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11.12.2024

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Linee di pastorale giovanile
31 Gennaio 2014

Linee di pastorale giovanile

 

 

 
Le certezze di fede
La formazione dei ragazzi si fonda su alcune certezze di fede. Sono le stesse che hanno sempre presieduto a tutte le grandi tradizioni educative cristiane, e non bisogna temere di proclamarle anche oggi con decisione e chiarezza.
Sono importanti ai nostri fini: 1. la distinzione tra il bene e il male; 2. la persuasione che la vita ha un traguardo da raggiungere, una strada segnata da non lasciare, dei doveri da assolvere, delle norme da rispettare; 3. la convinzione della debolezza umana e insieme della forza salvatrice della grazia ottenutaci dalla redenzione di Cristo; 4. la volontà di usare assiduamente dei mezzi divini di salvezza, in particolare del sacramento della penitenza e del sacramento dell’Eucaristia; 5. l’amicizia col Signore Gesù, presente e vivo nei nostri tabernacoli; 6. l’abitudine a ricorrere con semplicità all’aiuto della Madonna e dei Santi.
Una volta poste al sicuro queste certezze, ci si deve aprire a quanto di bello e di degno il mondo può offrire, e niente va giudicato come estraneo o incompatibile per la proposta cristiana.
Tutto va raccolto e composto in una vita di famiglia, dove ogni ragazzo si senta interessato e partecipe e dove ognuno abbia un suo compito e una sua responsabilità.

L’azione del sacerdote
La presenza attiva e illuminante del prete non può mancare dovunque ci sia un’iniziativa di formazione cristiana. Nessuna dovizia di collaboratori potrà mai indurre a lasciare la pastorale dei ragazzi priva di questo naturale ed essenziale supporto.
Anche dove c’è una struttura sostenuta e potenziata dall’azione provvidenziale di molti laici, la direzione e l’animazione decisiva sarà sempre del sacerdote.

Il gruppo degli educatori
Ogni comunità cristiana deve esprimere dal suo seno un numero adeguato di educatori che, in sintonia coi sacerdoti, facciano della formazione dei ragazzi un impegno preciso, durevole, consistente.
È auspicabile il delinearsi in ogni comunità di un gruppo di adulti e di giovani ben formati, che diventi l’anima di una realtà associativa specificamente riservata ai ragazzi. Essa deve costituire quasi una «famiglia», dove tutti si sentano a casa loro e dove i piccoli imparino dai «grandi» come si può vivere seriamente da cristiani.
L’attività catechistica – che è offerta giustamente come una «scuola» – attraverso il moltiplicarsi delle occasioni di socializzare offerte ai ragazzi deve assumere anche la figura di «comunità di vita», in cui è sollecitata e armonizzata una pluralità di interessi, come la preghiera, la vita liturgica, l’istruzione, il gioco, lo sport: in genere tutta la vita associata.

La scoperta personale di Cristo
I giovani vanno condotti alla scoperta personale di Cristo, come della sola vera ricchezza dell’uomo che non viene mai svalutata nel continuo alternarsi e oscillare delle mode esistenziali.
Il cristianesimo è adesione non tanto a un sistema di idee quanto a una persona, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio che ha vinto la morte. Egli possiede insieme l’umanità più perfetta e la pienezza della divinità; non enuncia teorie, ma è lui stesso la verità; non indica sistemi opinabili di progresso e di liberazione, ma è lui la nostra piena realizzazione e il principio invincibile della nostra vera libertà; non ha ricette per rendere più agiati i nostri giorni, ma è la nostra vita.
Perciò essere cristiani significa essere sempre nuovi quando tutte le ideologie invecchiano; essere uomini motivati mentre tutte le militanze o presto o tardi deludono; essere protagonisti della storia di fronte al rapido apparire e scomparire dei vari dominatori della scena mondana.
Davanti al Signore Gesù, tutto sbiadisce e perde di sapidità: nessuna cosa o dottrina o personalità riescono più a incantarci.
Tutto invece – se è visto in lui, che è il centro e il compendio di ciò che è stato voluto dal Padre ed esiste – riacquista colore, senso, prestigio.
In lui ogni bellezza, ogni impegno per la giustizia, ogni luce di conoscenza desume la sua verità. Dall’adesione a Cristo, perciò, il credente non è incoraggiato a nessuna latitanza; piuttosto avverte in sé la vocazione a essere presente in tutti i campi in cui l’uomo si esprime e in cui il suo destino direttamente o indirettamente si gioca.

Il prodigio della Chiesa
Con pazienza e con amore tenace i giovani devono essere condotti anche a scoprire la realtà stupenda della Chiesa, cioè dell’incorporazione in Cristo di coloro che sono stati redenti e sono rinati nel battesimo.
La Chiesa è la sola aggregazione umana capace di rinnovare instancabilmente l’uomo, di rialzarlo dopo ogni caduta, di potenziarlo interiormente di là da tutte le sue debolezze, di difenderlo dalla disumanizzazione sempre in agguato, di mantenerlo libero di fronte ai ricorrenti tentativi di asservimento (di varia provenienza e natura), di salvarlo dall’insignificanza e dall’assurdità onde la sua esistenza è sottilmente insidiata, di custodire nel suo cuore le speranze eterne senza le quali ogni lavoro e ogni agitazione appaiono senza scopo, di persuaderlo a tentare e a ritentare quotidianamente di dar vita a un’autentica e fondata fraternità.
Le sfavorevoli presentazioni della Chiesa – che sono al giovane imposte dalla cultura dominante – potranno da lui essere a poco a poco superate sia in un progressivo irrobustirsi della sua fede (che gli farà capire come la Chiesa sia, nonostante la cattiva qualità della materia prima messagli a disposizione dalla nostra miseria, il capolavoro storico dell’Artefice divino) sia per l’esperienza che egli compie nella comunità cristiana dove è inserito (che costituisce per lui il mezzo normale e più efficace di attiva partecipazione al dinamismo e alla gioia ecclesiale).

