IL TIMONE n. 112 – anno 2012 –
ANGELI DELLA MORTE
Unità sanitarie mobili composte da medici e infermieri – tutti volontari – disposti a praticare l’eutanasia a domicilio si aggirano per la città di Amsterdam. La controversa iniziativa è stata introdotta in Olanda dalla NVVE (Associazione per una volontaria fine della vita) che con i suoi 130.000 membri vanta il macabro primato di organizzazione eutanasica più grande del mondo. Questi “angeli della dolce morte” intervengono quando i medici di famiglia non sono in grado o si rifiutano di applicare l’eutanasia ai propri pazienti. Basta una telefonata o una email, ed entro quarantotto ore parte il servizio a domicilio. Così si aggira anche “l’ostacolo” dell’obiezione di coscienza, ancora permessa per motivi di carattere etico, filosofico o religioso. Operativi dai primi di marzo, i volontari della morte hanno ricevuto una settantina di chiamate. L’Ordine nazionale dei medici olandesi (KNMG), pur riconoscendo la legittimità dell’eutanasia, non è parso molto convinto dall’iniziativa della NVVE. Da un punto di vista deontologico, infatti, l’Ordine ricorda che l’eutanasia costituisce pur sempre «un procedimento complicato», e che i medici “volanti” «non possono avere il tempo di instaurare una relazione sufficientemente profonda con i loro pazienti in modo da valutare con equilibrio la loro richiesta». Questa vicenda dimostra ancora una volta come la legittimazione dell’eutanasia rappresenti una slippery slope, un pericoloso piano inclinato che porta dritto verso la banalizzazione del momento terminale dell’esistenza umana.
Dell’iniziativa introdotta dalla NVVE mi ha colpito un particolare. Ogni singola unità di medici e infermieri viene fatta intervenire solo una volta a settimana e non di più. Il motivo di questa scelta organizzativa risiede nell’esigenza di ridurre al minimo gli effetti psicologici sugli operatori. In fondo, anche se ammantato da buoni propositi e da motivazioni pietistiche, si tratta pur sempre di un omicidio. (Gianfranco Amato, Corrispondenza Romana, 14/03/2012)
TAIWAN. LA CHIESA CRESCA
Diverse diocesi di Taiwan hanno celebrato gli scrutini quaresimali per i catecumeni che riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima e prima Comunione) nella notte di Pasqua. Oltre 200 catecumeni dell’arcidiocesi di Tai Pei, accompagnati dai loro catechisti, padrini e madrine, e da numerosi fedeli delle rispettive parrocchie, si sono radunati per “stabilire l’alleanza con Dio” davanti a Mons. John Hung, SVD, Arcivescovo di Tai Pei e Presidente della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan. Tra questi catecumeni, la cui età va dai 7 agli 80 anni, c’è un’intera famiglia di 4 persone, alcuni padri e figli, delle sorelle, tutti uniti dalla stessa vocazione: seguire la chiamata del Signore per avere la nuova vita nella notte di Pasqua. Nella diocesi di Kao Hsiung, Mons. Peter Liu, Arcivescovo della diocesi, ha presieduto lo scrutinio dei 99 catecumeni delle 23 parrocchie della diocesi. (Fides 13/03/2012 ).
PAKISTAN/1 – DONNE DISCRIMINATE
Livello di istruzione inferiore, discriminazioni negli ambienti di lavoro, tasso maggiore di mortalità infantile e tentativi continui di conversioni forzate o accuse pretestuose di blasfemia. È un quadro a tinte fosche, quello che emerge dal recente rapporto sulla condizione delle minoranze femminili in Pakistan, intitolato “Vite ai margini”, elaborato dalla Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica. Lo studio si basa sulle risposte fornite da mille donne cristiane e indù, appartenenti a otto distretti del Punjab e a 18 distretti del Sindh; sono zone in cui vive il 95% delle minoranze religiose del Pakistan, nazione in cui oltre il 90% degli abitanti è di fede musulmana, a grande maggioranza sunnita. Il primo elemento di discriminazione riguarda le conversioni forzate: una donna su due è stata avvicinata nel tentativo di convincerle a lasciare la religione professata e abbracciare – spesso dietro violenze e coercizioni – l’islam. A questo si aggiunge la “minaccia” – come viene definita nella maggior parte delle risposte – rappresentata dalle leggi sulla blasfemia, giudicate “il più serio ostacolo” a una vera parità sociale e culturale. Per quanto concerne l’istruzione, solo il 47% delle donne ha risposto di aver ricevuto un corso di studi adeguato, mentre la media in Pakistan raggiunge quota 57%; la forbice aumenta se si confrontano il dato delle minoranze al grado di educazione nelle città, che per le donne è del 65% circa. (AsiaNews, 8/3/2012) .
