Con le elezioni politiche di febbraio è entrato in Parlamento un nuovo movimento politico guidato da un comico e da un esoterista, esperto di marketing sul web. Conosciamo questo fenomeno politico, espressione di quel relativismo che si sta organizzando come fenomeno di massa
Molti lettori del Timone conoscono quel grande classico della riflessione cattolica sulla storia che è Rivoluzione e Contro-Rivoluzione del pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995). Il libro ricostruisce il processo di scristianizzazione dell’Occidente attraverso quattro «Rivoluzioni». La Prima, con il protestantesimo e il Rinascimento, spezza i legami religiosi che tenevano insieme la vecchia Europa. La Seconda, con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, attacca i legami politici. La Terza, con il comunismo, distrugge i legami economici. E la Quarta Rivoluzione, dal 1968 in poi, attacca anche i legami microsociali della famiglia e della vita morale, in una putrefazione finale dove ogni ordine e ogni legame sono negati. Se nella vita politica il classico liberalismo di marca massonica corrisponde alla Seconda Rivoluzione, e i partiti di origine socialista e comunista come il PD alla Terza, chi incarna la Quarta Rivoluzione? In Italia si potrebbe pensare – per l’atteggiamento in materia di vita e di famiglia – al Partito Radicale, che è però erede di una tradizione antica che risale piuttosto alla Seconda Rivoluzione. Ma ora la risposta c’è: la Quarta Rivoluzione in politica si esprime nel MoVimento 5 stelle di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Partendo da uno schema proposto dai sociologi (di sinistra) Roberto Biorcio e Paolo Natale nel loro libro Politica a 5 stelle. Idee, storia e strategia del movimento di Grillo (Feltrinelli, Milano 2013), possiamo dire che il MoVimento 5 stelle è stato costruito dalla confluenza di tre elementi.
Il primo: è il «partito personale», dove un comico si trasforma in organizzatore politico. Qui i punti di riferimento che Grillo ha tenuto presente sono due. Il primo è Silvio Berlusconi, il quale ha dimostrato che è possibile costruire partiti personali partendo da credito e simpatia acquisiti in campi diversi dalla politica. E infatti nel 1994 quando Berlusconi scende in campo Grillo si schiera con lui, dichiarando: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua [i politici della Prima Repubblica], da votare gli imprenditori; ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare».
Il secondo modello è francese, ed è un amico e mentore di Grillo, il comico Coluche (1944-1986), che negli anni 1970 ottiene grande successo a Radio Montecarlo grazie a uno slogan rivolto ai politici che Grillo avrebbe poi ripreso alla lettera: «Vaffa…», con un culto studiato della volgarità che è a sua volta tipico della Quarta Rivoluzione. Licenziato da quella radio, si candida alla presidenza della Repubblica in vista delle elezioni del 1981, e comincia a volare sia nei sondaggi sia nel sostegno d’intellettuali molto influenti, tra cui il sociologo Pierre Bourdieu (1930-2002) che definisce, enfaticamente, l’invito di Coluche ai politici ad andare a quel paese come «le parole più importanti per la Francia dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789». In un clima che è ancora quello della Guerra Fredda, dove nessuno vuole vedere un Paese strategico come la Francia consegnato a un comico, Coluche è minacciato di morte e intimidito dai servizi segreti, e la sua campagna finisce in tragedia quando il suo Casaleggio, René Gorlin (+1980), è assassinato in un oscuro omicidio presentato come passionale ma su cui restano molti dubbi. Coluche capisce l’antifona e si ritira dalla campagna elettorale. Ma comincia a far venire qualche idea al suo amico italiano Grillo.
Secondo elemento: Internet. All’inizio il comico italiano non accoglie con particolare favore la Rete. Nel 2000, anzi, alla fine di ogni spettacolo sfascia in scena un computer, considerato uno strumento dei poteri forti per lavare il cervello alla gente. Ma tutto cambia dopo l’incontro con Casaleggio, che non è solo uno dei più noti esperti italiani di marketing sul Web. È un personaggio interessato all’esoterismo che ha trasformato Internet in una religione. Il suo pensiero si riassume in una profezia apocalittica: siamo alla vigilia di crisi ecologiche e di «guerre ideologiche, razziali e religiose» in cui moriranno i sei settimi degli attuali abitanti della Terra. Il miliardo di sopravvissuti abolirà «i partiti, la politica, le ideologie e le religioni», sostituite da «Gaia» – un nome che in molte teorie esoteriche indica la Terra come organismo vivente e unica divinità – la quale sarà insieme religione e politica e gestirà il mondo tramite un «nuovo governo mondiale» selezionato e organizzato tramite Internet. Cioè, precisa Casaleggio, tramite gli «influencer », quella piccola percentuale di persone che padroneggia perfettamente la Rete e crea il novanta per cento dei suoi contenuti. Persone come lo stesso Casaleggio, che però hanno bisogno di «portavoce» dotati di quelle «capacità di comunicare con il pubblico», compreso quello che non ha come suo primo punto di riferimento Internet, che agli «influencer» spesso mancano. Ma che non mancano a Grillo, il quale diventa leader politico globale quando Casaleggio gli mostra la luce di Internet e la accende, creando per il comico quello che diventa uno dei dieci blog più visitati nel mondo. Senza Casaleggio non ci sarebbe Grillo come leader politico. Ma senza Grillo il guru Casaleggio sarebbe solo il capo di un piccolo movimento esoterico. L’ideologia di Casaleggio rientra a pieno titolo in quel New Age che è la versione della Quarta Rivoluzione nel mondo dei movimenti religiosi. E il metodo che propone – sostituire la politica e la democrazia tradizionale con una «consultazione permanente» via Internet dove ciascuno «dice la sua» – è la teorizzazione più perfetta del relativismo. Anzi, della «dittatura del relativismo» di cui, sulla scia di Benedetto XVI, ha parlato anche il regnante Pontefice Francesco nell’incontro del 22 marzo con il Corpo Diplomatico, dal momento che ognuno dirà pure la sua ma alla fine chi non dice quella di Grillo, o meglio di Casaleggio, è espulso dal MoVimento.
Terzo elemento: l’avversione per la «casta» politica ed economica, che è certamente il motivo principale fra quelli che hanno spinto otto milioni e settecentomila elettori italiani, fra cui ci sono di sicuro molti cattolici, a votare 5 stelle nelle ultime elezioni politiche. Se la protesta «anti-casta» è comprensibile, ci si può chiedere quanti tra gli italiani, e in particolare tra i cattolici, che hanno votato 5 stelle conoscano il ruolo di Casaleggio e delle sue profezie nel MoVimento, o abbiano riflettuto su come la sua sbandierata «non-organizzazione» sia un esempio caratteristico di Quarta Rivoluzione. E su come i capi del MoVimento non amino la Chiesa. Nel video «Gaia», Casaleggio ci fa sapere che nella Nuova Era spariranno tutte le religioni, e dovendo mostrare le immagini di luoghi religiosi distrutti vedi caso ne sceglie tre cattolici: San Pietro, Notre Dame e la Sagrada Familia di Barcellona. Precedendo Michele Santoro, Grillo fu il primo a lanciare in Italia il documentario diffamatorio sui preti pedofili «Sex Crimes and the Vatican». E su YouTube continua a circolare il suo video «Vaffa… a Papa Ratzinger» del 2007, dove afferma che «prendere a calci» il Pontefice sarebbe «meraviglioso», e continua ansimando: «Non vi siete rotti i c… di questa religiosità, porca p…?». Né Grillo si limita all’insulto. Vuole che il riconoscimento delle unioni omosessuali sia «approvato in una settimana ». Se la Chiesa si oppone, chiederà alla Francia di «riportare il Papa ad Avignone». L’argomentare di Grillo non è un esempio di logica, ma almeno fa capire dove voglia andare a parare: «Il Vaticano ha paura delle unioni di fatto e ha ragione. Se i preti gay fossero regolarizzati dove andremmo a finire? Se si sposassero con delle suore e avessero dei bambini? E lasciassero tutto quello che hanno a loro e non allo Ior? La bancarotta di San Pietro. Se la famiglia è così importante, così nobile, perché i preti non si sposano?».
Dittatura del relativismo, appunto. E un avviso ai cattolici: informarsi prima di votare.
IL TIMONE N. 123 – ANNO XV – Maggio 2013 – pag. 50 – 51
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