La missione nel mondo
Chi arriva alla scoperta esistenziale del Signore Gesù e della Chiesa, arriva anche a capire di avere una grande missione nel mondo.
«Tutte le cose sono create per mezzo di lui e in vista di lui… perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza» (Col 1,16-19). D’altra parte, la Chiesa è «la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose» (Ef 1,23).
Appare così il progetto di Dio come fortemente unificato e unificante, nel quale sono ugualmente incluse la creazione e la redenzione, la natura e la grazia, la ragione e la fede; nel quale dunque si devono sì porre le dovute distinzioni tra le diverse realtà e i diversi livelli, ma sempre restando consapevoli dell’unità della divina «economia».
La missione del credente, e quindi anche del “giovane credente”, diventa allora quella di collaborare a questo disegno.

L’impegno di carità
È necessario che si riesca a proporre qualche impegno organico e permanente di generosità e di attenzione ai più sfortunati come componente essenziale della formazione cristiana.
La presenza di queste attività caritative entro il gruppo giovanile sarà il segno della sua autenticità e della sua completezza evangelica.

L’impegno morale
Al giovane va presentato senza ambiguità e senza reticenze il comportamento morale che è coerente conseguenza dell’adesione rinnovatrice al Signore Gesù, e che è spesso in esplicito contrasto con le opinioni mondane più diffuse.
1. Al discepolo di Cristo deve essere ben chiaro che l’agire dell’uomo è chiamato a conformarsi alla legge morale, e non è la legge morale a doversi adattare all’agire più diffuso dell’uomo.
2. Il discepolo di Cristo sa che la verità non va mai offesa, dovunque e comunque si manifesti, e non può mai essere sacrificata, quale che sia il vantaggio o l’utilità che si possa ricavare da questo ignobile sacrificio.
3. Il discepolo di Cristo sa che la vita sessuale non è un divertimento fine a se stesso, ma va sempre posta al servizio del giusto, definitivo, fecondo amore tra l’uomo e la donna.
4. Il discepolo di Cristo sa che il vincolo matrimoniale, al quale deve prepararsi con molta serietà e ponderazione, non è dissolubile, e quanto è disposto dalle leggi umane a questo proposito non ha per lui alcun valore.
5. Il discepolo di Cristo sa che ogni soppressione di vita umana innocente, dal primo all’ultimo istante, è agli occhi di Dio un delitto, quale che sia il parere delle norme civili.
6. Il discepolo di Cristo sa che la ricerca del proprio tornaconto non può arrivare a violare la giustizia e il senso dell’umana solidarietà.
In questo contesto e alla luce di questi principi, si capirà lo slancio missionario che deve nascere e sempre più prepotentemente affermarsi nella comunità cristiana, e prima di tutto nella comunità giovanile.

Identità cristiana
Nell’azione rivolta ai giovani occorre che queste convinzioni siano sempre tenute presenti e vengano continuamente riprese con la tenacia di una comunità ecclesiale ben consapevole che gli ideali evangelici non possono essere attenuati o tenuti nascosti, e con la pazienza del pastore che non perde di vista nessuna delle sue pecore e sa aspettare anche quelle più svogliate e dal passo più lento.
In ogni caso, l’identità cristiana dei nostri ambienti giovanili non può mai venir meno. Le nostre strutture non possono mai diventare dei puri contenitori, nei quali ciascun avventizio può mettere ciò che gli pare: esse devono sempre restare al servizio di un limpido e integrale discorso educativo cristiano. Tutti devono sentirsi accolti, ma tutti devono sapere che sono accolti entro il gioco salvifico di Dio, di Cristo, della Chiesa; un gioco che, per il bene stesso degli uomini, non va mai snaturato.

Preghiera e direzione spirituale
Nella formazione dei giovani deve trovare spazio l’educazione alla preghiera. Dobbiamo tornare a insegnare ai nostri giovani l’arte dell’orazione: dell’orazione comunitaria e dell’orazione individuale; della pietà liturgica, attraverso la partecipazione frequente – anche quotidiana – alla messa e alla liturgia delle ore, e della pietà popolare. Dobbiamo tornare a proporre la bellezza e l’utilità della meditazione, dell’ascolto del Maestro interiore, del colloquio personale col Signore.
Col sacramento della riconciliazione va indicata seriamente, come particolarmente necessaria all’età evolutiva, una direzione spirituale che sappia indicare alla generosità giovanile le mete più alte della santificazione cristiana.

La scelta di vita
Al giovane che arriva alle soglie della maggiore età si pone il problema della scelta di vita. L’umile, attenta, aperta ricerca della volontà di Dio lo condurrà a poco a poco a capire quale sia la propria vocazione e la strada che è stata pensata per lui dall’amore del Padre.
Il matrimonio, la fecondità generosa, la missione educativa, il servizio dei fratelli anche in forma associata nei vari modi di presenza cristiana, le varie responsabilità ecclesiali, la verginità consacrata, la contemplazione della verità, il sacerdozio, i diversi ministeri, l’evangelizzazione dei vicini e dei lontani ecc.: tutte le «mansioni»del Regno di Dio devono essere prese in considerazione, capite e apprezzate, perché la scelta sia veramente libera e consapevole, rispondente alla magnanimità di quel Dio che, su vie differenti, ci chiama tutti allo stesso destino di gioia e di gloria.

 

 

 

 

IL TIMONE – N. 53 – ANNO VIII – Maggio 2006 – pag. 48 – 49

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