PAKISTAN/2 – SEGNI DI SPERANZA
Si fa strada nel Senato pakistano, appena rieletto, la proposta di eliminare dalla Costituzione una clausola dell’articolo 41 che vieta l’accesso ai non-musulmani alle alte cariche dello Stato. Il senatore musulmano Haji Adeel, dell’Awami National Party (ANP), ha definito «ingiusta» l’ineleggibilità dei non musulmani per la carica di Presidente o Primo Ministro, notando che «questo divieto è discriminatorio, è contro i diritti politici fondamentali e va abolito». Haji Adeel lo ha dichiarato subito dopo la cerimonia di giuramento di 54 nuovi membri del Senato, fra i quali vi sono quattro seggi riservati alle minoranze, occupati, per la prima volta nella storia della nazione, da un cristiano, Kamran Michael, da due senatori di fede indù e da un sikh. La proposta ha trovato il consenso di Raza Rabbani, Senatore del Pakistan People’s Party (PPP), che ha guadagnato 41 seggi in Senato. Secondo Rabbani «la clausola dovrebbe essere abolita, in quanto le minoranze hanno gli stessi diritti: sarebbe un buon segnale per l’intero Paese». Anche un altro Senatore del PPP, Aitzaz Ahsan, ha espresso il suo sostegno, rivendicando uguaglianza per i cittadini pakistani delle minoranze religiose. Il neoeletto senatore cristiano Kamran Michael, della Pakistan Muslim League-N, approvando con decisione la campagna, ha ricordato che «i non-musulmani del Pakistan amano la loro patria quanto gli altri» e «la loro lealtà verso il Paese non deve essere messa in dubbio». Dopo il dibattito in aula, il nuovo Presidente del Senato, Nayyar Husain Bukhari, ha suggerito la presentazione di un emendamento alla Costituzione, esortando a raggiungere il consenso di tutti i partiti politici. (Agenzia Fides, 13/3/20.
LEGGE40: DATI SPAVENTOSI
In un articolo pubblicato su La Bussola Quotidiana (www.labussolaquotidiana.it) del 23/2/2012, Padre Giorgio Carbone commenta la “Relazione del Ministero della salute del 28/6/2011”, che censisce i dati relativi all’applicazione della “Legge 40” nel 2009. La legge, come è noto, legalizza dal 2004 la pratica della fecondazione artificiale a determinate condizioni. Secondo la relazione, le coppie che hanno iniziato un ciclo di FIVET o di ICSI (“tecniche di fecondazione artificiale”) sono state 43.511; gli ovociti prelevati sono stati 285.042, con una media di 6,6 ovociti per prelievo; gli embrioni fecondati in provetta sono stati 121.866 (così ripartiti: 21.417 da FIVET, 94.849 da ICSI, 5.600 da scongelamento); gli embrioni trasferiti dalla provetta all’utero sono stati: 91.921; gli embrioni trasferiti dalla provetta al congelatore: 7.337; le gravidanze iniziate sono state: 10.545; i parti: 6.777; i nati vivi: 8.452. Questi i dati pubblicati nella relazione ministeriale. Commentandoli, Padre Carbone fa notare che se le coppie che hanno iniziato le tecniche sono state 43.511, quelle che hanno avuto un figlio sono state 6.777. Ciò significa che solo il 15,6% delle coppie può dirsi soddisfatta con un bimbo in braccio, mentre il restante 84,4% delle coppie ha vissuto una cocente e costosa delusione. Ma il dato più inquietante, e soprattutto più taciuto, è questo: se gli embrioni prodotti in provetta sono stati 121.866 e i nati vivi sono stati 8.452, significa che il 6,9% degli embrioni prodotti arriva al parto, mentre 93,1% degli esseri umani così prodotti si è perso lungo il percorso. Perciò se 1000 sono le coppie che hanno acceduto alle tecniche: 156 hanno ottenuto il risultato; mentre 844 hanno conseguito un fallimento. Se 1000 sono gli esseri umani prodotti in provetta: 69 sono arrivati al parto e 931 o sono morti nella provetta, o nel trasferimento, oppure non si sono annidati oppure, pur essendosi annidati, sono stati oggetto di gravidanza fuori sede (2%) o di aborto spontaneo (21,4%). La Bussola Quotidiana titola l’articolo di Carbone: “Legge 40: centomila morti l’anno”.
