Ha ispirato mode culturali e stili di pensiero.
Ha annunciato la “morte di Dio”.
Si considerava un “distruttore”. Alla fine di tutto resta il nulla. Analisi di un pensiero anticristiano.
Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) è uno dei pochi pensatori il cui nome è conosciuto anche da chi non si occupa di filosofia. La sua riflessione ha ispirato mode culturali e stili di pensiero di artisti e letterati e la comparsa sui muri della Sorbona, durante la contestazione studentesca del Sessantotto, della sua celebre sentenza” Dio è morto”, testimonia un’influenza che raggiunge anche i movimenti di massa. Ciò che continua ad attirare l’interesse è la profezia sulla crisi dei valori e sull’annientamento di ogni verità. Nietzsche è un distruttore: “L’affermazione del flusso e dell’annientare, che è il carattere decisivo di una filosofia dionisiaca, il sì al contrasto e alla guerra, il divenire, con rifiuto radicale persino del concetto di “essere” – in questo io debbo riconoscere quanto di più affine a me sotto ogni aspetto sia mai stato pensato sinora”, scrive nella sua opera fece homo (nel capitolo La nascita della tragedia); in quanto “distruttore”, Nietzsche è colui che rivendica la volontà di potenza e la potenza della volontà dell’uomo.
Il nichilismo e la civiltà come decadenza e corruzione
Per Nietzsche la storia della civiltà è una storia di decadenza e corruzione il cui esito inevitabile è il nichilismo.
Sorta come risposta alla domanda sul fine e sul significato del mondo, la civiltà è, nella sua stessa origine, frutto di falsificazione. Il profondo “bisogno” di significato ha alimentato nell’uomo l’autoillusione sull’esistenza di presunte verità e valori, ma il divenire attesta solo il continuo mutamento e non autorizza in alcun modo a teorizzare qualcosa che permanga, qualcosa che si sottragga a esso.
Quando ci si accorge che il divenire non ha né fine né senso e che l’esistenza è senza scopo si affermano l’incredulità e la negazione verso tutte le fedi e tutti i sistemi metafisici: non si tratta perciò di sostituire una verità a un’altra, ma di distruggere definitivamente la pretesa di qualsiasi verità e qualsiasi valore.
La distruzione totale porta all’affermazione di un nichilismo estremo: il nulla eterno è tutto ciò che c’è.
L’origine della morale
L’apice della decadenza è costituito dalla morale: la morale è una malattia che corrompe l’uomo sottomettendolo alla paura, all’inganno e al risentimento. L’uomo forte, spiritualmente nobile (il superuomo), accoglie la vita come si manifesta, con la sua assenza di significato; in lui non c’è volontà di autoinganno; non solo sopporta il terribile pensiero dell’ assenza di verità e di valori, ma diventa attore del processo di distruzione, e facendo ciò dà un diverso significato ai valori precedenti che manifestano il loro vero volto: la bontà si rivela come impotenza, l’umiltà come abiezione, il perdono come impossibilità della vendetta. Questi falsi ideali, forgiati da spiriti colmi di odio e risentimento, sentimenti nati dall’incapacità di accogliere la pienezza della vita, si incarnano in modo eminente nel cristianesimo. Per Nietzsche “la più grossa sudiceria che l’umanità abbia sulla coscienza […] è […] la cecità di fronte al cristianesimo […]. La morale cristiana – la forma più maligna di volontà di menzogna” è la corruttrice dell’umanità, essa ha insegnato “a disprezzare gli istinti primari della vita [.. .]. La morale della rinuncia a sé è la morale della rovina […] nega la vita nel suo ultimo fondamento” (in Ecce homo, nel capitolo Perché io sono un destino).
La morte di Dio
Nella Gaia scienza, l’uomo folle porta agli uomini l’annuncio che Dio, l’avversario della volontà di potenza, il nemico della vita, è morto.
“Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!…Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa?
Non ci fu mai un’azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di I questa azione, ad una storia più I alta di quanto mai siano state tutte l le storie fino ad oggi!” (Libro terzo, 125. L’uomo folle).
Il senso di questa affermazione non è, come è ovvio, letterale. Essa va intesa come immagine della cultura secolarizzata che cerca di spiegare il mondo esclusivamente attraverso cause materiali: il naturalismo e il materialismo hanno iniziato la distruzione dei vecchi valori metafisici, ma non hanno concluso il percorso di distruzione perché ai vecchi valori hanno sostituito nuovi ideali come, ad esempio, la fede nel progresso scientifico o la fede nelle ideologie.
Per portare a compimento questo processo è necessario liberarsi anche dei nuovi ideali e rimanere con la nuda consapevolezza che la ciclicità degli eventi, sempre ritornanti, è senza scopo.
L’uomo che è capace di superare ogni valore e ogni ideale (Nietzsche parla di “transvalutazione” di tutti i valori) accettando l’eterno ritorno delle cose esprime la propria volontà di potenza.
Due osservazioni
1. L’assenza di scopo dell’ esistenza, la critica alla morale e l’affermazione della morte di Dio non sono giudizi che nascono dalla mediazione della ragione: Nietzsche non si confronta col problema del fondamento della conoscenza né con la metafisica, ignora il primo e insulta la seconda, ma non dimostra in nessun luogo che Dio non esiste o che il bene è in verità male e viceversa.
2. Paul Ricoeur (1913) colloca Nietzsche tra i “maestri del sospetto”, insieme a Karl Marx e a Sigmund Freud. Questi pensatori sono “maestri” nel senso che hanno contribuito in modo sostanziale a diffondere il “sospetto” sulla natura della coscienza. Nel caso di Nietzsche, la coscienza non è il luogo originario dove l’uomo esprime il giudizio sul bene e sul male, ma “è l’istinto della crudeltà che si volge all’interno appena non può più scaricarsi all’esterno”, come si può leggere in Ecce homo, nel capitolo Genealogia della morale.
RICORDA
“(…) la sua {di NietzscheJ filosofia è una reazione e una critica inesorabile di tutta la cultura ” . occidentale, sia di quella greca sia di quella cristiana (Socrate, Platone e san Paolo sono considerati nefasti nemici dell’umanità, mentre Cristo è “Colui che ha saputo scrivere valori nuovi su tavole antiche” e che per questo è stato ucciso dalla logica dei”benpensanti”)”.
(Battista Mondin, v. Nietzsche, in Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale,
Massimo, Milano 1989, p. 507).
BIBLIOGRAFIA
C. Fabro, Introduzione a san Tommaso. La metafisica tomista & il pensiero moderno, Edizioni Ares, Milano 1997 (seconda edizione ampliata).
C. Fabro, Introduzione all’ateismo moderno, Studium, Roma 1964 (1969, seconda edizione).
Veritatem in caritate. Studi in onore di Cornelio Fabro, raccolti da G. M. Pizzuti, Edizioni Ermes, Potenza 1991.
IL TIMONE N. 26 – ANNO V – Luglio/Agosto 2003 – pag. 26 – 27