Gregorio XVI fu un grande Pontefice che si è battuto per la conservazione dei diritti, anche territoriali, del papato acquisiti nel corso dei secoli. Ha difeso la Chiesa dalla statolatria dei laicisti. E ha dato un poderoso impulso all’attività missionaria.
Nome: Bartolomeo Alberto Cappellari
Data nascita: 18 settembre 1765
Elezione: 2 febbraio 1831
Incoronazione: 6 febbraio 1831
Durata: 15 anni, 3 mesi, 29 giorni
Data morte: 1 giugno 1846
Sepolto: Basilica di San Pietro
Posizione cronologica: 254
Bartolomeo Alberto Cappellari – questo il nome di Papa Gregorio XVI (1831-1846) – nasce a Belluno il 18 settembre 1765. L'educazione ricevuta e l'esempio della sorella Caterina, monaca nelle benedettine di S. Gervasio, lo spingono ad entrare nel monastero camaldolese di S. Michele di Murano, ove assume il nome religioso di Mauro. È ordinato sacerdote nel 1787.
Nel 1795 è a Roma come assistente del procuratore generale dei Camaldolesi. In questi anni si distingue per la vivace intelligenza e la vita austera, accompagnata da una personalità tenace e ferma.
Naturalmente portato agli studi, alla riflessione e alla speculazione, nel 1799 dà prova della sua erudizione con la composizione, durante la prigionia francese di Pio VI (1775-1799), dell'unico suo libro: Il trionfo della Santa Fede e della Chiesa contro gli assalti dei novatori, combattuti e respinti con le stesse loro armi. È un trattato apologetico in cui contrasta vigorosamente il giansenismo e le tesi febroniane, riproponendo la natura monarchica della Chiesa, il primato, l'infallibilità e la completa indipendenza del Papa da ogni autorità temporale.
Nel 1823 diventa priore generale della Congregazione Camaldolese per poi essere nominato nel 1826 cardinale da Leone XII (1823-1829), con il mandato di prefetto della Congregazione di Propaganda Fide.
Lo zelo apostolico del neo-cardinale dà nuovo vigore all'istituto missionario. Risolve importanti questioni come la nomina del metropolita cattolico per gli Armeni e la stipulazione del Concordato olandese nel 1827.
Il 2 febbraio 1831 è eletto alla cattedra di Pietro, ma sarà solennemente incoronato solo quattro giorni dopo, perché non era ancora vescovo. Il nome scelto è un omaggio al grande papa-monaco e missionario Gregorio Magno, ma anche a Gregorio VII, campione medievale della libertà della Chiesa.
Subito dopo l'incoronazione deve contrastare la rivolta sobillata dai carbonari della provincia di Bologna e dintorni, i quali proclamano la fine del potere temporale del Papa. Gregorio è costretto a chiedere l'intervento dell'Austria per soffocare l'insurrezione. Questa precaria situazione sociale lo obbliga a dar vita ad un apparato repressivo pressoché permanente che, oltre all'aumento dei carcerati, contribuisce a far schizzare il debito del Vaticano alla cifra astronomica per l'epoca di 40 milioni di scudi.
Interviene per migliorare le condizioni del popolo con la creazione di Camere di Commercio, di assicurazioni contro gli infortuni e di fondi per le famiglie bisognose. In campo tecnologico introduce il sistema metrico decimale e la navigazione a vapore sul Tevere. Rifiuta invece la ferrovia e altre novità, più per evitare l'influsso delle nuove idee che l'innovazione in sé. Questi interventi sono considerati insufficienti dalle potenze straniere, anche protestanti e scismatiche, per un vero ammodernamento dello Stato pontificio. Nel 1831 presentano presuntuosamente al Papa un Memorandum in cui gli "consigliano" alcune riforme ritenute fondamentali. Gregorio si limiterà a modesti interventi.
