Il Timone n. 19 – anno 2002 –
Caro direttore,
ho ricevuto in omaggio da una parrocchiana l’abbonamento e desidero esprimere i più sentiti complimenti.
C’era proprio bisogno di un periodico di formazione veramente cattolico.
Fatemi sapere se posso fare qualcosa per diffondere la pubblicazione oltre che parlarne, cosa che sto già facendo e mandare un’offerta, cosa che presto farò e… naturalmente pregare.
Il Signore vi benedica per questo apostolato,
don Romano De Angelis, Roma.
Caro direttore,
Ho ricevuto con piacere un numero de “il Timone” di cui avevo sentito parlare più volte a Radio Maria nei suoi interessantissimi e preziosissimi interventi. Trovo di grandissimo interesse gli argomenti trattati per la loro attualità e chiarezza che sprona noi cristiani ad istruirci, a comprendere e difendere la nostra preziosa fede. Oggi ce n’è estremo bisogno, visto l’andamento delle cose. Bello sarebbe che anche le strutture pubbliche, anziché sprecare i soldi dei cittadini in tante cose inutili o addirittura dannose, anziché porre ostacoli, contribuissero a sostenere questa vostra iniziativa, utile al bene della società e dell’Italia. Mi auguro che almeno fra i cristiani l’iniziativa abbia successo e sostegno.
Angelo Orlandi, Lavis (TN).
Caro direttore,
[…] un mio collega mi ha regalato l’abbonamento a “il Timone” .
Da tempo volevo leggere, conoscere, I capire qualcuno o qualcosa che non fosse la solita minestra, la solita predica, la solita ipocrisia che oggi viene distribuita negli ambienti cattolici. Da credente, da catechista, da cattolico ma soprattutto da uomo voglio ringraziare ancora Felice, il mio collega, per uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto, un regalo che ti arricchisce, ti aiuta nel cammino, che non ti fa sentire solo, che spazza via tutti quei timori che annientano la fede e la speranza. Lei non immagina che cosa sia per me “il Timone”. Grazie di cuore e le assicuro che se avessi avuto la possibilità, il “regalone” glielo avrei fatto senza esitare. Che Dio vi conservi sempre così. Con profonda stima,
Orazio Vitale, Rogeno (LC).
Caro direttore,
sono un appassionato abbonato de “il Timone”. Sono un po’ restio a scrivere ai giornali, anche se spesso ne ho voglia, però non posso fare a meno di farle i complimenti, assieme ai suoi ottimi collaboratori (a proposito: cerchi di ingaggiare definitiva mente Messori). È la rivista che da tanto tempo “sognavo”, per l’intelligente e colta forza apologetica che sprigiona e per l’aiuto che mi dà nel mio impegno di catechista, dove oggi non basta più conoscere i soliti buoni testi. Ancora bravo,
Gianni Sergi, Reggio Calabria.
Caro direttore,
intorno alla fecondazione artificiale extra corporea si è costituito un cappello di bugie, reticenze, disinformazioni. Uno dei falsi argomenti utilizzati è che a fronte di una condizione di sterilità, il lodevolissimo desiderio di procreazione trova un rimedio che, per quanto, ora, imperfetto perché comporta perdite non volute, è suscettibile, con l’esperienza, di perfezionamenti, potendosi guardare ad una futura efficienza: una correzione della natura, cosa del resto del tutto conforme all’esercizio dell’arte medica. Ma intanto la realtà è che per far nascere un bambino vengono uccisi mediamente 15/20 fratellini. Questo vale per ogni fecondazione in vitro omologa o eterologa che sia, e non pare materia discutibile che la morte di queste creature sia un fatto ben più grave che la pur deprecabile nascita al di fuori di una famiglia regolare. Ci sembra che basti la ragione per capire queste cose e invece c’è chi ne fa una questione di fede. Così qualche importante personaggio ha dichiarato che la fecondazione in vitro è dichiarata illegittima dalla dottrina della Chiesa (Donum Vitae) perché sciflde il rapporto procreativo da quello unitivo. Vero, ma purtroppo questo insegnamento è percepito come un dettato cui debbono conformarsi i credenti e non tale da valere per tutti. Per capire la sapienza che sta dietro questa istruzione, merita di soffermarsi sull’affermazione del Prof. Jerome Lejeune: “lo vorrei vederlo in faccia quell’operatore di fecondazione artificiale che si impegna a fare nascere comunque un bambino concepito in provetta anche se handicappato!”. La risposta è tanto ovvia che non merita . di essere espressa. La spaccatura avviene ed è irrimediabile quando la nuova vita anziché alla tutela della mamma è affidata ad operatori. I concepiti sono prodotti, cose, non bambini! Non hanno un nome. Le provette hanno dei numeri esattamente come gli internati nei campi di concentramento.
