IL TIMONE n. 104 – anno 2011 –
SEPARAZIONE E DIVORSI. PAGANO I FIGLI
Una recente ricerca dell’Università di Toronto afferma che i figli del divorzio sono più propensi al suicidio rispetto ai figli che hanno avuto una famiglia stabile. La ricerca, pubblicata anche su Psychiatry Research e su altri giornali stranieri, non ha avuto nessuna eco nel nostro Paese. Eppure quella ricerca non fa che confermare quello che il buon senso insegna. Trovo conferma a queste banalissime osservazioni, che la mentalità ideologica rifiuta categoricamente, in un libretto pubblicato recentemente dal Telefono Azzurro (Azzurro press), intitolato La separazione e il divorzio. Questo libretto è nato dalla esperienza diretta dei collaboratori del Telefono che da venti anni raccolgono le richieste di aiuto dei bambini. Separazione e divorzio, esordiscono gli autori, sono ormai un «fenomeno di massa » anche in Italia. Gli esperti del Telefono Azzurro affermano che «la separazione dei genitori è uno degli eventi più stressanti che un bambino possa vivere… I figli di una coppia che ha fallito il proprio progetto matrimoniale tendono spesso a vivere la rottura del nucleo familiare come un’ingiustizia… il primo pensiero che attraversa la mente di un bimbo quando apprende che mamma e papà non vivranno più insieme è inevitabilmente di abbandono…». Ne nasce una «paura che può essere dirompente, che precipita nell’angoscia… durante e dopo la separazione può succedere che i figli diventino ansiosi, irritabili, depressi; possono piangere senza motivo, avere dolori allo stomaco, soffrire di insonnia, andare male a scuola, comportarsi in modo aggressivo»: si tratta di un «dolore fortissimo, più o meno come un lutto». I figli del divorzio, che sono ogni anno di più, oltre ad attacchi di panico, tristezza, depressione, provano talora un profondo «senso di colpa», unito ad un «senso di frustrazione legato all’inutilità dei propri sforzi». Che aumenta con «l’arrivo di un nuovo compagno», ovviamente incapace di sostituire il vero genitore. (Francesco Agnoli, su Il Foglio, 19/05/2011)
Beatificazione di Giovanni Paolo II
Tre milioni e mezzo nelle giornate immediatamente precedenti; almeno cinque milioni nella sola domenica del 1° maggio; ben tredici milioni dal momento del lancio – avvenuto il 29 aprile – fino all’8 maggio. Sono i contatti registrati al sito www.giovannipaoloII.va pensato, progettato e realizzato dal Servizio internet vaticano, per accompagnare la beatificazione di papa Wojtyla. Un’iniziativa che utilizza la forza e l’immediatezza delle immagini come veicolo comunicativo preferenziale, per dare la possibilità a fedeli e pellegrini di tutto il mondo di ripercorrere la vita del Pontefice beato, attraverso alcuni dei momenti più significativi del suo pontificato e della sua storia umana. «I Paesi nei quali c’è maggior interesse – spiega mons. Lucio Adrian Ruiz, capo ufficio del Servizio internet vaticano – sono in primis l’Italia, subito dopo gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina, il Messico e la Spagna. (L’Osservatore Romano,14/05/2011)
CRISTIANI PAKISTANI SEMPRE PERSEGUITATI
La situazione ad Abbotabad, cittadina dove è stato ucciso Osama Bin Laden, resta “critica” per le minoranze religiose, per questo si «digiuna e prega per la pace nella regione». È quanto afferma ad AsiaNews il parroco, p. Akram Javed Gill. Il sacerdote conferma che la morte del leader di Al Qaeda «ha aumentato le paure all’interno della comunità cristiana. Il giorno in cui si è diffusa la notizia della morte del capo di Al Qaeda, spiega p. Gill, i cristiani «si sono rintanati all’interno dello loro abitazioni e ci hanno chiesto di mantenere un basso profilo». La sera stessa si è tenuto un incontro nella chiesa parrocchiale di S. Pietro, i fedeli hanno partecipato in massa per «stabilire le misure di sicurezza e la strategia per i giorni successivi». Il sacerdote racconta di non aver potuto «lasciare casa per diversi giorni», interrompendo di fatto «le attività della chiesa, le visite pastorali» mentre in città «lo stato di allerta era massimo». I 160 fedeli cattolici hanno chiamato in continuazione p. Gill, raccontando la loro paura e il timore di rimanere vittime di vendette dei fondamentalisti islamici. «Le famiglie cristiane del distretto di Bilal – aggiunge – dove si trovava la villa di Bin Laden, sono tutte fuggite in altri luoghi». (AsiaNews 19/05/2011)
APPELLO DEL PAPA PER LA CHIESA IN CINA
Pregare per la Chiesa in Cina, uno dei Paesi dove Cristo è «rifiutato, ignorato o perseguitato», per i vescovi di quel Paese «che soffrono», perché «il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro» e per «illuminare quelli che sono nel dubbio, di richiamare gli smarriti, di consolare gli afflitti, di rafforzare quanti sono irretiti dalle lusinghe dell’opportunismo». È l’invito che Benedetto XVI ha rivolto il 18 maggio scorso ai cattolici di tutto il mondo. «Sappiamo – ha proseguito – che, tra i nostri fratelli vescovi, ci sono alcuni che soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale. A loro, ai sacerdoti e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà nella libera professione di fede esprimiamo la nostra vicinanza. Con la nostra preghiera possiamo aiutarli a trovare la strada per mantenere viva la fede, forte la speranza, ardente la carità verso tutti ed integra l’ecclesiologia che abbiamo ereditato dal Signore e dagli Apostoli e che ci è stata trasmessa con fedeltà fino ai nostri giorni. Con la preghiera possiamo ottenere che il loro desiderio di stare nella Chiesa una e universale superi la tentazione di un cammino indipendente da Pietro. La preghiera può ottenere, per loro e per noi, la gioia e la forza di annunciare e di testimoniare, con tutta la franchezza e senza impedimento, Gesù Cristo crocifisso e risorto, l’uomo nuovo, vincitore del peccato e della morte. Con tutti voi chiedo a Maria di intercedere perché ognuno di loro si conformi sempre più strettamente a Cristo e si doni con generosità sempre nuova ai fratelli». (La Bussola Quotidiana 18/05/2011)
RU486 PIÚ DANNOSA DELL’ABORTO CHIRURGICO
La notizia non ci stupisce, anzi, non fa che confermare i risultati delle statistiche condotte sui casi negli Stati Uniti: le complicazioni dalla pillola per l’aborto chimico detta RU-486 sono più frequenti degli interventi chirurgici standard. La conferma arriva da uno studio pubblicato in Australia, paese in cui l’uso della pillola è stato introdotto cinque anni fa. Da Sydney arriva infatti un dossier che prende in analisi quasi 7000 aborti eseguiti nel 2009 e nel 2010, pubblicato sulla rivista dei medici generici, Australian Family Physician. Lo studio indica che il 3,3% delle donne che hanno usato la RU-486 nel primo trimestre di gravidanza ha dovuto rivolgersi al pronto soccorso di un ospedale, contro il 2,2% di chi aveva subito l’intervento chirurgico. Le autrici dello studio, due medici che da anni lavorano sul tema dell’aborto, Ea Mulligan e Hayley Messenger, sottolineano poi un altro dato. Due delle 5823 pazienti che hanno effettuato un aborto chirurgico hanno sofferto emorragie gravi, pari ad un tasso di una su 3000. Hanno avuto lo stesso problema quattro delle 947 donne che hanno avuto aborti chimici, con un tasso di una su 200. I risultati contraddicono uno degli argomenti principali a favore dell’aborto chimico, ossia che la pillola ridurrebbe notevolmente i rischi che comporta un’operazione chirurgica. D’altra parte, la certezza di 29 vittime legate all’assunzione di mifepristone, il principio attivo della Ru486, peraltro denunciate dalla stessa casa produttrice al ministero, dovrebbe pesare già in maniera decisiva nella valutazione dei millantanti vantaggi del farmaco. Ventinove morti, sulle quali ancora si sta indagando senza che i media italiani ne riportino notizia, 29 vittime invisibili, come siamo certi che rimarranno invisibili i dati che sono arrivati dall’Australia su quella che era presentata come la soluzione rapida e indolore per eliminare un fastidio. (Raffaella Frullone, La Bussola Quotidiana, 10-05-2011)
