Un sondaggio e una ricerca fanno emergere un’Europa poco amichevole con gli ebrei, ma non tutti i Paesi sono uguali. Ad esempio, Francia e Belgio… E si scopre che dietro alla nuova ondata di razzismo c’è la stessa radice illuminista che vuole cancellato il cristianesimo dalla Costituzione europea.
Uno spettro è tornato ad aggirarsi per l’Europa: l’antisemitismo. E forse ci volevano la tensione altissima in Medio Oriente e la guerra in Iraq per rendere esplicito ciò che da tempo covava sotto la cenere. Così i risultati di un sondaggio condotto dall’Unione Europea in ottobre su «Iraq e Pace nel mondo», secondo cui i cittadini europei considerano Israele la principale minaccia per la pace, ha scatenato una furiosa polemica e forte imbarazzo nella Commissione europea. Ma era solo l’inizio: atti vandalici e minacce antisemite hanno cominciato a intensificarsi in diversi Paesi dell’Unione, e il 22 novembre è rispuntato fuori un altro documento-choc su Europa e antisemitismo che solerti funzionari della Ue avevano prudentemente archiviato. In questo caso si tratta di uno studio condotto dal Centro di ricerca sull’antisemitismo dell’Università di Berlino per conto dell’Osservatorio dell’Unione Europea sul razzismo e la xenofobia, che arriva a una conclusione allarmante: in Europa esiste una «tendenza all’antisemitismo» in diversi casi coltivato da gruppi musulmani e filopalestinesi, e anche «la mobilitazione politica della sinistra» contro il governo israeliano «non è mai libera da pregiudizi». Addirittura in alcuni casi queste due correnti stringerebbero un’alleanza.
Il dato interessante che emerge dalle due ricerche, comunque, è che non tutti i Paesi dell’Unione Europea si comportano allo stesso modo. Se Italia, Irlanda, Spagna e Portogallo (sarà un caso che si tratti di tutte nazioni di tradizione cattolica?) sono i Paesi dove Israele non è considerato la prima minaccia alla pace internazionale, i punti maggiormente critici per l’antisemitismo (soprattutto in quanto a violenze concrete) li troviamo in Francia, Belgio, Olanda, Svezia e Regno Unito, ovvero in Paesi dove è più forte l’eredità illuminista o di tradizione protestante. Sia ben chiaro: non si vuole qui dividere l’Europa in buoni e cattivi o fare dell’apologetica a buon mercato. Eppure notare certe tendenze storiche è importante, soprattutto di fronte a chi in Italia invoca l’affermarsi di un nuovo illuminismo, come fattore di tolleranza e pacificazione della società.
Intanto si deve ricordare come Lutero sia citato dagli storici anche per le violente invettive contro gli ebrei, che dal piano teologico scivolarono verso quello sociale, tanto che nell’Europa riformata le condizioni delle comunità ebraiche peggiorarono drasticamente. Probabilmente Lutero si sentì anche tradito perché in un primo momento sperò nell’appoggio degli ebrei nella lotta contro il Papato, cosa che non avvenne. Fatto sta che nel 1536 chiese l’espulsione degli ebrei dalla Sassonia e nel 1542 pubblicò il suo trattatello Contro gli ebrei e le loro menzogne. Qui il padre della Riforma protestante afferma che bisogna bruciare le sinagoghe, le scuole e le case, sequestrare i libri di preghiera e il Talmud, abolire i salvacondotti, proibire l’usura con relativa confisca di gioielli e denaro, dare agli ebrei strumenti agricoli per lavorare veramente. Infine, se necessario espellerli. L’antiebraismo di Lutero è decisamente diverso dalla polemica antigiudaica cattolica, tanto è vero che una delle accuse che muove alla Chiesa cattolica è quella di essere «giudaizzante». A questo proposito è interessante riportare questo giudizio del teologo protestante americano Stanley Hauerwas che, riflettendo sulla figura della Madonna e considerando le conseguenze della sua perdita nel protestantesimo, ha recentemente affermato: «…Perdere Maria è stato disastroso per la nostra pratica del cristianesimo. Questo perché quando perdi Maria perdi anche il popolo di Israele come punto cruciale nell’economia divina della salvezza…» (cfr. Tracce 9/2003).
Ma il vero antisemitismo, basato su un pregiudizio di razza, nasce nel ‘700, e uno dei suoi “profeti” fu il “tollerante” Voltaire. Agli ebrei il padre del secolo dei Lumi dedicò una voce apposita nel suo Dizionario filosofico in cui sospetta che si cibino di carne umana, li accusa di non essere in grado di rispettare la disciplina militare, li considera dediti soltanto al commercio e all’usura. Inoltre Voltaire nega che l’ebraismo possa produrre arte o filosofia, mentre giudica le donne ebree inclini ad accoppiarsi con cavalli e asini. Lottando contro l’oscurantismo, il teorico della Tolleranza così descrive il popolo ebraico: «Non troverete in loro che un popolo ignorante e barbaro, che unisce da tempo la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione e al più invincibile odio per tutti i popoli che li tollerano e li arricchiscono».
La tolleranza illuminista sia stretta parente dell’antisemitismo e anche dell’odio verso i cristiani. Voltaire riconosceva il profondo legame tra ebrei e cristiani; e più tardi, un secolo e mezzo dopo, tale legame venne ripreso anche dal nazismo al punto che Hitler potè dire: «Odio gli ebrei perché hanno dato al mondo quell’uomo Gesù».
Tornando ai giorni nostri non si può quindi fare a meno di notare che i Paesi europei più laicisti (Francia e Belgio in testa) siano contemporaneamente i più pericolosi per gli ebrei e quelli che più di tutti lottano per impedire che nella Costituzione europea vengano riconosciute le radici giudaico-cristiane. In nome della tolleranza, ovviamente.
RICORDA
“Se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura… La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odii, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque”.
(Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, 28 ottobre 1965).
BIBLIOGRAFIA
LÉON POLIAKOV, Storia dell’antisemitismo, La Nuova Italia, 1974.
GEORGE MOSSE, Il razzismo in Europa dalle origini all’Olocausto, Laterza, 2003.
VOLTAIRE, Juifs, Claudio Gallone editore, 1997.
IL TIMONE – N. 29 – ANNO VI – Gennaio 2004 – pag. 18 – 19