IL TIMONE n. 102 – anno 2011 –
CONVERSIONI FORZATE
L’Agenzia AsiaNews (15/3/2011) informa che in Pakistan centinaia di cristiani si “convertono” all’Islam ogni mese. Peter Jacob, direttore esecutivo della Commissione nazionale di Giustizia e Pace (Ncjp) della Chiesa cattolica pakistana, non si mostra sorpreso nel sapere che una parte dei tre milioni di cristiani pakistani, di questi tempi, ha deciso di abbracciare l’islam.
«Sono giorni pericolosi e problematici per le minoranze religiose del Paese», afferma il leader cristiano. «La gente non ha fiducia nella polizia o nel sistema giudiziario e il tipo di paura che si prova oggi non ha precedenti in passato». E ha aggiunto: «In Pakistan è concessa la conversione all’islam sola andata», cioè non è possibile abbandonare l’Islam. Jacob ritiene che la sicurezza sia diventata la causa principale per cui i cristiani, emarginati e discriminati, si convertono all’islam: «Le leggi sulla blasfemia – conclude – sono anche sfruttate per esercitare pressioni affinché i cristiani si convertano all’islam». Joseph Francis, direttore nazionale di Centre for Legal Aid Assistance and Settlement (Claas), ritiene che ci siano molte conversioni forzate: «Abbiamo scoperto che in molti casi giovani donne cristiane sono sequestrate e date in spose a uomini musulmani. Sono costrette a cambiare la religione e non vi sono mezzi per ottenere il cambio, perché una volta dichiarate musulmane non vi è possibilità di ritorno al cristianesimo ».
L’attivista cristiano afferma che la sua organizzazione ha ricevuto almeno sette di questi casi nel 2008, quattro nel 2009 e sei nel 2010.
Follia legalizzata
L’alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles ha emesso una sentenza in base alla quale a una coppia di coniugi cristiani, appartenente alla comunità pentecostale, è stato confermato il divieto di affidamento di bambini a causa dei loro principi morali in materia di educazione sessuale e omosessualità. L’Alta Corte ha di fatto stabilito che i principi morali basati sulla fede dei coniugi sono «ostili» per l’educazione dei bambini. I coniugi Owen e Eunice Johns, in particolare, avrebbero espresso opinioni contrarie all’omosessualità, violando per questo il rispetto dell’“Equality Act” 2010 (la legge che punisce discriminazioni sulla base del sesso) che condensa una serie di normative che tutelano gli omosessuali. (L’Osservatore Romano, 11 marzo 2011). Siamo evidentemente giunti alla follia legalizzata. I fautori della società secolarizzata e laicista si battono perché i bambini si possano affidare a coppie di omosessuali e lesbiche, a coppie con matrimoni precedenti alle spalle e per niente stabili, a coppie “di fatto”, a single, a tutti, ma non a coppie cristiane. Quando si perde la fede, ci rimettono la ragione, il buon senso e l’esperienza.
MESSA ANTICA
Il 14/9/2010, a tre anni esatti dall’entrata in vigore del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, che nel 2007 ha liberalizzato l’uso del messale preconciliare offrendo la possibilità ai fedeli legati alla messa tradizionale di rivolgersi direttamente ai parroci, è stato effettuata dal gruppo Paix Liturgique una statistica sulla situazione. La rilevazione è stata eseguita su trenta Paesi, quelli in cui il cattolicesimo è più saldamente presente: Spagna, Portogallo, Irlanda, Svizzera, Repubblica Ceca, Germania, Italia, Gran Bretagna, Polonia, Francia, Paesi Bassi, Ungheria, Austria, Canada, Stati Uniti, Messico, Colombia, Cile, Brasile, Argentina, Australia, India, Filippine, Nuova Zelanda, Sud Africa, Gabon e Nigeria. Si è studiato il numero delle messe antiche disponibili, la loro frequenza e il loro orario, valutando, ad esempio, se si tratti di orari adeguati per la famiglia.
La messa tridentina è celebrata in 1.444 luoghi. Di questi, 340 hanno la messa in un giorno durante la settimana; 313 hanno la messa domenicale ma non regolarmente e dunque non ogni settimana; 324 hanno la messa ogni domenica ma non in orario adeguato per le famiglie (cioè al di fuori dell’arco temporale compreso tra le 9 e le 12). Infine, 467 luoghi hanno messe ogni domenica con orario adeguato per le famiglie. In pratica c’è una messa family friendly ogni 3 (32,3 per cento), mentre una messa ogni quattro non è celebrata la domenica. Nonostante le difficoltà e le resistenze, la messa antica viene, seppur lentamente, conosciuta da un numero sempre maggiore di persone.
