Attrazione fisica, simpatia o attrazione affettiva, amicizia, amore sponsale: tappe del cammino di una coppia giunta al matrimonio. Che è vero solo tra uomo e donna. Unioni omosessuali e convivenze: intrinsecamente errate.
Che cos’è l’amore? E che cosa ha a che fare il matrimonio con questo sentimento? !Il matrimonio non è forse la tomba della passione e dell’amore? Queste, e simili affermazioni, sotto forma di domande retoriche, affastellano buona parte dei discorsi” da bar” che riguardano il matrimonio.
Luoghi comuni? Sicuramente sì, ma anche profezie autodeterminanti: veleni assimilati per osmosi, attraverso il respiro, senza accorgersene, che finiscono per inquinare l’atteggiamento di fronte alla vita di tanti, giovani e meno giovani, e di distruggere il futuro. Giovanni Lazzaretti, del vivacissimo Centro Culturale Maritain di S. Martino in Rio, spiega così la motivazione ultima di questa confusione sullo scopo del matrimonio: “I comandamenti dal quarto al decimo definiscono i quattro pilastri di ogni società ordinata: vita (non uccidere), proprietà privata (non rubare, non desiderare la roba d’altri), famiglia (onora il padre e la madre, non fornicare, non desiderare la donna d’altri), verità (non dire falsa testimonianza). Nazismo e comunismo hanno attaccato nello scorso secolo i primi; il catechismo spiega che la società che attaccherà direttamente la verità sarà l’ultima, quella dell’a n ti cristo. La società che attacca la famiglia è la nostra, e quando ci sveglieremo dal sonno i milioni di morti per aborto e le famiglie distrutte non saranno una tragedia inferiore ai lager nazisti”.
La dissoluzione della famiglia comincia dalla distruzione del matrimonio.
Per parlare di matrimonio è necessario risalire al concetto di persona e a quello di legge. La persona è un essere vivente, unico ed irripetibile, qualificato da quattro ingredienti di base, le cui possibili combinazioni producono tutte le azioni umane. In ordine in verso di importanza sono: le pulsioni sensibili, l’affettività, la volontà e l’intelligenza.
L’assenza di una o più di queste costituisce una malattia della persona. Le azioni dell’uomo diventano azioni umane se muovono, in qualche modo e in proporzione anche differente, tutte e quattro queste leve. La felicità, che è il fine ultimo che ci muove e motiva, consiste nel raggiungimento della pienezza del nostro essere: il pieno utilizzo di queste quattro qualità secondo le nostre potenzialità. Che cosa ha a che fare tutto ciò con il matrimonio e l’amore? E in quale modo c’entra la legge? La legge non è una applicazione alla e della volontà, una imposizione da seguire, quanto, come spiega chiaramente S.Tommaso (Summa Theologiae I-II, q. 90), “una misura: l’applicazione dell’intelligenza alle situazioni per discernere il bene dal male”.
La legge quindi non è l’espressione di una volontà, magari popolare, quanto il riconoscimento di ciò che è già presente in natura: la legge è la regola per l’uso, la legge naturale è dunque ciò che spiega” il corretto funzionamento” dell’uomo per condurlo alla sua pienezza, lo scopo per il quale è stato creato: la felicità. Qual è la legge che governa l’amore, che lo disciplina verso la felicità?
La costruzione dell’amore, illustrata splendidamente dall’allora cardinale Karol Wojtyla in Amore e responsabilità, passa attraverso queste quattro tappe. Il percorso che può condurre all’amore vero parte sempre da una percezione sensibile: l’attrazione fisica. La sensualità non guida l’attenzione sulla persona intera, ma sulla sua “superficie”: è l’aspetto corporeo quello che interessa e la finalità è il possesso dell’altro per sé.
L’attrazione può sfociare in simpatia o attrazione affettiva: la sensualità evolve e coinvolge la dimensione dei sentimenti, ancora però in uno stato infantile, avvolto nel sogno. I sentimenti sono per definizione ciechi: nascono in modo spontaneo e contribuiscono spesso a deformare o a falsare l’oggetto, attribuendo alla persona valori di cui in realtà essa è priva. Si parla di idealizzazione: l’affetto, essendo fecondo, attribuisce all’amata/o quei valori che si vorrebbe trovare in essa/o, ma che in realtà non ci sono.
Di nuovo non è la persona nella sua completezza l’oggetto di questo stadio dell’amore quanto la sua immagine “perfetta” e falsa che ci costruiamo. In questo senso si usa la persona come spunto per crearsi un modello ideale, che la persona in carne ed ossa non è. Anche qui la persona diventa oggetto, mezzo, pretesto per rendere concreto il sogno.
Superando questa soglia adolescenziale dell’amore si raggiunge lo stato dell’amicizia nel quale fa la sua comparsa la volontà. L’altro viene amato per quello che è, con difetti e pregi, perché lo scopo dell’amicizia è quello del mutuo aiuto per raggiungere la felicità di entrambi.
