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13.12.2024

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Maritain e l’Europa unita
31 Gennaio 2014

Maritain e l’Europa unita

 

 

Al famoso filosofo francese, contro le sue intenzioni, fece riferimento quella cultura cattolica che propugnava il dialogo, l’incontro e poi la confusione con il comunismo. In “Umanesimo integrale” la radice di questo tragico errore.

 

 

Nel numero 94 (inverno 2006-2007) della rivista parigina Catholica diretta da Bernard Dumont, c’è un ampio riesame dell’opera di Jacques Maritain, in considerazione del «posto eccezionale che quest’uomo ha nella storia della Chiesa contemporanea». Nel titolo il filosofo Maritain viene definito «Le passeur», cioè il traghettatore, e in effetti egli lo fu.
Contro ogni sua intenzione, fu il traghettatore di tanta parte della cultura cattolica dalla precedente posizione antimodernista all’incontro, e infine alla confusione, col laicismo, soprattutto comunista e radicale.
È lo stesso giudizio che anche noi abbiamo sempre dato del personaggio quando in Italia le sue posizioni venivano portate avanti con entusiasmo da un folto gruppo d’intellettuali cattolici, con capofila Giuseppe Dossetti, e comprimari Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira e altri, i quali con la loro tenace azione hanno introdotto nella Democrazia Cristiana degasperiana le divisioni teoriche (si veda il cosiddetto “testamento” di De Gasperi del giugno 1954, oggi dimenticato): divisioni teoriche che più tardi sarebbero state la vera causa della spaccatura del partito, e del suo attuale stato di sommersione.
Nell’esame di Catholica – condotto con grande acutezza, come è nella tradizione della rivista – ci sorprende che non venga dato il debito rilievo alla conseguenza dell’opera di Maritain che più si avverte oggi: la paralisi negli sviluppi dell’Europa Unita. Com’è noto, l’unità europea è stata ideata con forza, passione e capacità dai cattolici De Gasperi, Adenauer e Schuman nel primo dopoguerra, in un tempo cioè in cui praticamente tutti i popoli europei avevano affidata la ricostruzione del massacrato continente a uomini politici d’ispirazione cristiana. Un tempo in cui sotto il profilo culturale andava prospettandosi l’avvento della “città di Dio” di cui parla il filosofo Agostino, che stava sostituendosi alla “città terrena” (guidata dal “principe di questo mondo”, cioè dal demonio, che aveva portato alla distruzione dell’intero continente).
In quei giorni tutti, chi più chi meno, sentivamo che era in formazione una nuova società cristiana, e cercavamo di prospettarcene le caratteristiche. È in tale clima che ha fatto presa su tanti giovani cattolici colti il progetto di “nuova cristianità” presente nel libro più importante di Maritain Umanesimo integrale: si trattava di una cristianità nella quale, inaspettatamente, si faceva spazio anche ai marxisti e ai laicisti radicali (a Voltaire!), a causa delle verità cristiane che, sia pure “impazzite” (cioè capovolte), erano presenti nei loro patrimoni culturali. A questo punto va ricordato che la buona fede e anche lo zelo cristiano di Maritain e degli altri personaggi sopra nominati sono fuori discussione. Ma essi erano in uno stato di grave, incredibile cecità specialmente quanto all’essenza del marxismo e delle sue reali spaventose applicazioni storiche. (Si veda per esempio in Umanesimo integrale l’affermazione, nonostante il costante insegnamento in contrario della Chiesa: «Una gran luce di verità attraversa l’opera di Marx», e per quanto riguarda la Russia di Stalin: «È lì in divenire qualcosa d’importanza innegabile per l’evoluzione delle condizioni d’esistenza dell’umanità»: questo mentre vi erano in corso macelli su scala di milioni… Ma le citazioni possibili ci porterebbero via troppo spazio).
La smentita più piena è giunta poi, parecchi anni dopo, quando la menzogna su cui si reggeva il comunismo, i suoi immensi massacri, l’abbrutimento e l’impoveri-mento dei popoli ad esso soggetti, sono stati riconosciuti dagli stessi dirigenti sovietici. In questa drammatica circostanza, può interessare qui in Italia il piccolo episodio del sindaco di Firenze La Pira, che da tempo era diventato entusiasta corrispondente del presidente russo Kruscev: stando alle notizie allora circolanti e mai smentite, quando Kruscev, smessi i salamelecchi, gli ha inviata la propria Relazione dei crimini di Stalin perché la pubblicasse in Occidente, La Pira si è rifiutato di pubblicarla, in quanto essa contrastava in modo colossale con l’atteggiamento tenuto fino allora da lui e dai suoi amici dossettiani e cattocomunisti in genere (cfr. Avvenire del 19/2/1976. Saremmo tuttavia ben lieti se ci fosse fornita la dimostrazione del contrario). In Francia è accaduto di peggio: la nota rivista Esprit di Emmanuel Mounier, punta di diamante del maritainismo più spinto, ha continuato a conservarsi nel suo vecchio indirizzo, accuratamente tenendo nascoste ai suoi lettori per oltre un decennio le rivelazioni dei dirigenti sovietici… Veniamo al nostro tempo: dopo le rivelazioni dei capi russi l’intero arcipelago ideologico socialcomunista e laicista europeo, che aveva nel comunismo la propria avanguardia, ha perduta la spinta propulsiva ed è andato trasformandosi (si veda l’analisi di Del Noce) in edonismo di massa. Il che ha almeno liberato l’Europa dall’incessante minaccia comunista. In pari tempo però, come abbiamo riferito prima, anche la cultura cattolica si era andata autoemarginando e dividendo fino alla paralisi. Perciò l’unificazione europea ha potuto sì in qualche modo continuare, ma senza più l’indirizzo originario di De Gasperi, Adenauer e Schuman, e senza essere animata dai loro ideali cristiani, Né da ideali d’altro genere, visto che le utopie storiche laiciste si sono andate sempre più trasformando in vuote tendenze edonistiche. Cosicché l’Europa Unita appare ora un enorme corpo senz’anima, in preda a una gestazione che non finisce mai. Con sussulti paradossali di tanto in tanto: come il divieto da parte del presidente della repubblica francese di ricordare nella costituzione europea le radici cristiane della sua civiltà, o come l’esclusione dalla dirigenza europea del ministro italiano Rocco Bottiglione, perché critico nei riguardi della sodomia.

IL TIMONE – N.62 – ANNO IX – Aprile 2007 pag. 32-33

 

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