Immersa nel verdissimo scenario del parco del Ticino, nel piccolo paese di Morimondo, sorge l’abbazia di S. Maria, la più antica fondazione cistercense lombarda.
Ai più sconosciuta, quest’affascinante struttura medievale testimonia come quel periodo, tutt’altro che buio (al contrario di quanto ci vogliono fare credere oggi), fu un’epoca storica di intensa spiritualità in cui le realtà materiali e le attività umane erano tutte volte ad una ricerca appassionata di Dio.
Nel 1133, S. Bernardo, insieme ad un gruppo di monaci, dalla Francia raggiunse Milano per fiancheggiare il partito favorevole a papa Innocenzo II e all’imperatore Lotario III nella lotta contro l’antipapa Anacleto II e il re Corrado.
Alcuni di questi monaci, provenienti dal monastero francese di Morimond, si insediarono nel 1134 al confine tra la provincia di Milano e quella di Pavia, in un terreno paludoso che ben si prestava alle attitudini agricole dei monaci cistercensi. Questi, con l’aiuto di numerosi conversi, trasformarono la terra selvaggia e palustre in una rigogliosa distesa di campi arati e prati irrigui.
All’apice della sua vita il monastero contava fino a 50 monaci e oltre 200 conversi, mentre la superficie dei terreni di proprietà coltivati raggiunse in breve i 3.200 ettari.
Sebbene la fondazione della comunità risalga al 1134, la costruzione dell’abbazia iniziò molto più tardi, nel 1182, a causa di una disputa di giurisdizione ecclesiastica con la vicina pieve di Casorate Primo. Il termine dei lavori dell’abbazia si ebbe solo nel 1296 a causa dei continui saccheggi cui fu sottoposta la chiesa, eretta proprio tra le due vince in quel periodo in lotta tra di loro. L’architettura sobria ed essenziale della chiesa rispecchia perfettamente il pensiero cistercense, volto a riportare la vita monastica alla piena adesione della Regola Benedettina.
Così come erano sobri il canto e la liturgia, anche l’architettura assunse caratteri semplici e funzionali.
L’edificio spoglio, la luce, l’acustica e soprattutto l’asimmetria nelle proporzioni cariche di un linguaggio simbolico sono create unicamente per condurre il monaco alla riflessione e alla preghiera. Così la pianta a croce latina rappresenta il Cristo crocifisso e l’abside a base quadrata, ma con una leggera asimmetria, da il senso del capo reclinato.
Il Coro ligneo di splendida fattura nella sua posizione originaria (davanti all’altare) dava il senso di una cassa toracica dove i monaci, attraverso la preghiera, traevano ossigeno per la loro vita spirituale.
L’abbazia con abside orientata ad est (richiamo al Cristo risorto) presenta poi altre asimmetrie come, ad esempio, le due navate laterali, una in stile romanico con colonne più lunghe e l’altra, di stile gotico con colonne più corte, che si restringe di circa un metro dall’abside all’entrata della Chiesa.
Quest’ultima irregolarità simboleggia l’iconografia della sovrapposizione dei piedi di Gesù inchiodati alla Croce.
S. Bernardo, nei suoi sermoni, definì l’architettura come cammino di preghiera e di incontro con Dio. Le due caratteristiche da ricercare dovevano essere: l’acustica per la diffusione della lode e l’ascolto della parola di Dio e la capacità di catturare la luce in fasci che scendono dall’alto a simboleggiare la Grazia Divina e la Salvezza.
Forse ne trarremmo tutti vantaggio se gli architetti che sono impegnati nella costruzioni di edifici per il culto del nostro tempo prendessero in mano, prima della matita, gli scritti di S. Bernardo.
Per informazioni:
Abbazia S. Maria
P.za S. Bernardo, 1 20081 Morimondo (MI) tel. e fax 02 945206
Come arrivare:
con la Statale n. 494 da Milana fina ad Abbiategrasso, poi con la provinciale per Pavia fino all’Abbazia.
IL TIMONE N. 14 – ANNO III – Luglio/Agosto 2001 – pag. 43