Gibson evasore fiscale per fede
Dei 300 milioni di dollari che lo Stato della California vuole destinare in dieci anni agli esperimenti sulle cellule embrionali, neanche uno arriverà dalle tasche di Mel Gibson. L’attore e regista australiano, che pero vive a Hollywood, ha annunciato la sua contrarietà al progetto del suo collega e amico, il governatore repubblicano Arnold Schwarzenegger, durante il programma televisivo l”Good Morning America”, andato in onda sulla rete Cbs il 28 ottobre scorso. Gibson ha anche telefonato a Schwarzenegger per discutere sull’argomento, senza però riuscire a parlargli sufficientemente a lungo. Perciò si è espresso anche pubblicamente dicendo di avvertire «un problema etico» nel pagamento delle imposte che potrebbero finanziare il progetto, che implica anche la clonazione e la morte dei concepiti. «Mi sembra che nel processo sarà utilizzata la clonazione di embrioni umani e questo mi crea un problema etico: perché io, come contribuente, devo finanziare qualcosa che credo sia immorale?», si è chiesto l’attore. Andando oltre le dichiarazioni di principio, Gibson ha anche prestato la propria immagine per gli spot di una campagna contraria al progetto, promossa dal gruppo “No alla proposta 71 “. Nel messaggio, si spiegava che la ricerca sulle cellule madri embrionali non ha dato a origine a nessuna cura in 23 anni, mentre le cellule madri adulte, che si producono senza e alcun rischio morale, hanno ottenuto diversi risultati. Un referendum sul tema, tenutosi il 2 novembre scorso, ha visto però prevalere i fautori della clonazione.
Conversioni forzate in India
Non sono soltanto gli ultrafondamentalisti islamici a praticare il proselitismo con la violenza. Mons. Alphonse Bilung, vescovo di Rourkela, in India, ha denunciato ad Asia News che nel mese di ottobre oltre 300 cristiani del distretto di Sindburgh sono stati obbligati a convertirsi all’induismo durante una cerimonia pubblica. Altri 76 fedeli del villaggio di Sarat, in settembre, hanno subito la stessa sorte. E tutti, spiega mons. Bilung, sono stati minacciati di «conseguenze terribili se si recano in chiesa». Sempre in settembre, gli estremisti indu hanno attaccato Ie suore di Madre Teresa di Calcutta, le Missionarie della Carità. Le religiose stavano distribuendo cibo ai poveri nella Stato del Kerala, nell’lndia meridionale, quando sono state aggredite da un gruppo di una cinquantina di estremisti indu, armati con spranghe di ferro, che le accusavano di evangelizzare. Quattro suore hanno riportato ferite al capo e 14 militanti del Partito Bharatiya Janata (BJP) sono stati arrestati perché sospettati di aver preso parte all’assalto.
Teenagers americani e Dio
Uno studio a cura dell’American Bible Society (ABS) , pubblicato il 15 ottobre 2004, mostra che il 67% dei teenagers americani pensa che Dio e la fede in Lui debbano avere un posta alla Casa Bianca. Lo studio mirava ad avere un’istantanea delle opinioni dei giovani in tema di preghiera in relazione alla campagna elettorale allora in corso. II dibattito sulla fede, infatti, era entrato a pieno titolo nella campagna per le elezioni presidenziali del 3 novembre e gli americani hanno mostrato il desiderio di conoscere le opinioni dei due candidati, Bush e Kerry, in materia.
Allo studio, che si e svolto tra il 23 ed il 30 settembre, hanno preso parte 500 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 12 ed i17anni.
Gli intervistati più favorevoli all’ingresso della fede alla Casa Bianca sono stati quelli del Midwest, la sconfinata provincia americana, e del Sud. La maggioranza degli intervistati ritiene anche che il presidente debba pregare prima di prendere decisioni importanti. All’ultima domanda: «Se tu fossi presidente, per cosa pregheresti maggiormente?», il 52% ha risposto «Per la pace mondiale», più del doppio di quanti hanno optato per la fine della povertà e della fame (22%) o per la sconfitta delle malattie (17%). Secondo Eugene Ha- becker, presidente di ABS, lo studio rivela che i giovani americani hanno opinioni forti e precise sul ruolo della fede alla Casa Bianca. Gli intervistati, ha fatto notare Habecker, saranno in gran parte elettori nel 2008 e ciò non e senza importanza. Le loro aspettative confermano il trend dell’opinione pubblica americana che chiede al suo presidente un impegno totale, anche sui piano spirituale. (Rita Bettaglio).
