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14.12.2024

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Le 5 rivoluzioni di MADRE TERESA
31 Gennaio 2014

Le 5 rivoluzioni di MADRE TERESA

 



 

Vivendo alla lettera le indicazioni del vangelo riguardo i poveri, la piccola-grande suora albanese ha veramente cambiato il cuore di tanti uomini e donne. Portandoli a Cristo, che per lei era tutto

La piccola suora albanese (1910-1997) beatificata nel 2003 è il personaggio cristiano del secolo XX più conosciuto e venerato nel mondo. Rappresenta bene la “rivoluzione” che Cristo compie nella storia, per realizzare già in terra un anticipo del Regno di Dio, Regno di pace, di amore, di giustizia, di gioia. Le “rivoluzioni” di tipo politico usano violenza sull’uomo e creano situazioni peggiori delle precedenti. La rivoluzione di Cristo cambia il cuore dell’uomo dall’interno, attraverso la Grazia di Dio e gli esempi dei Santi e delle comunità cristiane.
Il vento dello Spirito Santo ha portata Madre Teresa a realizzare un modello di vita religiosa e cristiana oggi affascinante. In 50 anni, le Missionarie della Carità sono 5.027, con giovani donne da ogni parte del mondo, anche dai Paesi ricchi. Cinque le sue rivoluzioni nella Chiesa e nel mondo.

1. La rivoluzione della preghiera
Le suore pregano tre ore al giorno e fanno un’ora di adorazione alla sera. Madre Teresa era convinta che: «Senza questo amore personale a Cristo, la nostra vita sarebbe impossibile. La nostra forza sono le ore di adorazione». La preghiera è «fare nella nostra giornata l’esperienza di Dio e del suo amore». Il mondo vede la preghiera come un perdita di tempo, basta un pensierino devoto, accendere una candela. Noi tutti preghiamo, ma lei diceva: «Quanta poca preghiera c’è nella nostra preghiera». Spesso preghiamo ripetendo formule e magari pensando ad altro.
La Madre pregava e parlava di Dio in ogni circostanza. Quando venne a Roma per ricevere il Premio Balzan nel 1980, ero presente alla sua conferenza stampa, circondata da giornalisti, fotografi, Tv. Dopo aver risposto alle domande, disse: «E adesso preghiamo. Diciamo insieme l’Ave Maria». E recitò la preghiera in inglese, seguita con attenzione e commozione. Ha detto ad un giornalista: «Noi non siamo assistenti sociali, ma vogliamo esprimere nel mondo l’amore di Dio». La sua persona lasciava trasparire la presenza di Dio. Quando nel 1973 Indira Gandhi le conferì il Premio Nehru, le disse: «Lei rappresenta tutto quello di cui l’India ha bisogno: un amore attivo per i più poveri».

2. La rivoluzione dell’amore
Madre Teresa ha congiunto in modo mirabile l’amore di Dio e l’amore dell’uomo. Vedeva Cristo nell’uomo sofferente. L’uno non sta senza l’altro. A un giovane medico indiano che disse di essere venuto da lei «per fare il medico dei lebbrosi, per curare i lebbrosi», la Madre rispose: «No, tu sei venuto per consacrare la tua vita a Dio e per amare di più Gesù Cristo. Poi andrai anche a curare i lebbrosi. Ma prima viene Dio, il resto è una conseguenza».
Madre Teresa non conosceva l’analisi marxista della società, non voleva “cambiare le strutture”, “conquistare il potere” o fare “la lotta di classe” per ottenere giustizia. Hanno accusato la sua azione caritativa di essere funzionale al capitalismo; in realtà,è diventata la più forte critica all’egoismo dei ricchi. La rivoluzione cristiana è questa: l’amore di Cristo cambia il cuore dell’uomo e la società.
Nel 1964 ho visitato la sua casa “Porta del Cielo” a Calcutta, vicina al tempio della dea Kalì, la dea della distruzione. C’era una ragazza magra come un chiodo nel suo lettuccio. La Madre mi disse: «Vede, è morta da poco, ha fatto una vita tremenda nella miseria più nera. L’abbiamo raccolta per la strada e portata qui, lavata, curata, nutrita, le abbiamo voluto bene. Poco prima che morisse le abbiamo chiesto cosa potevamo ancora fare per lei e ha detto: “Vorrei avere un bel vestito a fiori”. È morta a vent’anni col suo bel vestitino a fiori, sorridendo alla vita».
Mi commuovo ancora perché ho pensato: “Qui c’è Dio”. Sì, perché Madre Teresa e le sue suore le hanno voluto bene come Dio vuole bene all’uomo e alla donna. Quella finezza dell’amore proveniva da Dio. La Madre vedeva Gesù in ogni uomo, anche nel più misero e ributtante. Ho capito perché tutto era centrato sull’amore a Cristo, all’Eucarestia, all’adorazione eucaristica.