La dimensione portante è quella della verità, che comporta l’uso dell’intelletto per comprenderla e della volontà per applicarla. L’amicizia è un modo di uscire da se stessi per andare verso un’ altra persona, che non sono “io”, avendo di mira il suo bene, che non è il “mio”: porre le basi per costruire qualche cosa di più che la semplice unione di “io” e “tu”. Tra i tanti modi di amare, di donarsi agli altri con amicizia, ve ne è uno che va più lontano di tutti: è l’amore sponsale. L’amore non è ciò che un uomo prova per una donna o una donna per un uomo, ma ciò che esiste tra loro. La reciprocità è necessaria. Si supera allora la dimensione di due” io” per giungere a quella di un solo” noi”, passaggio che comporta la donazione totale, libera e volontaria, del proprio io per dare vita al nuovo” noi”. Nell’ amore sponsale il percorso, che ha avuto inizio dalla sensualità, nella sessualità trova il compimento: come percorrendo una spirale siamo ritornati sì, in un certo senso, al punto di partenza, ma ad una quota superiore al via. La sessualità assume qui valore e dignità, poiché rivela il completamento di tutte le potenzialità espresse nella persona umana, la quale tra l’altro possiede dispone – di organi genitali, quindi atti per natura alla generazione di nuova vita. I rapporti sessuali tra marito e moglie sono l’espressione dell’unione delle loro persone, raggiunta grazie ad un amore profondo.
Siamo arrivati alla fine di questo percorso: l’amore sponsale è la vetta dell’amore umano, pieno completamento delle finalità e delle potenzialità presenti nella persona umana: è dono totale e reciproco di tutta la persona, in corpo e anima. E richiede il giusto ambito nel quale fiorire: il matrimonio monogamico ed indissolubile, che costituisce la forma di convivenza, tra un uomo e una donna, in grado di rispettare la dignità della persone coinvolte. Tra un uomo e una donna: perché solo questa unione onora le potenzialità generative delle persona umana. Monogamico perché la donazione totale di se stessi non può avere che un unico destinatario. Indissolubile perché solo l’indissolubilità rispetta la dignità dell’altra persona: negarla significherebbe giustificare il fatto che io posso decidere di accompagnarmi ad una persona solo per il tratto di strada che mi accomoda.
Allora non è la persona che mi interessa, ma il tratto di strada e quello che, durante questo tratto di strada, da lei posso ottenere: questo è trasformare la persona in oggetto. E matrimonio, vale a dire vita in comune perché non c’è né dono né rispetto né amore nel dare solo il proprio corpo per riceverne in cambio uno diverso, a rate, nei fine settimana, aspettando di vedere che cosa succederà.
Solo se il legame è indissolubile, io accetto completamente e definitivamente le mie
responsabilità nei confronti della persona amata, accetto di affrontare le sue lune, le sue stanchezze, le sue delusioni, le sue tensioni. Tutto questo contribuisce grandemente a sviluppare le nostre famose quattro leve: è quindi un mezzo per migliorarci aiutandoci a raggiungere la felicità.
Possiamo a questo punto rispondere alle domande iniziali: l’amore non è né la fine né il fine del matrimonio: ne è invece il presupposto, l’abbrivio iniziale.
Il percorso logico che abbiamo fin qui seguito ci conduce ad affermare che due sono gli scopi del matrimonio: il raggiungi mento della massima perfezione personale, il proprio livello di “beatitudine”, grazie all’aiuto del coniuge, e l’apertura alla vita.
Possiamo ora anche esaminarne le conseguenze: essendo il matrimonio una realtà naturale, che procede dalla natura della persona – uomo e donna – le unioni omosessuali o le convivenze non possono in nessun modo essere considerate matrimoni, sebbene certa pseudo-cultura faccia di tutto per farle passare come tali e quantunque riconosciute da leggi deliranti. È significativo ad esempio il commento che Saverio Vertone rivolge dalle pagine del Corriere Sette del 3 marzo 1994 a quanti sostenevano che l’unione omosessuale è del tutto lecita poiché le leggi di natura non sono che una invenzione filosofica: “Che cosa impedisce che queste persone riescano anche a procreare? C’è di mezzo anche qui il pensiero aristotelico-tomista? Quale potenza sconosciuta è responsabile di questa perdurante discriminazione che costringe i gay legittimamente uniti in matrimonio ad adottare figli altrui non potendoli generare in proprio?
Se la natura è un’invenzione della filosofia scolastica, dove si nasconde il trucco?”.
MATRIMONIO
“Per la sua stessa natura, l’istituto del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento. E così l’uomo e la donna, che per l’alleanza coniugale «non sono più due, ma una sola carne» (Mt 19,6), prestandosi un mutuo aiuto e servizio con l’intima unione delle persone e delle attività, esperimentano il senso della propria unità e sempre più pienamente la conseguono. Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità”.
(Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 48).
“I coniugi sappiano di essere cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio” .
(Concilio Vaticano Il, Gaudium et spes, n. 50).
BIBLIOGRAFIA
Malagò – Pugni, Etica semplice per la famiglia, Ares, Milano 1994.
A. Cattaneo – F. Malagò – P. Pugni, Matrimonio d’amore, Ares, Milano 1997.
C. S . Lewis, I quattro amori, Jaka Book, Milano 1992
Ugo Borghello, Le crisi dell’amore, Ares, Milano 2000,
Karol Wojtyla, Amore e responsabilità, Marietli, Milano 1980.
Dossier: La castità nel matrimonio
IL TIMONE N. 24 – ANNO V – Marzo/Aprile 2003 – pag. 32 – 34