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14.12.2024

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Luce del Medioevo cristiano
31 Gennaio 2014

Luce del Medioevo cristiano

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “il Timone”, ha tenuto a Radio Maria il 23 settembre, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall’ autore.

1. Per questa conversazione di apologetica ho scelto un argomento di carattere storico.
2. Lo spunto è offerto da una serie di espressioni che ci capita di sentire spesso e di leggere frequentemente. Sono espressioni, modi di dire che hanno, forse senza che chi le pronuncia se ne accorga, un significato anticristiano, meglio sarebbe dire: anticattolico. Ed è proprio per questa ragione che noi cattolici dobbiamo stare attenti a non ripeterle acriticamente.
3. A quali espressioni mi riferisco? Rispondo subito: quante volte, per squalificare un fatto, per mettere in rilievo un elemento negativo, per criticare una proposta, abbiamo ascoltato battute come queste: “siamo tornati ai tempi del medioevo”. Oppure: “questa è una mentalità medievale”?
4. Quante volte abbiamo sentito criticare il Papa, che propone ai legislatori di tenere conto della legge di Dio, con questi termini: “Il Papa vuol farci tornare tutti al medioevo”?
5. Al contrario, quando si vuole apprezzare qualcosa, sentiamo dire: “finalmente non siamo più nel Medioevo”, non viviamo più in quei “tempi bui” del Medioevo.
6. Ormai questo modo di esprimersi fa parte del linguaggio comune; lo utilizzano molti insegnanti a scuola, lo imparano – naturalmente – i nostri figli, lo sentiamo in televisione, quando ci sono dei dibattiti o anche semplicemente come battuta.
7. Ma sono pochi, anche nel nostro mondo cattolico, quelli che prestano attenzione al significato di queste battute.
8. Sono espressioni che, talvolta, racchiudono un significato anticristiano, anticattolico. Perché? Perché dobbiamo ricordare che proprio nel Medioevo, specialmente nei secoli finali di questo tempo che chiamiamo “Medioevo”, si è realizzata la civiltà cristiana. E ci viene il sospetto, sospetto più che legittimo che quando sentiamo parlar male del medioevo si nasconde una critica alla civiltà cristiana.
9. Guai, secondo alcuni, riproporre l’idea di una civiltà cristiana. Per loro, la civiltà deve essere regolata da norme che hanno niente a che fare con la legge di Dio: è il classico laicismo.
10. Oggi, purtroppo, anche molti cattolici inorridiscono se qualcuno si
azzarda a dire loro che sarebbe auspicabile la costituzione di una nuova civiltà cristiana. Di una nuova cristianità. Guai se un cattolico propone – non impone: propone – di lavorare per costruire una civiltà cristiana.
11. Per impostare bene la nostra conversazione, dobbiamo prima avere chiaro che cosa si intende per civiltà cristiana.
12. È cristiana quella civiltà che riconosce pubblicamente e accetta liberamente la sovranità di Gesù Cristo in ogni campo dell’ agire umano. Sovranità di Gesù Cristo non solo nelle coscienze dei singoli, ma nella società.
13. Che Gesù Cristo sia Re della storia, dei singoli e dei popoli, non lo stabiliscono gli uomini. Gesù Cristo è Re della storia perché è Dio e questo è vero anche se le nostre società moderne non lo riconoscono. La civiltà cristiana, invece, lo riconosce pubblicamente: qui sta la differenza.
14. Dobbiamo essere un po’ precisi per evitare equivoci: non stiamo dicendo che la civiltà cristiana, specialmente quella medievale, è cristiana perché è composta di santi, mentre la società moderna sarebbe abitata da peccatori. Santi e peccatori c’erano nel Medioevo e santi e peccatori ci sono anche oggi.