(Andrea Tornielli, La Bussola Quotidiana, 1 marzo 2011)
CHIESA: NUOVI ARRIVI
L’Agenzia Zenit (16 marzo 2011) informa che migliaia di persone entreranno nella Chiesa cattolica a Pasqua e ora stanno ricevendo i riti che segnano le ultime fasi della preparazione.
Nelle diocesi di Inghilterra e Galles ci sono più di 4.700 candidati e catecumeni. Si stima che di tutti questi circa 900 diventeranno membri dell’Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham, stabilito per i membri della Comunione Anglicana che desiderano essere cattolici. 61 di loro sono ex chierici anglicani.
A Washington, D.C. (Stati Uniti) si stanno preparando due cerimonie per il “Rito dell’Elezione” visto il gran numero di persone. Il Rito dell’Elezione è per quanti si preparano al Battesimo e anche per coloro che sono stati battezzati in un’altra confessione cristiana e vogliono essere accolti nella Chiesa cattolica. Questa Arcidiocesi darà il benvenuto a 1.100 nuovi membri di circa 100 parrocchie. A Miami, 489 catecumeni hanno preso parte al Rito dell’Elezione. L’Arcivescovo, monsignor Thomas Wenski, ha detto loro: «Restate saldi nella preghiera e sappiate che i vostri fratelli e le vostre sorelle cattolici stanno pregando per voi, e attendono con grande gioia il vostro ingresso nella Chiesa. Ricordate le parole della Scrittura che Papa Giovanni Paolo II ci ha ripetuto tanto spesso: Non abbiate paura. Non abbiate paura di vivere come amici di Dio».
Nel frattempo, a Hong Kong, monsignor John Tong ha annunciato che la sua Chiesa battezzerà 3.400 catecumeni, circa 350 in più rispetto all’anno scorso. Negli ultimi anni, questa Diocesi sta battezzando poco più di 2.000 persone all’anno, ma nel 2010 il numero è stato di oltre 3.000.
MINACCIA NASCOSTA… MA NON TROPPO
Il governo italiano ha varato il provvedimento in base al quale i consigli d’amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate in Borsa dovranno essere composti almeno dal 20% di donne a partire dal 2012, fino ad arrivare ad un terzo dal 2015 in poi. La notizia ha suscitato le scontate reazioni positive da parte di tutto il mondo politico tanto che il ministro Prestigiacomo ha definito quello del 9 marzo «un voto di civiltà» (Avvenire, 10 marzo 2011). Eppure, l’introduzione di un meccanismo evidentemente illiberale e non meritocratico dovrebbe suscitare molte perplessità, soprattutto in coloro i quali sbandierano ad ogni piè sospinto la necessità di assicurare pari diritti a tutti. Tale norma, infatti, è senza alcun dubbio discriminatoria in quanto stabilisce per legge un tetto massimo di persone di sesso maschile che possono essere eletti nei consigli d’amministrazione e negli organi di controllo delle società quotate in borsa, a prescindere dai loro meriti e dalle loro capacità. Viceversa, le persone di sesso femminile non solo non hanno tale limitazione ma hanno addirittura assicurati dei posti, di nuovo a prescindere dalle loro capacità e dai loro meriti. Il risultato ovvio delle quote rosa sarà che ai posti di comando di società molto importanti per l’economia del Paese non ci saranno gli individui migliori e più preparati. Non è un caso che in diversi Paesi soprattutto del nord Europa, dove il processo di secolarizzazione della società è in stato molto avanzato, tali norme strutturalmente anti democratiche sono già state introdotte da tempo (la Norvegia, la Francia e la Spagna di Zapatero).
