Giovanni Paolo II,
Memoria e identità. Conversazioni a cavallo dei millenni,
Mondadori 2005, pp. 226, € 16,00.
Con Memoria e identità Papa Giovanni Paolo II ha scritto il suo ultimo libro. In esso appare chiaro il ?lo conduttore della storia moderna e in particolare cosa il Papa pensi riguardo alle radici delle due ideologie totalitarie che hanno insanguinato il ventesimo secolo: «Nel corso degli anni si è venuta formando in me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero ?loso?co europeo» (p. 18). Giovanni Paolo II si riferisce qui a quel radicale cambiamento di prospettiva che la ?loso?a (in quanto ricerca della verità condotta con la ragione naturale) ha conosciuto nel corso dell’età moderna e che si esprime pienamente nell’opera di Cartesio, il ?losofo del Seicento per il quale in sostanza la realtà è di secondaria importanza rispetto al pensiero. Lo mette bene in evidenza il Santo Padre quando scrive che, dopo Cartesio, «Dio si riduceva ad un contenuto della coscienza umana […] Era rimasta soltanto l’idea di Dio, come tema di una libera elaborazione del pensiero umano» (p. 21). Si passava «dal realismo all’idealismo», ossia dal primato delle cose e della realtà a quello del pensiero di chi le pensa, o, per meglio dire, dal primato della realtà e della verità che essa porta con sé, a quello dell’uomo, che in tal modo rischia di ritenersi come colui che deve giudicare di quella realtà, come se ne fosse lui stesso l’origine. Insomma, per utilizzare sempre le stesse parole del Papa, «se l’uomo può decidere da solo, senza Dio, ciò che è buono e ciò che è cattivo, egli può anche disporre che un gruppo di uomini debba essere annientato».
Papa Giovanni Paolo II guarda agli eventi male?ci indagandone le radici, in una prospettiva che non lascia spazio alle apparenze che talvolta distolgono dall’effettiva realtà delle cose. Dopo aver ricordato che, senza riferimenti alla natura e a Dio, l’uomo ?nisce per fare ciò che vuole, semplicemente perché lui stesso diviene arbitro e giudice di ogni contesa, il Santo Padre sottolinea che divengono possibili sia gli stermini che la storia del Novecento documenta (contro gli ebrei, contro i dissidenti del comunismo e così via) sia altri attualissimi attacchi alla morale naturale (l’aborto, le unioni omosessuali da riconoscere come alternative alla famiglia, addirittura capaci di adozione di bambini) di cui molti oggi non paiono rendersi conto, esattamente come i molti che, a loro tempo, non si accorsero dell’incredibile malvagità e delle nefandezze legate al nazismo e al comunismo.
Memoria e identità esprime appieno il valore dell’esperienza, della conoscenza dei fatti, della lucida lettura degli avvenimenti (quindi la memoria), al ?ne di ripensare ancora una volta la verità sull’uomo (e quindi la sua identità). Non sarebbe storia un mero ripensare eventi del passato senza avere a cuore la ricerca della verità, e quindi la comprensione dell’uomo e della sua natura. Il grande tema del male, cruciale per gli uomini di tutti i tempi perché attraversa immancabilmente le loro vicende, può essere affrontato solo in questa prospettiva. Solo conoscendo l’uomo, solo sapendo che del male nella storia egli dovrà sempre fare esperienza e che non è possibile cancellarlo in questo mondo, e solo nella certezza che l’unico vero limite del male è rappresentato dal Bene (il Bene vince sempre ogni malvagità), soltanto alla luce di questa comprensione è possibile che l’esperienza del male assuma senso. Il Papa comprende la storia e il male che l’accompagna perché gli è chiara l’identità dell’uomo manifestatasi con verità in Cristo e custodita nella memoria (tecnicamente: «Tradizione») della Chiesa.
IL TIMONE – N. 43 – ANNO VII – Maggio 2005 – pag. 63