15. Non è tra santi e peccatori la differenza. Il giudizio sulla santità è un giudizio che spetta a Dio e alla Chiesa.
16. La differenza tra civiltà cristiana e non cristiana è, innanzitutto, il pubblico riconoscimento e la libera accettazione della sovranità di Cristo, dunque della sua legge, in ogni ambito dell’ agire umano. Insomma: Cristo è strumento di giudizio per dichiarare buona una cosa e cattiva un’ altra, lecito un comportamento e illecito un altro.
17. Fatte queste premesse, diciamo subito che non parleremo del Medioevo in generale. Ci limitiamo soltanto a ricordare alcuni elementi estremamente positivi, tipici del Medioevo cristiano, che devono la loro ragion d’essere proprio all’influsso del Cristianesimo. Vedremo – in altre parole – quanto bene ha fatto ai singoli e ai popoli tenere conto del Cristianesimo, tenere conto della legge di Dio: quanto bene ha fatto non solo per la loro anima, dunque per la vita spirituale, ma anche per la vita quotidiana, concreta.
18. Ci guida un bellissimo libro, scritto da una delle più grandi studiose di Medioevo, la francese Régine Pernoud, intitolato “Medioevo. Un secolare pregiudizio”, edito da Bompiani.
19. Una premessa. La parola “Medioevo” è fin troppo generica. Letteralmente significa “età di mezzo”, periodo che sta in mezzo. Il Medioevo sarebbe quel periodo che sta in mezzo tra la civiltà classica, quella greco-romana, e la civiltà moderna, quella nata con Umanesimo e Rinascimento e nella quale viviamo oggi.
20. Siccome si fa terminare l’età classica con la caduta dell’Impero romano, con le invasioni barbariche del V secolo e poiché si fa cominciare l’età moderna con l’Umanesimo e il Rinascimento del XV secolo, il Medioevo comprende ben 10 secoli di storia, mille lunghi anni. Mille anni classificati con un solo termine: “Medioevo”.
21. Di questi dieci secoli, almeno due, il XIII e il XlV, videro affermarsi nell’Europa occidentale la realizzazione della Cristianità. Ed è proprio questa Cristianità che oggi si denigra, si svaluta, si accusa. E per giungere a questo risultato, si è dato vita alla “Leggenda nera” del Medioevo, del Medioevo cristiano.
22. Vediamo subito una prima caratteristica della Cristianità medievale. La civiltà cristiana medievale si è strutturata gerarchicamente con a capo una diarchia, cioè una duplice autorità: il Papa e l’imperatore. Nel medioevo cristiano, la Chiesa e l’Impero, l’autorità spirituale (il Papa) e l’autorità politica (l’imperatore) si assumono il compito di procurare e conservare la pace tra i cristiani e si preoccupano della salvezza delle loro anime.
23. Non è detto che ci riescano sempre, ma questo era la ragion d’essere principale del loro agire.
24. Questo è un elemento fondamentale della Cristianità: l’autorità religiosa e quella politica collaborano
25. Per amore di verità, dobbiamo dire che questa collaborazione, caratteristica della Res publica christiana,
26. Il pericolo è quello di confondere i ruoli, i compiti. È un pericolo che ha corso Papa Bonifacio VIIIUnam Sanctam” del 1302, Bonifacio VIII sostiene che la Chiesa ha non solo il potere spirituale ma anche quello temporale. Questo è certamente un pericolo da evitare.
27. Ma nell’idea di Res publica christiana troviamo un pregio formidabile, pregio che possiamo comprendere bene noi, uomini vissuti nel XX secolo. Ecco il pregio: il potere politico non è mai assoluto, non è mai totalitario.
28. Nel Medioevo, per influsso positivo del Cristianesimo, non si conosce l’ onnipotenza dello Stato, non si sa che cosa è lo Stato totalitario.
29. Capiamo bene che cosa vuoI dire tutto questo se pensiamo alla tragica esperienza del XX secolo, se pensiamo allo Stato totalitario dei regimi comunisti e nazionalsocialista che ha insanguinato il nostro secolo.
