IL TIMONE n. 108 – anno 2011 –
BASSANO: PREMIATO IL MAESTRO SOTOO
Il 14 ottobre si è tenuta a Bassano del Grappa la 29° edizione del Premio Internazionale al Merito della Cultura Cattolica che ha visto premiato il Maestro Etsuro Sotoo, autore di centinaia di sculture per il tempio della Sagrada Familia, a Barcellona, e professore presso le Università di Kyoto e di Kyushu. Considerato l’erede di Antoni Gaudí, il famoso scultore ha subito dichiarato: «La ricerca della verità è ciò che mi ha condotto fino a qui». È questo, infatti, un fondamento vitale sia per Sotoo sia per don Didimo Mantiero, fondatore del Comune dei Giovani e ispiratore della Scuola di Cultura Cattolica che come ogni anno ha organizzato l’evento.
Giapponese di origini ma catalano di adozione, il Maestro Sotoo si è convertito al cattolicesimo lavorando presso la Sagrada Familia, e proprio “interrogando la pietra” di cui è fatto lo splendido tempio di Barcellona è riuscito a colmare poco a poco, con la fatica a cui si associano le grandi imprese spirituali, la distanza non solo culturale che lo separava dal maestro Gaudí: «Ho capito che non dovevo guardare Gaudí, ma guardare là dove lui guardava». Oggi – recita la motivazione – «possiamo dire di essere di fronte a un artista, uno scultore, la cui opera testimonia non soltanto la capacità di trasfigurare persino la pietra in ciò che c’è di più bello nell’uomo e nella sua libertà, ma anche la forza vivificante che in quest’opera di trasfigurazione può venire dalla fede in Gesù Cristo. In un tempo in cui sembra che arte e fede si siano come estraniate, Sotoo è un artista che, al pari di Gaudí, assume espressamente la fede come fonte d’ispirazione e ragion d’essere del proprio lavoro, nella convinzione che la bellezza più grande non è mai quella delle nostre opere, ma quella dello spirito che esse manifestano». Un uomo di grande umiltà, umanità e acuta intelligenza che intende percorrere lo stesso cammino alla ricerca della verità e della libertà intrapreso più di cento anni fa da Gaudí, un percorso fatto di lavoro, pietra, sacrificio e soprattutto amore. «Nel tempio della Sagrada Familia non siamo noi a costruire, ma è lei che costruisce noi», afferma Etsuro Sotoo. «Dobbiamo approfittare del tempo e dello spazio per rendere felice Dio. Noi diciamo che il tempo passa. In realtà, il tempo e lo spazio sono eterni. Siamo noi che passiamo. Per questo dobbiamo approfittare di ogni occasione per ritornare a Dio la bellezza che ci ha regalato». (Paolo Mariotto)
BATTAGLIA PER LA VITA
Il Movimento Europeo Difesa Vita (Medv) riprende il programma di battaglia per la vita cominciato con la marcia nazionale di Desenzano del maggio 2011. Esso si articola in alcuni punti: in primo luogo, aiutare il “Caritas baby Hospital” di Betlemme, cioè l’ospedale pediatrico dei Territori palestinesi che, fornendo un servizio che lo Stato non è capace di dare, cura migliaia di bambini cristiani, musulmani ed ebrei, appoggiandosi però alla carità internazionale. Un progetto, questo, nato dopo la visita di una aderente al Medv, Giulia Tanel, a Betlemme. Di qui è sorta un’amicizia e una collaborazione proprio con il personale dell’ospedale che permetterà al Medv di fornire un piccolo, ma prezioso aiuto a questa opera benemerita; in secondo luogo, organizzare, insieme a “Famiglia domani”, una marcia per la vita, il 13 maggio 2012 a Roma, per proclamare la sacralità di ogni vita, in particolare della vita nascente ed indifesa (www.marciaperlavita.it; info@famigliadomani.it; tel. 06.3233370); infine, organizzare un grande convegno sulla vita, il 12 maggio a Roma, in preparazione alla marcia del giorno successivo (per informazioni: info@libertaepersona.org).
IN MEMORIAM
L’8 novembre scorso è morto Don Massimo Astrua (n. 1924) fondatore, nel 1965, con don Angelo Albani, della casa editrice Mimep-Docete (acronimo di “Misit Me Evangelizare Pauperibus” – mi ha mandato a evangelizzare i poveri), affidata dal 1980 alle suore loretane benedettine, giunte dalla Polonia. Don Astrua fu autore, insieme a don Albani, di innumerevoli libri e opuscoli, di sana dottrina e divulgativi, e ideatore soprattutto di un vangelo unificato, un unico racconto che “fondeva” le quattro versioni di Matteo, Marco, Luca e Giovanni che ebbe un successo strepitoso, venendo diffuso in centinaia di migliaia di copie, grazie anche al costo bassissimo. A Pessano, nei pressi di Milano, sede dell’editrice, è stato stampato per molti anni il Timone e Gianpaolo Barra incontrò molte volte don Massimo e don Angelo, dai quali non mancò mai al nostro direttore l’incoraggiamento a perseverare nella buona battaglia apologetica, unito a preziosi consigli. Di don Massimo, Marco Invernizzi – che lo conosceva bene – scrive su La Bussola Quotidiana (10-11-2011) che era «soprattutto un uomo di Dio. Bravissimo confessore, amabile conversatore, profondamente umile: sempre ironico su se stesso, sapeva autoridimensionarsi come pochi sanno fare, assolutamente consapevole che è Dio a operare misteriosamente per mezzo degli uomini, come, quanto e quando vuole. Eppure era un vulcano di iniziative in costante eruzione, soprattutto per la sua attenzione e abilità nell’usare i mezzi di comunicazione al servizio dell’apostolato». Lo ricorderemo nella nostra preghiera, sapendo che don Massimo non mancherà di intercedere presso Dio per il nostro mensile.
LA CHIESA NELLA SOCIETÁ MODERNA
Parlando al nuovo ambasciatore tedesco Reinhard Schweppe, il 7 novembre scorso, Benedetto XVI ha detto: «La Chiesa cattolica è consapevole di conoscere, attraverso la sua fede, la verità sull’uomo e quindi di avere il dovere di intervenire in favore dei valori che sono validi per l’uomo in quanto tale, indipendentemente dalle varie culture. Essa distingue fra la specificità della sua fede e le verità della ragione, a cui la fede apre gli occhi e alle quali l’uomo in quanto uomo può accedere anche a prescindere da questa fede. […] Oggi, si discute di nuovo di valori fondamentali dell’essere umano, nei quali si tratta della dignità dell’uomo in quanto tale. Qui la Chiesa, al di là dell’ambito della sua fede, considera suo dovere difendere, nella totalità della nostra società, le verità e i valori nei quali è in gioco la dignità dell’uomo in quanto tale. Quindi, per citare un punto particolarmente importante, non abbiamo diritto di giudicare se un individuo sia “già persona”, oppure “ancora persona”, e ancor meno ci spetta manipolare l’uomo e voler, per così dire, farlo. Una società è veramente umana soltanto quando protegge senza riserve e rispetta la dignità di ogni persona dal concepimento fino al momento della sua morte naturale. Tuttavia, se decidesse di “scartare” i suoi membri più bisognosi di tutela, di escludere uomini dall’essere uomini, si comporterebbe in maniera profondamente inumana e anche in modo non veritiero rispetto all’uguaglianza – evidente per ogni persona di buona volontà – della dignità di tutte le persone, in tutti gli stadi della vita. Se la Santa Sede interviene in campo legislativo in merito alle questioni fondamentali della dignità umana, che si pongono oggi in numerosi ambiti dell’esistenza prenatale dell’uomo, non lo fa per imporre la fede ad altri in modo indiretto, ma per difendere valori che per tutti sono fondamentalmente intellegibili come verità dell’esistenza, anche se interessi di altra natura cercano di offuscare in vari modi questa considerazione». Commenta il vaticanista Sandro Magister: «Quei cattolici che a Todi o altrove si interrogano sulla loro missione nel campo della politica e del diritto, si segnino questa lezione di papa Benedetto».
