Un DVD sui genitori di Padre Gheddo
I registi Paola e Carlo De Biase hanno prodotto in un Dvd il documentario filmato sui Servi di Dio Rosetta e Giovanni Gheddo, genitori di Padre Piero: “Quando l’amore si fa dono…”, dei quali è in corso la causa di beatificazione. Della durata di 82 minuti, il documentario è diviso in quattro parti. La prima mostra la vita e la spiritualità di Rosetta e Giovanni, con le testimonianze di chi li ha conosciuti e i luoghi (Tronzano, Crova e Viancino, in provincia di Vercelli, dove vissero, con le chiese, la tomba, le campagne. La seconda parte presenta le più significative lettere di papà Giovanni dalla Russia, ricche di carica spirituale, con immagini della campagna di Russia. Nella terza, parlano la sorella di Rosetta, Emma, i figli Piero e Mario, e alcuni testimoni di Tronzano e Crova. Emma è morta il 22 ottobre 2006 a 94 anni, due giorni dopo che l’ave-vano filmata per il documentario. Nell’ultima parlano mons. Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli, che spiega la decisione di iniziare la causa di beatificazione dei due coniugi; mons. Tonino Guasco, assistente diocesano dell’Azione Cattolica di Vercelli, mons, Francesco Lambiasi assistente nazionale dell’A.C. ita-liana e la postulatrice della causa, dott.sa Francesca Consolini di Milano. Chi desidera il Dvd (€ 10,00), può chiederlo all’Ufficio Famiglia diocesano in Curia a Vercelli oppure a suor Franca Nava, segretaria di padre Piero Gheddo: PIME, Via Monterosa, 81 – 20149 Milano (tel. 02.43.82.02.82).
Quali politici al “Gay pride”
Si svolge a Roma il 16 giugno il “gay pride” 2007, la manifestazione del cosiddetto “orgoglio omosessuale”, alla quale ha annunciato la sua partecipazione il segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino. È la quinta manifestazione di questo genere e mai sono mancati il sostegno e la partecipazione di uomini politici appartenenti ad un partito politico che riscuote simpatia, purtroppo, anche tra qualche cattolico. La prima venne polemicamente organizzata a Roma nel 2000, ben sapendo che quello era l’Anno Santoindetto dalla Chiesa cattolica. Allora, temendo improbabili pressioni della Santa Sede, fu recapitato alle autorità italiane un appello firmato da sessanta parlamentari europei a non frapporre ostacoli alla manifestazione. Tra i firmatari, Fausto Bertinotti, Maura Cossutta e Gianni Vattimo. Con i gay sfilò Walter Veltroni, allora segretario dei Ds e oggi sindaco della capitale. Nel 2002, a Padova, si vide sfilare Cesare Damiano, anch’egli diessino e attuale Ministro del Lavoro. Nel 2004, a Milano, vi prese parte anche la diessina Mercedes Bresso, allora Presidente della provincia di Torino. Nel 2006, a Torino, fu assai visibile la presenza di Barbara Pollastrini, dei Ds, Ministro delle pari opportunità e firmataria, insieme alla cattolica Rosy Bindi, del disegno di legge per il riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali.
“Nuovi” nemici
In occasione della festa di sant’Ubaldo, patrono di Gubbio, che difese la città dall’assedio di Federico Barbarossa nel 1155, il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Mons. Giuseppe Betori ha pronunciato il 16 maggio un discorso che merita tutta la nostra attenzione. Parlando espressamente di «Nuovi nemici [che] tentano di espugnare le nostre città», il prelato ha detto: «Questi nuovi nemici si chiamano il nichilismo e il relativismo, che in modo più o meno esplicito nutrono le tendenze egemoni della nostra cultura». E ha elencato alcune delle loro conquiste: «fanno dell’embrione, l’essere umano più indifeso, un materiale disponibile per sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell’aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell’inizio e della fine della vita umana; introducono il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita, che innesca l’emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza e di violenza che fomentano le guerre e il terrorismo; delimitano gli spazi del riconoscimento dell’altro chiudendo all’accoglienza di chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna».
E’ morta la “Madre Teresa” delle prigioni
L’agenzia Zenit informa che l’1 maggio è morta, all’età di 73 anni, suor Carmelita, nota in tutta l’India come la “Madre Teresa delle prigioni”.
