«La scuola fa parte propriamente delle strutture civili… Interessa la catechesi nella misura in cui anche le umane istituzioni possono essere ordinate alla salvezza degli uomini e concorrere alla edificazione del Corpo di Cristo» (Il Rinnovamento della Catechesi, CEI, n.154).
L’ora di Religione Cattolica a scuola ha una natura diversa dall’ora di catechismo svolta in parrocchia; ha infatti come fine la cultura e non la fede. Tuttavia, non può esistere fede senza una autentica cultura della fede, senza cioè conoscere i contenuti in cui credere. Quando la Chiesa afferma che anche le umane istituzioni, come la scuola, concorrono alla salvezza degli uomini, intende che la persona è una realtà tutta intera, fatta di cuore e ragione, fede e cultura, e pertanto va salvata integralmente. Anzi, la Chiesa ci dice che «la formazione integrale dell’uomo e del cittadino, mediante l’accesso alla cultura, è la preoccupazione fondamentale» (ibidem, n.154).
Tutta la scuola concorre certamente a questa formazione integrale della persona, ma l’ora di religione scolastica concorre in modo particolare, in quanto «l’educazione della coscienza religiosa si inserisce in questo contesto come dovere e diritto della persona umana che aspira alla piena libertà» (ibidem, n.154). Non può infatti esistere piena libertà senza la conoscenza. Perché si sia pienamente liberi di scegliere, occorre prima conoscere. Perfino il nostro “no” è veramente libero solo dopo aver conosciuto. Inoltre, la cultura religiosa permette a ogni cittadino (e non solo ai credenti) di possedere gli strumenti adeguati per la sua completa formazione e il suo futuro lavoro. Sono sotto gli occhi di tutti gli strafalcioni commessi quotidianamente da educatori, giornalisti o giuristi, a seguito di una scarsa cultura religiosa, soprattutto in una terra come la nostra così intrisa di tradizioni, così ricca di arte e letteratura religiosa, e così fondata sui delicati equilibri anche giuridici tra libertà religiosa e diritto dello Stato.
Ecco perché è un grande controsenso non avvalersi dell’insegnamento di Religione a scuola: lo studente che non si avvale termina il suo percorso scolastico con un grave vuoto conoscitivo, che più volte peserà nella sua vita. L’ignoranza religiosa non è un tesoro per nessuno, nemmeno per il non credente, che viene semplicemente esposto a una serie di brutte figure. Se poi si considera anche la fuga dalle grandi domande di senso che l’ora di religione offre ai suoi studenti, ecco che questa mutilazione culturale diventa anche una mutilazione esistenziale.
Tutte le famiglie e tutti gli educatori dovrebbero operare in modo da incoraggiare la partecipazione attiva all’ora di religione che la scuola offre. L’ora di religione a scuola Spesso, invece, si assiste al fenomeno di giovani che in oratorio svolgono il ruolo di animatori o addirittura di aiuto-catechisti ma a scuola non si avvalgono dell’IRC per avere un’ora d’impegno in meno. Gli studenti che al contrario hanno scelto di avvalersi si accorgono di quanto sia preziosa quest’ora per la loro formazione culturale ed esistenziale, e se ne affezionano così tanto da considerarla la loro materia preferita prolungandone la scelta anche negli anni successivi o invitando alla partecipazione altri compagni. Le ultime statistiche parlano di una cifra altissima di avvalentesi in Italia: quasi il 90% degli studenti! Naturalmente, la cifra riguarda la media nazionale, ricavata da tutte le scuole di ogni ordine e grado: dalla scuola per l’infanzia alle superiori. Questo anche grazie alla nostra Costituzione che recepisce, come peraltro il Concordato del 1984, il valore della cultura religiosa per tutti i cittadini.
Dal canto suo, la Chiesa afferma che «l’insegnamento della religione cattolica è un servizio educativo a favore delle nuove generazioni, volto a formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà. Esso intende rispondere alle domande della persona e offrire la possibilità di conoscere quei valori che sono essenziali per sua formazione globale» (CEI, Nota Pastorale del 19-5-91, n.4).
Recentemente, i nostri pastori hanno affermato che «i giovani domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autentici. L’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e alla felicità» (Messaggio della Presidenza Cei in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2013-2014).
IL TIMONE N. 129 – ANNO XVI – Gennaio 2014 – pag. 61
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