Di fronte all’ideologia che rifiuta la natura e le sue indicazioni sessuali, una lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede. Per ricordare la bellezza della differenza e il rispetto della realtà. E per riportare la pace fra i sessi dopo il Sessantotto e la rivoluzione femminista.
Il 1968 è stato un anno cruciale nella storia del mondo occidentale. Cominciata nei campus universitari degli Stati Uniti, esplosa a Parigi nel mese di maggio e quindi dilagata in tutta Europa in modo organizzato, la rivoluzione culturale che prende il nome appunto da quell'anno, il Sessantotto, ha saputo estendere alle masse quel rifiuto dei valori cristiani tramandati per secoli dalle famiglie. Tale rivolta era cominciata nel Rinascimento ed era continuata nei secoli successivi attraverso un graduale processo di espulsione della religione dalla vita pubblica delle nazioni, ma soltanto dopo la prima guerra mondiale il rifiuto della religione era diventato un fenomeno riguardante le masse, sedotte dalle ideologie che avrebbero tentato di costruire l'«uomo nuovo» nel «mondo nuovo».
Ma in questo nuovo mondo – gli studiosi lo chiameranno modernità – rimanevano la Chiesa e i movimenti cattolici e vi erano ancora molte persone legate a una concezione cristiana della vita, per cui formare una famiglia attraverso il legame indissolubile fra un uomo e una donna, proteggere la vita innocente, distinguere i maschi dalle femmine senza per questo scatenare una competitività incredibile e devastante, sarebbero rimaste ancora fino alla Grande Guerra cose scontate, tanto ovvie quasi da non meritare spiegazioni; addirittura al termine della seconda guerra mondiale, soprattutto in Italia, si verificò un clima culturale e politico favorevole al rilancio dei principi cristiani nel corpo sociale. Ma questa congiuntura favorevole durò poco tempo e non venne sfruttata anche per colpa dello stesso mondo cattolico.
Sarà proprio la rivoluzione culturale che porta il nome di Sessantotto a "liberare" l'uomo dai vincoli insopportabili, i cosiddetti tabù, della morale cattolica, insistendo sul conflitto generazionale, invitando i giovani a ribellarsi contro la società borghese e l'educazione cristiana che avevano ricevuto.
Rivoluzione sessuale, femminismo, esasperata conflittualità fra uomo e donna furono fra gli aspetti più significativi di questa rivoluzione che ha cambiato profondamente la cultura e il costume di una generazione. Chi ha attraversato questo periodo lo può testimoniare e chi invece è nato quando gli effetti del Sessantotto erano già visibili potrà rendersene conto sfogliando le annate delle riviste di costume da allora a oggi, oppure confrontando la produzione cinematografica o televisiva dell'epoca con quella attuale.
Le forze culturali che produssero questo tentativo spesero molte energie per incrinare profondamente il rapporto fra l'uomo e la donna e lo fecero sfruttando la difficoltà insita nel rapporto stesso in seguito al peccato originale e in conseguenza anche delle condizioni culturali della moderna società europea, che stava dimenticando la grande dignità, uguale a quella dell'uomo, che il cristianesimo aveva attribuito alla donna, sconosciuta nelle civiltà precedenti la nascita di Cristo.
Anche la Chiesa venne attraversata, nel suo corpo visibile, la cosiddetta Chiesa militante, da pericolose confusioni e da cedimenti. Proprio nel 1968 Papa Paolo VI pubblicò l'enciclica Humanae vitae, rifiutando di considerare la contraccezione un modo accettabile e naturale per rispettare la sacralità dell'atto coniugale; fu una decisione difficile e coraggiosa, contestata anche da porzioni significative della stessa comunità ecclesiale.
La rivoluzione culturale iniziata nel 1968 ha avuto nella rivoluzione sessuale un aspetto di grande rilevanza. In un terzo di secolo il costume si è allontanato vistosamente dai valori cristiani, la percentuale di matrimoni e famiglie falliti è paurosamente aumentata, così come il disprezzo per la vita e per la dignità soprattutto della donna. Non sono rimasti inascoltati i profeti più estremi che avevano teorizzato la sovversione della società attraverso la "liberazione" del corpo, come Mario Mieli (1952-1983, autore del saggio teorico più importante nel campo del movimento di liberazione omosessuale, Elementi di critica omosessuale, Feltrinelli 2002) o come Judith Butler, la filosofa femminista americana che ha teorizzato la liberazione "dal" sesso, cioè l'«ideologia del genere» (gender), il rifiuto della determinazione proveniente dal fatto di nascere maschio o femmina.
Proprio per affrontare questo problema, l'estate scorsa la Congregazione della Dottrina della Fede ha pubblicato una "lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo», per restituire al rapporto fra i due sessi quell'armonia certamente ferita dal peccato di Adamo, ma esasperata da una cultura diventata predominante nei cuori e nelle menti delle persone che sono cresciute dopo il Sessantotto, subendone l'influenza.
L'obiettivo è quello di ricordare la verità sul rapporto fra uomo e donna per favorire così il raggiungimento della pace nel loro rapporto, superando la tendenza all'asservimento della donna nei confronti dell'uomo in conseguenza del peccato originale senza per questo ripetere gli errori del femminismo storico. Quest'ultimo, infatti, viene affrontato nella prima parte del documento (I. Il problema) analizzando soprattutto quella componente definita «ideologia del genere» (gender). Nella seconda parte (II. I dati fondamentali dell'antropologia biblica) la Lettera rileva come la differenza sessuale distingua l'uomo dalla donna non soltanto nell'aspetto fisico ma anche dal punto di vista psicologico e spirituale e come questa differenza sia orientata alla comunione sponsale, come ricorda l'antropologia biblica.
La «capacità dell'altro» come dato più significativo della condizione femminile, come espressione della vocazione della donna a dare la vita, alla maternità in senso sia fisico (matrimonio) sia spirituale (consacrazione verginale), è l'aspetto sviluppato nella terza parte del documento (III. L'attualità dei valori femminili nella vita della società), mentre nella quarta e ultima parte (IV. L'attualità dei valori femminili nella vita della Chiesa), la Lettera indica in Maria il modello femminile a cui guardare, ricordando per l'ennesima volta che il fatto che l'ordinazione sacerdotale sia riservata agli uomini non diminuisce il ruolo della donna nella vita della Chiesa cattolica, come Cristo non "diminuì" Sua Madre, ma la coinvolse nel disegno di Redenzione dell'umanità.
BIBLIOGRAFIA
Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, del 31 maggio 2004.
Giovanni Cantoni, La via della pace nella società e nella Chiesa passa anche attraverso la pace tra i sessi, in Cristianità, anno XXXII, n. 324, luglio-agosto 2004.
La dona nella società e nella Chiesa, Editoriale de La Civiltà Cattolica, n. 3702 del 18 Settembre 2004.
IL TIMONE N. 37 – ANNO VI – Novembre 2004 – pag. 58 – 59