30. Perché nel Medioevo non si conosce lo Stato totalitario? Perché grazie all’influsso positivo del Cristianesimo, si afferma l’idea che anche l’autorità più alta, anche l’Imperatore ha dei limiti precisi quando esercita il potere: l’Imperatore dipende e risponde a Dio del suo potere, attraverso i suoi rappresentanti: il Papa e i Vescovi.
31. Un’altra caratteristica legata a quella che abbiamo appena visto: nel Medioevo cristiano non si conosce lo “Stato”. Si conosce la persona che incarna l’autorità. Nel Medioevo cristiano lo Stato è sempre una realtà relativa, mai assoluta.
32. L’idea di Stato moderno nasce con Filippo IV il Bello, re di Francia. Poi è teorizzata da Hegel e in Hitler e Mussolini trova suoi realizzatori. L’idea di Stato onnipotente, legiferante in ogni campo dell’ agire umano, totalitario, non nasce nell’ epoca cristiana; anzi, trova un ostacolo proprio nella realizzazione della civiltà cristiana.
33. Vediamo ora un’ altra caratteristica del Medioevo che si realizza, grazie all’influsso positivo del Cristianesimo.
34. Nel Medioevo non esiste il singoli ma esiste la famiglia (i Capetingi, le famiglie Normanne, etc.), la corporazione, i feudatari nobili e /o vescovi, le università, gli ordini militari, etc. Qual è il vantaggio concreto di questa caratteristica? Il vantaggio sta nel fatto che singolo individuo, che vive inserito in queste realtà sociali, non si trova mai solo di fronte al potere politico, non è mai abbandonato a se stesso di fronte chi esercita l’autorità.
35. Il singolo individuo gode di molti privilegi: ma sono i privilegi del suo signore, della corporazione cui appartiene, della sua famiglia.
36. Questa concezione si riflette nella famiglia. E qui vediamo frutti straordinari derivati dalla concezione cristiana.
Nel diritto romano il Pater familias gode del diritto di vita e di morte sullo schiavo. Lo schiavo, nell’Impero di Romano, è res, è cosa. La donna non ha diritti e il pater familias è non solo gestore m proprietario unico dei beni.
37. Sotto l’influsso positivo del Cristianesimo, la consuetudine medievale cambia il diritto romano. Il servo non più una cosa (ricordiamo la lettera di san Paolo a Filemone, dove gli dice di trattare da fratello lo schiavo Onesimo). Il capo famiglia non ha diritto di vita di morte. Nella società rurale medievale il servo è bene prezioso. È vero che non può lasciare il feudo (e spesso non intende affatto lasciarlo per non perdere la protezione) ma nemmeno il padrone può cacciarlo.
38. Il servo – a differenza dello schiavo – può sposare chi vuole, avere figli e possedere terra, i suoi figli ereditano alla morte non solo la terra ma anche tutti i beni che il servo ha potuto acquistare in vita.
39. Fino alla Rivoluzione francese – quindi siamo in epoca moderna – nessuna autorità poteva strappare il contadino dalla sua terra. Nel medioevo cristiano non esisteva il servizio militare obbligatorio, che in una società contadina avrebbe tolto i giovani dal lavoro dei campi, con effetti disastrosi. È con la Rivoluzione francese, con una nuova idea di Stato che nasce l’idea che sia giusto e possibile obbligare a combattere i giovani che non lo vogliono.
40. Un’ altra caratteristica. Come non si conosce lo Stato assoluto, nel Medioevo non si conosce il padrone assoluto. Il padrone medievale ha una famiglia a cui risponde del suo potere. Su scala del tutto diversa, ovviamente, ha gli stessi obblighi del servo: non può vendere i beni della famiglia, non può abbandonare la sua terra, il feudo principale, del quale risponde al suo lignaggio.
41. Ancora un’ altra considerazione. L’influsso positivo del Cristianesimo si nota molto bene in una istituzione caratteristica del Medioevo: la Cavalleria. Nel mondo dei barbari la gerarchia nasceva sulla base della legge del più forte, del più coraggioso. Si ama l’impresa clamorosa, non si hanno remore per compiere violenze e saccheggi. Le invasioni barbariche ne sono un esempio.
