Diploma in Apologetica
L’Apologetica, disciplina che ha il compito di mostrare la ragionevolezza della fede cattolica e di difenderla dalle contestazioni (che è esattamente il compito che si prefigge la nostra rivista), entra in Università.
Una lodevole iniziativa, che vede la collaborazione dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, del “Centro Pascal” di Roma e dell’Istituto Sacerdos, offre la possibilità di ottenere un “Diploma in apologetica”, seguendo corsi formativi il cui scopo è quello di argomentare le verità filosofiche nella fede cristiana, di comprendere correttamente le verità fondamentali della fede e di insegnare ad esporre il depositum fidei in modo consono all’odierna mentalità.
Oggetto dei moduli previsti sono argomenti di grande interesse apologetico:
i rapporti tra scienza e fede, i preambula fidei, l’escatologia, il magistero e l’ecumenismo, la persona e la sofferenza, l’etica fondamentale, la gnosi e il laicismo, la Chiesa e le varie religioni, la dottrina sociale e la bioetica, la legge naturale. La durata varia da uno a due anni e non vi è obbligo di frequenza.
Uno dei promotori è il “Centro Pascal” di Roma (
www.pascalcenter.org), associazione culturale promossa da universitari che vogliono approfondire i temi fondamentali della vita e le proposte della fede cristiana, per dare un orientamento deciso alla propria esistenza e alla società.
Il Centro Pascal organizza conferenze e dibattiti, analisi giornalistiche, cine-forum, caffé filosofici e giornate di formazione aperte, soprattutto nell’ambito universitario. Inoltre, promuove iniziative di formazione apologetica indirizzate a giovani e adulti che mirano ad una conoscenza più profonda e argomentata della loro fede.
Per il prossimo anno è in programma un corso intensivo di apologetica, guidato dall’apologeta americano Steve Ray (20-24 aprile 2009).
Per maggiori informazioni, è possibile contattare Pierluigi Infurna (
pinfurna@upra.org).
Abortisti USA: sì a limitazioni
Sì a limitazioni Secondo un recente sondaggio condotto negli USA, commissionato dai Cavalieri di Colombo all’Istituto del Collegio Marista per l’Opinione Pubblica, la maggioranza degli americani è del parere che si debbano porre restrizioni all’aborto.
Invitati a scegliere tra sei opzioni quella che più si avvicinava alloro parere, gli intervistati hanno risposto così: l’8% ha scelto quella che afferma che l’aborto deve essere libero in qualunque momento della gravidanza. La stessa percentuale ha optato per quella che sostiene che l’aborto dovrebbe essere permesso solo nei primi sei mesi di gravidanza.
Il 24% ha preferito quella per limitarlo ai primi tre mesi.
Il 32% ha scelto la dichiarazione per cui l’aborto dovrebbe essere permesso solo in caso di violenza, incesto o per salvare la vita della madre.
Il 15% ha scelto l’opzione secondo la quale l’aborto dovrebbe essere permesso solo per salvare la vita della madre, mentre il 13% ha affermato che non dovrebbe essere mai permesso.
Il sondaggio ha rilevato che tra coloro che si dichiarano favorevoli all’aborto il 71 % auspica una sua restrizione.
Il 43% di questi lo limiterebbe al primo trimestre, il 23% ai soli casi di violenza, incesto o per salvare la vita della madre.
Giova ricordare che l’aborto volontario è sempre un omicidio con il quale viene soppressa una vita umana nel grembo materno.
(Zenit, 15 ottobre 2008).
Cristiani di Mosul: «Stiamo morendo!»
Padre Amer Youkhanna, sacerdote iracheno che vive a Roma, ha riferito a Baghdadhope che a Mosul i cristiani parlano ormai apertamente di “sterminio” in corso nei loro confronti. “Noi stiamo morendo – mi hanno detto – bisogna che la nostra voce venga ascoltata». Don Amer afferma che le famiglie rimaste a Mosul “non hanno soldi per fuggire, non saprebbero dove andare, e così rimangono chiuse nelle case ad aspettare. È una situazione terribile, forse mai, prima d’ora, la comunità cristiana di Mosul ha vissuto un tale periodo di terrore. Chi vuole instaurare uno stato islamico in Iraq con capitale Mosul vuole che la città non abbia più neanche un cristiano tra i suoi abitanti».
Preoccupazioni confermate da Mons. Philip Najim, Procuratore della Chiesa Caldea presso la Santa Sede, secondo il quale “gruppi armati penetrano nei quartieri dove vivono i cristiani ed uccidono a caso chi trovano sulla propria strada. Sono omicidi a sangue freddo, compiuti alla luce del giorno e davanti a decine di testimoni, come se questi gruppi volessero dimostrare il proprio potere di operare impunemente, il proprio controllo della città». Monsignor Louis Sako, Arcivescovo caldeo di Kirkuk e presidente della Commissione per il dialogo interreligioso dei Vescovi iracheni, che ha ricevuto il Premio “Defensor Fidei” in occasione del “Giorno del Timone” del 27 maggio scorso, ha ricordato che Mosul è sempre stata «un esempio di civiltà e di arcivescovo caldeo di Kirkuk. coesistenza per questo i suoi nobili abitanti non dovrebbero consentire che tali atti violino i diritti dei suoi pacifici abitanti». Purtroppo, «Il mondo ci sta lasciando soli», ha ammesso monsignor Shlemon Warduni, Vescovo ausiliare di Baghdad.
