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14.12.2024

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Mass media: rischio e ricchezza
31 Gennaio 2014

Mass media: rischio e ricchezza

 

 

 

 

«I media in famiglia: un rischio e una ricchezza»: è il titolo del messaggio del Papa per la giornata delle comunicazioni sociali del 2004. Enorme responsabilità di educatori e genitori. Il contenuto anti-cristiano della gran parte dei programmi televisivi odierni.

 

Un uso scorretto del video lo fa diventare come un “tentatore elettronico” che, propinando programmi “trasgressivi” ai ragazzi, li diseduca in base al noto trinomio “sangue, sesso e stupidità”, li spinge a cercare il soddisfacimento delle loro tendenze più basse, fino a lasciarsi dominare dall’aggressività e dalla sensualità più sfrenate, nella illusione di vivere una vita libera, facile, appagante e irresponsabile.
Una sana apologetica deve però far capire al pubblico che questo risultato non è casuale né accidentale, ma è voluto e organizzato dall’industria dello spettacolo e mira ad uno scopo che non è soltanto economico, ma anche e soprattutto, almeno quanto alle conseguenze, ideologico. La “rivoluzione mediatica” vuole infatti contribuire a creare un “uomo nuovo”, rovesciato rispetto a quello tradizionale, totalmente libero da ogni legame religioso, morale e sociale, un uomo in cui una sensibilità morbosa e ribelle schiavizza la volontà, la quale a sua volta acceca l’intelletto. Bisogna anche rendersi conto che questo processo di sovversione psico-sociale non mira solo ad abbruttire l’uomo civilizzato, facendolo tornare allo stato selvaggio, ma mira anche e soprattutto a scristianizzare completamente l’uomo occidentale, rendendo umanamente quasi impossibile un suo ritorno alla Fede. Per diventare un autentico cristiano, infatti, l’uomo ha bisogno di alcune basilari condizioni psicologico-morali: egli deve “rientrare in sé”, diventare padrone di sé mettendo ordine nell’anima, diventare conscio della propria condizione di creatura, scoprire la propria missione di cristiano e infine aprirsi alla scoperta della realtà esterna oggettiva, che gli parla di Dio e, se vive in terra battezzata, anche di Cristo e della Chiesa.
La dottrina cristiana insegna che il fine ultimo dell’uomo è teocentrico, ossia consiste nel conoscere, amare e servire Dio per meritare di goderlo nell’altro mondo; la stessa vita sociale, con i suoi potenti mezzi, serve innanzitutto a facilitare questo risultato soprannaturale, creando un ambiente che orienti i cittadini al Sommo Bene mediante il perseguimento del bene comune sociale, ad esempio praticando le “virtù politiche” e favorendo la contemplazione delle Verità eterne (cfr. S. Tommaso d’Aquino, De regimine principum, § 1). Se invece ha una sensibilità disordinata, una immaginazione febbri citante, un’attenzione abitualmente distratta da innumerevoli e mutevoli sollecitazioni inutili o dannose, il giovane d’oggi rischia seriamente di passare la propria vita in maniera incosciente e irresponsabile, realizzando in sé la sinistra frase di Freud: «noi non viviamo, ma siamo vissuti da potenze oscure e incontrollabili». Infatti, come insegnano i maestri di spiritualità, se distrae la propria attenzione dalle cose eterne concentrandola su quelle mondane, se droga la propria immaginazione con sollecitazioni irreali e artificiali, se dissipa la propria vita nel futile, molteplice e provvisorio, alla fine l’uomo si “aliena”, ossia si estrania da sé e dalla realtà oggettiva, diventando schiavo delle proprie passioni disordinate e dei numerosi idoli che queste si costruiscono. In questo modo, egli rinuncia allq propria vocazione di cristiano, si rende incapace di ordinare la propria vita attorno all’”unum necessarium” evangelico, diventa sordo alle ispirazioni celesti, cieco alle realtà divine e dunque muto nell’invocarne l’aiuto; diventa quasi “incapax Dei” (incapace di Dio) riducendosi a quell’”animalis homo” (uomo bestiale) che «non può capire le cose divine», come ammoniva san Paolo. Insomma, per quest’uomo intimamente anarchico, la vita interiore diventa psicologicamente impossibile e la scoperta del vero e l’amore del bene vengono impediti dalla ricerca ossessi va dell’immaginario e del piacevole, cercando nei divertimenti un surrogato della Beatitudine e nel contingente un surrogato dell’Assoluto (cfr. San Francesco di Sales, Teotimo, IV, 3).
Ebbene, l’abituale visione di certi mass-media, a cominciare da quello televisivo, sebbene non sia in grado di provocare da sola questo degradante processo, è però in grado di avviarlo, di facilitarlo, di renderlo più sicuro e implacabile. Se si lascia avviluppare da quello che gli studiosi giustamente chiamano “ambiente mediatico” (tivù, video-gioco, internet, cinema, discoteca…), il giovane finisce con lo scambiare la realtà con la finzione e col preferire questa a quella, nella illusione di sfuggire a una vita ritenuta banale ed alle proprie responsabilità di uomo e di cristiano. In un’anima immatura e sprovveduta, questo processo provoca subdolamente gravi danni spirituali, facilitati anche dal fatto che i mass-media puntano ad attrarre le proprie vittime soprattutto nelle ore serali. Questa fascia oraria è la fase più importante della giornata, nella quale l’uomo, avvolto da quel buio e da quel silenzio che sono immagine della “sera della vita”, deve meditare sullo stato della propria anima, fare un bilancio della propria vita, pensare alla morte e prepararsi all’eternità, affidandosi a Dio nella preghiera. E invece, proprio in questa preziosa fase della giornata, i mass-media s’impe¬gnano a distrarre lo spettatore, riempiendogli l’anima di idiozie, vanità, assurdità e sconcezze. Questa sorta di sequestro dell’anima del giovane è molto più dannoso per la Fede che innumerevoli parole o scritti che la contrastano apertamente.
In conclusione, mi sembra che, affrontando il grave problema dell’allontanamento dei ragazzi dalla Fede e dalla Chiesa, si debba denunciare la responsabilità di quei mass-media che, cercando di distrarre dalla verità, provocare nausea del bene ed estinguere la coscienza, manipolano e inquinano l’immaginazione e le aspirazioni giovanili, estinguendone la vita spirituale e distogliendoli dalla via della salvezza.

