L’attuale «epoca della complessità» presenta un quadro antropologico inedito, connotato da forti ambivalenze, che comportano una scomposizione dell'esperienza umana.
Tale scomposizione mette la persona in una condizione di disorientamento, di incertezza e per questo di sofferenza e anche di disperazione.
In che senso parliamo di «scomposizione»? Il fatto è che molti si trovano a vivere senza obiezione di principio atteggiamenti e orientamenti palesemente antitetici tra loro, che creano vere e proprie contraddizioni esistenziali, che impediscono di comporre l'esperienza umana in unità, come una sensata totalità di vita. Le diverse dimensioni dell'esperienza si vengono a trovare giustapposte senza che i soggetti avvertano né un bisogno di sintesi, né la necessità di uscire dalla contraddizione.
Tentare di redigere una topografia della nuova situazione antropologica sarebbe un compito troppo ampio; tuttavia è possibile indicarne alcuni atteggiamenti sintomatici.
a) A livello conoscitivo, la fiducia nella conoscenza scientifica e tecnologica si accompagna normalmente a scetticismo e relativismo quanto alla capacità dell'uomo di conoscere la verità; si tratta, quindi di una fiducia «fideista» nella scienza, che si contrappone ad una più profonda sfiducia nella capacità della ragione.
b) Una situazione antropologica ricorrente è la scissione tra il modo di ragionare tecnologico-scientifico, giuridico-amministrativo, economico-finanziario, ecc., che è un modo di ragionare calcolante e strumentale, e il vissuto affettivo ed emotivo. La vita delle persone si trova dislocata su due metà non comunicanti, l'una razionale e regolata; l'altra irrazionale e senza règole; due universi però anche complementari, che si sostengono l'un l'altro in una sorta di reciproca compensazione.
c) A conferma, l'emotivismo è l'evidente modello di affettività che sta invadendo l'immaginario planetario, riducendo il mondo degli affetti ad un meccanismo psicologico ed egocentrico, che distrugge la reale natura dell'amore, immeschinendo in modo sorprendente il vivere umano. Tuttavia, è anche vero che non viene meno l'istanza – registrata anche dalle indagini sociali – dell'amore come relazione personale, stabile e feconda. Si tratta però di due sensibilità giustapposte, che spesso convivono senza giudizio nel sentire della medesima persona o di uno stesso ceto sociale, come quello giovanile.
d) In questo contesto di esaltazione del soggettivismo affettivo prende spessore la rivendicazione insindacabile della libertà individuale, che però si giustappone alla contemporanea diffusa affermazione dell'esistenza di determinismi fisici (cfr. teorie evoluzionistiche e scienze neurologiche), psichici, sociali, che sottraggono alla libertà e all'«eccedenza» dell'essere umano ogni spazio; in tal modo, l'uomo, da un lato è sollecitato a rivendicare fino all'arroganza la sua libertà, dall'altro è investito da un messaggio che lo persuade di essere alla mercé degli apparati neuronali, pulsionali, mediatici, finanziari, militari, ecc.
e) Nella misura in cui la libertà è rivendicata, assume la fisionomia di un libero arbitrio inteso come valore primario ed esclusivo, che pretende sovranità assoluta. La difesa della libertà è, infatti, l'argomento pubblico per eccellenza a sostegno della temporaneità dei legami affettivi, dell'equivalenza antropologica e morale delle identità sessuali (eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali), della legittimità delle manipolazioni genetiche, della fecondazione artificiale, dell'aborto procurato, dell'eutanasia, che diventano così possibilità da difendere ad oltranza, costi quel che costi e, soprattutto, a chiunque costi. Ciò significa che non conta se ciò che è stato scelto è bene o male, ma solo se è stato scelto, perché è l'essere scelto che attribuisce valore al contenuto. Esiste così un'area assai vasta dell'esistenza in cui valgono criteri fortemente individualistici, una specie di vera e propria volontà di autoaffermazione che non sopporta ragioni sopra di sé: sono gli ambiti già considerati degli affetti, della sessualità, della generazione, della cosiddetta «qualità della vita» e, similmente, del consumo, dello spettacolo, del divertimento, ecc. Tuttavia è indubbio che l'uomo contemporaneo è divenuto molto sensibile alla promozione di valori come le libertà civili, la tolleranza, la democrazia, la pace, la giustizia, la tutela dell'ambiente, ecc., tutti valori che sono avvertiti come universali.
Così, ancora una volta, l'esperienza si trova distribuita tra due aree separate, opposte e complementari, che non trovano sintesi: quella «pubblica», che riconosce la validità di vincoli validi nelle relazioni tra gli uomini, e quella «privata», che si caratterizza per il rifiuto di ogni vincolo, da parte di una libertà che vuole disporre di se stessa senza impacci.
È ovvio che una cultura siffatta è in difficoltà ad affrontare le sfide morali del tempo con criteri etici sufficienti. Ma ancor più è una cultura che è necessariamente muta sui grandi significati dell'esistenza umana (nascita ed educazione, amore e lavoro, sofferenza e morte), perché non è in grado di affrontarli in una visione ragionevolmente unitaria.
La conseguenza di questa breve e succinta serie di contraddizioni è la precari età dell'identità psicologica e culturale degli individui, incapaci di unificare la propria esistenza e di essere veri soggetti e protagonisti del loro vivere.
Per questo è necessaria oggi, a livello culturale, un'ampia e approfondita riflessione sulle strutture basilari dell'antropologia e dell'etica, che aiuti a «vedere» in modo nuovo e persuasivo l'unità e la profondità dell'esperienza umana.
Francesco Botturi, La generazione del bene. Gratuità ed esperienza morale, Vita e Pensiero, 2009, pp. 396, € 25.
L'autore, Ordinario di Filosofia morale all'Università Cattolica di Milano, è un eticista cattolico noto per i suoi Interventi anche pubblicisti, che si confronta da anni con il nichilismo e con le sue sfide, coniugando la tradizione aristotelico-tommasiana – della cui perenne attualità e fecondità è convinto assertore – con gli indubbi apporti significativi che si trovano anche nella filosofia moderna. In questo volume, importante, molto denso e rivolto agli specialisti, Botturi raccoglie in una ampia sintesi unitaria le sue riflessioni degli ultimi anni, attraverso un itinerario stimolante e rigoroso che tocca i seguenti temi: l'unità dell'esperienza, il giudizio, la verità, il desiderio, la libertà, l'Identità umana ed il riconoscimento, l'esperienza affettiva, l'azione, Il bene, natura e cultura, la legge morale naturale.
(Giacomo Samek Lodovici)