PIÙ CATTOLICI NEL MONDO
I cattolici nel mondo sono poco meno di 1.196.000.000, mentre erano 1.181.000.000 circa nel 2009, con un aumento assoluto di 15 milioni di fedeli, pari all’1,3%. Negli ultimi due anni inoltre, la presenza dei fedeli cattolici battezzati nel mondo rimane stabile attorno al 17,5%. I cattolici sono diminuiti nell’America meridionale e soprattutto in Europa, sono invece aumentati in Africa e nell’Asia Sud orientale. I dati si desumono dall’Annuario pontificio 2012, presentato il 12 marzo al Papa dal cardinale Tarcisio Bertone e da mons. Angelo Becciu, rispettivamente segretario di Stato e sostituto alla segreteria di Stato. L’Annuario fornisce inoltre tutta una serie di dati su vescovi, religiosi, sacerdoti, studenti della Chiesa cattolica, consentendo una analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa e le 2.996 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. I dati registrano un aumento dello 0,77% dei vescovi cattolici nel mondo e confermano la tendenza alla crescita del numero dei sacerdoti, cominciata nel 2000. Nel 2010 si contano 412.236 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, mentre nel 2009 erano 410.593. Nel complesso l’aumento di preti è di 1.643 unità, e gli incrementi si registrano in Asia, con più 1.695 sacerdoti, Africa, con più 761, Oceania più 52 e America con più 40 unità. Il calo riguarda invece l’Europa, con meno 905 sacerdoti. Sembra aver registrato una battuta di arresto il trend di diminuzione dei religiosi professi non sacerdoti, erano 54.229 nel 2009 e hanno raggiunto i 54.665 nel 2010. In calo invece le religiose, che scendono a 721.935 da 729.371 che erano nel 2009.(www.vaticaninsider.lastampa.it 12/03/2012).
Il sacramento della Riconciliazione è fondamentale per la Nuova Evangelizzazione. Lo ha detto Benedetto XVI ai partecipanti al Corso annuale sul Foro Interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica. Per il Papa esiste un «legame costitutivo tra celebrazione sacramentale e annuncio del Vangelo» e la nuova evangelizzazione parte anche dal confessionale, perché dalla Confessione ogni cristiano «uscirà rinnovato e rappresenterà un passo in avanti della nuova evangelizzazione». Un dato è certo: dove il sacramento della Confessione è in disuso, si perde la fede e viceversa. La prova? Basta leggere il “Focus” che segue…
All’agenzia Zenit, il Cardinale olandese Adrianus J. Simonis ha parlato della situazione della Chiesa in Olanda nel burrascoso periodo post-conciliare. Sulla Confessione, il porporato ha detto: «Ormai da 40 anni la confessione è completamente perduta, e lo sa perché? Perché gli olandesi non peccano! Nel senso che non sanno più che cos’è il peccato. Il concetto di peccato è legato alla coscienza di Dio, se non si crede più ad un Dio personale, non si pensa più di peccare. Il nostro paese è pieno di “qualchecosisti”, persone che credono in un’entità astratta, che esista qualcosa ma non un Dio personale: per questo pensano di non peccare». E ha concluso: «La verità è che nei Paesi Bassi abbiamo bisogno di una conversione totale».
Cristianofobia (Massimo Introvigne)
Davanti alla Commissione Affari Politici e Democrazia dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, il 14 marzo, Massimo Introvigne ha detto che «Le vittime della cristianofobia sono sempre simpatiche ma è molto più difficile farsi ascoltare quando dalle vittime si passa a nominare i persecutori, i cui nomi magari fanno scattare antiche simpatie ideologiche o timori che qualcuno possa risentirsi e tagliarci il petrolio o smettere di acquistare i nostri titoli di Stato. Eppure il tempo della compassione a buon mercato per le vittime che rifiuta di nominare i persecutori è scaduto. È venuto il momento di fare nomi e cognomi di chi perseguita i cristiani. E di fermarli subito, prima che la strage diventi genocidio». Nomi e cognomi sono noti: Paesi comunisti, fondamentalismo islamico, nazionalismo indù e buddhista, laicismo.
IL TIMONE N. 112 – ANNO XIV – Aprile 2012 – pag. 10 – 11
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