Banner_Il Sabato del Timone_14 dic 24_1920x280

14.12.2024

/
Nel campo della scienza
31 Gennaio 2014

Nel campo della scienza




Le idee cristiane hanno dato slancio alla scienza. Anche affermando la libertà dell’uomo dalla magia, dall’astrologia, dalle superstizioni del mondo pagano. E innumerevoli credenti, molti dei quali ecclesiastici, sono stati grandi scienziati

Il cristianesimo, come si può leggere in qualsiasi manuale di storia della filosofia, ha portato con sé, per esempio: l’affermazione diffusa della visione monoteista (al posto del politeismo); l’idea di un Dio che è Amore e Ragione; una nuova centralità dell’uomo rispetto alla natura; una nuova visione della materia e della carne («E vide che era cosa buona»).

Dal cristianesimo lo slancio alla scienza
Questi concetti, per il discorso che ci interessa, sono le pre-condizioni, i presupposti essenziali per lo svilupparsi della scienza moderna, in certi casi assenti nel pensiero greco, in altri casi presenti in esso già in embrione, ma solo in maniera parziale e incompleta. Analizziamoli in estrema sintesi.
Monoteismo significa spogliare la natura delle divinità immanenti, liberarla dalla presenza di innumerevoli divinità sovente nemiche dell’uomo, bizzarre, capricciose, incontrollabili. Al posto loro, un solo Dio, Creatore intelligente, razionale, che crea per amore, e che ha dato all’uomo una centralità nuova: non più vittima e ostaggio delle forze naturali divinizzate, ma signore del creato. Di un creato in cui sole, luna, stelle… non sono più divinità da adorare, o a cui, persino, sacrificare animali o uomini, ma creature che al loro Fattore rimandano; bellezze, ordine, armonia, che dalla Bellezza, dall’Armonia, dall’Amore di Dio promanano e a Lui riportano.
Melvin Calvin (1911-1997), premio Nobel per la chimica nel 1961, espresse questi concetti con tali parole: «Nel cercare di discernere le origini della convinzione sull’ordine dell’universo, mi pare di trovarle in un concetto fondamentale scoperto duemila o tremila anni fa, ed enunciato per la prima volta nel mondo occidentale dagli antichi ebrei: ossia che l’universo è governato da un unico Dio e non è il prodotto dei capricci di molti dèi, ciascuno intento a governare il proprio settore in base alle proprie leggi (meglio sarebbe dire «desideri mutevoli», ndr). Questa visione monoteistica sembra essere il fondamento storico della scienza moderna» (Chemical Evolution, Oxford 1969, p. 258).
Il cristianesimo ha dunque un dogma fondamentale, che lo differenzia dalle religioni animiste, pagane e politeiste: crede in un solo Dio, trascendente, che ha creato il mondo con un atto libero di volontà; che ha creato un mondo materiale, finito nel tempo e nello spazio, e, accanto a esso, una sola creatura spirituale, dotata di anima, fatta a immagine e somiglianza di Dio: l’uomo. Nel campo della scienza Le idee cristiane hanno dato slancio alla scienza. Anche affermando la libertà dell’uomo dalla magia, dall’astrologia, dalle superstizioni del mondo pagano. E innumerevoli credenti, molti dei quali ecclesiastici, sono stati grandi scienziati Copernico conversa con Dio
Da questo dogma di fede (per altro dimostrabile con la filosofia, cfr, per esempio san Tommaso d’Aquino) derivano almeno tre conseguenze molto importanti.

