La Messa di Natale a Betlemme solo per i privilegiati
Nel 2000, gli emissari di Yasser Arafat avevano stretto un accordo con la Santa Sede garantendo la libertà religiosa nei territori dell’Autorità Nazionale Palestinese. Solo tre anni dopo, rimangiandosi la parola, hanno adottato la legge islamica nella Costituzione, rendendo la vita dei cristiani ancora più dura. C’era da aspettarselo, visto che in quel lasso di tempo almeno un centinaio di cristiani sono stati arrestati per aver partecipato a riti religiosi e aver svolto pratiche cristiane “senza autorizzazione”. Alcuni di loro sono stati liberati soltanto dall’intervento delle truppe israeliane nell’aprile del 2002 e tuttora vivono nel terrore di essere di nuovo incarcerati. Intanto, Arafat ogni anno strilla e si lamenta finché il governo di Tel Aviv non gli concede il permesso di assistere alla Messa notturna di Natale. Quest’anno, però, in nessuna chiesa si è potuta celebrare la nascita del Signore senza l’approvazione islamica.
La croce dei rivoluzionari e quella dei martiri
Nel 1959, all’inizio della Rivoluzione cubana, Fidel Castro portava un crocifisso al collo. Nel 1961, Rogelio Gonzalez Corso, membro del Raggruppamento Cattolico Universitario, viene ucciso dai comunisti nella prigione di La Cabaña, all’Avana. Per qualche tempo, era stato impiegato presso il ministero dell’Agricoltura, per poi disilludersi sia sulla fede sia sulle reali intenzioni del lìder maximo, che aveva già iniziato l’opera sistematica di espulsione dei sacerdoti cattolici e la chiusura di tutte le scuole cattoliche. Rogelio entra in clandestinità e diventa il leader della resistenza cattolica, offrendo la propria vita per lo sradicamento del comunismo e muore gridando: «Viva Cristo Re! Abbasso il comunismo!». Le libertà di espressione di pensiero e di religione sono abolite con la Costituzione comunista del 1976, che all’articolo 54 dice: «E’ punibile chi oppone le credenze o la fede religiosa alla Rivoluzione». E la Piattaforma Programmatica del Partito comunista di Cuba spiega lo scopo: «Si insisterà nella progressiva eliminazione delle credenze religiose attraverso la propaganda scientifica materialista». Ora una scrittrice americana, Ann Ball, ha riportato alla luce la vicenda di quel martire e ha ripreso la petizione rivolta al Pontefice da cinquecento personalità dell’esilio cubano: «Santo Padre, salva dall’oblio i martiri cubani vittime del comunismo!». Oltre al sacrificio di Rogelio, un volume di prossima uscita di Armando Lago cita anche la morte in odore di santità di due religiose, suor Maria Echevarria, incarcerata e assassinata dalla polizia a Santiago di Cuba sempre nel 1961, e suor Aida Rosa Perez, detenuta per parecchi mesi dai servizi segreti a Pinar del Rio, e deceduta nel 1967 per un attacco cardiaco in seguito a un interrogatorio brutale.
Tre secoli di persecuzione coreana
Nell’attesa di assistere alla sconfitta terrena del dittatore comunista e di vedere sugli altari le sue vittime, si è aperto in Vaticano il processo di beatificazione di Paul Yun Ji-Chung e 123 suoi compagni, torturati e assassinati nel 1791 agli albori dell’introduzione del cristianesimo in Corea. Il primo martire coreano si era rifiutato di seppellire la madre secondo la tradizione confuciana e aveva fatto scattare la persecuzione detta di Sin-hae, che aveva coinvolto molti altri cristiani, per la maggior parte di famiglie nobili. Il cristianesimo, dichiarato “culto malvagio”, sopravvisse in clandestinità per oltre un secolo, cioè fino a quando nel 1895 ottenne ufficialmente la libertà, ma soltanto passando per altre quattro grandi persecuzioni in cui furono uccisi circa 16mila fedeli. Eppure, se nella Corea del Sud c’è una delle comunità cattoliche più vive del mondo, per quel popolo le sofferenze non sono ancora finite. Attualmente, nei campi di concentramento della Corea del Nord comunista risulta che vi siano circa 100mila cristiani incarcerati in condizioni disumane.
La pillola che uccide volando
Chi non rischia per testimoniare la propria fede, però, non può per questo considerarsi al sicuro. Le donne che fanno uso di contraccettivi sono quattordici volte più esposte alle embolie quando viaggiano in aereo. Per la rivista statunitense Archivi di medicina interna, che ha diffuso la scoperta scientifica, si tratta di coaguli di sangue che, sviluppandosi, possono bloccare le arterie del cuore e ostruire parte dei polmoni, causando la morte. Di per sé, le pillole anticoncezionali aumentano di quattro volte la probabilità di embolia e i lunghi voli la decuplicano. Combinate insieme, le due eventualità creerebbero così un rischio allarmante. Perciò, le associazioni di difesa della vita americane hanno chiesto che le autorità aeroportuali informino tutti i passeggeri di sesso femminile con cartelli di avviso prima dell’imbarco sui velivoli.
