Auguri poco sinceri
Viene Natale anche per Erode. Una parte dei guadagni ricavati dalla vendita dei biglietti d’auguri dell’Unicef – il Fondo per l’Infanzia dell’Onu – va a finanziare azioni di propaganda abortista, le edizioni di libri per bambini che informano sull’educazione sessuale da un punto di vista edonista oppure campagne di sterilizzazione nel Terzo Mondo. Nel frattempo, i cartoncini con soggetti religiosi ormai scarseggiano, cedendo il passo ad abeti innevati e a nastri rossi o dorati senza più alcun riferimento a Gesù Bambino. Paradossalmente, tra i pochi a offrire riproduzioni sacre sono proprio quelli dell’Unicef. Nonostante questo, in Spagna, è stato proclamato il boicottaggio. Un’organizzazione dal nome che è tutto un programma, HazteOir.Org, cioè “Fatti sentire”, sta richiamando l’attenzione dei commercianti sul danno che si provoca comprando i biglietti. Chi vuole può anche scrivere direttamente all’Unicef, spiegando che non solo non acquisterà nulla da loro, ma non verserà nemmeno denaro presso le banche e i centri commerciali che collaborano alla loro distribuzione.
Il cemento antiaborista
Se è la volontà di Dio, anche i boicottaggi riescono. Il 19 novembre, a una settimana dall’inizio dei lavori, la Browning Construction, che aveva ricevuto l’incarico di costruire una clinica per aborti ad Austin, nel Texas, ha rinunciato ad aprire il cantiere, aderendo alla campagna lanciata da un proprio fornitore. Gli stessi muratori e impiegati della ditta appaltatrice hanno rifiutato di prestare la propria opera per il progetto, finanziato all’organizzazione Planned Parenthood con 6 miliardi e 200 milioni di dollari. Più che il denaro, ha potuto la mobilitazione a favore della vita. Chris Danze, dirigente della Maldonado & Danze che avrebbe dovuto vendere il cemento alla Browning, non solo ha negato la propria collaborazione, ma ha fatto appello a oltre 750 aziende dei paraggi affinché non contribuissero alla costruzione. Hanno risposto positivamente in centinaia, dando vita all’Associazione texana Appaltatori e Fornitori per la Vita, alla quale si è unito Diritto alla Vita Texas, movimento che conta più di 75mila aderenti. Dopo essersi vista completamente isolata, Planned Parenthood ha deciso di costruire la clinica in proprio, ricorrendo alle ditte disposte a realizzare il progetto. Sempre che se ne trovino ancora.
Anche gli artisti chiedono un posto
Chissà se anche il ribelle Pablo Picasso (1881-1973) si è arreso in “zona Cesarini”? Di certo nel 1963, confidandosi con un amico sacerdote domenicano, l’artista spagnolo Espresse «il proprio desiderio di morire nella Chiesa di Dio», chiedendo di essere sepolto nella cattedrale di Malaga, la sua città natale. A rivelarlo, è lo scrittore Juan Maldonado che ha pubblicato una biografia di Picasso. L’occasione della riconciliazione sarebbe nata dalla volontà del pittore di sposarsi, anche con il rito religioso, con la propria musa ispiratrice, Jacqueline, sua moglie già dal 1961 dopo un matrimonio solo civile. In un colloquio con padre Severino Alvarez, op., l’ottantaduenne Picasso avrebbe chiesto di avere la propria tomba accanto a quella dello zio e padrino Pablo Ruiz Blasco, già canonico nella cattedrale della città andalusa. Ora Maldonado si adopererà presso le autorità di Malaga affinché l’ultima volontà del pittore sia esaudita.
