Nella ricerca di qualche ragione che possa spiegare i molti fatti di cronaca nera che insanguinano la nostra società, gli esperti interpellati forniscono un elenco piuttosto corposo di possibili risposte.
Naturalmente, in primo piano, fanno bella figura le ragioni che rimandano al degrado sociale e alla povertà economica in cui vivono tante persone anche in una civiltà progredita come la nostra. Secondo alcuni opinionisti, la carenza di condizioni dignitose di vita, la povertà diffusa e la mancanza di lavoro spiegherebbero, almeno in parte, certi crimini efferati.
Altri puntano il dito sul basso livello di educazione e di istruzione di tanti protagonisti di gesti brutali che scuotono periodicamente lo scorrere tranquillo della nostra esistenza.
Gli psicologi si esercitano nel descriverci casi di devianza, di follia, di patologie estreme.
Non può mancare chi, alle cause suddette, aggiunge l’elenco delle colpe della Chiesa, dei suoi pastori insensibili e crudeli, viziosi e peccatori. Una pietanza, questa delle lamentele contro la Chiesa, che frequentemente si consuma nei telegiornali, sui quotidiani, nei dibattiti pubblici.
Qualcuno, secondo noi con maggiore acume, si spinge a ricordare la presenza di una intrinseca cattiveria umana, una inclinazione a compiere cose malvagie, cattive, finanche turpi che, per coloro che professano la fede cristiana, trova la sua origine negli effetti del peccato originale.
Nessuna delle ragioni suddette è da scartare, quando si tenta di capire come sia possibile che – per fare un solo esempio – in un tranquillo paese brianzolo nelle vicinanze di Lecco, a Erba, una coppia di coniugi pianifichi e metta in essere una mattanza, sterminando a sangue freddo, sgozzandole, quattro persone, tra le quali un bambino di nemmeno due anni.
Eppure, a parer nostro, nell’elenco manca qualcuno. Vi è un assente. Una realtà della quale non è costume render conto, della quale si preferisce non parlare. Probabilmente perché dimenticata, forse perché inconsciamente temuta. Nondimeno, soprattutto chi crede nel Dio cristiano sa bene che a spiegare il male che ammorba il nostro tempo, come ha sconvolto i tempi passati, c’è anche colui che la Sacra Scrittura chiama “principe di questo mondo”, vale a dire il demonio, un angelo ribelle, un essere intelligente quanto malvagio, coadiuvato da un esercito di angeli cattivi che lo servono, in odio a Dio e agli uomini.
Nefasto protagonista della storia e della cronaca, è del tutto assente nelle analisi di molti che si occupano di storia e di cronaca. E se ciò è comprensibile in chi si dice non credente, lo è meno quando a discettare di ciò che accade sono chiamati uomini di Chiesa e semplici fedeli. È vero, purtroppo, che molti pastori lo hanno esiliato nell’albo dei ricordi della loro formazione giovanile preconciliare.
Se la ricerca delle cause di tanti mali è difettosa, perché ne viene scartata a priori una, anche la ricerca dei rimedi sarà lacunosa. Promuovere il benessere economico, educare, specialmente i giovani, creare posti di lavoro sempre più appetibili, sono tutte cose che favoriscono condizioni migliori di civile convivenza, ma non sono sufficienti ad erigere un invincibile baluardo al dilagare del male. Questo alberga nel cuore di ogni uomo e lo si vince se il cuore si affida a quel Figlio di Dio che ha vinto satana.
Un baluardo che si costruisce soltanto con la preghiera, con la vita di grazia e con quegli strumenti donati da Gesù alla sua Chiesa, da utilizzare in circostanze gravi, per esempio con l’esorcismo.
Il male ci accompagnerà fino alla fine del mondo. Ma se fossimo capaci di capirne il più possibile le cause, lo si potrebbe attenuare molto. In attesa della sua sconfitta definitiva. Che non sarà opera di psicologi, sociologi, politologi, criminologi e opinionisti, ma di Gesù Cristo.
Ricordiamo agli abbonati che quest’anno saranno celebrate tre Sante Messe alla settimana per loro e per le loro intenzioni. È il nostro modo di ringraziarli per l’attenzione con la quale seguono “il Timone”.
Il Timone N. 60 – ANNO IX – Febbraio 2007 pag. 3