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12.12.2024

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L'”archivista” di Padre Pio
31 Gennaio 2014

L'”archivista” di Padre Pio

Viveva in intima unione con Cristo, offriva la vita per la Chiesa e per i peccatori. Non amava soffrire, ma sapeva che la sofferenza era fonte di gioia per il mondo e gesto di solidarietà con Gesù. Così era felice anche nella prova.
Intervista a Padre Luciano Lotti, il Cappuccino battezzato da Padre Pio.

E' stato battezzato da lui, nel 1955, e 13 anni dopo – il 22 settembre 1968 – gli ha servito l'ultima messa. La parabola di padre Luciano Lotti è così legata alla vicenda di Padre Pio da sembrare quasi inevitabile che oggi – essendo divenuto a sua volta cappuccino, guardiano del convento di San Severo in Puglia – continui ad occuparsi in vari modi del santo di Pietrelcina; ad esempio dirigendo una rivista scientifica su di lui e l'archivio dei documenti che lo riguardano.

 

Padre Luciano, sappiamo tutti dell'enorme popolarità di Padre Pio. Qualcuno sostiene anzi che i cattolici italiani ormai pregano più lui dello stesso Gesù Cristo; e – giustamente – se ne preoccupa… Lei che dice, invece? C'è davvero il rischio che il santo frate crei addirittura confusioni teologiche di questo genere?
«Storia vecchia: troviamo queste stesse osservazioni già negli interrogatori di monsignor Raffaello Carlo Rossi, nella prima delle tante visite canoniche avvenute a San Giovanni Rotondo… In teoria è sempre possibile affermare che un santo abbia più "popolarità" o venga invocato più di Gesù Cristo. In pratica vorrei capire, però, cosa significa. Se si prega un santo, infatti, presso chi costui dovrebbe intercedere a nostro favore se non presso Cristo? Indirettamente, dunque, la preghiera a un santo riconduce a Gesù. Certo: il pericolo di una devianza, che porti a ritenere che il santo abbia poteri magici o qualcosa di simile, è reale. Ma, per non restare nel teorico, sarebbe il caso di ascoltare le tantissime confessioni o le testimonianze di fede delle persone che vengono a San Giovanni Rotondo: nella maggior parte vanno a casa con le mani vuote, perché Padre Pio il miracolo non lo ha fatto, però poi tornano e non per recriminare, bensì per cercarsi dentro quello che manca per essere felici. In sintesi, l'esperienza pastorale di San Giovanni Rotondo fa pensare che la ricerca del miracolo non sia altro che una porta, attraverso la quale Dio entra nella persona e gli fa sentire – anche se in modo imperfetto – il suo bisogno di salvezza. La preghiera d'intercessione di Padre Pio è solo in piccola parte per ottenere miracoli e guarigioni, soprattutto è volta a ottenere la conversione; e i frutti, in questo senso, si sperimentano ogni giorno».

 

Comunque di Padre Pio si sono sottolineati sempre gli aspetti straordinari, tanto da fame spesso una specie di «mago» più vicino alla superstizione che al cristianesimo. Si sentono di continuo storie di personaggi anche famosi che non sono cattolici o vivono fuori dalla Chiesa, però tengono in tasca il suo santino. lei come giudica questo fenomeno?
«Chi parla di Padre Pio in questo modo non parla di lui, ma ha bisogno di parlare di se stesso, caso mai sfruttando la notorietà del santo per spolverare la propria. Ma di persone così ce ne sono poche. Ci sono, invece, moltissime persone "importanti" – importanti tra virgolette, perché non è un titolo o un giro in più in tv che ci rende importanti – che vengono a San Giovanni Rotondo in silenzio.
Molti cosiddetti vip hanno cambiato il loro modo di vivere e di gestire la vita professionale dopo essere venuti qui, e lo hanno fatto senza bisogno di dirlo ai giornali. Quanto poi a quella sorta di sincretismo religioso per cui in tasca convivono il santino, la pistola o una vita morale discutibile, non è senz'altro colpa del santo raffigurato nell'immaginetta. Anche in questo caso, però, dobbiamo imparare ad aspettare, ad offrire l'occasione buona, a lasciare una porta aperta: tante volte un semplice santino, capitato tra le mani al momento giusto, può essere l'occasione buona per cominciare a cambiare vita».