 

 

 

RICORDA

 

“Come ha detto il Signore stesso, la bocca parla dalla pienezza del cuore (cfr Mt 12, 34-35). La statura morale delle persone cresce o si riduce a secondo delle parole che esse pronunciano e dei messaggi che scelgono di ascoltare. Pertanto, la sapienza e il discernimento nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale sono particolarmente auspicabili nei responsabili nell’ambito delle comunicazioni sociali, nei genitori e negli educatori, poiché le loro decisioni influiscono largamente sui bambini e sui giovani dei quali sono responsabili e che, in ultima analisi, sono il futuro della società”.
(Messaggio di Giovanni Paolo II per la 38a giornata mondiale delle comunicazioni sociali, del 24 gennaio 2004).

 

RICORDA

 

“Tuttavia, questi stessi mezzi di comunicazione hanno la capacità di arrecare grande danno alle famiglie, presentando loro una visione inadeguata o perfino distorta della vita, della famiglia, della religione e della moralità. Questo potere di rafforzare o di calpestare i valori tradizionali come la religione, la cultura e la famiglia è stato chiaramente percepito dal Concilio Vaticano II, il quale riteneva che “per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che tutti coloro che se ne servono conoscano le norme dell’ordine morale e le applichino fedelmente (Inter mirifica, n. 4). La comunicazione, in ogni sua forma, deve sempre ispirarsi al criterio etico del rispetto della verità e della dignità della persona umana” .
(Messaggio di Giovanni Paolo II per la 38a giornata mondiale delle comunicazioni sociali, del 24 gennaio 2004).

 

 

 

IL TIMONE – N. 34 – ANNO VI – Giugno 2004 – pag. 14 – 15
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