42. La società cristiana medievale non cancella la cavalleria ma la trasforma. Viene innanzi tutto disciplinata dalla Chiesa: la cavalleria si pone al servizio di Dio e del debole e vi possono accedere tutti coloro che ne hanno i mezzi.
43. Poi la Chiesa si adopera per restringere sempre di più un diritto assolutamente riconosciuto nel mondo germanico: la guerra privata, la vendetta della famiglia dell’ offeso nei confronti di chi aveva macchiato il suo onore.
44. Naturalmente, bisogna avere il coraggio di dire che è semplicemente utopistico pensare che con un tratto di penna si potevano cancellare i caratteri della cavalleria, trasformare un popolo di guerrieri in un branco di pacifisti. Però la Chiesa emana norme pratiche per regolare questo diritto:
– una è la “pace di Dio“. Nel Concilio di Charroux, nel 989, viene lanciato un anatema contro chi entra a forza in una chiesa e ne asporta qualche cosa; contro chiunque ruberà beni di un contadino e dei poveri e contro chi ruberà la loro pecora, il bue o l’asino.
– l’altra è la “tregua di Dio”. Nel Concilio di Clermont del 1095, voluto da Urbano II, il Papa della prima crociata, la Chiesa vieta ogni atto di guerra, sotto pena di scomunica:
• dalla 1° domenica di Avvento fino alla VIII dell’Epifania;
• dal 1° giorno della Quaresima fino all’VIII dell’ Ascensione;
• dal mercoledì sera al lunedì mattina per tutto il resto dell’ anno.
45. Non si può per legge eliminare la violenza insita nella natura umana, ma si può regolamentari a e ridurla il più possibile. Come è facile vedere, restavano veramente pochi giorni in un anno per combattere.
46. Andiamo avanti. La nostra cultura è piena di pregiudizi riguardo il Medioevo cristiano. Uno afferma che il Medioevo cristiano fosse volontariamente nemico della cultura.
47. Ma basti pensare a quanto scrive Regine Pernoud, in un altro bel libro che consiglio di leggere: “Luce del Medioevo”. Sentiamo: “Il fanciullo, nel Medioevo come in ogni epoca, va a scuola. In generale alla scuola della parrocchia, o del monastero più vicino. Infatti, ogni chiesa ha accanto una scuola; il concilio lateranensedel 1179 gliene fa un obbligo stretto” (Régine Pernoud, Luce del Medioevo, Volpe, Roma 1978).
48. Vi sono scuole episcopali, monastiche e quelle dei capitoli delle cattedrali, anch’essi sottoposti all’obbligo dell’insegnamento, come precisato dal Concilio Lateranense. Alle scuole vanno anche i poveri.
49. La cosa può sembrare strana, ma dobbiamo ricordare che ci sono tanti esempi di grandi personaggi provenienti da famiglie di umile condizione:
– Sugero, abate di Saint Denis, che governa la Francia durante l’assenza di Luigi VII partito per la seconda crociata (1147-1149), era figlio di servi;
– Maurizio di Sully, arcivescovo di Parigi che fece costruire Notre-Dame, era figlio di un mendicante;
– san Pier Damiani (1007-1072), divenuto cardinale, consigliere di Gregorio VII, da bambino faceva il guardiano di porci;
– l’uomo più colto del suo tempo, Gerberto d’Aurillac (ca. 940-1003), divenuto Papa con il nome di Silvestro II, era un pastore;
– il Papa Urbano VI (1378-1389) era figlio di un piccolo calzolaio di Troyes; – Gregorio VII, uno dei più grandi pontefici di tutta la storia della Chiesa, era figlio di un povero capraio.
50. Nel Medioevo cristiano nascono le università. La bolla Parens scientiarum di Gregorio IX (1227-1241) può essere considerata come il documento istitutivo della Università medievale, assieme ai regolamenti dettati nel 1215 dal cardinale Roberto di Courcon, che agiva in nome di Papa Innocenzo III, regolamenti che riconoscevano esplicitamente agli insegnanti e agli studenti il diritto di associazione.
