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12.12.2024

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Le verità dimenticate
31 Gennaio 2014
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Le verità dimenticate




Alcuni aspetti da ricordare in merito all’adorazione eucaristica, alla conservazione delle specie e ai modi corretti di comunicarsi. Secondo il Magistero della Chiesa, per evitare confusione e abusi

Dato che «nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa» (Redemptionis Sacramentum, 2), tutto ciò che tocca direttamente o indirettamente il Sacramento dell’altare è di grande importanza e valore, nulla può essere minimizzato o svalutato, come raccomanda il beato Giovanni Paolo II: «Il Mistero eucaristico […] non consente riduzioni né strumentalizzazioni; va vissuto nella sua integrità […]. Dando all’Eucaristia tutto il rilievo che essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono» (Ecclesia de Eucharistia, 61).
Non è dunque superfluo riprendere alcune questioni che vengono date per scontate o considerate secondarie, ma che, ignorate, determinano una svalutazione del Sacramento eucaristico che ingiuria l’onore dovuto a Dio, presente in quel Sacramento, e nuoce gravemente alla recezione fruttuosa di esso. Come già ammoniva quasi cinquant’anni fa papa Paolo VI, sono all’ordine del giorno opinioni e atteggiamenti che sminuiscono la fede e la devozione verso il santissimo sacramento dell’Eucaristia (cfr. Mysterium Fidei, 12): ci auguriamo che queste puntualizzazioni ci aiutino a contrastare tali errori.

Il culto di adorazione

Il primo e fondamentale atteggiamento del singolo e della comunità credente davanti a Dio è l’adorazione, cioè il riconoscimento della sua infinita maestà e grandezza e il nulla dell’uomo davanti a Lui. Questo atteggiamento, che caratterizza tutta la storia religiosa dell’umanità, si realizza compiutamente quando Dio si fa uomo: in questo modo gli uomini sono nell’inaudita possibilità di riconoscere e adorare Dio presente in mezzo a loro, non nelle confuse figure e nelle ingannevoli immagini che rimandano a lui, ma in lui vivo e vero, incarnato. Ma il Dio incarnato ha continuato e sempre continua a rimanere presente in questo mondo, quasi prolungamento della sua incarnazione, nel santissimo Sacramento dell’Eucaristia a cui viene ugualmente tributato il culto di adorazione. La fede cattolica esprime nel modo più solenne e pubblico il suo culto di adorazione nella liturgia che è l’amplificazione nello spazio e nel tempo del gesto evangelico che fa da preludio all’istituzione dell’Eucaristia: «l’unzione di Betania. Una donna […] versa sul capo di Gesù un vasetto di profumo prezioso, provocando nei discepoli – in particolare in Giuda – una reazione di protesta, come se tale gesto, in considerazione delle esigenze dei poveri, costituisse uno “spreco” intollerabile. Ma la valutazione di Gesù è ben diversa […]. Come la donna dell’unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di “sprecare”, investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell’Eucaristia […] essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell’avvicendarsi delle culture a celebrare l’Eucaristia in un contesto degno di così grande Mistero […]. Su questa base si è sviluppato anche un ricco patrimonio di arte. L’architettura, la scultura, la pittura, la musica, lasciandosi orientare dal mistero cristiano, hanno trovato nell’Eucaristia, direttamente o indirettamente, un motivo di grande ispirazione» (Ecclesia de Eucharistia 47-49). L’adorazione di Dio ha poi il suo naturale sbocco e prolungamento nel culto adorante davanti all’Ostia santa solennemente esposta: è ciò che propriamente chiamiamo adorazione eucaristica. Riguardo ad essa, il Magistero afferma che «il culto all’Eucaristia fuori della Messa è di valore inestimabile nella vita della Chiesa […]. Pertanto, si promuova con impegno la pietà sia pubblica sia privata verso la Santissima Eucaristia, affinché dai fedeli sia reso culto di adorazione a Cristo veramente e realmente presente» (Redemptionis Sacramentum, 134). Nonostante queste raccomandazioni, non mancano le ambiguità: infatti, mentre «in molti luoghi l’adorazione quotidiana del Santissimo Sacramento ha guadagnato ampio spazio e diviene fonte inesauribile di santità, vi sono anche luoghi dove va registrata una quasi totale noncuranza del culto dell’adorazione eucaristica» (Redemptionis Sacramentum, 136).
Accanto alla pratica dell’adorazione eucaristica, segnaliamo anche, con il Magistero della Chiesa, il grande valore della «pubblica testimonianza di venerazione verso la Santissima Eucaristia… con la processione condotta attraverso le pubbliche vie, perché la devota partecipazione dei fedeli alla processione eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo è una grazia del Signore che ogni anno riempie di gioia chi vi partecipa» (Redemptionis Sacramentum, 143).

