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14.12.2024

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L’evoluzionismo non è più un dogma?
31 Gennaio 2014

L’evoluzionismo non è più un dogma?

 

 

 

 

La polemica in Usa sull’esistenza di un “progetto intelligente” è arrivata sulla copertina del Time. Un famoso scienziato ultraottantenne si converte e abbandona l’ateismo. L’evoluzionismo è entrato in crisi?
 
 
 
Ha fatto un certo scalpore anche sui media italiani il processo intentato a Harrisburg, in Pennsylvania, contro i fautori del cosiddetto “progetto intelligente” (in inglese, Intelligent Design).
Molto meno, anzi punto, la conversione del professor Antony Flew.
A Harrisburg, il 26 settembre 2005, si è inaugurato il dibattimento sulla possibilità d’insegnare nelle scuole statunitensi, oltre all’evoluzionismo nella sua forma darwiniana o neodarwinista, anche la teoria del “progetto intelligente”.
Vale a dire che non il caso, ma una causa superiore presiede il creato.
Così aveva del resto deciso il consiglio scolastico del distretto di Dover sin dall’ottobre 2004 e in questo senso si era persino pronunciato, il 2 agosto 2005, il presidente George W. Bush jr. durante un’intervista rilasciata a quattro giornalisti del Texas, che ha catapultato l’intera vicenda addirittura sulla copertina di Time.

La costituzione contesa
Undici famiglie avevano però fatto ricorso sostenendo che l’insegnamento del “progetto intelligente”, secondo loro pertinente a “questioni di religione”, violerebbe la rigida separazione fra Stato e Chiese che sarebbe sancita a chiare lettere dalla Costituzione federale americana. Ma è solo un capitolo nuovo di una storia antichissima. Ammesso e non concesso, infatti, che la separazione Stato/Chiese sia così rigida come viene detto e così esplicita nel senso che certuni vogliono attribuirle, se separando lo Stato dalle Chiese la Costituzione federale prescrivesse il laicismo più estremo, anche il favorire pubblicamente il materialismo più dogmatico, come di fatto fa il darwinismo nelle sue diverse varianti, configurerebbe la medesima violazione giacché promuoverebbe un “credo secolare” a religione di Stato.
Il punto in questione va oltre i confini americani e riguarda cosa sia davvero la scienza. Se essa sia, cioè, solo un dogma razionalistico che non può essere discusso ma solo supinamente accettato, oppure uno sforzo di conoscenza del reale che per metodo e statuto prevede esattamente la ricerca, l’umiltà, l’apertura e la disponibilità a cambiare continuamente idea.
A meno che non voglia farsi oscurantista, infatti, la scienza è proprio il luogo del continuo mutamento, del continuo aggiornamento, del continuo riformismo. Altrimenti negherebbe se stessa. Affermare la verità dell’evoluzionismo darwiniano o neodarwinista basandosi sull’assunto aprioristico che discuterne la validità anche solo in sede teoretica è un “reato” significa cioè essere antiscientifici.

Sfida tra intelletti
La vicenda del professor Antony Flew, invece, è quella di un ultraottantenne docente di Filosofia all’Università di Reading, in Gran Bretagna, universalmente conosciuto
per la lunga e tenace difesa dell’ateismo. Per il Flew prima maniera, infatti, l’uomo autenticamente “ragionevole” non può affatto accettare l’esistenza di un Essere Supremo, men che meno l’idea di un Dio Creatore come lo è il Dio rivelato nella Bibbia. Autorevole e influente, lo “scandalo” che le sue posizioni hanno generato è stato notevole. Flew è infatti sempre stato, in ambito culturale ma anche politico, un ascoltato esponente del pensiero conservatore anglosassone, non definibile in toto come pensiero cristiano e tantomeno intenzionalmente apologetico, e però un pensiero solitamente in sintonia con il cristianesimo.
Tutto, peraltro, iniziò nel 1949 quando Flew stabilì i canoni della propria filosofia ateista svolgendo una conferenza presso il Socratic Club dell’Università di Oxford presieduto dal celebre scrittore e apologeta anglicano C.S. Lewis, altrettanto e più conservatore di Flew, e non solo assertore del “progetto intelligente”, ma cristiano praticante, nonché “padre” di numerosi convertiti anche e spesso al cattolicesimo.
Un anno prima del famoso dibattito tra Flew e Lewis, il 2 febbraio 1948 il Socratic Club aveva ospitato il confronto tra due irlandesi, lo stesso Lewis ed Elizabeth Anscombe, filosofa allieva di Ludwig Wittgenstein. A tema, i miracoli e in particolare un recente libro di Lewis (Miracles: A Preliminary Study, 1947). Entrambi gli oratori erano cristiani, e la Annscombe, cattolica praticante, criticò pesantemente Lewis. La sua apologetica del miracolo cristiano, diceva infatti la Annscombe, non regge. Pare peraltro che la filosofa sia stata assai convincente, tanto che dopo quell’evento (per molti l’unica occasione di dibattito pubblico in cui Lewis perse il confronto dialettico), Lewis riscrisse parte del suo libro.
Ora, Flew era presente a quel dibattito e il tema della con futazione dei miracoli è sempre stato un cavallo di battaglia del suo ateismo. Ebbene il dibattito tra Lewis e la Annscomb è stato “rifatto” nel luglio 2005 a “Oxbridge”, una convention estiva di studiosi e ammiratori di Lewis che si raduna ogni tre anni. In seguito a questo incontro, qualcuno ha pensato d’intervistare sul tema pure Flew, ed è con questa intervista che la conversione al teismo di Flew ha cominciato a prendere sempre più corpo.

