Crescono gli affiliati alle logge nel mondo. Diamo un quadro sintetico della nutrita presenza di capi di Stato (e non solo) affiliati alla massoneria in Africa. Dove la “segretezza” attrae molti adepti
Si è svolta a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, fra il 5 e il 9 febbraio scorsi, la ventunesima edizione degli Incontri umanisti e fraterni di Africa e Madagascar (Rehfram), la più importante conferenza delle organizzazioni massoniche in terra africana. Centinaia di partecipanti provenienti da tutti i paesi francofoni del continente, in gran parte esponenti del mondo delle professioni e della funzione pubblica (fra loro un significativo numero di donne) hanno per cinque giorni partecipato a seminari e ascoltato interventi sul tema: «Massone, uomo di doveri e obblighi». Per la prima volta nella sua storia, l’ex Congo belga ha ospitato un appuntamento massonico di alto livello, e non sarebbero estranee alla scelta della sede le voci che vorrebbero il presidente Joseph Kabila intento da tempo a soppesare l’opportunità di aderire a una delle tre grandi logge presenti nel paese: Grand Orient du Congo, Grande Loge du Congo (Kinshasa) e Grande Loge nationale du Congo.
Quanti massoni in Africa?
Numeri certi ovviamente non ne esistono, ma adepti e iniziati di alcune centinaia di logge sparse in una trentina di paesi dell’Africa sub-sahariana si contano in decine di migliaia. Che il continente nero sarebbe diventato terreno fertile per la massoneria pochi se lo sarebbero immaginato. Certo, le società iniziatiche e segrete sono da sempre un intrigante mistero della vita politica africana, che dal mondo remoto dei villaggi si è trasferito nelle caotiche città. La visione del mondo tradizionale esalta i saperi esoterici e il potere dei riti; la massoneria con i suoi simboli e i suoi rituali è perciò vista come l’equivalente europeo della magia africana, da appropriare e adattare all’Africa come tutto ciò che è arrivato sul continente in epoca coloniale.
Attraente per gli africani è quella che in Europa viene indicata come la caratteristica più inquietante e controversa della massoneria: la sua segretezza. In Africa le società segrete, sorta di contropotere e di dissidenza sotterranea in società dominate dalla gerarchia generazionale, suscitano timore reverenziale e desiderio di accedervi. Per sua natura, però, la massoneria pareva destinata a restare confinata al mondo delle élites politiche, funzionale a un duplice obiettivo degli uomini di potere africani: vantare un’appartenenza che aprisse le porte a rapporti speciali con i vertici del potere politico degli antichi paesi colonizzatori (Francia e Regno Unito) e degli egemoni che hanno preso il loro posto (Stati Uniti), spesso affiliati alla massoneria; scoraggiare potenziali oppositori, mostrandosi dotati di una forza irresistibile che discenderebbe sia dalla rete di relazioni con i potenti di tutto il mondo che dai poteri magici propri dell’iniziazione esoterica. La crescita numerica dell’ultimo decennio è dovuta all’improvvisa proliferazione di un ceto sociale medio-alto fatto di professionisti e di funzionari pubblici, prodotto del boom dei prezzi delle materie prime africane, ritornate ai massimi storici grazie all’industrializzazione dell’Asia. Questa nuova classe ambisce a far carriera velocemente, e vede nella massoneria una strada invitante.
La lista dei capi di Stato
Nel frattempo la lista dei capi di Stato africani affiliati alla massoneria, fra uscite di scena, new entry e smentite si aggiorna continuamente. Il meno contestato degli elenchi comprende Blaise Compaoré presidente del Burkina Faso da oltre 25 anni, François Bozizé del Centrafrica minacciato dalla guerriglia alle porte della capitale, Idriss Deby uomo forte del Ciad dal 1990, Dennis Sassou Nguessopadrone del Congo B r a z z a ville, Ali B o n g o s u b e n trato due anni fa al padre Omar Bongo in Gabon, anch’egli massone, Alpha Condé entrato in carica in Guinea negli stessi giorni in cui veniva insediato in Gabon Ali Bongo, Mahamadou Issoufou al potere dal 2011 in Niger e Fauré Gnassingbé in Togo, subentrato al padre Eyadema nel 2005. Poi ci sono quelli che negano vigorosamente di essere massoni, e considerano l’etichetta una manovra dei loro avversari per danneggiarli: il presidente cristiano evangelico del Benin Boni Yayi e quello del Senegal Macky Sall. Ironia vuole che gli accusatori dei due presidenti in carica siano gli sconfitti dell’elezione presidenziale, rispettivamente l’ex primo ministro Adrien Houngbedji e il presidente senegalese uscente Abdoulaye Wade, entrambi… massoni confessi. Anche se Wade afferma di essere “in sonno” da moltissimi anni.
