I cattolici si ribellano
Hanno deciso che è giunta l’ora di reagire. Sono un’ avanguardia di cattolici toscani che denunciano «il tentativo di promuovere una cultura perversamente disumana, contraria alla dignità della persona, alla ragione e alla legge naturale universale ancora prima che alla dottrina sociale della Chiesa». Dopo lo scandalo dell’approvazione dello Statuto della Toscana, che riconosce tutti i diritti fuorché quello alla vita, la marcia della secolarizzazione prosegue con una legge contenente “Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”. Per farla passare è stato sufficiente l’assenso della maggioranza di centro sinistra, ma spiccano l’astensione di Forza Italia e Alleanza Nazionale a fronte del solo voto contrario dell’Unione di Centro.
Si tratta di un provvedimento che, sotto le innocue apparenze del rispetto dei diritti umani, nasconde insidie che vanno smascherate. Si dà, infatti, come per scontato, che ogni persona debba nella propria vita operare una «scelta dell’orientamento sessuale o della identità di ge-nere» (art. lO). Si dispone inoltre di favorire «l’offerta di eventi culturali e forme di intrattenimento aperte ai diversi stili di vita, cosi come caratterizzati, tra l’altro, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere» (art.15), di politiche regionali del lavoro per «i transessuali e i “transgender”» e ancora di «promuovere iniziative di particolare rilievo sociale ed istituire circuiti … di solidarietà tra gli utenti» al cui scopo le «USL possono stipulare convenzioni con le associazioni e i gruppi rappresentativi dei diversi orientamenti sessuali e identità di genere». In pratica, il denaro pubblico prelevato dalle tasche dei contribuenti sarà destinato a finanziare le marce delle associazioni gay. Perciò, scrivono i firmatari di una petizione (che si può sottoscrivere chiedendola all’indirizzo
riccardogiulia@tin.it), «al di là del titolo, che potrebbe trarre in inganno, leggendo il testo si riscontra la presenza di disposizioni veramente preoccupanti perché radicalmente contrarie alla normale visione della persona umana». Tramite l’utilizzo di un linguaggio burocratico, si crea cosi un «grave equivoco» su cui si fonda la legge, quello cioè di «confondere il necessario e dovuto rispetto che deve esser riconosciuto e assicurato a tutti gli uomini, indipendentemente dall’ orientamento sessuale, con la promozione, invece, di un’antropologia assolutamente contraria alla legge naturale».
Invece di predisporre strutture di sostegno per chi – e sono tanti – desideri liberarsi dalle proprie disordinate abitudini sessuali, la Regione sostiene che ogni “scelta” sessuale ha lo stesso valore ed è degna di una positiva promozione. «Tutto questo contro il comune buon senso e il retto uso della ragione che ci conferma come il maschile e il femminile sono dati appartenenti ontologicamente alla natura umana. La Regione Toscana, con questa legge, marcia deliberatamente verso l’oscuramento della differenza o dualità dei sessi: sembra questo l’ultimo frutto di una cultura annichilita dal più assoluto relativismo etico e incapace di affermare la realtà sull’uomo». I firmatari della petizione sperano invece che «tutti coloro che ne hanno potere contribuiscano – per il bene comune – a una sostanziale modifica di questa ingiusta normativa». E auspicano che «il mondo cattolico, sull’esempio del Santo Padre, faccia sentire fortemente la sua voce in difesa dell’uomo, della sua inalienabile dignità e della legge naturale universale scritta nei cuori e nelle mènti di tutte le persone e comprensibile con il retto uso della ragione».
I democratici anti-abortisti fanno sentire la loro voce
Apprendiamo da Foxnews del 3 dicembre 2004 che in casa democratica alcuni democratici pro-life (Democrats for Life of America) hanno cominciato a battere i pugni sul tavolo del loro partito. La notizia viene da Chicago ed è un segnale importante per il mondo politico americano. I democratici anti-abortisti sostengono che, dopo la netta vittoria di Bush, il partito democratico ha davanti a sé due scelte: o essere più tolleranti verso i Democratici anti-abortisti, o rassegnarsi a ulteriori vittorie repubblicane. «Penso che il Partito Repubblicano abbia davvero fatto un capolavoro sul tema prolife e noi dobbiamo riprenderlo in mano» ha detto Kristen Day dei Democrats for Life of America. Ma Jenny Backus, portavoce del Democratic National Committee, ha subito congelato ogni iniziativa, prendendo le distanze da Day, le cui posizioni non sarebbero affatto in sintonia coi vertici del Partito Democratico. Potrebbe essere il granellino che fa inceppare il motore aborti sta del mondo liberai o la vigilia di un nuovo esodo verso il Grand Old Party? Sicuramente è il riconoscimento che negli Stati Uniti il pensiero pro-life non può essere ignorato senza pagare un prezzo importante in termini di consenso elettorale. (Rita Bettaglio).
