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14.12.2024

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News dall’Italia e dal mondo
31 Gennaio 2014

News dall’Italia e dal mondo

IL TIMONE n. 127 – anno 2013 –


MARTIRE DEL COMUNISMO

Domenica 6 ottobre, una beatificazione ha ristabilito una verità storica e consegnato agli altari la figura dimenticata dalla storiografia ufficiale di Rolando Rivi, giovane seminarista ucciso il 13 aprile del ’45 da due partigiani comunisti. In “odio alla fede”, così recita la motivazione con la quale il Papa consegna al culto più elevato il seminarista di San Valentino di Castellarano.
Hanno celebrato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi e i vescovi di Reggio Emilia, Massimo Camisasca e di Modena Antonio Lanfranchi, ma anche molti prelati dell’Emilia Romagna, dal cardinal Carlo Caffarra al vescovo di Ferrara Luigi Negri. Con loro 114 sacerdoti.
Nell’omelia, Amato ha sottolineato che «ideologie umane crollano, ma il Vangelo dell’amore non tramonta mai perché è una buona notizia». Un riferimento a quelle «iene, piene di odio e in cerca di prede da straziare e divorare, che lo spogliarono della sua veste, come fecero i carnefici con Gesù». Iene che «avevano dimenticato i comandamenti del Signore: non nominare il nome di Dio invano, non uccidere, non dire falsa testimonianza. Anzi, erano stati imbottiti di odio e indottrinati a combattere il cristianesimo, a umiliare i preti, a uccidere i parroci, a distruggere la morale cattolica». Con la elevazione agli altari di Rolando Rivi, la Chiesa ristabilisce la verità sulla vulgata resistenziale nel corso della quale alcuni partigiani hanno ucciso in odio alla fede, in vista di una imminente rivoluzione bolscevica.
«Ma che cosa ci lascia il martirio di Rolando?» chiede il cardinale Amato: «Anzitutto il perdono che è medicina che sana ogni ferita, cancella l’odio, converte i cuori, incoraggia la fraternità». Ma anche la fortezza, perché «niente separò Rolando dall’amore di Cristo. Non fu vinto né dalle percosse, né dalla fame, né dalla nudità, né dalle pallottole». Infine la sua storia, il suo sangue ci insegnano il servizio perché «il suo martirio fu anche un gesto eroico di lealtà umana. Mai tradì la propria identità di figlio di Dio e di seminarista, chiamato a testimoniare nel sacerdozio le parole divine di Gesù». (Andrea Zambrano, www.lanuovabq.it 6/10/2013).


RINO CAMMILLERI NEL MONDO

Il nostro Kattolico ha scritto molti libri, come sappiamo: più di trenta. Non pochi tra essi hanno avuto svariate edizioni in italiano (una decina solo quelle de Il Quadrato Magico, Rizzoli, e di La storia di Padre Pio, Piemme), altri sono stati tradotti all’estero. Quello più diffuso nel mondo è il romanzo L’inquisitore (San Paolo), che è stato tradotto in spagnolo, tedesco, francese, greco, polacco. Edizioni spagnole hanno Gli occhi di Maria (Rizzoli, scritto con Vittorio Messori), I mostri della Ragione (Ares) e Denaro e Paradiso (Lindau, scritto con Ettore Gotti Tedeschi). In Polonia è uscita una traduzione del romanzo Il crocifisso del samurai (Rizzoli), una di Denaro e Paradiso ed è in arrivo quella di Le lacrime di Maria (Mondadori), l’ultima fatica del Nostro. Una curiosità: il romanzo Immortale odium (Rizzoli) ha avuto una edizione romena. Particolarmente noto, il nostro Kattolico, in Polonia, dove è uscito in traduzione anche il suo La vera storia dell’Inquisizione (Piemme). Spesso all’estero non viene conservato il titolo originale, a seconda delle esigenze di pubblico delle varie nazionalità. Per esempio, L’inquisitore è diventato «Beatrice e l’inquisitore » in Canada e «Nell’ombra del Camposanto» in Germania, mentre Immortale odium è per i romeni «Giustizia divina». I più disparati, poi, i titoli esteri di Denaro e paradiso. Curiosità finale: il titolo più tradotto, L’inquisitore, è l’opera prima del nostro Kattolico, che la scrisse nel 1983.