L’elenco dei presidenti africani non più in carica o deceduti di obbedienza massonica certa è decisamente lungo, e per limitarsi ai più recenti comprende il già citato Omar Bongo in Gabon, il presidente maliano deposto dai militari quasi un anno fa Amadou Toumani Touré, gli ex capi di Stato del Niger Ibrahim Baré Mainassara e Mamadou Tandja, l’ex presidente del Ghana John Kufuor (che non ha mai smentito o confermato la notizia), il generale golpista Robert Guéi che governò brevemente la Costa D’Avorio fra il 1999 e il 2000.
Come si nota dagli elenchi, si tratta nella quasi totalità di capi di Stato di paesi francofoni. Questo non significa che la massoneria non sia presente nei paesi anglofoni: Sudafrica, Zimbabwe, Zambia, Kenya, Tanzania, Uganda, Nigeria, Sierra Leone e Ghana offrono una vasta scelta di logge. In passato il massimo splendore massonico è toccato alla Liberia, lo stato africano creato nel 1847 dal presidente americano James Monroe, massone, che vi fece emigrare migliaia di schiavi liberati discendenti delle vittime della tratta schiavista: ben 17 dei suoi presidenti sono appartenuti alla massoneria, e fra loro 5 gran maestri. L’ultimo di loro fu William Tolbert, che aveva inutilmente tentato di cooptare nella massoneria i notabili delle etnie indigene: fu trucidato nel suo letto dai cospiratori guidati dal sergente maggiore Samuel Doe nel 1980. Molti parlamentari e ministri “muratori” furono sommariamente processati e fucilati, il tempio massonico di Monrovia assalito e saccheggiato.
Lo zampino francese
Anche altrove in Africa la massoneria ha subìto persecuzioni (Costa D’Avorio, l’allora Zaire, il Benin), ma si tratta di vicende degli anni Sessanta-Settanta: oggi i massoni africani vengono talvolta accusati di stregoneria e di patti col diavolo dalla voce popolare, ma nessuna persecuzione è alle porte. In alcuni paesi, anzi, è assolutamente impossibile fare carriera politica ad alto livello senza appartenere alla fratellanza. È il caso del Gabon, forse l’unico paese al mondo che da quando è diventato indipendente ha avuto solo presidenti massoni: erano tali Léon Mba, il primo capo di Stato entrato in carica nel 1961, e i suoi successori già citati Omar e poi Ali Bongo. Omar Bongo, uno dei più longevi presidenti africani (è stato leader dal 1967 fino alla morte nel 2009), è riuscito addirittura nell’impresa di creare una loggia (chiamata Grande Rito Equatoriale) affiliata sia al Grande Oriente di Francia (Gof) che alla Grande Loggia nazionale francese (Glnf) e a diventarne il gran maestro. Come è noto, la prima organizzazione è affollata di membri del Partito socialista e di altre formazioni di sinistra francesi, la seconda invece sembra essere il punto di riferimento dei gollisti, e ha affiliato a sé molte logge africane ai tempi della presidenza Sarkozy. Il caso gabonese aiuta a spiegare perché i capi di Stato africani in odore di massoneria siano quasi tutti francofoni. Quando nel luglio 2011 si insediò in Costa D’Avorio il nuovo governo dopo la tumultuosa successione di Alassane Ouattara a Laurent Gbagbo (erano dovuti intervenire i parà francesi per convincere il presidente uscente a sloggiare), fece sensazione la notizia che la compagine del primo ministro Guillaume Soro contava, lui compreso, ben sette affiliati alla massoneria. Poco meno di un anno dopo, all’indomani della vittoria di François Hollande alle presidenziali francesi è stato il turno di Jean-Marc Ayrault di presentare ai nastri di partenza un governo a guida socialista dove i ministri sicuramente massoni erano (e continuano a essere tuttora) sette, mentre risultano “simpatizzanti” un’altra mezza dozzina. In passato si sono contati molti consiglieri del Presidente per le questioni africane e molti ministri della Cooperazione internazionale di nota obbedienza massonica.
E i giovani professionisti, uomini e donne, che affollano le logge di mezza Africa? La delusione, per loro, è in agguato. Dichiarava un iniziato al settimanale Jeune Afrique in occasione di una conferenza massonica in Camerun: «Il fantasma della massoneria iperinfluente causa molte defezioni in mezzo a noi. Tre anni dopo la loro iniziazione, certi giovani constatano di non essere diventati né ministri, né direttori generali, né consiglieri di Paul Biya (il presidente al potere da trent’anni ndr), e se ne vanno».
IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 50 – 51
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