Distruggerne 10 o 20 per averne uno è normale! Queste cose da noi sono censurate nell’illusione di realizzare il minor male legislativo (escludere la fecondazione eterologa lasciando quella omologa). Intanto la gente non capisce più niente. Quanti devono morire per creare il bambino perfetto?
Silvio Ghielmi, Milano.
Caro direttore,
ho tra le mani la copia della rivista “il Timone” che cortesemente mi ha inviato. Sfogliando il bimestrale, l’ho trovato subito molto interessante e nettamente diverso nel contenuto rispetto a tanti altri giornali conformi al “politically correct”. Tanti articoli e tante firme in effetti rispecchiano la piena tradizione e trovo molte pagine istruttive soprattutto dal punto di vista storico. Rispondendo alla sua lettera, mi sento – impegnato quotidianamente nella vita politica cattolica – di sottoscrivere senz’altro l’abbonamento annuale alla rivista. Mentre prego per la buona riuscita del giornale, la saluto in Cristo Re,
Alessandro Galli, Roma.
Caro direttore,
[…] auguri per il suo apostolato, che fa un sacco di bene. Le dico solo che su “il Timone” ho trovato la “pubblicità” di “Roma dolce casa”. Fra’ Umile se n’è fatto mandare alcune copie (abbiamo dovuto aspettare mesi perché era in ristampa). Ebbene delle prime cinque copie in convento non ce n’è più neanche una… ora ne facciamo arrivare altre e credo che anche quelle in poco tempo… Insomma, “il Timone” è prezioso non solo come rivista, ma anche per i consigli bibliografici e il bene ne risulta moltiplicato. Che Dio vi benedica e vi mandi i benefattori necessari per quest’opera, la della Croce, Pettineo (ME)
Il Timone: riuniti i collaboratori
Sabato 20 aprile, nei locali della parrocchia San Pio X, a Milano, ospiti del parroco don Marco Barbetta, si è tenuta l’annualeriunione dei collaboratori de “il Timone”. Dopo la S. Messa, concelebrata .da don Luigi Negri, don Piero Cantoni e P. Timothy Meehan, l.e, e un gustoso pranzo offerto dai redattori del nostro periodico, sono iniziati i lavori, aperti dalla preghiera seguita da una relazione di don Luigi Negri sullo stato della cultura cattolica in Italia. Poi, Gianpaolo Barra, direttore responsabile, ha illustrato i progressi de “il Timone”, che in tre anni di vita ha quasi raggiunto quota 6.000 abbonati, sparsi in tutta Italia, continua a suscitare interesse tra i lettori e ha presentato i progetti che riguardano il futuro di questo apostolato a mezzo stampa. Poi ha presola parola Vittorio Messori e quindi molti degli intervenuti, tra i quali segnaliamo Roberto Beretta, Stefano Biavaschi,· Laura Boccenti, Rosanna Brichetti, Giovanni Cantoni, don Piero Cantoni,Rino Cammilleri, Giancarlo Cavalieri, Carlo Climati, Giovanni e paolo De Marchi, Marco Invernizzi, Andrea Menegotto,don Luigi Negri, Mario Palmaro, Oscar Sanguinetti, Vincenzo Sansonetti, Maurizio Schoepflin, Andrea Sciffo, Marta Sordi, Andrea Tornielli.
Ovviamente, la redazione era presente al gran completo. Diverse le proposte emerse nel corso degli interventi. Una riguardava la possibilità di dar vita ad una serie di fascicoli che, con accattivante impaginazione grafica, e scritti in modo semplice, trattassero i temi più interessanti dell’apologetica cattolica. Una sorta di dossier, ma più sostanzioso, sempre di agile lettura, che gli abbonati de “il Timone” potrebbero utilmente collezionare e conservare in biblioteca, pronti all’uso in caso di bisogno per condurre in porto la buona battaglia culturale. Interessante anche la proposta di organizzare momenti formativi per i giornalisti e gli studiosi che scrivono su “il Timone”: anche noi, infatti, abbiamo costante bisogno di arricchire la nostra formazione culturale. Come è doveroso, tutto poniamo nelle mani della Divina Provvidenza, perché si compia sempre la sua volontà.
L’appuntamento è per il prossimo anno. Nel frattempo, confidiamo nella preghiera dei nostri lettori e assicuriamo loro che, a Dio piacendo, proseguiremo con sempre maggior zelo questo apostolato a mezzo stampa, cui abbiamo dato vita per la maggior gloria di Dio e per il bene delle anime.
IL TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 4 – 5