Un biologo ateo contemporaneo assegna al caso poteri soprannaturali. Gode di ottima fama. Ma le sue tesi sono sbagliate. Ecco una breve ed essenziale confutazione.
Sembra riproporsi in questo nuovo secolo, con toni assai accesi, uno scontro che era molto forte già nell'Ottocento: quello tra ateismo e religiosità. Oggi come allora i cosiddetti ateologi giocano in attacco, vantando una presunta superiorità sui credenti. L'ateo, sostengono, non è lo «stolto» di cui parla la Bibbia, ma colui che gode del conforto della scienza, che adotta, rispetto alla vita, un atteggiamento più adulto e meno ingenuo, e che, infine, non si lascia andare all'intolleranza e alle crudeltà tipiche dei credenti di ogni religione e di ogni secolo.
Questo, in sintesi, il nocciolo della polemica che va da Voltai re a Richard Dawkins, un biologo evoluzionista contemporaneo, che gode oggi di una fama straordinaria, soprattutto nel mondo anglosassone. Dawkins è autore di vari libri in cui promuove la superiorità intellettuale e morale dell'ateismo, l'ultimo dei quali è intitolato L'illusione di Dio.
Le ragioni per non credere (Mondadori). Quali sono le sue argomentazioni?
Anzitutto Dawkins rivendica l'evoluzione darwinista come una perfetta antitesi al concetto di creazione: se Darwin ha ragione, sostiene, Dio non esiste, benché tale inesistenza, ammette, non sia in alcun modo dimostrabile. Una simile affermazione contiene almeno due errori: uno filosofico ed uno storico. Infatti, anche accettando l'idea darwiniana che tutto, dal batterio all'elefante sino alla moglie di Dawkins, derivi da una sola e semplicissima forma di vita iniziale, rimane il fatto che ciò che evolve deve, anzitutto, esistere, non potendo derivare, per virtù propria, dal nulla. Come diceva già il filosofo greco Parmenide, infatti, dal nulla non nasce nulla.
La scienza stessa si è incaricata di dimostrarlo negando la generazione spontanea, prima col grande medico cattolico Francesco Redi (1627-1697), poi con don Lazzaro Spallanzani (1729-1799) ed infine, forse non è un caso, con un altro scienziato cattolicissimo, Louis Pasteur (1822-1895).
Come afferma uno scienziato contemporaneo ateo, Massimo Palmarini Piattelli, insomma, «le risposte della scienza ai grandi "perché" non possono, per loro natura, retrocedere , all'infinito. C'è sempre un perché dietro ad ogni perché. Dateci un'ottima spiegazione razionale e scientifica di un fenomeno e alcuni di noi saranno lieti di fermarsi a questa. lo fra loro. Ma lasciamo poi libero, chi se la sente, di chiedersi il perché. E poi il perché della sua stessa risposta, senza limiti».
A questa obiezione filosofica ne va aggiunta una di tipo storico: Darwin non affermò mai di derivare dalle sue ipotesi, come conseguenza logica e necessaria, l'ateismo. Fu, è vero, spesso in bilico, altalenante tra fede, agnosticismo e ateismo, ma non ritenne mai di poter trarre una conclusione sull'esistenza o meno della Causa Prima dall'osservazione del becco degli uccelli delle Galapagos. Occorre anche ricordare che Sir Alfred Russel Wallace, considerato il cofondatore della teoria dell'evoluzione da Darwin stesso, pur provenendo dall'ateismo più pertinace, approdò alla fede proprio attraverso i suoi studi di naturalista della Royal Society, e scrisse numerosi libri proprio sull'esistenza dell'anima e degli spiriti. Nel clima di materialismo dei suoi tempi, Wallace arrivò addirittura, come tanti scienziati e letterati a lui contemporanei, a sperimentare lo spiritismo per entrare in contatto con un mondo, quello, appunto, spirituale, che riteneva necessario. Ma anche moltissimi altri grandi sostenitori dell'evoluzione, compresi gli amici di Darwin, Lyell, Herschel e Asa Gray (il più importante darwinista americano), furono credenti e rifiutarono l'interpretazione materialista, ideologica, dell'evoluzione (esattamente come fa oggi uno dei più grandi genetisti al mondo, Francis Collins, ex direttore del progetto Genoma e sostenitore di un «evoluzionismo teistico»). Ricordo infine che Stephen Jay Gould, il grande paleontologo evoluzionista ed ateo, ha scritto in più occasioni che «la scienza semplicemente non può attraverso i suoi metodi legittimi decidere la questione del controllo di Dio sulla natura. Non lo sosteniamo né lo neghiamo».