ONU, per la Polonia una condanna scandalosa
La Commissione Onu per i diritti umani ha condannato la Polonia perché ha una legislazione troppo restrittiva sull’aborto (previsto in caso di stupro o di rischi per la vita della madre). La Commissione Onu esorta dunque il governo polacco a «liberalizzare la sua legislazione e la pratica dell’aborto» (Osservazioni conclusive, 5 novembre 2004, n. 8). Inoltre condanna l’obiezione di coscienza dei medici, invitando (forse sarebbe più corretto “minacciando”) il governo polacco a fornire spiegazioni sull’uso effettivo di questa clausola. «La direttiva della Commissione ONU sui diritti umani è di una gravità inaudita – dichiara il lo CESPAS (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo) -. Anzitutto perché interferisce in materie che, secondo la Carta dell’ONU, fanno parte della giurisdizione propria di ogni Paese. In secondo luogo perché eleva l’aborto a diritto umano fondamentale, il che non trova alcun riscontro nei documenti ufficiali dell’ONU. Anzi, l’Accordo Internazionale sui Diritti civili e politici stabilisce all’articolo 6 il «diritto alla vita di ogni essere umano». È dunque evidente che singole Commissioni e Agenzie dell’ONU sono ormai in mano a lobby che tentano di forzare gli accordi internazionali e di inserire nuovi concetti che nulla hanno a che fare con la volontà dei popoli. «È ora – afferma il CESPAS – che i governi, a cominciare da quello italiano, chiedano conto del loro operato a chi li rappresenta in queste istituzioni; e che denuncino Agenzie e Commissioni ONU ogni volta che violano gli accordi internazionali».
La famiglia non muore
Le ideologie contrarie all’istituzione della famiglia non arriveranno a firmarne l’atto di morte, ha detto il cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, inaugurando il Il Congresso Educazione e Famiglia dell’Università Cattolica San Antonio di Murcia, in Spagna. Anche se «certamente la famiglia attraversa oggi un periodo difficile, stiamo assistendo ad una nuova presenza della famiglia in tutto il mondo», ha constatato il porporato, per il quale «si sono sbagliati coloro che pensavano che l’atto di morte della famiglia fosse già stato emanato». E ha aggiunto: «Se è un qualcosa amato da Dio, qualcosa voluto per l’uomo sin dal principio, qualcosa che si radica nel cuore stesso di Dio, se è un’istituzione naturale, fondamento della società e patrimonio dell’umanità, non sarà polverizzata, né dovremmo noi o quelli che verranno nel futuro raccogliere le sue ceneri». Una delle sfide che la famiglia deve affrontare è la «confusione concettuale», in quanto «non è un caso che il primo attacco», che è stato scagliato durante la Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo (ICPD) al Cairo nel 1994, «fosse sulla identità della famiglia (e da lì, introdurre la terminologia “tipi di famiglie”), per poi elaborare [nella Conferenza mondiale sulla donna che si è svolta a Pechino nel 1995] la ideologia del genere (“gender”)». «Nel corso della storia, la famiglia ha subito molti cambiamenti, passando dalla famiglia intergenerazionale a quella nucleare, dal patriarcato al modello attuale, ma la sua essenza, la famiglia come comunità di amore e di vita tra un uomo e una donna, nella quale nascono i figli, è rimasta costante. Questo è ciò che ha ispirato le società e le legislazioni di tutti i popoli e di tutte le culture, e che solo negli ultimi dieci anni è stato messo in discussione», ha affermato il cardinale.
(ZENIT, 6/12/2004).
Essere medici antiaboristi a Cuba
L’Onu non accenna alla minima protesta per il trattamento subito da Oscar Elias Biscet Gonzalez, il medico cubano pro-life condannato a 25 anni di carcere da un tribunale comunista cubano nell’aprile 2003. Il 3 dicembre, sua moglie ha denunciato le “torture psicologiche” inflitte al detenuto, al quale è proibito telefonare e perfino intrattenere rapporti epistolari con la madre e la sorella. Per ottenere l’ultima visita concessa alla moglie, il15 novembre, sono stati necessari sette mesi di attesa.
IL TIMONE – N.39 – ANNO VII – Gennaio 2005 pag. 6 – 7