Conseguenze sul piano della ricerca
La prima: il mondo non può più essere concepito, come nel paganesimo, come dio stesso, come un “grande animale”, una immensa creatura vivente, abitata da spiriti della terra, dell’aria, del fuoco, e dell’acqua, da ninfe, gnomi e folletti vari. Esso, al contrario, va concepito, per usare l’espressione di un vescovo francescano del XIII secolo, come una mundi machina, un grande meccanismo materiale, costruito, come dice la Bibbia, secondo «numero, peso e misura», con criteri matematici, da un Dio creatore, dunque può essere investigato scientificamente.
La seconda: l’uomo è una creatura unica, libera, non sottoposta al volere degli astri, del Fato, della Necessità (si parla di antropocentrismo biblico), dunque ha per lui senso decidere di intraprendere una ricerca scientifica, il suo agire (anche nel campo della ricerca) è frutto della sua iniziativa.
La terza conseguenza: la realtà materiale, pur essendo inferiore a quella divina e umana, non è una prigione, l’origine del male, come per Platone, gli gnostici e gli orientali, bensì una «cosa buona », come si ripete più volte nel Genesi. Dunque, è importante studiarla con la scienza.
L’incipit di una preghiera di James Clerk Maxwell, artefice nell’Ottocento della rivoluzione scientifica dell’elettromagnetismo, sarebbe stata sottoscritta da tutti i primi padri della scienza moderna: «O Dio onnipotente, che hai creato l’uomo a tua immagine, e gli hai donato un’anima spirituale affinché ti ami e governi le tue creature, insegnaci a studiare le opere della tua mano, affinché noi assoggettiamo il mondo». Ma abbiamo menzionato solo alcuni tra i tanti concetti cristiani che hanno dato slancio alla scienza: il lettore ne può individuare diversi altri in G. Samek Lodovici, La Chiesa? Una grande amica della scienza, “il Timone”, 62 (2007), pp. 36- 38, reperibile su www.iltimone.org.

Astronomia, chimica e medicina
È così che, a partire da queste idee sulla natura umana e su quella, materiale, delle altre creature, astronomia, chimica e medicina sostituiscono progressivamente astrologia, alchimia e magia. Scrive Paolo Musso: la scienza non poteva che nascere dalla «fede greca e cristiana in un ordinamento razionale del mondo», dalla «fede cristiana nella Creazione come atto libero di Dio», e, connessa con quest’ultima, dall’«idea di contingenza del mondo» materiale (cioè la «rottura col necessitarismo greco e, quindi, col panteismo »).
Già in passato su questa rivista, abbiamo notato come questo modo di guardare a Dio, all’uomo e all’universo, in questo ordine gerarchico preciso, abbia significato che la Chiesa per secoli ha lottato, nei confessionali, dai pulpiti, nelle scuole… per affermare la libertà dell’uomo dalla magia, dall’astrologia, dall’oroscopo, dalle migliaia di superstizioni proprie del mondo pagano. Così si è liberato l’uomo, così si è emancipata la sua ragione. Così sono nate, non a caso nel mondo cristiano, le scuole monastiche, le scuole cattedrali, e poi le università. Luoghi in cui Fede e ragione si illuminavano a vicenda, nella consapevolezza che Dio ha dato agli uomini, secondo l’espressione di sant’Agostino, il libro delle Scritture e il libro della creazione, da leggere con la nostra intelligenza, fidando nella Intelligenza del Creatore e ordinatore di ogni cosa.

I padri della scienza sono credenti

Dovrebbe essere dunque chiaro perché i padri della scienza sono stati tutti, indistintamente, uomini di fede: da Galilei a Keplero, da Alessandro Volta a Luigi Galvani, da Pasteur a Planck…
Questo è vero, anche se non di rado si sente dire il contrario da parte di coloro che hanno assolutizzato, strumentalizzato e falsato una singola vicenda, quella di Galilei: presentando uno scontro episodico, complicato, intessuto di personalismi, in una lotta all’ultimo sangue – cosa che non fu affatto – tra la visione scientifica del mondo e quella religiosa- cattolica.
Senza entrare nel merito della complicata vicenda galileiana, basterebbe ricordare che lo scienziato pisano fu sempre un cattolico convinto, come ammette persino il celebre ateologo Richard Dawkins, e come dimostrano non solo tutta la sua corrispondenza epistolare più conosciuta, ma anche l’intenso rapporto, di affetto e di fede, con la figlia suora Maria Celeste, ma anche con i suoi discepoli prediletti, il monaco Benedetto Castelli e l’allievo degli scolopi, e fervente cattolico, Vicenzo Viviani (suo primo biografo, che narra la morte, da vero cattolico, del suo maestro).
Se da Galilei e dall’Italia ci spostiamo in Inghilterra, troviamo personalità di cristiani protestanti come quella di Isaac Newton, di Robert Boyle, di Lord Kelvin o di Maxwell: tutti scienziati che non solo erano credenti (sebbene, per un cattolico, non senza alcune “stranezze” tipicamente protestanti), ma che fondavano la propria ricerca di verità, la propria curiosa indagine proprio ed essenzialmente sulla convinzione di essere, come scienziati, dei teologi naturali. Sia Newton, che Boyle, che gli altri due giganti citati, ci hanno lasciato riflessioni su Dio, Cristo, l’anima immortale e i miracoli che metterebbero in forte imbarazzo gli scientisti ottocenteschi e contemporanei.

