecattolica.it ), ritenendo insostenibile il trasporto umano per ragioni architettoniche e scientifiche (per esempio il tipo di malta tipico della Palestina), sostengono l’ipotesi del trasporto a opera di angeli celesti.
Che cosa rimane invece della Grotta originaria?
Soltanto la roccia della montagna, le fondamenta e qualche segno (un graffito “Xaire Maria”, Ave Maria, la più antica attestazione archeologica dell’invocazione alla Vergine). Le cause? Le demolizioni prima dei persiani, poi dei musulmani, ma anche le opere di costruzioni successive (pre-bizantine, bizantine, crociate – le più imponenti ed estese – e francescane) che hanno portato poi, nel 1969, all’edificazione dell’attuale Basilica. Quest’ultima ricalca, in difetto, il muro perimetrale crociato e consta di due chiese sovrapposte: l’inferiore, con lo stile di una cripta, custodisce la Grotta; la superiore, più grande, è adibita a funzioni solenni e parrocchiali, il cui interno è arricchito da raffigurazioni dei santuari mariani sparsi nel mondo come testimonianza di una fede viva che continua quella manifestata nei secoli da santi e beati – almeno 200 –, papi, imperatori, re, artisti, scienziati e da numerose folle di pellegrini, fiduciosi in Colei che è invocata come «aiuto dei cristiani, consolatrice degli afflitti, salute degli infermi, rifugio dei peccatori…».
Nanni Monelli, La Santa Casa a Loreto, La Santa Casa a Nazareth, Congregazione Universale della Santa Casa, 1992.
Giuseppe Santarelli, Santuario della Santa Casa. Loreto, Congregazione Universale della Santa Casa, 1988.
Giuseppe Santarelli, Loreto, Aniballi Grafiche, 1997.
Giovanni Paolo II, Lettera per il VII Centenario lauretano, 15 agosto 1993.
Maurilio Sacchi, Terra Santa, Ed. Velar, 1996.
Vincenzo Sansonetti, Le stesse pietre a Nazareth e Loreto, Il Timone, n.60 [2007], pp. 12-13.
Andrea Tornielli, La casa di Maria? Sta a Loreto, Il Timone, n.14 [2001], pp. 44- 45. Giorgio Nicolini, La veridicità storica della miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto (www.lavocecattolica.it).
Dossier: IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE
IL TIMONE N. 111 – ANNO XIV – Mrzo 2012 – pag. 46
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