Moratoria sull’aborto: appello all’Onu
Prosegue la campagna per la moratoria internazionale sull’aborto sottoscritta da personalità del mondo scientifico, culturale e giuridico in Europa e negli Stati Uniti. Martedì 15 gennaio, su Il Foglio è stata pubblicata una lettera di Giuliano Ferrara indirizzata al Segretario generale dell’Organizzazione del!e Nazioni Unite, Ban Ki-moon, contenente un appello in difesa della vita.
Il Direttore de Il Foglio chiede una «moratoria delle politiche pubbliche che incentivano ogni forma di ingiustificato e selettivo asservimento dell’essere umano durante il suo sviluppo nel grembo materno mediante l’esercizio di un arbitrario potere di annichilimento, in violazione del diritto di nascere e del diritto alla maternità». Ferrara, ricordando che «l’articolo 3 della Dichiarazione universale afferma che “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”», chiede «ai rappresentanti dei governi nazionali che si esprimano a favore e votino un emendamento significativo al testo della Dichiarazione: dopo la prima virgola, inserire “dal concepimento fino alla morte naturale”». L’allarme lanciato da Ferrara fa leva sui drammatici dati sulle interruzioni di gravidanza effettuate negli ultimi tre decenni in tutto il globo, che riferiscono di oltre un miliardo di aborti con una media annua di circa 50 milioni. Il Direttore sottolinea che «anche in Occidente, l’aborto è diventato lo strumento di una nuova eugenetica che viola i diritti del nascituro e l’uguaglianza tra gli uomini, portando la diagnostica prenatale lontano dalla sua funzione di preparazione all’accoglienza e alla cura del nascituro e vicino al criterio del miglioramento della razza, distruggendo così gli ideali universalistici che sono all’origine della Dichiarazione universale del 1948».
«L’aborto selettivo e la manipolazione selettiva in vitro – conclude Giuliano Ferrara – sono oggi la principale forma di discriminazione su base eugenetica, razziale e sessuale nei confronti della persona umana. Quella stessa persona umana che le Nazioni Unite tutelano all’articolo 6 della propria carta dei diritti». (Zenit 16 gennaio 2008).
VITTIME IN NOME DI CRISTO
Sono 21, e comprendono sacerdoti, frati, suore e seminaristi, i cattolici che svolgevano attività pastorale uccisi nell’anno 2007.
Tre in meno rispetto all’anno precedente e quattro in meno rispetto a due anni fa. I dati sono forniti dall’agenzia Fides, secondo la quale coloro che hanno dato la vita per fedeltà al Vangelo cc avevano fatto una scelta radicale: essere testimoni dell’ Amore di Dio in realtà spesso dominate dalla violenza, dal degrado, dalla povertà materiale e spirituale, dalla mancanza di rispetto della dignità e dei diritti dell’uomo». Il maggior numero di vittime tra gli operatori pastorali si è registrato in Asia, dove sono stati uccisi 4 sacerdoti, 3 diaconi ed un seminarista. Segue il continente americano, dove le vittime sono state 6 sacerdoti ed 1 religioso. Poi l’Africa, con la morte violenta di 3 sacerdoti ed 1 religiosa. Infine l’Europa, dove sono stati uccisi due sacerdoti, entrambi in Spagna. Ma molti sono i “militi ignoti della fede” di cui forse non si avrà mai notizia, che hanno dato la vita per la fede in Cristo.
I numeri di Benedetto XVI
Papa Ratzinger sta suscitando una notevole attenzione nel mondo cattolico. Enorme l’affluenza di pellegrini, quasi raddoppiate le offerte destinate dai fedeli direttamente al Papa, attraverso il cosiddetto “Obolo di San Pietro”. Nel 2005 l’Obolo aveva raccolto 59 milioni di dollari, nel 2007 102 milioni.
Secondo la Sala Stampa Vaticana, nel 2007 sono stati quasi 3 milioni i fedeli che hanno partecipato a incontri pubblici con Papa Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castelgandolfo. Un raffronto fra le cifre registrate da Giovanni Paolo Il e quelle relative a Benedetto XVI non sarebbe omogeneo, data la differente azione dei due Papi: Wojtyla aveva trasformato il suo ministero in un “pontificato itinerante”, andava personalmente incontro a milioni di fedeli nel mondo; Ratzinger ha ridotto i viaggi e pellegrinaggi, ha dimezzato il numero dei discorsi, delle celebrazioni con il popolo, delle udienze private ed ufficiali. Ha rinunciato a presiedere le beatificazioni, delegando dei cardinali, e a visitare le parrocchie romane in modo sistematico.
Anche l’attività dottrinale del Pontefice riscuote un larghissimo seguito: l’edizione italiana dell’ultima enciclica, la Spe salvi, in un solo mese ha superato il milione e mezzo di copie vendute. E il libro Gesù di Nazaret, tradotto in 32 lingue, ha già raggiunto i due milioni di copie nell’edizione italiana». Inoltre la Libreria Editrice Vaticana comunica che i 25 volumetti della collana “Magistero di Benedetto XVI” che raccolgono la predicazione papale ordinaria hanno raggiunto una tiratura complessiva di 600.628 copie. (Corrispondenza Romana, 19 gennaio 2008).
Phnom Penh: la prima chiesa dopo i khmer
Storico evento per i cattolici di Phnom Penh, capitale della Cambogia: la consacrazione e l’apertura al culto di una nuova chiesa, dedicata al Bambino Gesù. È la prima nuova chiesa aperta nella capitale dal tempo della rivoluzione comunista dei khmer rossi. A solennizzare l’evento, il 6 gennaio scorso, è stata la visita del Cardo Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che ha presieduto la celebrazione, cui hanno partecipato il Nunzio Apostolico Mons. Salvatore Pennacchio, il Vicario Apostolico di Phnom Penh, Mons. Emile Destombes, altri Vescovi cambogiani, numerosi preti e religiosi, centinaia di fedeli.