Tanti ecclesiastici scienziati
Ma se quanto si è detto è conosciuto dagli osservatori più onesti, pochi hanno presente, invece, che tanti ecclesiastici cattolici – e qualche pastore protestante, ma nessun imam, nessun rabbino, nessuno sciamano, nessun bramino indù, nessun monaco buddista… – sono stati all’origine di svariati campi dell’indagine scientifica. Il fondatore della geologia è il beato Niccolò Stenone (1638-1686), che dopo grandi scoperte, anche in campo anatomico, decise di abbandonare la strada della scienza sperimentale per abbracciare, come avrebbe fatto di lì a poco anche Pascal, la strada della Sapienza divina e della teologia, divenendo prima sacerdote e poi vescovo. Nel campo dell’astronomia, accanto al canonico Niccolò Copernico, si possono ricordare il gesuita Angelo Secchi (1818-1878), uno dei padri dell’astrofisica, e Georges Edouard Lemaître (1894-1966), padre del Big Bang. Senza contare che i primi osservatori astronomici «organizzati con criteri professionali» nacquero in Italia, nella seconda metà del Settecento, grazie a tre sacerdoti: a Torino, con padre Beccaria (che fu anche il padre dell’elettricismo italiano); a Milano, con padre Boscovich e a Palermo con don Piazzi. Nel campo della meteorologia giganteggiano i contributi dei già citati Benedetto Castelli e Angelo Secchi. Nel campo del magnetismo, sono importantissimi i contributi del gesuita Nicolò Cabeo, ma si può tranquillamente dire che il padre della disciplina in senso proprio sia non William Gilbert, come si è creduto sino a ieri, ma un altro gesuita, Leonardo Garzoni. Di quest’ultimo non si sapeva quasi nulla sino a quando non è stata rintracciata, in una biblioteca privata, una copia dei suoi Trattati della calamita: «Il manoscritto, composto in lingua italiana – scrive Monica Uguaglia, cui dobbiamo la prima edizione critica dei Trattati della calamita (2005) – contiene effettivamente buona parte del materiale poi confluito nella Magia naturalis e nel De Magnete (di Gilbert, ndr). Se a ciò si aggiunge il valore intrinseco dell’opera […] risulta confermata la necessità di rivedere la storia del magnetismo (e della scienza sperimentale in generale) onde restituire alla figura di Garzoni il peso che le spetta». Riguardo alla sismologia il ruolo dei sacerdoti è anche qui più che evidente: il primo sismografo a pendolo è di padre Andrea Bina (1751); l’origine della microsismologia è da attribuire al sacerdote barnabita Timoteo Bertelli (1826-1905); la prima scala di misurazione è quella di don Giuseppe Mercalli (1850-1914).
Quanto alla Cristallografia e alla Mineralogia, dopo il nome di Stenone, il pioniere più importante è il sacerdote francese René Just Haüy (1743-1822), che fu anche grande amico di Lavoisier e suo compagno di prigionia durante il periodo giacobino. Da non dimenticare, infine, in questa carrellata del tutto incompleta, padre Bonaventura Corti, cui dobbiamo la prima osservazione dei movimenti protoplasmatici nelle cellule vegetali (1772), e il sacerdote belga Jean Baptiste Carnoy, sovente considerati i padri della “citologia” (Carnoy fu anche l’inventore della parola stessa); don Lazzaro Spallanzani (1729-1799), detto il “principe dei biologi” per i suoi innumerevoli contributi, e Gregor Mendel (1822- 1884), il padre della genetica; il sacerdote senese Giovanni Caselli (1815-1891), padre del primo fax, detto allora pantelegrafo, e padre Eugenio Barsanti (1821-1864), inventore, insieme all’amico Matteucci, del primo motore a scoppio.

Per saperne di più…

Giacomo Samek Lodovici, La Chiesa? Una grande amica della scienza, “il Timone”, 62 (2007), pp. 36-38, reperibile su www.iltimone.org
Paolo Musso, La scienza e l’idea di ragione, Mimesis, 2011.
Dava Sobel, La figlia di Galileo. Una storia di scienza, fede e amore, Rizzoli-Bur, 1999.
Francesco Agnoli – Andrea Bartelloni, Scienziati in tonaca, La fontana di Siloe, 2013.

Dossier: DAL CRISTIANESIMO VIENE LA GRANDEZZA

IL TIMONE N. 128 – ANNO XV – Dicembre 2013 – pag. 39 – 41

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista