Al-azhar: gli jihadisti non sono “infedeli”
Insomma, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Nello specifico, il mondo musulmano non riesce proprio a definire “infedeli” i terroristi islamici, nemmeno quando diffondano il terrore tra la popolazione citando i versetti del Corano. La conferma è giunta dall’Università di al-Azhar, considerata universalmente come la massima autorità teologica dell’islam sunnita: non ha lasciato spazio a dubbi interpretativi, ha anzi recentemente sentenziato, ed in modo esplicito, che la definizione di «infedele» o «apostata» può tecnicamente applicarsi solo a chi non sia musulmano, a chi cioè neghi la shahada, definizione di fede con cui si dichiara non esservi alcun dio al di fuori di Allah e si riconosce in Maometto il suo profeta. Non può riguardare invece chi sia musulmano, indipendentemente dalla colpa attribuitagli: questi mantiene insomma lo “status” di credente, indipendentemente dai suoi peccati. Il che anche chiarisce una volta per tutte come essi, sterminando innocenti, siano e restino musulmani a tutti gli effetti, spazzando via certi bizantinismi, che vorrebbero distinguere tra un islam “moderato” ed un islam “radicale”. È islam, punto e basta. Non è un caso che, contro l’interpretazione data dall’Università di al-Azhar, si siano schierati proprio i gruppi e le fazioni jihadiste come l’Isis: per loro, gli eretici sono tutti coloro che non condividono il loro punto di vista, motivo che li rende ipso facto passibili di sterminio. Il vescovo copto-cattolico di Guiza, mons. Anba Antonios Aziz Mina, ritiene comunque sufficiente che i terroristi vengano condannati per tale reato: «Bollarli come atei o infedeli potrebbe anzi diventare uno stratagemma, per nascondere il vero problema ». (www.nocristianofobia.org, 16/12/2014) â—
Cancellato il natale
Il Brunei, un Paese musulmano dell’Asia sud-orientale, ha proibito l’esposizione pubblica di tutto ciò che riguarda il Natale. Il Ministero degli Affari religiosi, riferendosi a “Decorazioni di Natale, figure di Babbo Natale e personale di vendita vestito come Babbo Natale” ha dichiarato che “I musulmani dovrebbero stare attenti a non seguire celebrazioni del genere, che non sono in nessun modo collegate all’islam”. “Ai musulmani è proibito imitare costumi e pratiche di altre religioni che siano collegati a questioni di fede”.
E continua: “Nel frattempo, i fedeli di altre religioni che vivono sotto le regole del Paese islamico possono praticare la loro religione e celebrare le loro festività religiose all’interno della loro comunità, a condizione che le celebrazioni non siano esposte o siano rivelate pubblicamente ai musulmani”. Il Ministero conclude: “L’atto di manifestare pubblicamente festività di altre religioni diverse dall’islam può essere interpretato come una diffusione di religioni diverse dall’islam, e può costituire una violazione di legge”. I due terzi della popolazione sono musulmani; gli altri sono cristiani o buddisti.
Nell’aprile scorso il Brunei ha deciso di accogliere la shari’a come legge dello Stato, diventando così la prima nazione dell’Asia del Sud-Est a applicarla a livello nazionale. (Marco Tosatti, blog San Pietro e dintorni, 14/1/2015) â—
PALAZZO DI ERODE E PROVE STORICHE SU RE DAVIDE
Il “Washington Post” ha rilanciato in questi giorni la tesi esposta nel 2010 nel libro The Final Days of Jesus del prof. Shimon Gibson, archeologo della University of North Carolina a Charlotte: sarebbe stato trovato nella Vecchia Gerusalemme il palazzo di Erode dove Ponzio Pilato processò Gesù. In esso sarebbe emerso il praetorium del prefetto romano dove egli si lavò le mani della sorte di Gesù, consegnandolo alle autorità ebraiche che lo condannarono alla crocifissione. Il Vangelo di Giovanni descrive il luogo come situato vicino a una porta della città e su un lastricato di pietre irregolari, il “litostrato”. Il palazzo di Erode trovato da Gibson si trova effettivamente non lontano dalla porta di Giaffa e ha un pavimento costruito con “pietre irregolari”.
La lettura dei Vangeli sembra però far corrispondere il pretorio anche con la Fortezza Antonia, dimora di Pilato, che s’ergeva a nord del Tempio, area dalla quale partono oggi i pellegrinaggi per la Via Dolorosa. Ma per Gibson non è così: «Tutti gli indizi, archeologici, storici ed evangelici, fanno pensare che fosse proprio questo il luogo del processo a Gesù».
E anche il pastore anglicano David Pileggi è convinto che gli scavi nella prigione confermano «quel che tutti si aspettavano, e cioè che il processo avvenne vicino alla Torre di David». Le due tesi oggi convivono con buone motivazioni per entrambi.
A proposito di Re Davide, il Metropolitan Museum of Art ha esposto una pietra di 3000 anni (830 a.C. circa) che si aggiungerebbe alle prove sull’esistenza storica del grande protagonista dell’Antico Testamento (seppur 150 anni dopo il periodo storico in cui si ritiene abbia vissuto). L’iscrizione sulla pietra riporta in modo evidente il riferimento della nazione di Giuda come “casa di Davide”, dimostrando che in quella zona dell’attuale Israele Davide era ben noto. Secondo gli esperti, si tratta della più importante scoperta mai fatta in relazione alla Bibbia. (www.uccronline.it 7/1/2015) â—
La repubblica di Macedonia tutela la famiglia
Lo scorso 6 gennaio 2015 la Repubblica di Macedonia ha votato contro l’introduzione del matrimonio omosessuale, stabilendo che il solo matrimonio ammesso è quello tra un uomo e una donna. L’Assemblea della ex repubblica jugoslava ha espresso il suo voto favorevole al divieto di matrimonio gay nel paese, con una solida maggioranza dei due terzi.
L’iniziativa, in controtendenza con gli altri Paesi europei, è stata promossa dalla coalizione di centro-destra alla guida dello Stato.
Ad oggi, in Europa, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è possibile nei seguenti Stati (in ordine cronologico): Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Inghilterra, Galles, Scozia, Lussemburgo e Finlandia. Mentre i seguenti Stati hanno introdotto le unioni civili per omosessuali, con vari istituti che concedono più o meno diritti a seconda della legislazione (in ordine alfabetico): Andorra, Austria, Germania, Groenlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovenia, Svizzera e Ungheria.
La Macedonia, scegliendo di tutelare l’istituto famigliare formato da un uomo e una donna, va dunque contro corrente, e, rifiutando di accordarsi all’ideologico mainstream dominante, riconosce il valore unico e incomparabile della famiglia naturale, cellula vitale di ogni società. (L.G.) (Corrispondenza Romana, 12/5/2015) â—
FOCUS
Inseparabili/1
Papa Francesco
Nell’omelia della S. Messa per la solennità di Maria SS Madre di Dio, celebrata l’1 gennaio, Papa Francesco ha detto che Cristo e la Chiesa sono inseparabili e che «non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa». Riaffermando quanto scritto nella Evangelii nuntiandi di Paolo VI, ha aggiunto: «Separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una “dicotomia assurda”».
Perché non è possibile «amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa». Verità perenne e… anche semplice. Ma dimenticata da tanti “maestri” di casa nostra.
Inseparabili/2
Papa Francesco
Nella stessa omelia, Papa Francesco ha precisato: «Nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza
storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori».
Parole chiare e illuminanti. Che cosa ne penseranno tanti cristiani non cattolici, dunque fuori dalla Chiesa?
Inseparabili/3
Card. Caffarra
Il 10 gennaio, parlando nel duomo di Reggio Emilia in occasione dei 25 anni dalla morte di don Pietro Magnini, fondatore del Movimento Familiaris Consortio, il Card. Caffarra ha detto che nel matrimonio i due sposi «sono solo i “ministri del sacramento”» Questo significa «che il vincolo coniugale è “prodotto” da Cristo stesso; i due sposi consentono che Cristo li vincoli nella modalità sacramentale».
Poiché dunque, per la dottrina della Chiesa, è Cristo stesso che unisce («vincola») i due sposi in matrimonio, ha aggiunto il cardinale, «nessuna autorità, compresa quella del Papa, può rompere un vincolo coniugale quando ha raggiunto la sua perfezione sacramentale ». Sono duemila anni che la Chiesa insegna questa verità. Ma dopo il recente Sinodo, si teme che qualche pastore non abbia tutte le idee chiare… â–
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