INDIA. SATANISTI IN AZIONE?

Il tabernacolo della Chiesa di Sant’Antonio ad Aluva, nello stato indiano del Kerala (India meridionale), è stato profanato e le ostie rubate. L’episodio ha destato grave preoccupazione nella Chiesa locale: le autorità ecclesiali sospettano che la profanazione del pane eucaristico possa essere legata a culti o sette sataniche e che il furto sia opera di persone che celebrano “messe nere”. I Vescovi del Kerala hanno invitato tutti i parroci a “innalzare la soglia di attenzione”. «Sospettiamo fortemente il coinvolgimento dei gruppi satanici. La cassetta delle offerte in chiesa è rimasta intatta, dunque lo scopo dell’incursione non era il furto di denaro. Solo chi pratica messe nere cerca le ostie consacrate», spiega Jose Vithayathil, Segretario della Commissione per i Laici, nel Consiglio dei Vescovi del Kerala. Tuttavia, per la polizia di Aluva «le indagini al momento non hanno rintracciato legami con sette sataniche». Non è il primo incidente del genere segnalato in Kerala, Stato dove la presenza cattolica è molto sviluppata. Dopo un simile incidente verificatosi nel settembre 2010 nella Chiesa di San Francesco di Assisi, ad Alappuzha, il vescovo locale, mons. Stephen Athipozhiyil, aveva pubblicato una lettera pastorale chiedendo ai fedeli laici di essere vigili sulle attività di gruppi adoratori di satana. In un altro caso, le autorità ecclesiali nella Chiesa di San Giacomo a Cheranallore (nell’arcidiocesi di Verapoly) hanno smesso di dare l’ostia per la Comunione in mano ai fedeli, constatando diversi episodi in cui l’ostia non veniva consumata ma portata via. La Chiesa indiana ha già denunciato la diffusione di gruppi e riti satanici, che fanno presa su adolescenti e giovani, nello stato del Nagaland, in India nordorientale. (Agenzia Fides 5/10/2013).


IL MONDO CONSACRATO A MARIA


Continuando sulla scia dei suoi predecessori, papa Francesco ha affidato il mondo a Maria, davanti alla statua della Madonna di Fatima, domenica 13 ottobre, nell’anniversario dell’ultima delle sei apparizioni della Madonna ai tre bambini della località lusitana, nel 1917.
La “Giornata mariana”, indetta in occasione dell’Anno della Fede, è cominciata nel giorno di sabato, quando il Pontefice, in piazza San Pietro, secondo il consueto stile ignaziano, ha affrontato tre temi e ha invitato i fedeli a verificare la propria coscienza con ciascuno di essi. Il primo tema è consistito in una meditazione sul peccato di disobbedienza e di incredulità commesso da Eva e sanato da Maria, con la Sua obbedienza e con la Sua fiducia nella Parola di Dio comunicata attraverso l’arcangelo Gabriele. Solo la Madre del Creatore può sciogliere i nodi che si vengono a formare nel cuore del peccatore portandolo a confidare nella Divina Misericordia.
Il secondo tema è l’invito a non credere che l’Incarnazione sia solo un fatto del passato: essa ci coinvolge personalmente e chiede di mettere al servizio di Gesù tutto di noi stessi, soprattutto chiede la disponibilità del nostro cuore a prendere decisioni secondo la volontà di Dio.
Il terzo punto trattato è un invito a esaminare la nostra coscienza per chiederci se seguiamo Maria nel suo pellegrinaggio al seguito di Gesù, anche quando ci porta al dolore della croce: Ella, che è madre della gioia, ci aiuti a essere fedeli e a mostrare la gioia anche nel tempo del buio e della sofferenza. Con lo stesso metodo, anche durante l’omelia della domenica, il Santo Padre ha voluto condensare in tre punti il suo insegnamento.
Per mostrare come Dio sorprenda sempre i suoi fedeli, papa Francesco ha ricordato la vicenda di Naaman, il capo dell’esercito del re di Aram, che è guarito dalla lebbra semplicemente fidandosi della richiesta del Signore di bagnarsi nelle acque del Giordano (cfr 2 Re 5,1-14). Dio ci chiede di fidarci di Lui, non di fare grandi cose. In secondo luogo, il Papa ci ha invitato a essere fedeli sempre, non “a singhiozzo”, impedendo alla “cultura del provvisorio” e al relativismo di penetrare nel nostro modo di vivere la fede.
Infine, ci ha ricordato di ringraziare e lodare Dio per quanto ci ha donato e di esercitare la carità verso il prossimo anche quando ci risulta un sacrificio difficile, così come fece Maria che, dopo l’Annunciazione, proruppe nel canto del Magnificat e, benché incinta, decise di partire per andare ad aiutare la sua anziana cugina Elisabetta, che aveva bisogno di essere sostenuta.
Quindi, al termine dell’omelia, il Papa ha pronunciato l’Atto di affidamento alla Madonna di Fatima: «Accogli con benevolenza di Madre l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia, dinanzi a questa tua immagine a noi tanto cara».

