Al lavoro una Commissione per accertare la verità dei fatti. Riferirà alla Congregazione per la Dottrina della Fede
Una documentazione da vagliare con attenzione
Il via ai lavori c’è stato prima dell’estate, con gli incontri con l’attuale vescovo di Mostar, monsignor Ratko Peric, e il provinciale francescano dell’Erzegovina, padre Ivan Sesar. Ambedue hanno spiegato le proprie posizioni, negative quelle di monsignor Peric, più favorevoli quelle di padre Sesar, e hanno risposto alle domande dei membri della Commissione. Nelle ultime settimane ci si è invece concentrati sulla “griglia” di quesiti da proporre innanzitutto ai sei veggenti e poi ad altri protagonisti della vicenda.
Non c’è alcuna data prefissata per la conclusione dell’operato della Commissione, che presumibilmente andrà avanti ancora a lungo. La mole di documentazione che si è accumulata nel trentennio delle presunte apparizioni della Vergine – che a Medjugorje si presenta con il titolo di Regina della Pace – e la complessità dei problemi che ruotano attorno ai suoi messaggi richiedono infatti una attenta lettura e un adeguato studio interpretativo. I commissari attingeranno anche ai dossier raccolti dalle tre precedenti Commissioni, che hanno affrontato la vicenda nel primo decennio degli avvenimenti.
La prima Commissione era stata costituita dall’allora vescovo di Mostar, monsignor Pavao Zanic, a fine 1983, e comprendeva solo quattro membri. Nella primavera 1984 fu ampliata e ne vennero chiamati a far parte 16 tra i migliori teologi, biblisti, catechisti e psicologi della Slovenia e della Croazia; nonché un gruppo di medici. Sul finire del 1986 il vescovo Zanic espresse a Giovanni Paolo II e al cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’intenzione di emettere un giudizio negativo sulle apparizioni, ma la sua iniziativa venne bloccata e la questione fu affidata alla Conferenza episcopale jugoslava.
La “Dichiarazione di Zara”
Nel comunicato del 29 gennaio 1987 il cardinale Franjo Kuharic, presidente della Cej, e lo stesso vescovo Zanic, dichiararono: «In conformità alle regole canoniche concernenti la materia di discernimento delle pretese apparizioni e rivelazioni private, la Commissione diocesana, istituita a tal fine dal vescovo di Mostar, ordinario del luogo, ha condotto un’inchiesta sugli avvenimenti di Medjugorje. Nel corso dell’indagine è emerso che gli avvenimenti in questione oltrepassano largamente i confini della stessa diocesi. Perciò, in base alle regole summenzionate, è parso conveniente proseguire i lavori a livello della Conferenza episcopale istituendo a tal fine una nuova Commissione. La Congregazione per la Dottrina della Fede ne è stata informata. Essa ha espresso il suo apprezzamento al lavoro compiuto dalla Commissione diocesana sotto la responsabilità dell’ordinario locale e ha incoraggiato il proseguimento di tali lavori a livello delle istanze episcopali nazionali». Agli inizi del 1990 la nuova Commissione presentò i suoi risultati ai membri della Conferenza episcopale jugoslava. Le discussioni della Cej ebbero luogo nelle sedute ordinarie del 25 aprile e del 9 ottobre e nella seduta straordinaria del 27 novembre 1990. In quest’ultima seduta fu elaborata e votata una Dichiarazione sui fatti di Medjugorje, pubblicizzata in occasione della sessione ordinaria tenutasi, dal 9 all’11 aprile 1991, a Zara (Croazia). È perciò passata alla storia con il titolo di “Dichiarazione di Zara”.
Il testo, che a tutt’oggi è l’unico atto ufficiale della Chiesa su Medjugorje, afferma: «I vescovi seguono fin dall’inizio gli avvenimenti di Medjugorje attraverso il vescovo diocesano, la Commissione diocesana e la Commissione della Conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje. Sulla base delle ricerche condotte finora non si può accertare [il corsivo è nostro, ndr] che si tratti di apparizioni e rivelazioni soprannaturali. Tuttavia, i numerosi raduni di fedeli da varie parti che vengono a Medjugorje spinti da motivi religiosi e di altro genere richiedono l’attenzione e la cura pastorale in primo luogo del vescovo diocesano, e con lui anche degli altri vescovi, affinché a Medjugorje, e in connessione ad essa, si promuova la sana devozione alla Beata Vergine Maria, secondo l’insegnamento della Chiesa. A questo fine i vescovi emetteranno anche speciali direttive liturgico-pastorali adeguate. Inoltre, attraverso le loro Commissioni continueranno a seguire ed esaminare tutti gli avvenimenti legati a Medjugorje».
Il grande interesse del Papa
Istituendo la Commissione attuale, Benedetto XVI ha avuto un preciso intento. Lo ha reso noto il nunzio apostolico in Bosnia Erzegovina, l’arcivescovo Alessandro D’Errico, in una dichiarazione trasmessa da Radio Mir Medjugorje: «Ogni volta che l’ho incontrato, il Santo Padre ha sempre mostrato grande interesse per Medjugorje. Ha seguito tutto, fin da quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Egli è consapevole del fatto che questa è una questione di particolare importanza e, come suprema autorità della Chiesa, sente la responsabilità di dire una parola chiara. Il Santo Padre conosce bene il fenomeno di Medjugorje, me lo ha detto spesso. Egli è consapevole della grande e positiva influenza dei sacerdoti locali, dei religiosi, dei francescani, dei laici, e di conseguenza gli è difficile capire come vi possano essere tante informazioni divergenti sulla stessa materia. Per questo ha voluto costituire questa Commissione, che è ad un livello particolarmente alto, per ottenere un quadro più ampio attraverso persone altamente qualificate e competenti».
IL TIMONE N. 98 – ANNO XII – Dicembre 2010 – pag. 54 – 55
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