Suor Lucia parla
«È stata fatta! Il Santo Padre voleva che fosse fatta ed è stata fatta e dillo ai tuoi amici». Risponde così suor Lucia a chi le chiede se la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria sia stata
effettivamente compiuta secondo quanto chiesto dalla Madonna a Fatima. Sul numero di settembre/ottobre 2003 della rivista statunitense Catholic News & Commentary, Steve Mahowald pubblica una sua intervista a Frederick T. Zugibe, medico, studioso della crocifissione di Nostro Signore e sindonologo, che era stato invitato nell’aprile 2002 al monastero carmelitano di Coimbra, in Portogallo, per tenere una conferenza. Al termine, soffermatosi a parlare con la veggente per più di due ore, le ha chiesto se avesse qualcosa da dire a proposito della controversia sulla effettiva consacrazione. Suor Lucia, guardandolo negli occhi, risponde affermativamente, senza il minimo dubbio, che c’è stata, grazie a Papa Giovanni Paolo II. Dunque, non è prigioniera in convento e non è vero che le visite sono consentite soltanto dietro permesso esplicito di S.E. il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, perché Zugibe l’ha vista, le ha potuto parlare senza alcun ostacolo e l’ha anche fotografata. Né peraltro la longevità della monaca – ha compiuto 96 anni in aprile e gode ancora di buona salute – è attribuibile a una sua presunta missione di annunciare al mondo che il desiderio di Maria Santissima sia ancora da compiere. Semmai, come hanno spiegato le consorelle carmelitane di suor Lucia, la consacrazione «ha dato alla gente il diritto alla libertà, a compiere le proprie scelte. In altre parole, ha fatto sì che la gente potesse andare in chiesa, alla Confessione, mentre prima erano sotto un regime dove c’era soltanto la paura di andare in chiesa, una paura della religione». Ora sta a noi cooperare affinché sia compiuta la profezia.
Islam è schiavitù
Con la consacrazione non sono venuti meno i problemi nel resto del mondo. Soprattutto dove il cristianesimo non ha potuto ancora mettere radici. In Arabia Saudita si continuano a difendere costumi incivili in nome del Corano. «La schiavitù è parte dell’islam. La schiavitù è parte del jihad e il jihad rimarrà fintanto che vi sarà l’islam», afferma lo sceicco Saleh Al-Fawzan, che fra l’altro è l’estensore dei programmi scolastici e l’autore di numerosi libri di testo in uso nel Regno wahhabita e negli istituti sauditi all’estero. Chi sostiene il contrario «è un infedele», continua Al-Fawzan riferendosi a coloro che ostengono che l’islam abbia operato per abolire la schiavitù introducendo l’uguaglianza tra gli uomini. Nella sua opera più nota, Al Tawid (Monoteismo), destinata agli studenti delle scuole superiori, Al-Fawzan scrive che la maggior parte dei musulmani sono politeisti e che quindi il loro sangue e i loro soldi sono a disposizione
dei «veri musulmani».
Il ritorno dell’ateismo
Con il pretesto di contrastare il terrorismo islamico, alcuni Paesi come l’Uzbekistan prendono di mira anche i cristiani. Un giudice ha ordinato recentemente il rogo di 211 copie di una rivista protestante sequestrata a una comunità di battisti. Dieci donne battiste sono state condotte in un posto di polizia durante la notte e accusate di essere “wahhabite” dagli stessi agenti che confondevano il Dalai Lama con un presbiteriano. Il rischio, per chi si rende colpevole di ospitare studi biblici nella propria casa, è la perdita del posto di lavoro. La stessa discriminazione tocca gli uzbeki che indossano abiti riconducibili alla tradizione islamica. Introducendo una sorta di nuovo ateismo di Stato, i governanti di Tashkent pensano di allontanare il pericolo di una talebanizzazione del Paese. E invece, così facendo, la favoriscono.
“El milagro” in un film
Renzo Martinelli è tra i migliori registi della nuova generazione italiana. Di recente, ha suscitato dibattito e interesse il suo film Piazza delle Cinque Lune sul rapimento di Aldo Moro. Ma un ottimo riscontro di pubblico e di critica avevano avuto Porzus e Vajont. Attualmente, Martinelli è impegnato in una grossa coproduzione per una pellicola sulla vita straordinaria del beato Marco d’Aviano, il cappuccino che fu l’anima della liberazione di Vienna dai turchi. Nel frattempo, però, Martinelli è rimasto colpito e affascinato dalla vicenda raccontata da Vittorio Messori ne Il Miracolo: il libro che ricostruisce, con rigore storico e felicità di scrittura, quello che è forse il più clamoroso prodigio mariano, il reimpianto di una gamba amputata a un giovane contadino di Calanda, nel 1640. Pubblicato da Rizzoli, il volume ha avuto una dozzina di ristampe ed è stato tradotto in molte lingue. Scopertolo grazie alla segnalazione di un amico, il regista ne è stato tanto coinvolto che ha deciso di mettere in progetto un grande film, con una notevole mobilitazione di capitali internazionali, da girare in inglese per una distribuzione mondiale. In questo modo, uno degli eventi più significativi dal punto di vista apologetico raggiungerà le sale di ogni continente e poi gli schermi delle tv. (GB)
IL TIMONE – N. 29 – ANNO VI – Gennaio 2004 – pag. 8 – 9