FOCUS

Due Papi, una Verità (Papa Francesco)

Nell’udienza del 9 ottobre scorso, papa Francesco ha ricordato che la Chiesa «abbraccia una vastità di genti, di popoli che professano la stessa fede, si nutrono della stessa Eucaristia, sono serviti dagli stessi Pastori». Esattamente ciò che san Pio X scriveva nel Catechismo Maggiore. Alla domanda: “Che cosa è la Chiesa cattolica”, il Papa rispondeva: «La Chiesa cattolica è la società o congregazione di tutti i battezzati che, vivendo sulla terra, professano la stessa fede e legge di Cristo, partecipano agli stessi sacramenti, e obbediscono ai legittimi Pastori, principalmente al Romano Pontefice». Due papi, una sola verità: poteva essere diversamente?

Maoismo all’italiana (Riccardo Cascioli)

Il video con il quale Guido Barilla, presidente dell’omonima multinazionale alimentare, ha voluto (dovuto?) profondersi in scuse umilianti per presunte offese alla comunità gay è «la testimonianza più drammatica della catastrofe sociale, culturale e giuridica che stiamo vivendo». Lo scrive Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola quotidiana (30/9/2013). Siamo ormai all’imitazione di pratiche maoiste: «Nella versione originale ci sono prima i lavori forzati e le sessioni di rieducazione, poi la pubblica autocritica ». Per Barilla «la rieducazione è stata veloce: un bombardamento mediatico scatenato dalla lobby gay e amplificato da tutti i maggiori quotidiani» e il malcapitato è «trasformato sui notiziari di tutto il mondo in uno dei peggiori criminali in circolazione, inviti al boicottaggio dei suoi prodotti». Prepariamoci al peggio.

Libertà. O no? (Tommaso Scandroglio)

Riflettendo sul suicidio del regista Carlo Lizzani, lo studioso Tommaso Scandroglio (www.lanuovabq.it – 8/10/2013) distingue “libero arbitrio” da “liberta”. Il suicidio non è mai un gesto di libertà. Infatti: «il libero arbitrio è la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Se scelgo il bene (la vita) allora scatta la libertà come conseguenza naturale, se scelgo il male (suicidio), allora sono schiavo del male. La libertà non è fare quello che si vuole, ma quello che vuole il mio bene. La libertà è sempre connessa con il bene. Tizio che vuole essere libero di drogarsi non è realmente libero, bensì schiavo della droga. Chi decide di togliere il disturbo perché depresso non è libero, ma è sotto tortura del dolore, del male di vivere». Cara, benedetta chiarezza!

IL TIMONE N. 127 – ANNO XV – Novembre 2013 – pag. 10

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