“Volendo hora racontar l’origine della nominatissima Chiesa di Santa Caterina, per non esser longa narratione dirò solamente quel che fa al mio profitto.”
Così lo storico gesuita Paolo Morigia, intorno agli inizi del 1600, incomincia il racconto sull’origine del monastero di Santa Caterina del Sasso, contenuto nell’opera Istoria della nobiltà et degne qualità del lago Maggiore (Milano 1603), ma già intorno al 1230 abbiamo le prime notizie di questo luogo. Sulla riva lombarda del lago Maggiore, tra Ispra e Laveno, in località Leggiuno, si trova uno dei più caratteristici e suggestivi santuari lombardi. Aggrappato ad una rupe a picco sul lago e sovrastato da un imponente scoscendimento roccioso alto circa 60 metri, il complesso conventuale racchiude tra le sue mura dieci secoli di storia monastica. La tradizione narra che il santuario venne fondato alla fine dell’XI secolo dal Beato Alberto Besozzi da Arolo (le cui spoglie sono ancora conservate all’interno della chiesa) il quale, ritiratosi su quel ciglio di roccia per condurvi una vita da eremita, fece costruire, in cambio di una grazia ricevuta, il sacello di S. Caterina del tutto simile a quello situato sul monte Sinai dove sono raccolte le spoglie della santa. La cappella fu presto affiancata da altre due chiese: San Nicola e Santa Maria Nuova. Per circa un secolo vi abitarono i Domenicani, mentre dal ‘400 al ‘600 l’eremo fu condotto dai frati del convento milanese di S. Ambrogio ad Nemus, sostituiti poi fino al tardo ‘700 dai Carmelitani. Da qui fino ai primi del ‘900 il complesso conobbe fasi di decadenza. Oggi, dopo lunghi e complessi lavori di restauro e consolidamento, il monastero, affidato ai monaci Benedettini, è tornato ad essere una meta turistica e religiosa.
Il complesso architettonico, composto da tre nuclei ben distinti: il convento meridionale (XIV-XVII), il conventino (XIII) e la chiesa attuale (XVI), è ricco di affreschi di un certo interesse dei quali il più antico è una notevole nonché frammentaria Crocifissione con armigeri del Trecento situata nella sala capitolare. Ballatoi pensili con archi gotici e rinascimentali uniscono i vari edifici dando l’impressione al visitatore che il tempo in questo luogo si sia fermato. Questa sensazione risulta ancora più forte quando ci si ferma a pregare nella suggestiva chiesa, accompagnati da un sottofondo di canti gregoriani a ricordarci della grande tradizione spirituale che ha abitato tra quelle mura nel lontano passato ma di cui ancora oggi è possibile respirarne la forza e la santità.
Informazioni utili.
Il luogo è abitato da una piccola comunità di Oblati benedettini. È possibile prenotare telefonicamente delle visite guidate della durata di circa mezz’ora con la possibilità, se accompagnati da un sacerdote, di celebrare la S. Messa. Tre celle sono a disposizione per chi volesse fermarsi qualche giorno di più. Per gli orari di apertura al pubblico consigliamo di contattare direttamente il santuario. La S. Messa è alle 16.30 la domenica e i giorni festivi. Il 25 Novembre è la festività S. Caterina ed è prevista una Messa solenne con successivo rinfresco.
Come arrivare
Autostrada A8 Milano-Laghi, uscita Sesto Calende. Seguire per Sesto Calende e successivamente per Angera e Intra. Proseguire fino a località Cellina dove si svolta per raggiungere la cima del dirupo che sovrasta l’eremo. 267 gradini separano il parcheggio dal monastero.
Nel periodo estivo è possibile raggiungere S. Caterina col battello che attracca proprio sotto il santuario (da Angera, Intra o Stresa).
Per informazioni
S. Caterina del Sassobàllaro
21038 Leggiuno (VA)
Tel. 0332 647172 • Fax 0332 649113
Società gestione navigazione laghi
Tel. 800 551801
IL TIMONE – N. 10 – ANNO II – Novembre/Dicembre 2000 – pag. 43