3. Il valore redentivo della sofferenza e dei poveri
Il mondo odierno rifiuta la sofferenza, il sacrificio e intende la vita come divertimento. Invece, quando visitava un ammalato, un povero, Madre Teresa non lo consolava augurandogli una pronta guarigione. Gli diceva piuttosto: «Dio ti vuole bene. La croce che tu porti è positiva per la tua vita e per la vita del mondo. Accettala con umiltà e amore dalle mani di Dio e pregalo di dartene la forza». Questo perché la Madre dava valore alla sofferenza e alla povertà. Quando è venuta a Milano nel 1973 per la Giornata missionaria mondiale, una sera l’ho accompagnata con un padre carmelitano a visitare i barboni del parco del Castello, che dormivano sulle panchine. Il padre carmelitano, avvicinatosi ad un uomo coricato, gli disse: «Carletto, ti ho portato un bel regalo. Madre Teresa è venuta a salutarti». Madre Teresa, tesa la mano al povero, aggiunse: «God loves you», che il padre tradusse: «La Madre dice che Dio ti vuole bene, è il tuo miglior amico». Madre Teresa parlava così e toccava i cuori.
Carletto, sorpreso, rispose: «Ha ragione, tutti mi hanno abbandonato, Dio no, lui mi vuole bene». Allora, la Madre tirò fuori una caramella per donarla a Carletto. Lui, dopo averla ringraziata, la mangiò subito, sorridendo alla Madre, che disse: «I poveri sono sereni come bambini, sanno godere anche delle piccole cose. I poveri danno speranza, perché sono la riserva di umanità di cui tutti abbiamo bisogno per la loro capacità di soffrire e di gioire. I poveri ci danno più di quanto noi diamo a loro».
Diceva alle sue suore: «Per amare i poveri dobbiamo sperimentare anche noi cosa vuol dire la povertà». Ha dato alle Missionarie della Carità la regola di non possedere nulla: «Il nostro pericolo maggiore è di diventare ricche». Un giorno, a Calcutta, un ricco indiano disse alla Madre che voleva depositare una ingente somma di denaro in banca a suo nome. La Madre, ringraziatolo, gli rispose che non voleva soldi in banca, perché «noi viviamo di Provvidenza». Ottenuta la somma in contanti, la spese subito per nuove opere di carità. Alle suore scriveva: «La povertà deve essere sempre più la vostra gioia e la vostra forza… È meglio che la Congregazione muoia, se essa mitiga la sua povertà».

4. La rivoluzione della gioia

Alle suore diceva: «Siate serene, siate piene di gioia». La gioia che viene dalla fede. Voleva che le sue suore manifestassero nel loro sorriso la gioia di servire il Signore Gesù nei poveri. Ad una suora che usciva al mattino col volto stanco e sofferente disse: «Sorella, vai a riposarti, non si va tra i poveri con quella tristezza, bisogna andare con gioia».
Madre Teresa ha scritto: «Il servizio di Dio e delle anime è sempre duro. Ma il vero amore porta gioia. Un cuore gioioso è il risultato di un cuore che brucia d’amore. La gioia non solo arricchisce la nostra vita, ma è una rete d’amore con la quale potete catturare molte anime». Nelle lettere alle sue suore si legge (aprile 1964): «La disposizione all’allegria è una delle virtù principali della suora».
Il mistero è che le suore vivono in situazioni così degradate, che dovrebbero generare pessimismo. Non solo, ma il loro lavoro non ha prospettive di soluzione, quei poveri saranno poveri anche domani. Eppure, chi vede le suore di Madre Teresa lavorare vicino a poveri che vivono nella miseria e nella sporcizia, con piaghe aperte e putride, si chiede: come fanno a sorridere? Sorridono e questo interroga chi le accompagna anche solo in una visita ai più poveri.

5. La rivoluzione della famiglia e la difesa della vita
La Madre diceva: «La famiglia che prega unita rimane unita. Nella famiglia l’uomo impara ad amare ed essere amato. La vera educazione viene dalla famiglia».
Per Madre Teresa era fondamentale la difesa della vita, la condanna dell’aborto, che chiamava senza mezzi termini «omicidio». Nel 1979, ricevendo il Premio Nobel per la Pace, stupì tutti dicendo: «Oggi l’aborto è il più grande distruttore della pace, perché se una madre può uccidere il proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me». Ha salvato e allevato migliaia di bambini che dovevano essere eliminati. Diceva: «Dateli a me, me ne prendo cura io». Questo il suo messaggio: «Tutti gli esseri umani devono essere amati e curati perché sono doni di Dio».

 

 

 

 

 

IL TIMONE N. 99 – ANNO XIII – Gennaio 2011 – pag. 52 – 53

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