“L’angelo dei detenuti è tor nato in cielo: così ha comunicato la notizia la Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli attraverso il suo organo informativo “Fides”. Suor Carmelita viveva a Bangalore, ma visitava e manteneva contatti con numerose istituzioni di rieducazione in tutto il Paese. Spiccava per la sua instancabile difesa dei diritti e della dignità dei detenuti, anche in campo legislativo; è stata promotrice di petizioni e disegni di legge per migliorare le condizioni di vita dei reclusi. Questi, da parte loro, chiedevano spesso la sua presenza per confidarle i loro problemi, invocare assistenza e consolazione o iniziare un itinerario di rieducazione umana e un cammino spirituale. La religiosa era spesso in contatto anche con le famiglie e gli avvocati dei carcerati, e ha contribuito a risolvere numerosi casi collegati alla privazione della libertà aiutando più di 1.200 detenuti a recuperarla, oltre ad accompagnato migliaia di persone in prigione verso uno stato di libertà interiore grazie alla riscoperta del rapporto con Dio e al dono della fede, ha sottolineato il Dicastero missionario.
Il Papa in Brasile
(Corrispondenza Romana del 19 maggio 2007). Diritto alla vita, lotta contro povertà e disuguaglianze sociali, condanna del secolarismo, formazione dei cattolici per respingere le lusinghe di sette e pseudoreligioni. Questi i temi forti che il Papa ha toccato durante il suo viaggio in Brasile. Nel continente latino-americano, la Chiesa cattolica rimane ancora un punto di riferimento e gode di fiducia e autorità, ma la sfida attuale è la deriva di un crescente plureligioso e il disincanto per la democrazia che accompagna i problepovertà e dell’indigenza. Nel“nuove” aggregazioni religiose si riconosce circa il 20% dei latinoamericani. Si tratta di movimenti protestanti che testimoniano un bacino di “riconversione”. Il Papa ha sottolineato il fenomeno dimostra «che c’è sete di Dio, che le persone vogliono essere vicine a Dio e che cercano un appoggio dal cristianesimo per la soluzione dei loro problemi di vita». «Dobbiamo divenire più missionari o più dinamici nell’offrire risposte alla sete di Dio – ha proseguito il Papa – anche i poveri voglio Dio vicino a loro, e noi siamo consapevoli che oltre ad annunciare il messaggio cristiano, dobbiamo aiutarli a trovare condizioni di vita giuste, micro e macroeconomiche, e rispondere a tutte le esigenze della giustizia».
Più ardua è la lotta, ormai planetaria, contro la secolarizzazione, penetrata in tutti gli ambiti, dai media alla morale sessuale e familiare, dalla cultura ai rapporti tra i sessi. Nel continente latinoamericano c’è un 10% di atei dichiarati e dilaga il relativismo. Nell’incontro del Pontefice con il Presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva si è parlato, tra i vari temi, dei giovani, della necessità del sostegno alla famiglia, dell’apporto della Chiesa per la pace e per una serena vita sociale. Poi Benedetto XVI ha incontrato 40.000 giovani presso lo stadio Pacaembu. Il Papa è stato accolto da mons. Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo, e la celebrazione, sul tema Giovane, discepolo e missionario di Gesù Cristo, ha seguito lo schema di una Liturgia della Parola. Fra la folla esultante e festosa spiccava uno striscione: Viva il Papa che difende la famiglia e la vita. «Vincere le prigioni della droga, rompere le catene delle droghe» e «non perdere mai la speranza», è stato, in sintesi, il messaggio che il Santo Padre ha poi rivolto a quanti sono usciti o stanno uscendo dal tunnel della droga, durante la sua che visita presso la comunità di recupero Fazenda da esperança.
Pakistan: rischioso abbandonare l’Islam
È al vaglio di una Commissione del Parlamento pachistano una proposta di legge che prevede la condanna a morte per gli uomini e l’ergastolo per le donne che abbandonano la religione islamica. La proposta ha suscitato la reazione del Presidente della Conferenza episcopale pachistana, John Saldanha, arcivescovo di Lahore, che ha parlato di “talibanizzazione” del suo Paese. Il Pachistan è alleato degli Stati Uniti nella guerra contro i talebani, ma la sua legislazione consente di perseguitare ferocemente tutti i non musulmani. È in vigore infatti la legge contro la “blasfemia”, voluta dal generale Zia ulHac che prevede la condanna a morte anche solo per chi sia sospettato di avere offeso la religione maomettana. Tutto questo istiga fanatici musulmani a bruciare e distruggere chiese cattoliche e case di culto protestanti. Secondo il quotidiano il Foglio (17 maggio 2007), dal 1998 ben 650 cristiani sono stati incarcerati a causa di questa legge. E molti sono stati uccisi da fanatici che spesso godono di una sicura impunità.
IL TIMONE - N.64 – ANNO IX -Giugno 2007 pag. 8-9