La Confessione
Papa Giovanni Paolo II davanti ai membri della Penitenzieria Apostolica, organo che ha il compito di offrire i mezzi della riconciliazione nei casi più gravi del peccato, ha ripreso i temi elaborati dalla recente Dichiarazione “Dominus Jesus”, ricordando che “Gesù Cristo è mediatore unico e necessario della salvezza eterna”. Il Santo Padre ha in particolare fatto riferimento al passo evangelico in cui San Paolo afferma: “Uno solo infatti è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti”(1 Tm 2,5). “Deriva da qui – ha continuato il Pontefice – la necessità, in ordine alla salvezza eterna, di quei mezzi di grazia, istituiti da Gesù, che sono i Sacramenti. È quindi illusoria e nefasta la pretesa di regolare i propri conti con Dio, prescindendo dalla Chiesa e dall’economia sacramentaria”. Giovanni Paolo II, poi, soffermandosi più specificatamente sulla Penitenza sacramentale, ha ricordato che se, nella confessione, “il penitente aspira alla pace interiore e legittimamente desidera anche quella psicologica, non bisogna tuttavia confondere il Sacramento della riconciliazione con una tecnica psicoterapeutica. Pratiche psicologiche non possono surrogare il Sacramento della penitenza, né tanto meno essere imposte in suo luogo”.
L’orgoglio (?!) di Milano.
Il 23 giugno prossimo, la città di Milano ospiterà, come già Roma nell’anno giubilare, il Gay Pride 2001, la manifestazione dell’orgoglio omosessuale. Il Coordinamento Arcobaleno, organizzatore dell’evento, ha rivolto un invito a partecipare al neosindaco eletto: “venga a sfilare con noi, a salutarci dal palco e a prometterci che lavorerà contro ogni discriminazione”. La discriminazione sociale è, probabilmente, il maggior cruccio degli omosessuali che, molto spesso, accusano la Chiesa Cattolica di esercitarla o quanto meno promuoverla, se non addirittura istigarla nei fedeli. Ma i gay non si rendono conto che la Chiesa non ha nulla contro di loro. Essa li considera, rispetto alla Verità di Gesù Cristo di cui è custode, alla stessa stregua di tutti gli altri uomini. Santi o peccatori, a seconda del rispetto di quella Verità. Ciò che viene condannato è il venire meno a quella Verità, cioè il peccare. Come il rubare o il non andare a Messa sono atti che si oppongono a Dio, così l’omosessualità va contro Dio perché va contro natura e quindi contro le leggi del Creatore. La Chiesa, quindi, condanna il peccato in sé, ma è misericordiosa nei confronti del peccatore. Anche quando lo invita a non peccare più.
Opus Dei
“Ogni laico, in ragione dei doni ricevuti, è un testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa stessa secondo la misura del dono di Cristo”: così scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica. Ogni laico ha quindi una sua specifica missione da compiere, ma soprattutto una meta da raggiungere: la propria santità.
Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Zenit, l’Opus Dei, istituzione della Chiesa Cattolica in cui l’impegno dei laici è molto vivo e forte, ha cinque dei suoi membri in “odore” di canonizzazione: a parte il fondatore, il sacerdote Beato Josemarìa Escrivà, tutti gli altri sono laici che, nell’esercizio della professione, hanno compiuto il proprio cammino di santificazione. Parliamo dell’ingegnere argentino Isidoro Zorzano, dello studente catalano Montse Grases, del dottore spagnolo Eduardo Ortiz de Landàzuri e infine del pediatra Ernesto Cofino, la cui causa di canonizzazione è cominciata lo scorso 31 luglio. La testimonianza di questi laici è la prova che, sebbene il cammino sia arduo, è possibile per ogni persona immersa nelle attività di questo mondo essere seguaci di Cristo e puntare alla santità.
