Chi propaga il Rosario è salvo!”. Così si esprimeva il beato Bartolo Longo, un vero apotostolo del Rosario, citato dall’attuale pontefivanni Paolo II nella recente Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002) dedicata alla preghiera del Santo Rosario, preghiera e devozione così profondamente radicata nel popolo cristiano. Il Santo Padre ha inoltre proclamato l’anno del Rosario (ottobre 2002 – ottobre 2003), e desidera che questa devozione venga recitata con fede da ogni cristiano e soprattutto all’interno delle famiglie, per ricercare l’unione e la concordia che solo dalla preghiera possono scaturire.
Come è nato e come si è sviluppato il Rosario che Pio XII descrisse come “sintesi di tutto il vangelo, meditazione dei misteri del Signore, corona di rose e inno di lode”?
La storia è complessa e alcuni passaggi non sono storicamente chiari. I monaci nei Monasteri, nelle varie ore del giorno, recitavano il Salterio (i 150 salmi della Bibbia) e la Liturgia delle Ore (più comunemente conosciuta come il “Breviario”) per obbedire all’invito del Signore Gesù che li richiamava alla preghiera costante: “Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi (Le 18,1) e di s. Paolo: “State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie” (1 Ts 5, 16-18). Nell’VIII secolo, per aiutare i monaci illetterati e quelli che non conoscevano il latino, si cominciò a dire: “Chi non è capace di salmodiare reciti dei Pater”. I salmi, così, vennero sostituiti da 150 Padre Nostro.
I monaci cercavano il silenzio interiore, la pace del cuore attraverso la meditazione e allora vollero facilitare questo per tutti, mediante una preghiera continua, ripetuta e semplice.
Ad un certo punto, all’inizio del XII secolo, si diffonde in occidente la recita della prima parte dell’Ave Maria la cui origine è di alcuni secoli prima. È l’istinto della fede che ha condotto i cristiani a comporre l’Ave Maria: quando è cominciata la salvezza? Nel momento in cui il Verbo di Dio si fece carne. Dal Vangelo di Luca ricavarono allora le parole che l’Angelo Gabriele e santa Elisabetta dissero alla Vergine (cf. Le 1,28-42). Certamente, come accennato, il saluto angelico era conosciuto anche prima del XII sec. (ricordiamo che il culto mariano è molto antico, infatti la famosa preghiera mariana Sub tuum praesidium risale al III secolo e l’archeologia ha portato alla luce notevoli testimonianze del culto mariano fin dai primi secoli: cf “Il Timone” n. 23, pp. 64-66) ma la novità è la ripetizione della preghiera come una devota litania. Più tardi, alla fine del XV secolo, si diffonderà l’uso della seconda parte dell’A ve Maria (Santa Maria Madre di Dio…: fu il Concilio di Efeso del 431 a definire la maternità divina di Maria) con l’aggiunta del Nome Gesù al centro delle due parti. Ci si chiese: perché non mettere il Nome di Colui che è dichiarato Benedetto?
S. Paolo infatti, nella lettera ai Filippesi, afferma che il Nome di Gesù è al di sopra di ogni altro nome e dinanzi al Quale occorre prostrarsi (cf. Fil 2,10). Le Ave Maria sostituirono i Pater ed ecco quindi la trasformazione del Salterio biblico in un “salterio semplice”, o “salterio mariano”, recita bile da chiunque. Nel XIV secolo il certosino Enrico di Kalkar operò un’ulteriore suddivisione del “salterio mariano” dividendolo in 15 decine e inserendo, tra una decina e l’altra, il Padre Nostro.
Inoltre in quell’epoca si diffuse la tradizione che il Rosario fu istituito da s. Domenico, fondatore dell’Ordine mendicante dei Domenicani, tradizione portata avanti da Alano de la Roche, domenica no anch’egli. Tale tradizione ha buoni motivi di veridicità in quanto il Rosario si diffuse dal Medioevo in poi grazie all’Ordine Domenicano che lo usava per la predicazione e per le missioni popolari. Nel XV secolo, nell’ambiente certosino, nasce la proposta di recitare una forma di salterio mariano ridotta, con 50 Ave Maria, ma a ciascuna di esse era aggiunta una clausola o specificazione inerente la vita di Gesù. Si cominciò così a meditare sui misteri evangelici coniugando preghiera vocale e orazione mentale.
Grazie all’ambiente certosino e ai domenicani la pratica si allargò anche a causa delle confraternite laiche mariane ormai numerose. Tra il popolo il Rosario ebbe grande favore e la formula si semplificò ulteriormente nel XVI secolo quando il domenicano Alberto da Castello (gli storici però discutono su questa paternità) scelse 15 misteri tra i tanti ormai esistenti della vita di Gesù e Maria proponendoli alla meditazione e portando il Rosario alla forma moderna che conosciamo oggi. Un manoscritto del 1501 riportava, come una sintesi storica, queste parole: “Il Rosario ha avuto la sua origine principale dall’ordine di s. Benedetto (in particolare la riforma dei Cistercensi), si è rafforzato con i Certosini, ultimamente ha preso sviluppo dall’ordine dei Predicatori (Domenicani)”.
Lo “strumento” della corona per pregare, invece, ha un’origine antica risalente ai Padri del Deserto del III e IV secolo dopo Cristo, che usavano cordicelle o stringhe per la preghiera ripetitiva. Una tappa fondamentale per la diffusione della pratica mariana è sicuramente la battaglia di Lepanto (dentro i territori dell’Impero Ottomano, nell’attuale Grecia) tra la flotta cristiana e quella turca. Nel XVI secolo i turchi sono fortissimi e avanzano all’interno della Cristianità quasi senza sconfitte avendo come obiettivo di innalzare la mezzaluna a Roma. Il papa S. Pio V, preoccupato per la situazione, riesce a riunire sotto le insegne della croce una flotta composta da galee pontificie, spagnole e della Repubblica veneta mentre i francesi erano presenti con alcuni cavalieri volontari. A capo della flotta cristiana viene chiamato Giovanni d’Austria. Individuata la flotta turca nelle acque di Lepanto, i cristiani la aggiungono il 7 ottobre 1571 e così avviene la battaglia decisiva per la Cristianità contro l’Impero Ottomano. Intanto S. Pio V invita tutti alla preghiera del Rosario (che lui stesso consacrò nella forma sostanzialmente in uso al giorno d’oggi con la bolla Consueverunt romani Pontifices del 1569), a fare processioni pubbliche e penitenze, e quando ancora non poteva sapere della vittoria ne dà l’annuncio facendo suonare tutte le campane di Roma e decretando che la flotta cristiana ha vinto grazie all’intercessione della Madonna del Rosario. Il Papa inserì nelle litanie l’invocazione di Maria come Auxilium Christianorum e decretò che il 7 ottobre fosse commemorata S. Maria della Vittoria. Fu poi papa Gregorio XIII che istituì il 7 ottobre come festa della Madonna del Rosario.
Un’altra decisiva tappa per la diffusione della preghiera mariana fu il 12 settembre 1683, quando il re polacco Giovanni Sobieski sconfisse a Vienna i Turchi e impedì definitivamente all’lslam la conquista dell’occidente Cristiano. In questa occasione il pontefice Innocenzo XI istituì la festa del Nome di Maria il 12 settembre.
Nell’epoca contemporanea non si può non fare riferimento alle grandi apparizioni mariane. A Lourdes, sui Pirenei nel sud della Francia, la Vergine appare nel febbraio del 1858 a s. Bernadetta Soubirous con la corona del Rosario in mano, invitando tutti alla preghiera e alla penitenza, e a Fatima nel 1917 dove la Madonna fa un appello urgente, attraverso i tre veggenti Lucia, Francesco e Giacinta (questi ultimi due beatificati da papa Giovanni Paolo II), alla preghiera del Santo Rosario meditato, alla penitenza, alla comunione riparatrice dei primi 5 sabati del mese e alla devozione al Cuore Immacolato di Maria. Il 13 luglio 1917 la Madonna apparendo disse: “Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto lei ve la potrà meritare”.