NUOVO MOVIMENTO LITURGICO
Organizzato dall’Associazione “Giovani e Tradizione” e dal “Sodalizio amicizia sacerdotale Summorum pontificum”, nei giorni 13-15 maggio si è svolto a Roma, presso la Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino, il terzo simposio sul Motu proprio Summorum Pontificum, dal titolo “Una speranza per tutta la Chiesa”. Tra i prestigiosi relatori, figurano il Cardinale Antonio Cañizares, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, monsignor Guido Pozzo. Quest’ultimo ha spiegato il significato dell’Istruzione Universae Ecclesiae, pubblicata lo stesso 13 maggio, con la quale si regolamenta l’applicazione del motu proprio (che liberalizza l’uso del messale romano del 1962, comunemente considerato della “messa antica”), sostenendo che il Papa vuole mettere a disposizione di tutti i fedeli il ricco patrimonio liturgico della Chiesa. Per mons. Pozzo, il Papa vuole che le due forme della liturgia romana si arricchiscano reciprocamente e «chi pensa e agisce al contrario, intacca l’unità del rito romano che va tenacemente salvaguardata ». Per il Cardinale Koch, Benedetto XVI «ritiene che sia oggi indispensabile un nuovo movimento liturgico», che in passato ha definito come «riforma della riforma della liturgia». Secondo Koch «il Santo Padre è dell’avviso che la riforma liturgica postconciliare abbia portato molti frutti positivi, ma che gli sviluppi liturgici del dopo Concilio presentino anche molte zone d’ombra». Per rimediare, serve dunque una “riforma della riforma liturgica”.
FOCUS
Il bisogno di Dio (Papa Benedetto XVI)
All’udienza dell’11 maggio, dedicata alla preghiera e al senso religioso, che hanno caratterizzato la vita dell’uomo lungo tutta la sua storia, papa Benedetto XVI ha fotografato magistralmente, in poche righe, ciò che di bello si trova nel cuore umano: «L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio». Un capolavoro di sintesi per ricordarci una verità straordinaria e profonda. Che ci obbliga a desumere una conseguenza evidente: la negazione di Dio “disumanizza” l’uomo.
Logica elementare (Corrado Gnerre)
Sul mensile Radici Cristiane (maggio 2011), il prof. Corrado Gnerre offre un breve, semplice, utilissimo memorandum di risposte da utilizzare per rispondere alle tesi degli abortisti. Anche a quelle di chi – per esempio – sostiene di essere contro l’aborto, ma che in alcuni casi, gravissimi, non se ne può fare ameno. A costui si risponde semplicemente: «La vita umana o c’è o non c’è. Se non c’è, è inutile complicarsi l’esistenza: si potrebbe abortire sia se la motivazione è grave sia se è banale. Ma se la vita umana c’è, può un motivo, per quanto gravissimo, giustificare la soppressione di un essere umano innocente? Quale motivo può essere anteposto alla vita umana innocente?». Un ragionamento ineccepibile, perfettamente ragionevole. Ma qui sta il problema, diciamo noi: perché per promuovere e praticare aborti bisogna ignorare la ragione.
Da Lotta Continua a Cristo
La sua “Ballata per Maria” è tra le canzoni più ascoltate, perché è la sigla di “Radio Maria”. L’autore, Roberto Bignoli, cantante di musica cristiana, in una intervista rilasciata al mensile “Medjugorje” (maggio 2011), ha ripercorso il lungo cammino che lo ha portato alla fede, passando per droghe, allucinogeni, carcere, sinistra “radical chic”, Lotta Continua fino alla frangia più estrema: Autonomia Operaia. Un’estenuante ricerca, un faticoso inseguimento di una felicità che in quegli ambiti è impossibile trovare. Poi l’incontro – «e sottolineo la parola “incontro”», ha dichiarato Bignoli – con giovani cattolici, il pellegrinaggio a Medjugorje, la conversione e l’inizio di una nuova vita. Piena e liberante.
IL TIMONE N. 104 – ANNO XIII – Giugno 2011 – pag. 10 – 11