Martiri ignorati
Mentre, per intere settimane, i giornali e le televisioni di mezzo mondo parlavano diffusamente e descrivevano minuziosamente le “terribili atrocità” inferte dai talebani (la cui pericolosità è pari al fanatismo religioso) alle statue-monumento di Buddha, in diverse parti del mondo i cristiani continuavano, e lo sono ancora, a essere perseguitati e in alcuni casi a essere ammazzati. Secondo l’agenzia di stampa Fides, sono già tre i martiri cattolici dall’inizio dell’anno: suor Dionitia Mary e padre Tom Manjaly, uccisi rispettivamente il 21 gennaio e il 2 febbraio in India, e padre Nazareno Panciotti, deceduto dopo una lunga agonia a seguito di un attentato in Brasile. Di loro la grande stampa non ha parlato. D’altronde, oggi il martirio di persone in carne ed ossa, non statue di pietra (seppur patrimonio dell’umanità) non fa, tristemente, notizia.
Nazareth
Proprio mentre si è conclusa la gara per la presentazione dei progetti per la costruzione della moschea davanti alla Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, come riferisce l’agenzia Fides, il presidente George W. Bush, facendosi portavoce del desiderio dei cittadini americani di religione cristiana e di tanti cattolici di tutto il mondo, ha chiesto direttamente al primo ministro israeliano Ariel Sharon, nell’incontro alla Casa Bianca del 20 marzo, di annullare la decisione di costruire la moschea di Nazareth, presa dal precedente governo di Barak.
Decisione che aveva provocato molte tensioni in quella zona. Un’eventuale decisione di revoca sarebbe ben accolta dagli stessi palestinesi.
Vita minacciata
L’istituto di ricerca americano Population Research Institute (PRI) ci informa di due fatti che rappresentano, in forme diverse, serie minacce alla vita. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), in seguito al devastante terremoto che ha colpito il Salvador nei primi mesi dell’anno, ha inviato alla popolazione di quel paese invece di aiuti di prima necessità (alimentari, sanitari ecc.) pillole abortive. Sottolineamo il cinismo proditorio dell’ente delle Nazioni Unite che, sfruttando una situazione di estremo disagio e shock emotivo in cui si trovano le donne salvadoregne, non perde occasione di perseguire i suoi obiettivi di riduzione della popolazione anche in un paese di forti tradizioni cattoliche e che ha sancito il suo rifiuto dell’aborto a livello costituzionale. In secondo luogo il PRI ci fa sapere come in Africa a tutt’oggi l’USAID, l’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale, spenda molto più per finanziare attività per il controllo delle nascite che per la cura dei bambini orfani o affamati e di malati gravi (aids).
Ecco le cifre: in Nigeria 11 milioni di dollari sono stati spesi per il controllo delle nascite a fronte dei soli 6 a favore della sopravvivenza dei bambini, in Tanzania 5 contro 2,5, in Uganda 7 contro 2,8. Confidiamo in un cambio di rotta della nuova amministrazione americana.
Rosario
“Siamo assidui nella recita del Rosario: esso, sulla scia delle ripetute invocazioni, unirà i cuori, riaccenderà il focolare domestico, fortificherà la nostra speranza e otterrà a tutti la pace e la gioia del Cristo nato, morto e risorto per noi”. Così si espresse Giovanni Paolo II nell’autunno del 1988. “50 Rosari per 50 giorni” è l’iniziativa pastorale che la Chiesa filippina ha lanciato tra il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, e il 13 maggio, ricorrenza della prima apparizione della Madonna a Fatima (e vigilia di elezioni), promovendola nel Paese anche attraverso campagne televisive.
Il progetto mira a valorizzare la preghiera del Rosario come strumento di unione all’interno delle famiglie, rafforzando in esse la fede in Dio, l’amore verso la Chiesa e verso il prossimo. Il cardinale Sin, memore dell’importanza che la preghiera del Rosario ha avuto per la storia delle Filippine, ha detto: “abbiamo già avuto prova della potenza della preghiera nella storia del nostro paese. Questa volta preghiamo per la conversione e il rinnovamento”.
IL TIMONE N. 13 – ANNO III – Maggio/Giugno 2001 – pag. 8-9