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14.12.2024

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Natale festa della “carne”
31 Gennaio 2014

Natale festa della “carne”

L’Incarnazione nel grembo di Maria e la nascita dell’Uomo-Dio nella grotta di Betlemme fanno del cattolicesimo una religione che non prescinde mai dal corpo.
Al contrario di tante eresie, e della Riforma protestante.
Intervista a Lucetta Scaraffia.

Una volta che Natale cadeva di venerdì, alcuni frati scrupolosi chiesero a san Francesco se si dovesse digiunare oppure no. Rispose il Poverello, che pure non temeva le quaresime e faceva incessantemente la corte a Madonna Povertà: “Digiunare a Natale? Anzi, in quel giorno santo e benedetto persino i muri dovrebbero mangiare carne. Se fossi imperatore, farei un bando perché non solo i poveri e i mendicanti possano sfamarsi a volontà, ma si sparga il grano sulle strade così da nutrire tutti gli uccelli e soprattutto le sorelle allodole”.
Manco a dirlo, Lucetta Scaraffia è d’accordo: non solo perché si occupa da sempre di spiritualità medievale; non solo perché è appassionata di cultura e devozioni popolari; non solo perché insegna storia all’università della Sapienza di Roma. Ma perché, essendo Natale la festa della Natività, le sembra del tutto naturale che sia anche – in qualche modo e in ogni senso – la “festa della carne” …

Professoressa, circola una battuta famosa del cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di una città che ama la buona tavola come Bologna: il Paradiso è quel posto dove si potranno mangiare tortellini senza paura del colesterolo, né d’ingrassare. Nella nostra fede è così importante la “carne”? Come mai?
“Perché l’Incarnazione fonda il cristianesimo, che è una religione in cui non si prescinde mai dal corpo.
I Vangeli sono pieni di fatti materiali, di episodi in cui si mangia e si beve, si parla di malattie, si unge il corpo di profumi… Non si può dire assolutamente che il Nuovo Testamento sia un testo astratto. E da tale origine è nata una religione fortemente legata alla materia”.

Non mi dica adesso che il nostro è un credo “materialista”…
“Beh, il cristianesimo è materialista nel senso che mostra come si possano considerare in modo sacro anche gli aspetti materiali della vita”.

E allora la tendenza allo spiritualismo, che è stato (e forse è ancora) uno dei pericoli più insidiosi della pastorale e della catechesi odierne? L’importante – dicono spesso persino i preti non è ciò che si fa quanto lo spirito che ci si mette, non la storia bensì l’idea… Come mai questa tendenza alla spiritualizzazione è così diffusa tra i cattolici?
“Così è avvenuto negli ultimi tempi, ma in realtà nella Chiesa c’è sempre stata una tensione tra concretezza e trascendenza, tra le Scritture e la carità, tra la liturgia e le devozioni popolari strettamente collegate al corpo. Pensiamo al culto delle reliquie, per esempio, o alle immagini sacre, ai pellegrinaggi… C’è nel cattolicesimo una tendenza colta più spirituale e una popolare più – diciamo così – materiale”.

Nella storia della Chiesa, del resto, molte eresie – dai manichei ai catari – si sono sviluppate negando proprio il contatto con il corpo, preso a simbolo dell’impurità. E la Chiesa le ha sempre combattute con forza. Oggi esiste ancora questo pericolo?
“Anche la Riforma protestante ha cancellato le immagini sacre ed ha proposto un cristianesimo disincarnato, basato solo sulle parole della Bibbia, e una spiritualità molto astratta, strappando la materia alla religione cristiana. Non per nulla i protestanti hanno negato anche la transustanziazione nella Messa. Mi sembra però che un ruolo molto im~ portante per mantenere il contatto con la materia lo abbiano svolto le donne. Nel IV secolo, ad esempio, sant’Elena ha fondato il culto delle reliquie della Passione di Cristo e il pellegrinaggio. Le visioni di santa Brigida nel XIV secolo, invece, hanno descritto con particolari concretissimi gli episodi evangelici. Le donne hanno sempre avuto nella Chiesa il compito di materializzare il sacro. Un altro esempio: il culto del Sacro Cuore, che è la devozione più importante dell’età moderna ed è molto legata alla corporeità, è iniziato dalle rivelazioni di santa Margherita Maria Alacoque.
Le donne, escluse dalla cultura, dovevano trovare altri modi per vivere la propria vita spirituale e hanno equilibrato con la loro concretezza una religione che forse stava diventando troppo intellettuale, monopolio dei dottori”.

E pensare che oggi la Chiesa passa spesso, nell’opinione pubblica, per una “nemica” del corpo e della carne.
“L’unico motivo che lo fa credere è la posizione cattolica sulla sessualità. Dopo la cosiddetta “liberazione sessuale” a metà del Novecento, infatti, la Chiesa è rimasta l’unica a difendere l’esistenza di un codice morale con precetti e divieti precisi e per questo è stata vista come negatrice del corpo. Si dimentica invece che proprio la Chiesa ha insegnato a usare la materia come via spirituale, attraverso l’ascetismo e la castità, e che anche oggi combatte una battaglia in difesa del corpo, contro la sua svalutazione e gli abusi”.

Eppure sembrerebbe che oggi la società, attraverso i mass media e la pubblicità soprattutto, faccia una convinta propaganda del corpo…
“Sì, ma di un corpo inteso in modo rozzo, molto vicino all’animalità. Lo si considera infatti soltanto come strumento di piacere e come forma estetica. Mentre la Chiesa ha una considerazione del corpo molto più realistica, che comprende anche il dolore, la malattia, la morte. La fede cattolica non pensa che su questa terra si possano abolire il male e la bruttezza; invece noi laici – dall’illuminismo in poi – siamo abituati a vivere nelle isole dell’utopia in cui tutti sono sempre felici, giovani e belli”.

Ma enfatizzare la “teologia della carne” a Natale è rischioso, perché potrebbe incentivare il consumismo di un periodo già fin troppo godereccio. Per questo, di solito, nelle prediche si preferisce calcare la mano sulla povertà della grotta di Betlemme. Come unire le due esigenze?
“La povertà di Betlemme è vera. Ma si tratta di una forma un po’ superficiale per vivere il Natale, se considerata solo in modo quantitativo. Invece ricordare il senso dell’Incarnazione, cioè il modo in cui Cristoha nobilitato il corpo umano, proporrebbe una critica assai più radicale al mondo e alla società. Sarebbe come dire: il nostro corpo è nato per ben più e ben meglio di quanto propone la cultura moderna, il nostro corpo è chiamato a qualcosa di simile all’Incarnazione.
Lo “scandalo” del Natale cristiano sta proprio qui: mentre nella filosofia greca il corpo viene svalutato, per la nostra fede esso (quando è usato bene) diventa addirittura il veicolo della salvezza”.

Natale

“Cristo dunque non è nato prima soltanto di questi nostri tempi: volle nascondere la sua natività tra le tenebre, o meglio volle abitare in una luce inaccessibile: nascosto nel cuore del Padre, nel monte denso di ombre. Ma poi per farsi in qualche modo conoscere a noi è nato; ed è nato nel tempo, da una natura umana e, col nascere nella carne, il Verbo si è fatto carne”.
(San bernardo di Chiaravalle, Sermoni, Pia Società San Paolo, Alba 1946, pp. 150-151).

Dossier: Natale

IL TIMONE N. 28 – ANNO V – Novembre/Dicembre 2003 – pag. 38 – 39

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