Collocazione e conservazione della presenza eucaristica
Il santissimo Sacramento dell’Eucaristia custodito al centro dell’altare delle chiese cattoliche è il cuore vivo e pulsante dei nostri paesi e dei quartieri delle nostre città; il tempio di questa santissima Presenza si chiama – come è noto – tabernacolo: è il sacello che custodisce giorno e notte il Signore che abita in mezzo a noi e da quel luogo si irradia come da un sole invisibile la luce e il calore soprannaturale che fa andare avanti il mondo nonostante le nefandezze che in esso prolificano per la malvagità dell’uomo.
Riguardo alle caratteristiche della custodia eucaristica, l’autorità ecclesiastica prescrive che: «il Santissimo Sacramento sia conservato nel tabernacolo, in una parte della chiesa di particolare dignità, elevata, ben visibile e decorosamente ornata, nonché […] adatta alla preghiera. Si attenda, inoltre, con cura […] al fine di evitare il pericolo di profanazione» (Redemptionis Sacramentum, 129-130). Ci permettiamo di sottolineare in particolare l’esigenza della visibilità, anzi della centralità del tabernacolo nelle nostre chiese: è il luogo dove abita il Padrone di casa ed è quindi logico e necessario che da qualunque parte si entri, in qualunque punto dell’edificio sacro ci si trovi, il tabernacolo sia il punto focale verso il quale inevitabilmente sia attratto lo sguardo degli occhi e quindi del cuore.

Condizioni per ricevere la santa comunione
Sono tre le nozioni basilari del catechismo ma, dato l’oblio in cui tali nozioni sono sprofondate, conviene ricordarle: ci sono tre condizioni per accostarsi degnamente e fruttuosamente alla mensa del Corpo di Cristo.
1) Essere in grazia di Dio, cioè nella sua amicizia, amicizia che si infrange commettendo deliberatamente il peccato grave o mortale; colui che vuole accostarsi alla santa Comunione ed è consapevole di essere in stato di peccato grave deve premettere la confessione sacramentale.
2) Sapere Chi si va a ricevere e pensare a Lui: occorre dunque una fede viva che mi fa riconoscere il Signore Gesù presente nell’Ostia santa; e occorre sgombrare la mente dalle distrazioni e dai pensieri vani: sarebbe assurdo e gravemente irriguardoso ricevere Dio in sé e intanto pensare ai fatti propri anziché all’illustre Ospite.
3) Essere digiuni da almeno un’ora: così che il cibo che nutre il corpo e il Cibo divino che nutre la vita soprannaturale non si confondano né fisicamente, né soprattutto nell’attenzione ben diversa che è dovuta all’uno e all’altro.

Modi di ricevere la santa comunione
Vediamo anzitutto la posizione del corpo: i fedeli che si presentano a ricevere la santa Comunione possono mettersi in ginocchio o stare in piedi (cfr. Redemptionis Sacramentum, 90). Evidentemente, mettendosi in ginocchio, il comunicando esprime anche con la postura fisica quel senso di adorazione e di gratitudine che in ogni caso, anche chi riceve la Comunione stando in piedi, deve coltivare nel suo cuore.
In secondo luogo, vediamo il modo di ricevere l’Ostia santa: il modo tradizionale è di riceverla direttamente in bocca, senza toccarla con le mani, come suggeriva ancora pochi anni fa il beato Giovanni Paolo II: «Il toccare le sacre specie, la loro distribuzione con le proprie mani, è un privilegio degli ordinati, che indica una partecipazione attiva al ministero dell’eucaristia. È ovvio che la Chiesa può concedere tale facoltà a persone che non sono né sacerdoti né diaconi, come sono sia gli accoliti, nell’esercizio del loro ministero, specialmente se destinati a futura ordinazione, sia altri laici a ciò abilitati per una giusta necessità, e sempre dopo un’adeguata preparazione» (Dominicae Coenae, 11).
Più recentemente si è introdotta la consuetudine, prima abusiva poi legittimata, di ricevere la Comunione sulle mani: in questo caso il fedele deve comunque assumere l’Ostia davanti al ministro e prima di tornare al proprio posto, e facendo attenzione a non spargere frammenti (cfr. Redemptionis Sacramentum, 92). In ogni caso «non è consentito ai fedeli di prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano le Ostie o il Calice» (cfr. Redemptionis Sacramentum, 94).

Presenza reale di Cristo anche nei frammenti dell’Ostia santa
Come ci insegna il catechismo, il Signore Gesù è presente con tutta la sua umanità e divinità in ogni Ostia e in ogni frammento di essa. L’attenzione per i frammenti, da parte del ministro sacro che distribuisce la santa Comunione e del fedele che la riceve specialmente sulle mani, non è una formalità, ma conseguenza logica della fede su espressa. Fin dai primi secoli cristiani «i fedeli si credevano in colpa, e giustamente – come ricorda Origene – se, ricevuto il corpo del Signore, pur conservandolo con ogni cautela e venerazione, ne cadesse per negligenza qualche frammento… e san Cirillo d’Alessandria rigetta come follia l’opinione di coloro che sostenevano che l’Eucaristia non serve affatto alla santificazione se si tratta di qualche residuo di essa rimandato al giorno seguente: “Né infatti, egli scrive, si altera Cristo né si muta il suo sacro corpo, ma persevera sempre in esso la forza, la potenza e la grazia vivificante”» (Mysterium Fidei, 59-61).
La cura per evitare l’accidentale dispersione di frammenti durante la Comunione dovrebbe spingere i sacerdoti a utilizzare sempre l’apposito piattello, che l’inserviente della messa tiene sotto la bocca o la mano del comunicando. Allo stesso modo, il fedele che riceve l’ostia in mano, tornato al proprio posto, è tenuto a controllare che non siano rimasti frammenti sul palmo della mano.

Il ruolo dei ministri straordinari della santa comunione
Come è noto, le nostre parrocchie soffrono ormai da decenni di una sempre più grave mancanza di sacerdoti. I conti sono presto fatti: cinquant’anni fa c’erano tre preti ogni parrocchia, oggi c’è un prete ogni tre parrocchie!
Questo fatto drammatico richiede da una parte di intensificare la preghiera e l’azione per favorire le vocazioni alla vita sacerdotale (cfr. Redemptionis Sacramentum, 161), dall’altra di conferire ministeri e incarichi ai fedeli laici idonei a coadiuvare i sacerdoti e a condividere con loro e sotto la loro direzione le responsabilità pastorali.
Da questo viene l’istituzione del ministero straordinario della distribuzione della Comunione: è l’incarico temporaneo dato a uomini e donne adeguatamente preparati, i quali, in caso di vera necessità, aiutano i ministri sacri nella distribuzione della santa Comunione durante le messe festive e per recarla ai malati nelle loro case. Va precisato che si tratta di un incarico suppletivo e provvisorio (cfr. Redemptionis Sacramentum, 151), per questo si chiamano ministri straordinari della Comunione, poiché solo quando il numero elevato dei comunicandi e quello insufficiente dei ministri ordinati (preti e diaconi) lo esige essi possono svolgere giustificatamente il loro servizio. «È riprovevole la prassi di quei Sacerdoti che, benché presenti alla celebrazione, si astengono comunque dal distribuire la Comunione, incaricando di tale compito i laici» (Redemptionis Sacramentum, 157).

Per saperne di più…

Paolo VI, Enciclica Mysterium fidei, 3 settembre 1965.
Giovanni Paolo II, Lettera Dominicae cenae a tutti i vescovi sul mistero e culto dell’Eucaristia, 24 febbraio 1980.
Giovanni Paolo II, Enciclica Ecclesia de Eucharistia, 17 aprile 2003.
Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Redemptionis sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia, 25 marzo 2004.

Dossier: EUCARESTIA, LE VERITÀ DIMENTICATE

IL TIMONE N. 127 – ANNO XV – Novembre 2013 – pag. 39 – 41

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