Clonazione umana
La Santa Sede, il 27 settembre, ha pubblicato un documento sulla clonazione umana, in relazione al dibattito che si sta svolgendo in seno alle Nazioni Unite. La dichiarazione spiega che la Santa Sede è favorevole alla ricerca nei campi della medicina e della biologia. Ma, prosegue il documento, «Ia Santa Sede si oppone alla clonazione degli embrioni umani finalizzata alla loro distruzione per ricavarne cellule staminali”, in quanto “incompatibile con il fondamento e il motivo della ricerca biomedica umana, ovvero, il rispetto per la dignità degli esseri umani» (cfr. “Documento sulla clonazione umana inviata dalla Santa Sede agli Stati membri delI’ONU”). Come alternativa, la dichiarazione ha evidenziato i comprovati risultati gia ottenuti con l’uso delle cellule staminali adulte. «Gli esperimenti sulle cellule staminali embrionali non hanno ancora prodotto un singolo successo, neanche sulle cavie animali». Infatti la dichiarazione cita una serie di fonti scientifiche che sottolineano il rischio insito nell’uso delle cellule embrionali. In questo contesto, il documento ha criticato «il crescendo di iperboli» che esalta l’uso dei cloni umani. In termini di giudizio morale, la dichiarazione osserva che la clonazione terapeutica è eticamente peggiore della clonazione a fini riproduttivi. Almeno, in quest’ultimo caso, alla vita umana viene data la possibilità di sopravvivere, anziché essere usata meramente come “materiale da laboratorio”. L’attenzione ora si sposta sull’Organizzazione delle Nazioni Unite, per vedere se questa interverrà a difesa delle vite umane innocenti.
(Zenit, 30/10/2004).
Cristiani nel mirino in Iraq
C’e Al Qa’ida dietro la persecuzione contro i cristiani iracheni. L’obiettivo e terrorizzare le comunità minacciando i bambini. Un reportage pubblicato dal quotidiano spagnolo La Razon indica che la strategia dei terroristi mira a far convertire i più piccoli all’islam e rende noto che in una scuola elementare e stata piazzata una serie di ordigni esplosivi con un cartello che avvertiva: «Convertitevi o sarete assassinati». Fernando Perez Barber scrive da Bagdad che «la multinazionale islamica del crimine, Al Qaeda, si propone di cacciare i cristiani dall’Iraq a forza di dinamite». II 28 settembre, l’organizzazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre ha denunciato che nove giovani cristiani, membri della Chiesa caldeo-cattolica, sono stati uccisi mentre tornavano dal lavoro. II bilancio totale della guerra in corso ammonta a 80 vittime, di cui 20 solo nel mese di settembre. I casi di violenza sono numerosi anche secondo l’agenzia Efe, che il 10 ottobre paragonava la situazione attuale a quella vissuta durante il vecchio regime, concludendo che «durante l’epoca di Saddam non tutto filava liscio come può sembrare: c’ era liberta di culto, ma non di religione e in pratica non si permetteva che un musulmano si convertisse al cristianesimo, mentre si invitava a fare il contrario». Nel dopoguerra, però, sempre più credenti «si vedono costretti a fuggire per gli attacchi che subiscono», senza distinzioni di appartenenza tra comunità siro-caldee, siro-cattoliche o armene, perché «l’estremismo islamico rende impossibile la convivenza pacifica». Il primo agosto scorso diverse autobomba sono esplose contemporaneamente in cinque chiese di Bagdad e Mossul. Quel giorno hanno perso la vita quindici persone. E da allora si sono susseguiti episodi di violenza quotidiani contro i negozi dei cristiani, obiettivo costante di gruppi sciiti o sunniti, che approfittano della notte per appiccarvi il fuoco. In particolare, vengono distrutte le distillerie e i bar, ma anche le donne che non portano il velo subiscono minacce. Secondo Perez Barber «dalla fine della Guerra del Golfo fino all’intervento statunitense, la popolazione cristiana del Paese si e ridotta della metà, toccando quota 800.000. E questo numero non ha smesso di diminuire anche con la presenza delle truppe alleate nel Paese».
Santa Teresina dalla clausura al cinema
Dopo “La Passione” di Mel Gibson, un altro film cattolico promette di riempire le sale. “Thérèse” del regista Leonardo De Filippis, che narra la vita di santa Teresa di Lisieux, ha già ottenuto un grande successo negli Stati Uniti lasciando a bocca aperta i critici laicisti e l’industria hollywoodiana. Nonostante non sia stata proiettata in numerose sale la pellicola si è piazzata al quarto posto per incassi al botteghino, guadagnando 350mila dollari nella prima settimana di ottobre. Visto il successo, in breve tempo ” Thérèse” è stato portato su altri 900 schermi americani. Qualche anteprima è disponibile sui sito Internet
www. theresemovie.com.
IL TIMONE N. 38 – ANNO VI – Dicembre 2004 – pag. 6 -7