Il 2023 con ogni probabilità si confermerà un anno record per gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane; in effetti, i numeri sono già impressionanti. Ma questo, per quanto tale fenomeno possa essere – e già sia – problematico per il sistema di accoglienza e per l’integrazione, è ancora nulla rispetto a quello che ci attende. Esistono infatti proiezioni serie che, sulla base dei flussi migratori degli ultimi anni, ci dicono che in Europa entro il 2030 potrebbero arrivare fino a 5 milioni di persone, in particolare dall’Africa ma non solo.
Siamo insomma davanti ad una vera e propria sfida epocale, che proprio per questo va studiata ed affrontata con attenzione. A tale proposito, il Primo Piano del Timone di novembre, dedicato all’argomento, si apre con una intervista alla politologa Kelly M. Greenhill, ricercatrice che ha proposto ha livello accademico una tesi controcorrente: quella secondo cui molti flussi migratori non siano affatto spontanei e inevitabili, essendo l’esito anche di pressioni politiche, se non di veri e propri ricatti a danno di Stati e istituzioni.
A seguire, Giuliano Guzzo racconta come le élite europee continuino a spingere per più arrivi di stranieri nella speranza – che rischia d’esser vana – di combattere l’inverno demografico, mentre la ricercatrice ed esperta di Africa Anna Bono sottolinea come quanto sta avvenendo ed avverrà impoverisce il Continente nero. Intervistato da Maurizio Caverzan, il sociologo Marzio Barbagli, pur da una posizione progressista, mette in luce come l’immigrazione irregolare sia associata al crimine, mentre il cardinale Angelo Bagnasco, in un suo intervento, ricorda che tutti sono chiamati a fare la loro parte. Anche chi emigra.
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