51. Creata dal Papato, l’Università ha un carattere completamente ecclesiastico: i professori appartengono tutti alla Chiesa, e i due grandi ordini che le danno lustro nel XIII secolo, francescano e domenicano, si copriranno ben presto di gloria con san Bonaventura e san Tommaso d’Aquino. I programmi di studio comprendono tutte le grandi discipline scientifiche e filosofiche, dalla grammatica alla dialettica, dalla musica alla geometria, oltre che alla teologia.
52. Re Filippo Augusto sottrae i membri delle Università alla giurisdizione civile già nell’ anno 1200. Insegnanti, studenti e perfino i loro domestici dipendono solamente dai tribunali ecclesiastici, il che è un privilegio e consacra l’autonomia della istituzione.
53. Quanto bene farebbe oggi una scuola libera dal potere dello Stato. Nel medioevo cristiano insegnanti e studenti sono completamente liberi da obblighi verso il potere centrale; si amministrano da sé, prendono in comune le decisioni che li riguardano e gestiscono le loro finanze senza alcuna ingerenza da parte dello Stato. Siamo di fronte alla vera libertà di insegnamento.
54. Ma soprattutto le università sono un segno della fiducia nella ragione umana. San Tommaso insegna che la ragione è in grado di giungere alle vette del sapere dimostrando l’esistenza di Dio, anche senza l’ausilio della Rivelazione. Quanto alla qualità dell’insegnamento, basti ricordare che san Tommaso ha scritto i suoi volumi della Somma Teologica come manuale per i suoi studenti.
55. Andiamo avanti. Un altro pregiudizio per squalificare il Medioevo cristiano riguarda la figura della donna. Si dice – e molti ripetono acriticamente – che solo nell’ epoca moderna la donna ha visto riconosciuti i suoi diritti.
56. Ma pensate all’ esempio dei monasteri doppi di Roberto d’Arbrissel, nei primi anni del XII secolo, dunque in pieno medioevo. Monasteri doppi, messi sotto la direzione di una Badessa, senza per questo creare alcuno scandalo. Pensate che per volontà del fondatore, la badessa doveva essere una vedova, cioè una donna che avesse fatto una esperienza matrimoniale. Per completare il quadro, aggiungiamo che la prima badessa, Petronilla di Chemillé, aveva solo 22 anni.
57. Potremmo citare altri aspetti che caratterizzano la civiltà cristiana medievale.
58. Ci basta aver compreso un dato. Non è vero che il Medioevo, specialmente il medioevo cristiano, particolarmente la civiltà cristiana medievale, è da considerarsi un’ epoca di “secoli bui”, di oscurantismo, di miseria culturale e spirituale.
59. Non abbiamo detto una parola sulla bellezza delle cattedrali, che nascono proprio nel Medioevo. Ma ricordare queste cattedrali, ricordare l’ingegno umano che le ha progettate, ricordare l’impegno dei popoli che le hanno costruite, ricordare la fede vera che dava il senso, il significato di queste imprese straordinarie, ci fa capire quanto siano sbagliate quelle espressioni che abbiamo ricordato in principio.
60. Grazie, e a risentirci la prossima volta.
per portare la gente in Paradiso, detto in parole poverissime. nasconde un pericolo e possiede un pregio. (1294-1303 siamo alla fine del Medioevo) che voleva intromettersi pesantemente nella guerra tra il re d’Inghilterra e il re di Francia. Con la bolla ”

BIBLIOGRAFIA

Régine Pernoud, Medioevo. Un secolare pregiudizio, Bompiani, Milano 1983.
Régine Pernoud, Luce del Medioevo, Volpe, Roma 1978.
Régine Pernoud, I santi nel Medioevo, Rizzoli, Milano 1986.

IL TIMONE – N.4 – ANNO I – Settembre/Ottobre 1999 – pag. 27-28-29-30

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