È l’opera in cui il grande scrittore africano difende il cristianesimo dalle accuse false che lo colpivano. Rivendica la libertà religiosa, argomenta il monoteismo e spiega la fedeltà dei cristiani allo Stato. Ciò che li distingue è l’amore caritatevole
«Mensile di informazione e formazione apologetica»: così è scritto sulla copertina de il Timone. Fin dalle sue origini, infatti, la “nostra” rivista ha voluto essere uno strumento per la difesa (questo significa “apologia” in greco), l’approfondimento e la diffusione della verità cattolica. Operando tale scelta, i fondatori del Timone decisero di collocarsi nell’alveo di una gloriosa tradizione che risale alle origini stesse del Cristianesimo e della Chiesa: infatti, nei primi secoli, molti autorevoli scrittori cristiani si impegnarono a difendere la nuova religione del Vangelo e quelli che la praticavano dalle numerose accuse e dai molti attacchi che venivano mossi nei loro confronti.
E non v’è dubbio che tale compito apologetico oggi sia lungi dall’aver perso la sua importanza: anzi, esso sembra essere sempre più urgente in un mondo spesso ostile a Cristo e ai suoi discepoli. Dunque, tornare a occuparsi – come farò in questo articolo – di un antico scritto apologetico non significa fare dell’inutile archeologia letteraria, bensì andare ad abbeverarsi alle fonti più pure per poter intensificare il nostro impegno.
Qualche cenno su Tertulliano
L’opera che intendo presentare si intitola proprio Apologetico e fu composta, quasi sicuramente nell’anno 197, da un grande scrittore africano, Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, nato a Cartagine intorno agli anni 150-160 e morto presumibilmente verso il 240.
Prima di passare ad analizzare il testo, è necessario spendere qualche parola sulla personalità dell’autore che presenta una particolarità assai significativa: Tertulliano, infatti, che fu lo scrittore stilisticamente più dotato prima di Sant’Agostino e che redasse mirabili opere apologetiche, divenne poi eretico e fondò addirittura una piccola setta che si pose fuori dalla Chiesa, lui che aveva vissuto l’esaltante esperienza della conversione al cristianesimo. Ciò non toglie che nei testi anteriori al 207, l’anno in cui cominciò a inclinare verso l’eresia, egli si presenti come un vero e proprio maestro di apologetica, in grado di sostenere con forza e limpidezza le ragioni della fede autentica.
Circostanze storiche dell’Apologetico
Tra queste opere risalenti a prima del 207, spicca proprio l’Apologetico, il suo capolavoro, nel quale egli, lasciato da parte ogni irenismo, mostra una notevole capacità polemica e un atteggiamento duramente critico nei riguardi della cultura e del potere politico allora dominanti. Non bisogna dimenticare, inoltre, che in quel periodo, nell’Africa settentrionale, i cristiani erano sottoposti a pressioni e persecuzioni, forse non terribili come a volte si è ritenuto, ma certamente tali da creare un clima per loro molto sfavorevole e assai difficile. Non casualmente, tra gli scopi dell’Apologetico vi è pure quello di parlare ai governatori delle province romane, nella speranza di persuaderli a desistere dall’opprimere e minacciare i credenti in Cristo.
Accuse frutto di ignoranza e falsità
Andiamo ora a descrivere seppur sinteticamente il contenuto dell’opera, che si apre con l’affermazione che l’odio che molti provano nei confronti dei cristiani è frutto dell’ignoranza e che pertanto sarebbe oltremodo opportuno che i persecutori ascoltassero coloro che perseguitano e conoscessero la loro vera identità.
Inoltre – denuncia Tertulliano con grande abilità –, le procedure giudiziarie seguite per condannare i cristiani sono contrarie alla tradizione del diritto romano, in quanto fanno perno su accuse del tutto false. Infatti, i cristiani vengono incolpati di crimini nefandi, quali l’infanticidio e l’incesto, che in realtà essi non hanno mai commesso: si tratta dunque di calunnie destituite di ogni fondamento.
Ai credenti si addebitano poi altri due gravi crimini: quello di oltraggio alla religione dello Stato e quello di alto tradimento. Riguardo a ciò, Tertulliano fa ricorso alla sua solida preparazione giuridica e spiega che i cristiani non venerano dèi dalla forma umana, spesso addirittura ridicolizzati negli spettacoli teatrali, ma adorano il vero Dio che è l’artefice del mondo e che ha parlato all’umanità attraverso la Sacra Scrittura: ciò fa immediatamente cadere l’accusa di ateismo che viene loro mossa.
Libertà religiosa
A questo punto, Tertulliano si spinge oltre e invoca il riconoscimento della libertà religiosa, ricordando che i Romani si sono dimostrati tolleranti nei confronti delle fedi più diverse, a esclusione di quella cristiana.
Alcuni dicono che la potenza di Roma deriva dal culto riservato agli idoli: Tertulliano controbatte che soltanto l’unico Dio onnipotente è il Signore del mondo, mentre gli dèi della religione di Stato sono incapaci di garantire salute e prosperità all’Imperatore. Al grande apologeta cartaginese sta molto a cuore sostenere che i cristiani non sono nemici dello Stato e si impegna a dimostrare che essi vivono secondo uno stile improntato a valori e a comportamenti positivi, non ultimo quello che prevede l’incessante preghiera per le legittime autorità statali.
La carità dei cristiani
Davvero bello e commovente è il quadro che Tertulliano fa della vita dei cristiani, che si distinguono per carità e sobrietà: è proprio questa splendida testimonianza che essi danno quotidianamente a suscitare l’invidia e la malevolenza dei persecutori. Ma – conclude il nostro autore – non sarà certo la paura a fermare i credenti in Cristo, e rivolgendosi ai nemici esclama: «Né tuttavia giova ogni vostra più raffinata crudeltà: è piuttosto un’attrattiva per la nostra setta. Diventiamo più numerosi ogni volta che siamo decimati da voi: il sangue dei cristiani è un seme (semen est sanguis Christianorum)!».
Ricorda
«Tertulliano è il primo grande teologo della chiesa latina […]. Nell’Apologeticum (composto nell’anno 197 circa) mette in evidenza il carattere superstizioso delle pratiche religiose pagane e difende le virtù civili dei cristiani, dei quali sottolinea il lealismo nei confronti dell’impero».
(Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri, 1996, vol. I, La filosofia antica e medievale, p. 180).
Per saperne di più…
Tertulliano, Opere apologetiche, Città Nuova, Roma 2006. In questo ottimo volume, curato da C. Moreschini e P. Podolak (che hanno scritto una notevole Introduzione e riportato un’ampia bibliografia) si trovano le seguenti opere tertullianee con testo latino a fronte: Ai martiri ; Apologetico; Ai pagani; La testimonianza dell’anima ; Polemica con gli Ebrei ; A Scapula.
IL TIMONE N. 119 – ANNO XV – Gennaio 2013 – pag. 30 – 31
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