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13.12.2024

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L’ordine
31 Gennaio 2014

L’ordine

 

 

 

 
L’ordine è una virtù necessaria, per la vita di tutti i giorni. Comporta avere regole e cercare di rispettarle, nel contesto di una corretta gerarchia di valori.
 
 
Come spiega il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, «le virtù umane sono perfezioni abituali e stabili dell’intelligenza e della volontà, che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e indirizzano la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede».
L’ordine non è dunque una virtù banale, come potrebbe sembrare, ma una qualità umana particolarmente necessaria proprio nella vita di tutti i giorni. In buona sostanza, vuol dire avere delle regole, collegate a una chiara gerarchia di valori, e cercare di rispettarle, in modo che la propria attività – magari anche instancabile – non finisca per restare sterile: appunto, per mancanza di ordine (cfr. san Josemarìa Escrivà, Solco, n. 506). Del resto, come una valigia può contenere molte più cose, se sistemate con metodo e non alla rinfusa, così la giornata di una persona può risultare più piena e “realizzata” se si riesce a programmarla con intelligenza e prudenza.
Ora, avere una gerarchia di valori comporta anzitutto saper distinguere ciò che è davvero importante da ciò che è “solamente” urgente.
E questo, come è ovvio, in primo luogo sul piano materiale: una giornata ordinata è quella che comincia alzandosi all’ora stabilita, senza comode pigrizie, e che continua rispettando con puntualità i propri impegni e sapendo usare le cose in modo funzionale (e quindi anche rimettendole, quando è il caso, al loro posto): il tutto evidentemente con la opportuna flessibilità e senza pignoleria.
Come tutte le virtù, infatti, anche l’ordine ha più di un vizio contrario: non solo il disordine, quindi, ma anche le fissazioni maniacali, i fiscalismi inutili, gli attaccamenti indebiti. Tutto ciò implica, fra l’altro, saper organizzare il proprio tempo, anche prevedendo come utilizzare gli imprevisti spazi liberi che, quasi ogni giorno, certamente si presenteranno.
Ma l’esistenza di una gerarchia di valori diventa ancora più importante sul piano intellettuale, perché qui il disordine può essere meno evidente: e ci si può trovare, quasi senza accorgersene, a perdere tempo in curiosità meschine, in letture inutili se non addirittura dannose, in vagabondaggi mentali, in spettacoli futili e superficiali, in ostinati attaccamenti alle proprie idee e opinioni.
Ancora più facile, poi, è alterare l’ordine nella carità e negli affetti: nella teologia morale si afferma comunemente che esiste un ordine nell’esercizio di ogni virtù: pertanto anche la carità (la “forma” di tutte le virtù) dev’essere ordinata. E quindi, come dice anche san Paolo, vengono prima i più vicini, e gli altri seguono, in cerchi concentrici sempre più larghi. Il rischio è quello di mettere invece al primo posto se stessi – «quella cosa così ingombrante che si chiama io», come diceva san Tommaso Moro – e finire, come il famoso personaggio dei fumetti Charlie Brown, per amare l’umanità ma non sopportare la gente.
E infine, la scala di valori di cui stiamo parlando trova la sua pietra di paragone nel rapporto con Dio. Il quale deve – o dovrebbe – occupare il primo posto («chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me…», proclama con chiarezza il Signore in Mt 10,37): e ciò significa che, come un figlio non può occuparsi dei genitori solo a tempo perso, così occorre dedicare tempo specificamente a Dio; e non basta certo l’ora destinata alla Santa Messa della domenica…
L’ordine diventa, a questo punto, una virtù totalizzante, non solo perché «le cose tutte quante/hanno ordine fra loro» (Paradiso, I, 103-104), ma anche perché compito dell’uomo nel mondo è dare “ordine” alle realtà temporali: infatti, «la vocazione propria dei laici consiste nel cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (Lumen gentium, n. 31).
 

 
 
IL TIMONE – N. 48 – ANNO VII – Dicembre 2005 – pag. 47
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