Queste parole, più che mai attuali, indicano come il Signore, attraverso Maria, è sempre stato premuroso verso i suoi figli che però, purtroppo, non vogliono ascoltare la sua voce e ne pagano conseguenze durissime.
È importante, inoltre, un accenno al magistero pontificio degli ultimi decenni. Numerosissimi sono i documenti papali che riguardano il Rosario e più di ogni altro fu Leone XIII, chiamato il Papa del Rosario, a diffondere tale pratica. Portano la sua firma 12 lettere encicliche dedicate alla preghiera mariana. Consacrò ad essa il mese di ottobre ed il suo impegno in questo senso fu per aiutare i cristiani a “superare l’avversione al sacrificio e alla sofferenza ponendo la propria fede e il proprio sguardo sulle sofferenze di Cristo; l’avversione alla vita umile e laboriosa si supera da parte del cristiano meditando sull’umiltà del Salvatore e di Maria; l’indifferenza verso i misteri della vita futura e l’attaccamento ai beni materiali si guariscono meditando e contemplando i misteri della gloria di Cristo, di Maria e dei santi” (cit. in Nuovo Dizionario di Mariologia, voce Rosario, p.1209). Pio XII scrisse l’enciclica Ingruentium malorum, del 15 settembre 1951, con l’invito a confidare nella Vergine soprattutto nei momenti più difficili e a recitare il Rosario per custodire la concordia in famiglia, per far crescere le virtù cristiane, per implorare la pace, il rispetto dei diritti della Chiesa e per ottenere conforto ai malati e ai diseredati. Il Beato Giovanni XXIII fece del Rosario parte integrante della sua spiritualità, così come Paolo VI che, nella Marialis cultus (2 febbraio 1974), descrive gli elementi costitutivi del Rosario ripresi anche nella Rosarium Virginis Mariae da Giovanni Paolo II: il Rosario come compendio del Vangelo, come preghiera con tempia tiva e cristologica.
Concludo questa sintesi con una citazione dalla Rosarium Virginis Mariae dove il regnante pontefice, oltre a rinnovare la pratica integrando i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi con quelli luminosi, riprende una frase dell’inizio del suo pontificato (1978) e manifesta in pienezza il suo cuore mariano: “Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità” (n. 2).
I primi cinque sabati del mese
Apparendo a Fatima il 13 giugno 1917, la Madonna disse a Lucia: “Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.
Poi, in quella apparizione, fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine, amareggiato per i peccati dei figli e per la loro dannazione eterna. Lucia racconta: «Il 10 dicembre 1925 mi apparve la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. la Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento, il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore di tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non c’è chi faccia atti di riparazione per strappargliele”. E subito la Vergine Santissima aggiunse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo: a tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno Il Rosario, e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’Intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza». Per ottenere la promessa del Cuore di Maria si richiedono le seguenti condizioni: 1. Confessione, fatta entro gli otto giorni precedenti con l’intenzione di riparare le offese fatte al Cuore Immacolato di Maria. Se uno nella Confessione si dimentica di fare tale intenzione, può formularla nella Confessione seguente; 2. Comunione, fatta in grazia di Dio con la stessa intenzione della Confessione; 3. La Comunione deve essere fatta nel primo sabato del mese; 4. La Confessione e la Comunione devono ripetersi per cinque mesi consecutivi, senza interruzione, altrimenti si deve ricominciare da capo; 5. Recitare la corona del Rosario, almeno la terza parte, con la stessa intenzione della Confessione; 6. Meditazione, per un quarto d’ora, facendo compagnia alla Vergine, meditando sui misteri del Rosario.
(Pregate, pregate, pregate, Editrice MIR, pp. 248-249).