COREA DEL NORD
Un gruppo di pastori protestanti sudcoreani ha compiuto una visita ufficiale in Corea del Nord. Nel corso della visita, approvata dal governo comunista, il gruppo ha incontrato la propria controparte e tenuto una veglia di preghiera “per la pace nella penisola coreana”. I pastori hanno visitato inoltre le chiese di Pongsu e Chilgol, due dei rarissimi luoghi di culto mantenuti aperti dal regime. Nonostante siano aperte, però, ci sono seri dubbi che queste chiese siano veri luoghi di fede: nel Paese è infatti permesso soltanto il culto del “Caro Leader” Kim Jong-il e del padre, il “Presidente eterno” Kim Il-sung. Nelle chiese non ci sono pastori liberi, ma soltanto membri delle Associazioni patriottiche dei fedeli. Tuttavia, alcune fonti sottolineano come questi incontri – per quanto fasulli possano essere – «sono un modo per rendersi conto della situazione e per aprire a persone che vengono da fuori. Sono sicuramente un modo per convincere Seoul a ripartire con l’invio di aiuti umanitari, ma potrebbero contenere delle sorprese inaspettate». Quella dei pastori è la seconda visita religiosa ufficiale avvenuta in circa dieci anni. Nel settembre del 2011, infatti, Pyongyang ha permesso a dei monaci buddisti – fra cui il capo dell’Ordine Jogye – di visitare i templi presenti nel Nord. Anche in questo caso, la delegazione ha incontrato alcuni presunti monaci del Nord. (AsiaNews, 10/11/2011)
Commentando la crisi politica italiana, Riccardo Cascioli, direttore del quotidiano on-line La Bussola Quotidiana (www.labussolaquotidiana.it), ha scritto: «L’attuale crisi è l’ennesima dimostrazione che non si dà un’azione per il bene comune se non si fonda su quei valori che vengono prima di ogni programma economico e politico: vita, famiglia, educazione sono diritti connaturati all’uomo che vanno anzitutto riconosciuti, rispettati e quindi promossi e garantiti». Come ha detto il card. Bagnasco nel discorso rivolto ai convenuti del Convegno di Todi, dove si sono riuniti rappresentanti di diverse associazioni cattoliche: il primato dei valori non negoziabili, cioè promozione e difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione, è indispensabile al fine di operare per il bene comune di un popolo.
Riconoscendo a Giuliano Ferrara il merito di denunciare l’aborto come uccisione di esseri umani innocenti, Mario Palmaro rileva, su La Bussola Quotidiana (21/10/201), una debolezza nella posizione del giornalista, per il quale l’aborto è sbagliato, ma non deve essere vietato per legge né si deve punire chi lo pratica e vi coopera. Per Palmaro, qui vi è «un errore sostanziale; sotto il profilo logico, perché non si può combattere veramente l’aborto senza vietarlo». Si potrà di certo «discutere quale debba essere la misura e la qualità della sanzione. Ma non esiste tutela giuridica di un diritto fondamentale se poi chi lo viola resta bellamente impunito. Non si può tutelare la proprietà privata e dichiarare insieme l’impunità di chi ruba. Dire che lo Stato è contro l’aborto, e nello stesso tempo trasformarlo in una scelta insindacabile della donna, facendolo pagare dal servizio sanitario pubblico, è una contraddizione in termini da cui non si può uscire».
IL TIMONE N. 108 – ANNO XIII – Dicembre 2011 – pag. 10 – 11
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