Niente Nobel! Perché è cattolico?
Il Premio Nobel per la fisica è stato assegnato quest’anno ai giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa per la scoperta indicata genericamente, in ambito scientifico ed universitario, con il nome Matrice Cabibbo-Kobayachi-Maskawa (o matrice Ckm, dalle iniziali dei tre ricercatori). Secondo Antonio Gaspari, giornalista, collaboratore del Timone e dell’agenzia Zenit, «Il vero padre della scoperta, che non è stato neanche menzionato, è il prof. Nicola Cabibbo, già professore di fisica delle particelle elementari all’Università di Roma, nonché Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dal 1983 al 1992 e dell’Enea, e dal 1993 Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze».
Gaspari riporta il sospetto di Roberto Petronzio, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che, lieto per l’assegnazione del Nobel a questo settore della fisica, ha dichiarato: “Kobayashi e Maskawa hanno come unico merito la generalizzazione, peraltro semplice, di un’idea centrale la cui paternità è da attribuire al fisico italiano Nicola Cabibbo che, in modo autonomo e pionieristico, ha compreso il meccanismo del fenomeno del mescolamento dei quark, poi facilmente generalizzato dai due fisici premiati».
Anche il Presidente del Consiglio Nazionale delle RicerSopra: il professore Nicola Cabibbo. che (Cnr), il fisico Luciano Maiani, ha ricordato che “il lavoro di Cabibbo ha rappresentato una svolta storica per l’Europa», ed ha aggiunto che “non c’è confronto con il lavoro svolto da Kobayashi e Maskawa: il loro contributo è stato indubbiamente importante, ma la strada era stata aperta dal lavoro di Cabibbo».
Intervistato da Zenit, Fabio Malaspina, docente di fisica al master di Scienze Ambientali della Università Europea di Roma, si è chiesto se l’esclusione di Cabibbo non sia dovuta al suo essere cattolico: “La premiazione di Cabibbo forse avrebbe messo di nuovo in luce che tanti credenti sono stati grandi scienziati e che scienza e fede non sono in contrapposizione come alcuni matematici, che hanno ampi spazi sui mass-media, cercano di farci credere. Questo tipo di atteggiamento mentale è lo stesso che ha tenuto il Papa fuori da “La Sapienza” ed il fisico Cabibbo lontano dal premio Nobel».
Senza Dio… Diritti deboli
In occasione del congresso annuale dell’Istituto Superiore di Studi Europei e Diritti Umani dell’Università Pontificia di Salamanca (UPSA), in Spagna, Monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha ricordato che il Magistero della Chiesa, quando parla di diritti umani, non dimentica mai di fondarli su Dio, e nemmeno di radicarli nella legge naturale.
Infatti, per il presule, se è vero che «alcuni diritti umani sono stati “intravisti” anche solo dalla ragione e lo stesso San Paolo afferma che anche i popoli che non conoscono Cristo hanno la luce della coscienza intelligente che li guida verso il bene (Rom 2,14-15)», è altrettanto vero che “senza un’anima religiosa i diritti umani, una volta considerati e anche riconosciuti ufficialmente, perdono vigore, e sembra che l’umanità non abbia la forza morale per mantenersi fedele». Ha aggiunto, poi, che “uno Stato che si preoccupa della verità e del bene non può essere relativista in materia religiosa. Nel Decreto Conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae c’è una frase che è stata dimenticata ma che dovrebbe essere studiata meglio: c’è un “dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l’unica Chiesa di Cristo”».
FOCUS
Dimensione pubblica (Papa Benedetto XVI)
Il 4 ottobre scorso, in occasione della visita ufficiale al Presidente della Repubblica italiana, Benedetto XVI ha voluto richiamate quanto aveva già detto all’Assemblea dell’Onu, e cioè che ce(…) deve essere tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale» (Discorso del 18 aprile 2008). In risposta, il Presidente Napolitano ha affermato che «(…) il senso della laicità dello Stato, quale si coglie anche nel dettato della nostra Costituzione, abbraccia il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso». E così, con queste inequivocabili espressioni, si spera che i laicisti d’ogni ordine e grado siano stati sistemati. Si spera… ma sarà difficile.
Scrittura e Tradizione (card. Joseph Levada)
Intervenendo al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, il cardinale Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ribadito l’inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione, perché entrambe provengono da una stessa Fonte: «Soltanto la viva Tradizione ecclesiale permette alla Sacra Scrittura di essere compresa come autentica Parola di Dio che si fa guida, norma e regola per la vita della Chiesa e la crescita spirituale dei credenti». Parole illuminanti, che si spera diano il ben servito all’abitudine di interpretare la Sacra Scrittura a proprio piacimento.lnsomma… Lutero & C. hanno proprio sbagliato.
«Organizzazione clericale» (Angela Pellicciari)
Su Il Foglio (26/09/2008), Angela Pellicciari ricordava una circolare massonica del Grande Oriente del 1917 secondo la quale la Prima guerra mondiale avrebbe posto fine definitivamente alla «potente organizzazione clericale che – coerente alla sua secolare politica liberticida, e paurosa del carattere rinnovatore del presente conflitto – si vale delle armi spirituali per infiacchire gli animi». Conosciamo i risultati: 500.000 morti italiani e quattro anni di sofferenze inaudite. E quella «potente organizzazione clericale» è ancora viva. Hanno sperato invano.
IL TIMONE N. 76 – ANNO X – Novembre 2008 – pag. 8 – 9