Le Vacanze Di Monsieur Hulot

 

Se devo pensare a un regista ingiustamente dimenticato – sempre che sia stato doverosamente conosciuto – penso subito a Jaques Tati. Autore e attore di pochi ma
importanti film, ha basato gran parte della sua attività nel voler trovare una comicità dell'immagine abbinata ad una minima ed essenziale comicità della parola. Non è un caso che il suo ultimo lavoro sia stato dedicato al circo e all'arte circense in generale. Ma è con la figura di monsieur Hulot che Tati riesce a coniugare alla perfezione il suo concetto di cinema. Descrivere Hulot come un allampanato signore, sarebbe non solo sbagliato ma, ancor peggio, fuorviante. Ne "Le vacanze di monsieur Hulot" Tati ci espone un personaggio sì svampito, ma che ha una dolcezza d'animo tale da renderlo quasi un'eccezione in quella che dovrebbe essere invece la normalità. La ricerca della risata attraverso la scarna asciuttezza, sia visiva che verbale, è il modo per incentrare ancora di più l'attenzione sullo spessore umano dei personaggi. La delicatezza in cui vengono mostrate le scene dove i bambini sono protagonisti o il pudore con cui Hulot balla con la ragazza sono piccoli momenti che, oltre al sorriso, ci fanno pensare non tanto ad un mondo immaginario ma piuttosto ad un tempo passato che con un po' di nostalgia viene ricordato. L'emarginazione di Hulot non è da intendere come la sua sconfitta, ma come la vittoria della normalità sui luoghi comuni delle persone. Da vedere! (anche perchè da sentire c'è molto poco).