Una battaglia perduta
Così, il 9 dicembre 2004, una notizia viene ripresa e diffusa dall’agenzia Associated Press: all’età di 81 anni, Flew si è persuaso dell’esistenza di Dio. «In un simposio sponsorizzato all’Università di New York quest’anno – dice la nota d’agenzia – il prof. Flew ha dichiarato che gli sviluppi della scienza moderna lo hanno condotto a convincersi dell’intervento di una Mente Intelligente nella creazione del mondo».
Oggi il filosofo è un’altra persona, un altro scienziato: certo alle prese con il problema di chi sia Dio, ma altrettanto certamente convinto dalla ragione e dallo studio della sua incontrovertibile esistenza. Il tutto è stato poi spiegato in una lunga intervista realizzata dal professor Gary R. Habermas, docente di Filosofia e Teologia, sul fascicolo dell’inverno 2004 di Philosophia Christi, edito in California.
Insomma, per anni Flew ha affermato che, studiando accanitamente e seriamente, non si poteva che concludere che persino la semplice idea di Dio è una follia irrazionale.
Poi, proseguendo gli studi accanitamente e seriamente è arrivato alla posizione opposta. Non “cambiando idea”, ma perseverando nell’interrogare la propria intelligenza.
Non si può non ammettere, dice Flew oggi, che il caso non ha senso né potere per spiegare la realtà che ci circonda, mentre una causa sì. Una causa suprema, una causa intelligente, una causa volitiva che sfugge alle misurazioni dell’uomo e alla sua perfetta comprensione, ma che nondimeno s’impone alla contemplazione onesta della ragione. Una causa iniziale di tutto che quindi è anche causa finale, un motore immobile che tutto muove senza mai muoversi esso stesso, principio e fine di ogni cosa, spiegazione vera del perché le cose sono e sono come sono sfuggendo a ogni tentativo di dominio, potere e possesso dell’uomo, il quale delle cose può solo prendere atto. Il “progetto intelligente”, appunto.
Com’è finito il processo di Harrisburg? Nell’unico modo in cui poteva finire un dibattimento impostato come se  si trattasse di un derby di calcio, “creazionisti” contro “evoluzionisti”. Vittoria secca dei secondi il 20 dicembre scorso, che hanno avuto buon gioco nello spostare la questione facendo affermare al presidente del tribunale, peraltro cristiano praticante, che la concezione del “progetto intelligente” attiene alla filosofia, anzi al credo religioso.
E che quindi con la scienza, con la scienza da insegnare a scuola nell’ora di osservazioni scientifiche, c’entra poco. Il guaio è che molti, troppi la pensano così anche tra i “buoni”. È allora proprio necessario che si spieghi perché l’idea del “progetto intelligente” è invece scienza, perfettamente scienza – come afferma oggi Anthony Flew –, e come quindi, di conseguenza, al campo delle “filosofie”, anzi delle superstizioni e delle ubbie, appartengano tutte le illazioni darwiniane o neodarwiniste.

 

 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
Domenico Giuliotti L’ora di Barabba (prima edizione Vallecchi, 1920; ora Edizioni Logos, 1982).
Tizzi e fiamme (prima edizione Vallecchi, 1925; ora Edizioni Cantagalli, 1999).
Giovanni Papini Un uomo finito (prima edizione Libreria della Voce, 1912; ora in Opere, Mondadori).
Storia di Cristo (prima edizione Vallecchi, 1921; ora in Opere, Mondadori).
 
 
 
 
 
 
IL TIMONE – N. 55 – ANNO VIII – Luglio/Agosto 2006 – pag. 52 – 53

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