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10.12.2024

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Non dimenticare
31 Gennaio 2014

Non dimenticare

 

 

 

 

C'è il rischio di dimenticare la realtà della persecuzione subita dalla Chiesa. Non solo all'Ovest ma anche all'Est. Dove la Chiesa ore svolge la sua missione affrontando seri problemi. Una panoramica. 

 

 

Una «Giornata della memoria» annuale per i Paesi (e le Chiese) dell'Est. Ecco l'originale e convinta proposta che Giovanni Bensi – 70 anni, giornalista di lungo corso specializzato proprio nei Paesi dell'Est, da dove è stato per un trentennio corrispondente di vari quotidiani e radio non solo italiane – avanza ai cristiani dell'Occidente. Perché «abbiamo dimenticato troppo presto ciò che è successo in quelle nazioni, e la lunga lotta dei credenti per difendere il diritto alla fede».

Bensi, sta dicendo che anche noi cattolici eravamo più interessati ai fratelli orientali quando c'era il comunismo, quasi per una questione ideologica dunque, di quanto non siamo oggi che i contatti e gli scambi sarebbero liberi e facili?
«In un certo senso è proprio così. Ciò che è accaduto in Europa orientale è stato dimenticato dall'Occidente, mentre bisognerebbe tenere più vive le grandi figure del dissenso cattolico, ricordare le lotte clandestine di tanti credenti del passato e mantenere il contatto con i cattolici odierni. Frequentando l'Est ho spesso riscontrato quest'impressione tra la gente: in Occidente ci si interessa poco di quanto è loro successo».

E oltre il Muro invece è rimasta tale memoria? Ad esempio, le figure eroiche della resistenza cristiana sono ancora vive nel ricordo?
«No, c'è una sorta di rimozione. Bisogna tener presente che in generale la gente non ama ricordare il periodo ex comunista e si tende a parlarne il meno possibile.
Certo, sono rimasti i grandi nomi dei cardinali Wyszynski, Beran, Stepinac, Mindszenty, solo per alcuni dei quali – peraltro – sono aperte le cause di beatificazione.
Ma non c'è una ricerca storica puntuale e così queste memorie si confondono nell'intrico della storia di quel periodo. Il ricordo del passato, anche eroico, è purtroppo in gran parte rimosso».

Facciamo noi un bilancio, allora. Quali tracce hanno lasciato le persecuzioni nei Paesi dell'Est?
«Nel maggio 1991 (quindi subito dopo la caduta dei regimi comunisti) in una lettera ai vescovi europei Giovanni Paolo Il scrisse: "Di recente diversi popoli dell'Europa dell'Est hanno riacquistato – per grazia di Dio senza spargimento di sangue – il diritto al rispetto delle libertà civili, compresa quella religiosa, che per decenni era stata in quelle terre limitata, repressa o soppressa. Il clima di avversione alla libertà religiosa e di aperta persecuzione ha colpito, in una forma o nell'altra, tutti i credenti: cattolici, ortodossi, protestanti e membri di altre religioni". La diagnosi era esatta, però dopo vent'anni credo che si possa dire che la situazione attuale risente ancora di quel periodo, soprattutto in alcuni Paesi».

Vediamo come, nazione per nazione.
«Il Paese in cui la religione ha registrato una rinascita più notevole è senz'altro la Polonia, dove – nonostante le persecuzioni e i martiri – la pressione sulla Chiesa non è mai stata così forte come altrove; non si sono verificate distruzioni a tappeto delle chiese, si è potuto continuare a preparare i sacerdoti e così oggi non c'è crisi di vocazioni. Soprattutto, durante il regime, la Chiesa è stata la rappresentante delle istanze popolari, era il "partito della gente", l'unico in grado di stare di fronte al Pc; l'abbiamo visto anche con la vicenda del sindacato Solidarnosc. Per questo la situazione ecclesiale in Polonia resta favorevole anche oggi. Ben diverso il caso della ex Cecoslovacchia dove soprattutto in Boemia e Moravia (oggi Repubblica Ceca) – esiste una tradizione di secolarismo che risale indietro nel tempo e dove la Chiesa non ha svolto una funzione di primo piano per la caduta del regime; infatti la Cechia è considerata il Paese più "ateo" tra quelli usciti dal socialismo reale e tuttora vi si registra una difficoltà dei cattolici a ingranare con la nuova società democratica, come per la restituzione dei beni ecclesiastici e il rientro dei sacerdoti ex clandestini sposati. In Slovacchia invece la Chiesa gode di notevole autorità, eredità del passato asburgico, e la presa della fede sulla gente è notevole».