Il Cardo Martino ha tenuto anche una conferenza per presentare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, davanti a 150 persone, fra i quali anche rappresentanti delle autorità civili. Il Cardinale ha illustrato alcuni principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa: la persona umana, il bene comune, la sussidiarietà, la solidarietà.
Il Cardinale ha visitato numerose strutture cattoliche che si prendono cura di malati e sofferenti, come l’ospedale pediatrico di Takeo, sostenuto dall’ospedale “Bambin Gesù” di Roma; quello delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli; l’orfanotrofio delle Missionarie della Carità; il progetto per i malati di Aids dei Missionari di Maryknoll; le opere assistenziali della Caritas Cambogia; la nuova Casa della Pace delle suore Serve del Cuore Immacolato di Gesù a Kompong Thom. La visita è terminata con un pellegrinaggio al memoriale dei martiri della Cambogia, a Tang Kauk, dove riposa Mons. Chmar Salas, primo Vescovo cambogiano, ucciso nel 1977 dal regime di Poi Pot. Il Cardinale ha esortato la comunità cattolica cambogiana (circa 15mila fedeli) a vivere la fede, la speranza e la carità, a testimoniare il Vangelo di Cristo, mettendosi a servizio dello sviluppo integrale dell’uomo. (Agenzia Fides 14/1/2008).
La Caritas aiuta giovani profughe irachene
Le giovani irachene rifugiate a Damasco hanno la possibilità di ottenere un’adeguata istruzione. La Caritas siriana ha dato il via ad un progetto indirizzato a tutte le ragazze, tra i 10 e i 18 anni, fuggite dall’Iraq. Si tratta degli “Education Courses” che offrono gratuitamente lezioni di informatica, inglese e ripetizioni delle materie scolastiche ad oltre 450 studentesse, cristiane e musulmane.
I profughi iracheni in Siria superano probabilmente gli 1,4 milioni registrati dall’Alto commissariato Onu per le Nazioni Unite (Unhcr). Di questi, 1’80% è concentrato nella capitale. Il sovraffollamento rende urgente il problema dell’istruzione: gli ultimi arrivati non trovano posto nelle scuole pubbliche, dove ci sono classi di oltre 40 bambini; altri hanno difficoltà di apprendimento a causa della diversa pronuncia della lingua araba in Siria.
Con il costo di 50mila dollari ogni sei mesi, gli “Education Courses” sono solo l’ultima delle iniziative della Caritas a Damasco per affrontare la crisi umanitaria che colpisce i profughi iracheni. La Caritas lavora sul territorio utilizzando i finanziamenti dell’Unhcr, a cui presenta regolarmente proposte e rapporti sulle necessità più urgenti. Dal 2004 è in piedi il programma per la distribuzione di aiuti che ogni anno riesce a fornire cibo, coperte, vestiti e materiale igienico a oltre 150mila famiglie. L’altro programma fondamentale è quello medico-sanitario, per il quale la Caritas ha stipulato contratti con strutture private per la fornitura di assistenza gratuita agli iracheni registrati presso i suoi uffici. A Damasco finora hanno aderito un ospedale e due farmacie. (MA – Asianews, 18/01/2008) .
FOCUS
Attenti all’lslam (dal Corano)
Alcuni passaggi del nuovo, monumentale Dizionario del Corano (Mondadori, 400 voci, 28 esperti), rivelano il volto senza maschere dell’lslam.
Così sappiamo che è legittimo per un musulmano “dissimulare” nei confronti degli infedeli, cioè “premunirsi gli uni contro gli altri manifestando concordia e intesa, mentre interiormente si prova l’esatto contrario». E non solo: il Dizionario ricorda che l’lslam diventa un gruppo religioso originale grazie a una guerra contro ogni opposizione, a qualsiasi livello essa si situi» e che la comunità islamica nasce come “adesione o sottomissione a un nuovo potere instaurato da un profeta che definisce le leggi in nome di Dio e le cui assisi I politiche poggiano un’azione militare permanente». Siamo avvertiti.
Asini e cretini (Vittorio Feltri)
L’aver impedito a papa Benedetto XVI di parlare all’Università la Sapienza ha suscitato un pungente commento di Vittorio Veltri, direttore del quotidiano Libero.
Pur non praticando la fede cattolica, così motivava la sua partecipazione all’ Angelus di domenica 20 gennaio: “Il motivo è ovvio: la riparazione all’offesa di un branco di asini al diritto del Pontefice a esprimersi e a muoversi ovunque sia invitato da chi ne ha la facoltà». Derogare a questa regola, dà vita a “una dittatura di cretini, per di più pericolosi». E per rimediare a questa offesa, provocata da italiani intolleranti, un solo rimedio è dato agli italiani per bene: “domenica tutti a San Pietro». (Libero, 17 gennaio)
Galileo cattolico (Antonino Zichichi)
«Lo scriva pure: la scienza è nata in casa cattolica, non tra gli atei, per un atto di umiltà di Galileo Galilei che affermò, smentendo gli pseudo-scienziati passati, presenti e futuri, che colui che ha fatto il mondo è molto più intelligente di noi e che per capire la realtà, quindi, non basta la scienza. Dunque, Galileo non fu affatto ateo, ma credente». Lo afferma in esclusiva al quotidiano on-line Petrus il celebre fisico Antonino Zichichi.
IL TIMONE N. 70 – ANNO X – Febbraio 2008 – pag. 8 – 9