 

Quali sono invece le sfaccettature della spiritualità del frate di Pietrelcina che a suo avviso non si sottolineano abbastanza e che lo meriterebbero?
«Con la sua canonizzazione Padre Pio è divenuto un evento di Chiesa. Sarà, dunque, la Chiesa piano piano a indicarci gli elementi della sua spiritualità più caratterizzanti e da vivere nel concreto. Sia Giovanni Paolo Il che il regnante Pontefice hanno individuato nella spiritualità della croce un elemento della vita interiore di Padre Pio.
Mi permetto solo di aggiungere che il santo viveva la spiritualità della croce gloriosa, quella che noi adoriamo il Venerdì santo e che racchiude in sé la totalità del mistero della Passione: non solo il sacrificio, ma anche la redenzione dell'uomo. In tal senso, la scelta di Padre Pio di vivere in intima unione con Cristo, offrendo più volte la vita per la Chiesa e per i peccatori, non è qualcosa di negativo, che rimanda sempre al dolore e alla sofferenza. Padre Pio non amava soffrire, ma sapeva che la sofferenza era fonte di gioia per il mondo e gesto di solidarietà con Gesù. Per questo motivo riusciva ad essere felice perfino quando soffriva».

 

Incuriosisce, nella biografia del santo, il suo aspetto «terribile»: Padre Pio sapeva essere dolcissimo ma anche burbero o scostante, lottava col demonio e faceva profezie inquietanti…
Un'immagine "paurosa.. di Dio, cui forse non siamo più abituati, o che altro?
«Sono stato battezzato da Padre Pio e ho fatto la comunione da lui.
Dopo la sua morte ho scoperto dai giornali che aveva un carattere burbero… Non che non avessi notato che a volte reagiva con durezza alle persone che lo attorniavano. Anzi, più volte mentre aspettavo di confessarmi sono stato testimone di come mandasse via le persone senza assoluzione, a volte anche alzando la voce. Ma, in quel clima e con il comportamento generale di Padre Pio, queste cose non si concepivano come atti di nervosismo o sgarbatezza.
Tutti eravamo testimoni che rifiutava smancerie e atti di venerazione e si percepiva chiaramente che lo faceva per umiltà, anche se con i modi forti di una persona della sua età e del suo carattere.
Quando qualcuno veniva trattato male in confessionale, tutti – anche noi ragazzi – sapevamo che nella maggior parte dei casi queste persone tornavano e cambiavano vita. Era un metodo, una pedagogia che in quel momento si afferrava benissimo».

 

Lei ha studiato le lettere di Padre Pio: come appare il santo "per iscritto..?
«Confesso che studiare i suoi scritti è difficile, soprattutto perché occorre un metodo di lettura. Personalmente ho cercato di utilizzare l'analisi retorica. Mi sono domandato, cioè, se vi fossero delle costanti nel modo di organizzare il discorso da parte del santo.
Non sto a dilungarmi su aspetti tecnici e mi fermo alle conclusioni. Innanzitutto, proprio negli anni in cui si diceva che le stimmate di Padre Pio erano frutto di isterismo, si percepisce invece di aver a che fare con una persona profondamente equilibrata e serena. Molto interessante è il rapporto che il frate ha con la natura e la solidarietà che mostra con la sofferenza dell'uomo. Ciò che più colpisce però è la profonda affettività verso le figlie spirituali; veramente le sente come dono di Dio da custodire con amore, potremmo dire che si pone nei loro confronti come il terzo in quel rapporto .tra la persona e Dio che è alla base della vita cristiana».

 

 

 

Gruppi di Preghiera di Padre Pio in Italia

 

Abruzzo 181
Basilicata 53
Calabria 170
Campania 273
Emilia-Romagna 146
Friuli Venezia Giulia 24
Lazio 380
Liguria 45
Lombardia 166
Marche 119
Molise 28
Piemonte 99
Puglia 300
Sardegna 78
Sicilia 369
Toscana 132
Trentino Alto Adige 17
Umbria 66
Valle D’Aosta 1
Veneto 64

 

TOTALE  2711

 

Dossier: Padre Pio quarant'anni dopo

IL TIMONE  N. 72 – ANNO X – Aprile 2008 – pag. 42-43

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