Questo perché anche il più convinto assertore della macroevoluzione capisce assai bene che vi sono alcuni passaggi inspiegabili senza l'intervento di una Causa Prima: il passaggio dal nulla all'essere, quello dalla materia inorganica alla materia organica, e quello da quest'ultima alla vita consapevole, intelligente, libera. È lo stesso Dawkins ad ammetterlo implicitamente quando scrive: «l'evoluzione darwiniana procede allegramente una volta che è iniziata la vita. Ma come è iniziata la vita?». Proprio di fronte a questa domanda, essenziale, Dawkins ammette di non sapere. A pagina 143 del suo libro l'origine della vita diviene per due volte un «colpo di fortuna», mentre qualche pagina più in là, per spiegare l'esistenza della vita cosciente, ricompare, magicamente, la «fortuna», sorella prediletta, come avrebbe detto il grande biochimico Erwin Chargaff (1905-2002), del «Signor Caso», personaggio altrettanto inafferrabile ed antiscientifico: «forse anche per altri passaggi successivi della storia evolutiva occorrono forti iniezioni di fortuna».
Illustrate in sintesi estrema i problemi del discorso di Dawkins, è bene toccare brevemente l'argomentazione storica: Dawkins cerca infatti di sostenere la superiorità morale dell'ateo, che per lui è sempre favorevole all'aborto e al «suicidio assistito», ed è contrario alla «devozione fanaticamente monogama» del credente. Ebbene, è utile ricordare a Dawkins che la storia stessa si incarica di smentire una simile affermazione. Ottocento e Novecento, i secoli in cui l'ateismo ha preso via via sempre più piede, hanno dato vita al nazionalismo, al razzismo, all'eugenetica, all'imperialismo, al nazionalsocialismo ed al comunismo, cioè alle più grandi aberrazioni della storia; a Lenin, Stalin, Hitler, Mao, Poi Pot, Ceaucescu, Hoxha, Milosevic, ecc., cioè alle uniche dittature, tutte atee, della storia. Occorrerebbe ricordare, tra le tante cose, che la chiesa nazionale di Hitler, chiamata a sostituire la fede in un Dio trascendente con un culto panteistico, e quindi sostanzialmente ateo, aveva questi progetti: «La Chiesa Nazionale esige l'immediata cessazione della pubblicazione e della diffusione della Bibbia in Germania; la Chiesa Nazionale rimuoverà dai suoi altari tutti i crocefissi, le bibbie, le immagini di santi; il giorno della fondazione di questa Chiesa, la croce cristiana sarà tolta da tutte le chiese, cattedrali, cappelle […] e sarà sostituita con l'unico simbolo invincibile, la svastica» (in William L. Shirer, Storia del Terzo Reich, I, Einaudi, 2007).
RICORDA
«l passaggi dal nulla alla materia, dalla materia alla vita e dalla vita allo spirito sono tre salti di qualità in cui ciò che precede (il nulla, la materia, la vita) non può spiegare ciò che consegue (la materia, la vita, lo spirito)».
(Giacomo Samek Lodovici, L'esistenza di Dio, I quaderni del Timone, Edizioni Art, 2004, p. 42)
Francesco Agnoli, Dio, questo sconosciuto, Sugarco, 2008.
Christoph Schonbom, Caso o disegno, evoluzione e creazione secondo una fede ragionevole, ESD, 2007.
Alister McGrath, Dio e l'evoluzione, Rubettino, 2006.
IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag. 18-19