In realtà l’introduzione sempre più massiccia delle donne nel mondo del lavoro fa parte di una strategia ben più ampia tesa a minare sempre di più la famiglia tradizionale con a capo il padre di famiglia. L’obiettivo finale è esautorare completamente l’uomo dalla sua funzione principale che è quella di provvedere al sostentamento del nucleo familiare e parimenti allontanare sempre più la donna dal suo compito più importante, ossia educare cristianamente la prole e badare alle cose della famiglia. (Corrispondenza Romana del 19/3/2011)
POCHI SEMINARISTI IN OCCIDENTE
Su il Foglio (25 febbraio 2011), il vaticanista Paolo Rodari ha commentato l’uscita del nuovo Annuario pontificio, che illustra annualmente i numeri della Chiesa nel mondo intero. «In Europa e nell’America del nord – ha scritto Rodari – è vertiginoso il calo delle vocazioni ». Ma il problema è grave anche in Italia, tant’è che a Milano, «diocesi tra le più popolose dell’Italia», il seminario di Venegono, «il prestigioso seminario ambrosiano fino a qualche decennio fa frequentato da frotte di seminaristi che divenivano preti tra i più preparati e all’avanguardia, è quasi vuoto. In tutto, il numero dei seminaristi dichiarato è di 139 unità. Non se la passano meglio le altre diocesi italiane, anche quelle più prestigiose. A Torino i seminaristi sono appena 21. A Genova 14, a Firenze 29, a Bologna 15, a Venezia 21, a Palermo 40. Sempre guardando i numeri in rapporto alla popolazione, le cose vanno un po’ meglio a Napoli dove i seminaristi sono 91, un numero che comunque non consente chissà quali brindisi». Per fortuna «i dati mondiali restano buoni. I fedeli battezzati nel mondo sono passati da 1,166 miliardi nel 2008 a 1,181 miliardi l’anno seguente, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli e un incremento percentuale pari all’1,3 per cento».
FOCUS
Eclissi del peccato (Papa Benedetto XVI)
Domandandosi all’Angelus della prima domenica di Quaresima: «Perché la Quaresima? Perché la Croce?», Benedetto XVI ha risposto così: «Perché esiste il male, anzi, il peccato, che secondo le Scritture è la causa profonda di ogni male». E ha aggiunto: «Ma questa affermazione non è affatto scontata, e la stessa parola “peccato” da molti non è accettata, perché presuppone una visione religiosa del mondo e dell’uomo. Se si elimina Dio dall’orizzonte del mondo, non si può parlare di peccato. Come quando si nasconde il sole, spariscono le ombre; l’ombra appare solo se c’è il sole; così l’eclissi di Dio comporta necessariamente l’eclissi del peccato». Il Papa ha invitato poi a non confondere il “senso del peccato” con il “senso di colpa”, concetto proprio della psicologia. Il peccato, ha detto, si comprende «riscoprendo il senso di Dio».
Castro come Hitler e Stalin (Oscar Elias Biscet)
«Quella cubana è una dittatura simile a quelle di Hitler e di Stalin. I fratelli Castro devono lasciare il potere». Sono le prime parole da uomo “libero” di Oscar Elìas Biscet, dissidente cubano rilasciato dopo 11 anni di prigionia grazie ai negoziati tra il governo di Raúl Castro e la Chiesa Cattolica. Medico cattolico nato nel 1961, Biscet era finito dietro le sbarre nel 1999 e nel 2003 era stato condannato a 25 anni di reclusione con l’accusa di aver attentato alla sicurezza dello Stato. Il regime comunista cubano non gli ha mai perdonato la sua battaglia in favore della libertà del popolo, contro l’aborto e l’eutanasia praticata su malati poveri considerati solo un peso economico. (Antonio Giuliano, La Bussola Quotidiana, 15/3/2011)
L’Occidente non capisce (Mario Mauro)
Intervistato da Radici Cristiane (n. 61, gennaio 2011), l’europarlamentare Mario Mauro, dopo avere offerto un quadro delle persecuzioni subite dai cristiani nel mondo, in merito alla persecuzione scatenata contro di essi nei Paesi musulmani ha detto che «l’Occidente non si rende conto di quale sia la posta in gioco. Non capisce l’importanza e la portata di quello che sta accadendo alle minoranze cristiane». Come dargli torto, se pensiamo che tra gli “alleati” dell’Occidente figurano, ad esempio, Arabia Saudita e Pakistan, paesi dove è proibito costruire anche una sola chiesa (il primo) o si condannano a morte i cristiani per aver “offeso” Maometto (il secondo).
IL TIMONE N. 102 – ANNO XIII – Aprile 2011 – pag. 10 – 11