Un momento: sembra di capire che la secolare cultura di fondo, quella preesistente al comunismo, alla fine influisce sulla situazione attuale delle religioni e della Chiesa più degli ultimi 70 od 80 anni di propaganda atea marxista…
«Infatti. Più che la religione, il comunismo ha gravemente danneggiato la cultura religiosa, ovvero la consapevolezza di che cosa sia il cristianesimo. Così oggi il pericolo non è tanto la perdita del senso del sacro o uno scarso desiderio di spiritualità, bensì il ritualismo, la sensazione che basti partecipare al culto per essere cristiani, la caduta d'interesse per gli aspetti catechistici o pastorali della Chiesa. L'influenza della propaganda ateistica è stata più forte come fatto culturale, che sulla religiosità in quanto tale».

Continuiamo la panoramica tra i Paesi di tradizione prevalentemente cattolica.
«In Ungheria i cattolici sono sempre stati considerati vicini alla nazione e nemici del "padrone" russo, tanto che nella ribellione del 1956 il ruolo della Chiesa e del primate fu fortissimo; però oggi la nazione vive gravi problemi sociali (basso tasso di natalità, maggior percentuale mondiale di suicidi, alcolismo, eccetera) e la Chiesa mostra difficoltà a inserirsi in tale contesto. Occorrerebbe un'attività non solo pastorale, ma caritativa a cui non si è ancora preparati. In Lituania la Chiesa ha ripreso il suo ruolo forte, che del resto è stato notevole anche durante il periodo sovietico, quando il Paese fu uno dei centri della letteratura clandestina del samizdat e del dissenso religioso».

Mancano solo i Paesi dell'area balcanica.
«Dove la confessione prevalente è però quella ortodossa. Solo Croazia e Slovenia sono nazioni cattoliche, ma in generale il quadro della ex Jugoslavia è drammatico e triste, in quanto la situazione religiosa ha risentito delle guerre inter-etniche, che hanno assunto anche carattere interreligioso. Resta, infine, il caso a sé dell'Albania, che durante il regime comunista si gloriava di essere l'unica nazione ufficialmente atea del pianeta. Infatti, le religioni erano non solo perseguitate, ma vietate ufficialmente; tutti i templi furono soppressi, i ministri del culto perseguitati o uccisi. Oggi la Chiesa cattolica, rispetto a ortodossi e islamici, gode di particolare prestigio per il suo livello culturale; la rottura della continuità storica col passato, per esempio nel clero, è stata supplita grazie ai pochi preti sopravvissuti e ai missionari dall'estero. Nel complesso, insomma, a quasi vent'anni dalla caduta dei regimi comunisti la situazione dei cattolici nell'Est Europa mi pare ancora fluida; ci vorrà parecchio tempo per renderla stabile».

 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
 
Segnaliamo qui solo alcuni volumi che trattano della persecuzione subita dalla Chiesa cattolica nei Paesi dell'Est, tra il 1945 e il 1989.
Alberto Galter, Libro rosso della Chiesa perseguitata, Ancora, 1956.
Robert Royal, I martiri del ventesimo secolo, Ancora, 2002.
Andrea Riccardi, Il secolo del martirio. I cristiani nel Novecento, Mondadori, 2000.
Sergio Trasatti, La croce e la stella. La Chiesa e i regimi comunisti in Europa dal 1917 ad oggi, Mondadori,1993.
Werenfried van Straaten, Dove Dio piange, Aiuto alla Chiesa che Soffre, Roma (varie edizioni).
Massimo Astrua, Perseguiteranno anche voi. I martiri cristiani del XX secolo, Mimep-Docete, 2004.
Stefan Wyszynski, Appunti dalla prigione, Cseo Biblioteca, 1983.
Jozsef Mindszenty, Memorie, Rusconi, 1975.
Ivan Choma, Josyf Slipyj, La Casa di Matriona – Aiuto alla Chiesa che Soffre, 2001.
Neki Istranin, Stepinac. Un innocente condannato, L.I.E.F., 1982.
 
 
 
 

1945-1989: Chiesa perseguitata nell’Europa dell’Est


IL TIMONE  N. 81 – ANNO XI – Marzo 2009 – pag. 42 – 43

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