La politica conservatrice illuminata di Gregorio si palesa anche nei rapporti internazionali. Nell'enciclica del 1831 Sollecitudo ecclesiarum, esorta i fedeli ad essere obbedienti al potere costituito, per assicurare l'ordine sociale in un periodo di continui tumulti. Questo indirizzo è confermato anche con la Polonia, dove intima alla popolazione cristiana il rifiuto delle violenze in reazione all'invasione della Russia alla quale, peraltro, non fa mancare le personali proteste ufficiali.
Le indicazioni dell'enciclica permettono al Papa di trattare con i neo-governi liberali senza doverli legittimare ufficialmente, accettando solo il "fatto" della loro costituzione, fosse anche avvenuta con una rivoluzione.
In questo periodo le idee liberali tracimano all'interno della Chiesa, soprattutto con la corrente culturale del giornale francese L'Avenir diretto dall'abate Francesco Felice de Lamennais (1782-1854), che con il motto Dio e Libertà intende spingere la Chiesa all'apertura verso le istanze delle "libertà moderne". Gregorio pubblica il15 agosto 1832 l'enciclica Mirari Vos, in cui si condannano le dottrine dell 'Avenir e le nuove idee del liberalismo e si dichiara inammissibile il compromesso suggerito dal cattolicesimo liberale. La Mirari Vos segna l'epoca della lotta contro le ingannevoli promesse della modernità, che culminerà con il Sillaba del beato Pio IX.
Il documento parte dal presupposto generale che è "sommamente ingiurioso" che la Chiesa Cattolica, ammaestrata da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo, debba rigenerarsi per superare momenti di oscurità e di crisi, come se fosse soggetta a degradazione. Con espressioni decise, Gregorio condanna i liberali ai quali imputa la sovversione dell'ordine sociale e la contestazione dell'autorità. La loro opera è definita "detestabile insolenza ed improbità senza ritegno" che relega "al più duro servaggio" il popolo con l'illusione della libertà. Ribadisce l'obbligo del cristiano alla sottomissione al principe secolare come riflesso della sottomissione a Dio.
Condanna netta, inoltre, per la libertà di coscienza, considerata "errore velenosissimo" e figlia dell'indifferentismo, per il razionalismo, la libertà di stampa e di pensiero.
Se la Mirari Vos può dare la sensazione di una Chiesa piuttosto chiusa al mondo, la forte attività missionaria di Gregorio smentisce questa sensazione. Il Papa favorisce lo sviluppo di appositi istituti per la formazione dei missionari. Chiama figli di Dio anche i "selvaggi" e con la lettera apostolica In supremo del 1839 condanna la schiavitù destando un tale scalpore che nel giro di tre anni le potenze europee sottoscrivono un'intesa di abolizione della tratta.
Molto devoto alla Vergine Maria, incoraggia gli atti preparatori per il dogma dell'Immacolata Concezione, e sostiene la devozione alla Medaglia Miracolosa. In ambito artistico fonda tre musei, l'Egizio, l'Etrusco ed il Lateranense, oltre a ricostruire la basilica di S. Paolo fuori le Mura distrutta da un incendio. Il 10 giugno 1846 accoglie la morte con l'umiltà del monaco: "Voglio morire da frate e non da sovrano".
RICORDA
«L'indifferentismo, ossia quella perversa opinione che per frodolenta opera degli increduli si dilatò in ogni parte, che cioè possa in qualunque professione di fede conseguirsi l'eterna salvezza dell'anima, se i costumi si conformino alla norma del retto e dell'onesto. Ma a voi non sarà malagevole cosa allontanare dai popoli alla vostra cura commessi un errore così pestilenziale intorno a una cosa così chiara… Poiché asserendosi dall'Apostolo esservi un solo Dio, una sola Fede, un solo Battesimo, temano coloro i quali sognano che veleggiando sotto bandiera di qualunque Religione possa egualmente approdarsi al porto della eterna felicità… e che quindi senza dubbio periranno in eterno, se non tengano la Fede Cattolica, e questa non conservino intera e inviolata».
(Gregorio XVI, Enciclica Mirari Vos, 15 agosto 1832).
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 58 – 59