Antidoti, la castità e la preghiera
Sempre in campo sanitario, l’Associazione Medica Britannica ha individuato tra le ragazze del Regno Unito un acuirsi della chlamydia, una patologia dovuta a trasmissione sessuale e in grado di causare la sterilità. Ne soffre un’adolescente su dieci di età compresa tra i 16 e i 19 anni, con un aumento del 300 per cento dal 1996. Nello stesso periodo, le statistiche hanno evidenziato diversi altri dati preoccupanti, come la crescita dell’uso di cocaina tra i giovani. Naturalmente, per correre meno rischi, basterebbero la castità e la preghiera.
Induismo: ancora violenza contro la Chiesa cattolica
Profondo shock per la comunità cattolica nello stato dell’Orissa, nell’India orientale: è riesplosa la violenza del fondamentalismo di matrice indù contro la Chiesa. Sul finire dello scorso anno, informa l’agenzia Corrispondenza Romana (n. 834 del 29/11/03), un gruppo delle cosiddette “brigate zafferano”, formato da attivisti in motocicletta appartenenti ai movimenti integralisti Vishwa Hindu Parishad e Bajrang Dal, hanno seminato violenza e distruzione, attaccando chiese, terrorizzando i fedeli, stuprando una suora.
Il 21 novembre i militanti hanno devastato e bruciato una chiesa cattolica nella città di Deogarh (nella zona Ovest dello stato). L’attacco è stato preceduto da altri atti vandalici: il giorno precedente le stesse brigate, hanno manifestato davanti alla residenza del presidente del Distretto e appiccato un falò con bibbie e libri di letteratura cristiana. Entrati poi nel villaggio di Rajamunda, hanno fatto irruzione in una chiesa e hanno violentato una suora in servizio presso la parrocchia.
La Chiesa indiana ha condannato gli episodi di violenza chiedendo un’indagine a tutto campo delle forze di polizia. Lo stato dell’Orissa ha 36 milioni di abitanti, a larga maggioranza indù ed è governato dal Bharatiya Janata Party (BJP), partito nazionalista indù contrario alle conversioni degli indù al cristianesimo o al buddismo. In Orissa e in altri stati della Federazione indiana (come Gujarat e Tamil Nadu), è in vigore una legge che obbliga tutti coloro che vogliono cambiare religione a richiedere un permesso scritto dal magistrato locale. La legge è fortemente avversata dalle minoranze religiose, fra le quali la comunità cristiana. (GB)
Contraccezione: l’ONU insiste sulla “salute riproduttiva”
Un miliardo che conta. Investire nella salute e nei diritti degli adolescenti, è il titolo dell’ultimo Rapporto annuale (2003) del Fondo per la Popolazione (UNFPA) promosso dal’ONU, presentato l’ 8 ottobre scorso. Il miliardo a cui si allude è il numero di adolescenti presenti sulla terra, un terzo dei quali vivente in condizioni di povertà, che sarebbero esposti al rischio di contagio di malattie sessuali, specialmente l’Aids.
Per risanare questa situazione, informa l’agenzia Corrispondenza Romana (n 834 del 29/11/03), l’ONU ha rinnovato lo stanziamento di cifre consistenti, pagate dagli Stati nazionali. Eppure queste cifre non finanzieranno la costruzione di ospedali o scuole, ma assicureranno la continuazione della grande offensiva mondiale per la realizzazione del “diritto alla salute riproduttiva”, che si concretizza nella organizzazione dei cosiddetti “servizi di sanità riproduttiva”, i quali si dedicano alla propaganda, diffusione e imposizione di metodi e oggetti anticoncezionali e abortivi nel terzo mondo, ma anche in Occidente.
Come recenti esempi di questa offensiva, la stessa ONU annovera la campagna con la quale i giovani albanesi vengono esortati ad adeguarsi a questo slogan: “faccio quello che voglio, ma so cosa sto facendo”, e quella, più chiara, rivolta alla gioventù balcanica, riassunta nell’ammonimento: “non hai scuse, se non usi il preservativo”. Della scuola, il Fondo si occupa solo per esortare gli Stati a inserire espliciti e specifici programmi di “educazione sessuale” nelle classi di adolescenti; dell’informazione giovanile, solo per organizzare squadre di giovani che diffondano i metodi contraccettivi ed abortivi tra i loro coetanei. In questo programma, la famiglia non esiste e non ha compiti né diritti, per cui il ruolo che l’ONU si assume non è quello di supplenza o sussidiarietà, bensì di espropriazione del ruolo educativo della famiglia e della tribù. Giustamente lo studioso Riccardo Cascioli, in un articolo su Avvenire (9 ottobre 2003) obietta che, in Occidente, il fenomeno delle malattie sessuali (Aids compresa) e delle gravidanze indesiderate si registrano proprio nei Paesi in cui l’ “educazione sessuale” è più libera e precoce: ossia la Gran Bretagna e l’Olanda. (GB)
IL TIMONE – N. 30 – ANNO VI – Febbraio 2004 – pag. 6 – 7